AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

giovedì 27 febbraio 2014

Fuliggine

Finalmente oggi è arrivata la nuova silloge poetica, una raccolta di poesie di vari autori, tra cui Laura Vargiu, Tommaso Mondelli, Danila Oppio e una fotografia di Maria Bonaria Maccioni, madre di Laura.



Sono lieta di presentare le tre poesie di quelli che affettuosamente definisco "I tre moschettieri", in quanto già presenti insieme in altre raccolte poetiche.


Màscara de amargùra, màscara de tristùra
Mamuthone di Sardegna -


S’è impressa la notte
sul buio tuo volto
solcato da solitudini d’isola antica
scolpito dal respiro inquieto del vento
riarso come pietra
sotto cieli di quotidiano tormento

Màscara de amargùra, màscara de tristùra
Maschera d’amarezza, maschera di tristezza

Della terra porti il pianto
luttuosi colori, suoni e odori
il sogno di feconde stagioni,
nel pozzo degli occhi profondi
giacciono umani dolori
ancor confusi tra belluini tremori

Màscara de amargùra, màscara de tristùra
Maschera d’amarezza, maschera di tristezza

I tuoi passi pesanti
la voce scandiscono del tempo
che lieve intreccia leggende
di sconosciute genti
di scrigni di segreti
d’argentee cime silenti

Màscara de amargùra, màscara de tristùra
Maschera d’amarezza, maschera di tristezza

 Laura Vargiu

Tempi e streghe

Se nei tempi molto lontani
governati da spiriti infami
dall'abisso grandi richiami
sommersi melmosi pantani.

Maligni, tortuosi e legnosi
voltare indietro lo sguardo,
memoria in atteso riguardo
di magia e maligno corrosi.

Da caverna maligno folletto
di possenti più ornati poteri
nel rapire bambini e poderi
in mieloso e strano sonetto. 

Le pozioni più miracolose
legate alla vita e la morte
non meno segrete e distorte
su vittime ignare e su cose.

La chiesa Cattolica osteggia
sia pagane o diaboliche fuse
operate da masche e trasfuse
non velato un rogo volteggia.

L'occhio e i corni del volgo
osteggiano quei satanici riti
ammantati da ipocriti inviti
di virtù che il male distolgo.

 È la strega presente tutt'oggi 
paralizza, distrugge e rovina,
ferisce sul fianco alla mattina,
aglio e corno levi gli appoggi.

Sono le buone e pur le cattive
sia la Gianduia che la Muletta
c'è chi la fa c'è lì chi l'aspetta
e sian le morte o siano le vive.

C'è chi ti aiuta e chi ti osteggia
l'una è del riso altra del pianto
se alternate dal poco o dal tanto
l'una sul corno e l'altra festeggia.

Tommaso Mondelli 


Maschere

Finzione
Conta l’apparenza
Scompare
L’umana essenza

Discorsi
Senza nulla dire
Parole
Come nebbia

Il vuoto effimero
Dell’apparire
E chi non è
Si maschera

Danila Oppio
Foto di Maria Bonaria Maccioni



Editore l'Argo libro

martedì 25 febbraio 2014

Beata Maria Cristina di Savoia

Beata Maria Cristina di Savoia
1812- 1836
Nell'immaginazione popolare re e principi e i nobili delle corti vivono sempre o molto spesso un'esistenza fra feste, amori, passioni, intrighi; questa regola, però, non vige sempre per tutti coloro che sono vissuti e vivono nei palazzi del potere, comprendendo anche  i politici e i funzionari delle moderne democrazie. Maria Cristina di Savoia, regina del Regno delle Due Sicilie grazie al matrimonio con il re Ferdinando II rappresenta una delle più notevoli eccezioni nonostante la brevità della sua vita, solo ventiquattro anni. Nacque a Cagliari dove Vittorio Emanuele I e la madre, Maria Teresa d'Asburgo d'Austria, si erano rifugiati con la corte per l'invasione napoleonica del Piemonte. Fin dall'adolescenza dimostrò una fede autentica e non di maniera, l' educazione e la cultura  furono conformi al suo ruolo nella previsione di un matrimonio degno di una principessa di sangue reale. Fu una donna distinta, intelligente, buona e assai bella, si ricorda il suo particolare interesse per la Fisica.  Le turbolenti vicende storico- politiche che coinvolsero i Savoia  fin dai primi anni dell'Ottocento non ne alterarono il carattere né la  visione della vita, benché non furono poche le incomprensioni che incontrò alla corte di Carlo Alberto. La fede di Maria Cristina di Savoia non si basava su pii ed evanescenti sentimenti, ma si traduceva in vita vissuta. Avrebbe desiderato  entrare in convento come claustrale, ma incontrò la fortissima opposizione di Carlo Alberto  per ragioni di stato; ma quando p. Giovanni Battista Terzi, il direttore spirituale che la dirigeva da tempo, le prospettò l'opportunità di un matrimonio rinunciò al progetto della vita consacrata. Nel 1832 Maria Cristina dopo un breve fidanzamento si sposò a Genova con Ferdinando II, re delle Due Sicilie. Fu un matrimonio di stato, ma pienamente condiviso dai due sposi  che col tempo tramutarono la reciproca stima in vero amore. Maria Cristina nella sua nuova veste di regina poté ancor meglio sostenere tutte le sue iniziative a favore dei poveri di Napoli che riconobbero in lei una vera madre. Organizzò grandi opere sociali e assistenziali per il popolo. Si tenne lontana dalla politica pur avendo umanamente una notevole influenza sul marito che amava consigliarsi con lei e con cui condivideva la pratica della fede in un ambiente dove il pensiero massonico, ostile alla Chiesa, aveva molti sostenitori nella stessa corte e nell'esercito. Gladstone, il  Primo Ministro della regina Vittoria in visita a Napoli, aveva definito il Regno di Ferdinando II "la negazione di Dio eretta a sistema di governo": qui operò la Regina. Fu riorganizzato il ricovero degli ammalati negli ospedali, gli accattoni furono sottratti alla strada, si diede un regolare assegno di mantenimento ai giovani