AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

martedì 2 ottobre 2012

SANTA TERESA D'AVILA:GUIDA AL CASTELLO INTERIORE


Ecco la terza "guida" che ci accompagna nell’annuale lettura di Santa Teresa che, secondo quanto programmato, quest’anno s’incentrerà sul Libro delle Mansioni o Castello interiore.
A differenza degli altri anni, questa volta invieremo solo una guida, quella dottrinale. Abbiamo preso questa decisione visto che molte comunità usano per la lettura comune e per quella “pastorale” le schede che si pubblicano sulla pagina web del Centenario, e ci è sembrato bene concentrare il lavoro su di esse senza dover ricorrere ad un'altra guida che poteva risultare di poca utilità.
Le comunità che non dispongono di internet o che non possono accedere frequentemente alla rete, possono far richiesta ai Superiori Maggiori perché inviino loro le suddette schede, oppure possono mettersi in contatto con la Commissione del Centenario attraverso la pagina Web affinché siano inviate ad un indirizzo di posta elettronica (non ci è possibile farlo per posta).
Intraprendiamo insieme questo appassionante viaggio nel castello di diamante o di cristallo tersissimo...
Commissione preparatoria OCD del Vo Centenario della Nascita di Santa Teresa

Comando di scrivere
Il Castello Interiore o Le Mansioni di Santa Teresa
Il libro delle Mansioni o Castello Interiore di Santa Teresa è abitualmente considerato come la sua migliore opera. Più che storia questo libro è biografia o, ancor meglio, autobiografia. In un colloquio con il P. Graziano, parlando del Libro della Vita, costui disse alla Santa: "Faccia memoria di quello che in esso ha scritto, aggiunga altre cose e ne componga un altro, trattando la materia in generale, senza nominare la persona interessata”.
Quest’altro libro è Il Castello Interiore. La stessa autrice, soddisfatta dello scritto, manifesta la sua preferenza sull’altro: le Mansioni sulla Vita, e, in termini di preziosità, benché il Libro della Vita sia per lei un vero gioiello, tuttavia il Castello Interiore è ancor più prezioso, più adorno di smalti e di lavori più fini o, detto con le sue stesse parole: “secondo il mio parere è più proficuo quanto ho scritto dopo, anche se fra Domenico Báñez afferma che non è buono; se non altro per il fatto che quando lo scrissi possedevo una maggior esperienza”.
Il mandato di scrivere Le Mansioni le venne da tre parti: da padre Graziano, dal dottore Velázquez, e dall’ "orefice” maggiore, cioè Gesù Cristo stesso che, d’altra parte, è sempre stato il suo “libro vivo”.
Le condizioni di salute che la Madre stava attraversando erano molto penose, "con frastuono e spossatezza così grande (di testa), e tra gli affari forzosi scrivo con pena". La situazione dell'Ordine era di gran rischio e Teresa stessa si sentiva confinata a Toledo, come in prigione. Ma la forza di questa donna le dà l'equilibrio necessario per poter scrivere in maniera sublime. E colei che ha portato a compimento tante fondazioni priva di salute ed in mezzo a tante contraddizioni, costruisce ora questo suo castello con la stessa forza di volontà.
Data dello scritto, autografo, destinatarie
La data, sia della prima pietra che dell'ultima, è da lei stessa svelata: "Incomincio questa obbedienza (che le è stata data) oggi, festa della SS. Trinità dell’anno 1577 a Toledo, in questo monastero di San Giuseppe del Carmine, ove attualmente mi trovo (Prologo, 3). E alla conclusione del libro: “Questo scritto è stato terminato nel monastero di San Giuseppe di Avila l’anno 1577, vigilia di S.
2Andrea [29 novembre], a gloria di Dio che vive e regna per tutti i secoli. Amen” (7M, conclusione 5).
Totale sei mesi (meno due giorni) da quando cominciò a scrivere fino a che terminò. Un paio di volte, almeno, accenna a delle interruzioni nello scrivere: "gli affari e la poca salute mi hanno interrotta sul più bello...” (4M 2,1); ed in un altro passo afferma: “sono già cinque mesi che ho cominciato questo lavoro; e siccome la mia testa non mi permette di rileggerlo, dev’essere un disordine completo, con alcune cose dette forse due volte” (5M 4, 1)”. Ritorna sul suo manoscritto e finisce l'opera il 29 novembre.
E, a libro concluso, scrive: "ora che ho terminato, sono molto contenta e ne ritengo per bene impiegata la fatica, del resto non molto grande”. L'autografo delle Mansioni si trova nel monastero delle carmelitane scalze di Siviglia dall’ottobre del 1618. Nel 1622 fu portato in processione per le vie di Siviglia in occasione dei festeggiamenti per la canonizzazione dell'autrice. L'ultima e più prolungata uscita del manoscritto è avvenuta a Roma nel 1961, dove fu debitamente restaurato dall'Istituto Restauro Scientifico del libro del Vaticano e dall'Istituto di Patologia del libro d'Italia. Tornò a Siviglia nel 1962 e lì si conserva nel monastero delle Scalze, custodito in un pregevole reliquario: le mura di Avila che fungono da castello per rinchiudere e custodire l'autografo del Castello interiore. Opera quest’ultima dovuta all'idea e sollecitata dall’allora Generale dell'Ordine padre Anastasio Ballestrero.
Le prime destinatarie sono le sue monache, come afferma in questa specie di dedica: "JHS. Questo trattato, chiamato castello interiore, scrisse Teresa di Gesù, monaca di nostra Signora del Carmine, alle sue figlie monache carmelitane scalze”.
Destinatario dell'opera è anche ogni fedele cristiano, che per il battesimo e tramite esso è chiamato alla santità.


Visita al Castello
È l'autrice stessa colei che ci va guidando a partire da una delle sue iniziali confessioni. Sta con la penna in mano vedendo su come cominciare a scrivere: “ed ecco quello che mi venne in mente. Mi servirà di fondamento a quanto dirò. Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo (Gv 14,2). Del resto, sorelle, se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? (Prov 8,31)” (1M1,1).
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Già da qui, senza alcuna complicazione, capiamo quale sia, o meglio, chi è per lei il castello interiore: la persona umana; e vediamo come si stia lasciando illuminare da questo paio di testi biblici, di Giovanni e dei Proverbi.
Per organizzare la lettura e lo studio di un’opera così importante come questa, per assaltare questo Castello, se è permessa l’espressione, è stato pubblicato già da anni "un gran lavoro in cui si analizzano con lente d'ingrandimento i nuclei basilari della simbolizzazione teresiana, gli assi tematici di ognuna delle Mansioni, l'itinerario lessicale dell'interiorizzazione, il cammino per la costruzione simbolica dell'interiorizzazione stessa" (Monserrat Sinistro Sorli).
Questo tipo di studio e di lettura non risulta facile alla maggioranza dei lettori che prendono in mano il libro delle Mansioni. Più a portata di mano ci sono alcuni schemi molto semplici, ma molto comprensibili. In tale elaborazione vengono evidenziati gli elementi dottrinali basilari, nei quali si relazionano necessariamente i due protagonisti: Dio e l'uomo. Dio che vive ed agisce, e si comunica interiormente. L'uomo (l'anima) come scenario e protagonista dell'avventura spirituale. E l’orazione, che è il ponte di comunicazione tra Dio e l'anima. Da qui germoglia l'idea, il concetto di "mansione”.
Teresa divide l'opera Il Castello interiore in sette Mansioni, ma lei stessa nota: "non si deve pensare che gli appartamenti siano pochi: ve ne sono a milioni” (2M 2,12), e più chiaramente: "Benché non si parli che di sette mansioni, ognuna di esse si suddivide in molte altre, collocate in basso, in alto e ai lati” (7M conclusione 3).
Prescindendo dalla comprensione del castello in cui si possono trovare, vedere, visitare e percorrere diverse stanze, sale, soggiorni e Mansioni, è da tener sempre presente che è l'anima quella che ha in se stessa le diverse o differenti Mansioni, che le possiede in sé; è lei ad essere ripartita in sette Mansioni, e senza pregiudizio le sette mansioni possono trasformarsi in settanta volte sette, cioè, in innumerevoli.
Da quanto ci lasciò scritto in Fondazioni 14,5 viene chiarito bene questo aspetto: "quanto meno godremo in questo mondo, tanto maggiore sarà il nostro gaudio nell’al di là, dove le mansioni saranno in proporzione dell’amore con cui avremo imitato la vita del nostro buon Gesù”. Questo al di là le è già molto presente nel momento in cui comincia a scrivere: "Dove ci sono molte stanze, come nel cielo ci sono molte Mansioni" (1M 1,1). Qui si sente l’accenno al passo evangelico, anche senza menzionarlo: "Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore" (Gv 14,2).
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Il percorso del Castello diventa facile e piacevole dalla mano dell'autrice. Letto lentamente il prologo, il lettore deve lasciarsi trasportare dai titoli dei 27 capitoli del libro. La Santa ha una singolare abilità nel sintetizzare in quelle epigrafi quanto vuol dire. Ancor più, se, come sembra certo, che i titoli sono stati scritti dopo aver redatto il testo, è duplice l'abilità sintetizzatrice e chiarificatrice dell'autrice.
Terminata la lettura dei 27 titoli, il lettore deve prestar attenzione alla Conclusione, specialmente ai nn. 2 e 3, dove la Madre deposita ancora una volta i criteri di vita e di lettura che di continuo ha seminato lungo il libro.
Un altro metodo abbastanza semplice per fissare sempre più nella mente la dottrina del Castello interiore consiste nel prestar attenzione alla sostanza biblica che la Santa muove in ognuna delle Mansioni. È sostanza biblica integrata di testi, di esempi, di personaggi, di motivi biblici.
Possiamo vedere, come esempio, nelle Seconde Mansioni, dove troviamo: 1. Testi: "Chi cammina nel pericolo finisce col soccombere in esso" (Sir 3,26); "non sappiamo quello che domandiamo" (Mt 20,22); "senza il suo aiuto non possiamo far nulla" (Gv 15,5); "pace a voi" (Gv 2,19.21). 2. Esempi biblici: il figliol prodigo, perduto e costretto a mangiare il cibo dei porci (Lc 15,16); i soldati di Gedeone quando vanno in battaglia (Gios 7,5-7.16-22). 3) Testi ed esempi contemporaneamente: "Nessuno salirà al Padre se non per me" (Gv 14,6); "chi vede me, vede il Padre mio" (Gv 14,19).
Questo filo conduttore è facile e molto utile da seguire lungo tutte le Mansioni. Non bisogna neppure dimenticare un altro aspetto ampiamente presente nella Santa scrittrice: il mondo delle sue similitudini, esempi o paragoni, che nella sua pedagogia la rendono tanto simile al divino Maestro. Uno degli esempi più completo è l’immagine del castello: 1M 1,3. Questa similitudine non è esclusiva (non nel suo spirito, né nella sua penna) delle Mansioni, ma l'ha già usata in Cammino: CV 28,9-12; CE 48,1-4; in Cammino non usa la parola "castello", bensì "palazzo", ma la sostanza è la stessa. Un altro esempio di paragone, forse migliore, è quello del baco di seta: 5M 2,1-10.
Il tema o, ancor meglio, la realtà dell’orazione, è presente in tutto il Castello come filo conduttore. La presenza dell’orazione è già chiaramente proposta in 1M 1,7: "Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione. Non sta più per la mentale che per la vocale, perché dove si ha orazione occorre che vi sia pure meditazione. Non chiamo infatti orazione quella di
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colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra”.
Non bisogna perdere di vista questa affermazione, tenendo presente l'evoluzione che si sta sviluppando: orazione rudimentale, come primo assaggio; meditazione, come semplice sguardo: stare alla presenza di Dio; raccoglimento infuso, quiete, gusti; orazione di unione. Dio in fondo dell'anima; forme estatiche, visioni, locuzioni, estasi, ferita di amore; ansie di eternità; contemplazione perfetta. Dalla congiunzione di tutti questi elementi che abbiamo segnalato, ben utilizzati, crescerà sempre più nel lettore, oltre il gusto mentale, anche la comprensione della dottrina teresiana.
Qualcuno dalla Francia scrisse tempo fa, benché non fosse a proposito della dottrina teresiana: "L’orazione sta prima di tutto. Non è la cosa essenziale: la cosa essenziale è la carità che riassume in sé stessa la perfezione, Dio stesso. Ma l’orazione sta in primo luogo".
Per capire pienamente come la Santa porta tutto il suo peso dottrinale, si consiglia di leggere con molta attenzione l'ultimo capitolo del libro (7M 4). Qui c’è l'impressione che la Madre voglia atterrare sui fondamenti più solidi della vita cristiana: l'amore fraterno e la conformazione a Cristo. Il Castello interiore è, senza dubbio, un manuale splendido di santità.
Come valido aiuto e punto di riferimento nel percorso del Castello può risultare molto utile fissare nella memoria alcuni punti su cui la Madre condensa la
Per questo José Vicente Rodriguez ha scritto a ragione: "Partendo dalla realtà
della grazia e dell'amore, le quali fanno sì che l'anima sia gradita a Dio, che essa sia
il paradiso nel quale egli si diletta (1M 1,1), le mansioni si vanno costruendo sulla
base dell'amore, perciò corrisponderanno ai diversi gradi di amore dell'anima, dato
che "il progresso dell'anima non sta nel molto pensare, ma nel molto amare" (F
5,2), e anche perché per "salire alle mansioni che desideriamo, non si tratta di
pensare molto, ma di amare molto" (4M 1,7). Questo amore non esclude bensì
include le altre attività, gli altri esercizi, e così avremo che l'anima stabilita
nell'amore si adopererà, ad esempio, nella conoscenza di sé e nell'esercizio
dell'umiltà, e avremo le prime mansioni (1M 2,8-9). Ci sarà una diversificazione
anche a seconda delle differenti grazie ricevute da Dio (1M 1,3). Ciò appare
chiaramente andando avanti nella lettura dell'opera teresiana, essendo qualcosa di
tipico e basilare, ad esempio, delle quarte mansioni, l'orazione di quiete; delle
quinte, l'orazione di unione; delle seste, il fidanzamento spirituale e delle settime, il
matrimonio spirituale".
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sua dottrina che estende sempre più i suoi tentacoli lungo tutto il libro. Bastano alcuni esempi: Grandezza, dignità, capacità, bellezza dell'anima umana: 1M 1. Presenza totale, naturale e soprannaturale di Dio nell'anima: 5M 1,10. Coscienza teresiana della diversità di anime: 1M 1,3; 5M 3,4. Ognuno costruisce la propria dimora in Dio: 5M 2, titolo e corpo del capitolo. Essere davvero spirituali: 7M 4,8. Non rimanere nani: 7M 4,9. Essere pienamente realisti: 7M 4,14. Non mettere limiti alle opere di Dio: 6M 4,12.
E come capitolo imprescindibile su Gesù Cristo bisogna leggere 6M 7 il cui titolo suona così: "Gravissimo errore in cui si cade, per spirituali che si possa essere, quando non si cerca di aver sempre dinanzi l’Umanità di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, la sua passione, la sua Madre gloriosa e i suoi santi. Capitolo molto utile”. È un capitolo parallelo a Vita 22.
Concludendo
In 6M 10, 3 la Santa ci sorprende con l'identità e contemporaneamente con la diversità espressa in questo passo: "Supponiamo che Dio sia come una stanza o un palazzo molto grande e bello. Il palazzo, ripeto, è lo stesso Dio”. Da queste parole si può immediatamente richiamare il passo evangelico: "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Qui potremmo dire: siate stupendi castelli come lo è il Padre vostro celeste.
Il noto Catechismo olandese presenta così quest’opera teresiana ai credenti d’oggi: "Santa Teresa scrisse un libro in cui l'anima è rappresentata da un Castello con sette Mansioni. Stanza dopo stanza, si giunge alla settima in cui abita Dio, cioè Cristo. La sua presenza è percepita in tutto il Castello, ma man mano che l'anima arriva al centro, immersa nella propria realtà, si sente tutta invasa dal sereno sentimento che Dio sta in lei. L'anima vive dentro la realtà terrena che si presenta magnifica ai suoi occhi perché comprende che Dio è il cuore ineffabile di ogni realtà”.
E nella Positio per il Dottorato della Santa si trova come passo principale la Relazione dell'avvocato della causa. Per difendere la sublimità dell'eminente dottrina della dottoranda ha voluto presentare un riassunto delle Mansioni, nel seguente modo.
Questa "è la principale opera teresiana, e – secondo alcuni - anche di tutta la mistica cristiana [...]. Il libro si divide in sette parti, o Mansioni, di cui ognuna ha vari capitoli, eccetto le seconde Mansioni, che ha un solo capitolo.
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Le prime Mansioni (2 capitoli) sono le anime che hanno desideri di perfezione, ma sono ancora immerse nelle preoccupazioni del mondo, da cui devono fuggire cercando la solitudine.
Le seconde Mansioni (1 capitolo) sono per le anime che possiedono una grande determinazione di vivere in grazia e che si danno, pertanto, all’orazione e a qualche mortificazione, tuttavia tra molte tentazioni perché non vogliono lasciare del tutto il mondo.
Le terze Mansioni (2 capitoli) sono per le anime che esercitano le virtù e l’orazione, ma con un dissimulato amore per se stessi. Hanno bisogno di umiltà ed obbedienza.
Le quarte Mansioni (3 capitoli) sono per le anime che sono già all’inizio delle realtà "soprannaturali": l’orazione di quiete ed un principio di unione. I frutti non sono ancora stabili; le anime devono per ciò fuggire dal mondo e dalle occasioni.
Le quinte Mansioni (4 capitoli) sono già in piena vita mistica, con l’orazione di unione che è soprannaturale e che viene concessa da Dio come quando vuole, benché l'anima debba disporvisi. I veri segni di questa unione è che deve essere totale, che non manchi la certezza della presenza di Dio e che siano presenti tribolazioni e dolori in cui l'amore verso Dio sia messo alla prova. Qui è necessaria un’autentica fedeltà.
Le seste Mansioni (11 capitoli). Si giunge ad un’alta purificazione interiore dell'anima, e tra le grazie che le vengono concesse, del tutto soprannaturali, ci sono le locuzioni, estasi, ecc. È presente un forte zelo per la salvezza delle anime, che porta ad abbandonare la propria solitudine. È necessaria la contemplazione dell'umanità di Cristo per arrivare agli ultimi gradi della vita mistica.
Le settime Mansioni (4 capitoli) sono la vetta della vita spirituale, in cui si riceve la grazia del matrimonio spirituale ed un’intima comunicazione con la Trinità, da cui sgorga spontaneamente per l’anima una grande pace, rimanendone contemporaneamente attiva e contemplativa. Una contemplazione che non è solo soggettiva, ma che trascende l’uomo stesso, facendolo dimenticare di se stesso per donarsi totalmente a Cristo e alla Chiesa”.
Questa specie di riassunto autorevole è come una presentazione del Castello nel suo insieme; ed è allo stesso tempo un invito a continuare a verificare tutta questa struttura, non in una maniera mentale o intellettuale, ma in modo esperienziale, cioè a partire dalla prassi ed esperienza cristiane, guidati in ciò da Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa Universale.
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2 commenti:

  1. Preghiera alla Vergine

    Dolcissima Madre, ti preghiamo per tutti noi,
    affinchè la Tua voce sia per ogni uomo
    sinonimo di pace, speranza ed amore.

    facci autentici testimoni,
    pronti ad annunziare a tutti parole di fratellanza.

    Vergine dal grembo divino,
    regala dall'abbraccio celeste di Tuo Figlio,
    il segno unico del vero amore
    nel concitato mondo in cui viviamo.

    Confortaci e parlaci
    con parole dolci di autentica madre,
    oltre i comuni confini dell'umana avventura.

    Dolcissima donna solo in te speriamo.

    "poesieinsmalto"

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  2. Trovo che il castello interiore di S. Teresa d'Avila sia una bellissima e facile metafora della realtà meravigliosa di Dio che inabita dentro l'anima umana, la mia, per esempio. Dal mio centro, che sono tutta io, Egli si irradia e lo fa in maniera trinitaria perché, se c'è Gesù, ci sono anche il Padre e lo Spirito Santo come se c'è il mio corpo c'è anche la mia anima. Questo irradiamento di Dio da me non va ad affievolire, lo vedo tutto e sempre uguale, al suo massimo. Io lo debbo raggiungere e così c'è quel cammino di cui parla la santa, anche se non a tutti sono dati gli stati mistici esperienziali: estasi, profezie, carismi di guarigioni, tutte meraviglie ed effetti collaterali dell'amore, pure gratuità divine da non chiedere a meno di trovarsi davanti a un malato che ha bisogno di una preghiera e allora noi obbediamo a quel Suo comando: chiedete e vi sarà dato.
    Talvolta lo ha dato davvero e me l'ha fatto vedere, ma non è tanto la guarigione fisica, pure meravigliosa quando avviene.
    C'è molto di più delle estasi e delle guarigioni in quel castello. C'è l'effusione dello Spirito Santo del Padre e del Figlio dentro ognuno di noi. I nostri rosari sono pasticciati, distratti, interminabili, non sentiamo più niente, ci viene in mente che Dio non c'è? Eppure restiamo tranquilli. L'abbagliamento della luce interna ci assorbe così, nelle estasi, forse anche, ma realmente nella sofferenza. Coraggio, allora. Domenica Luise

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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi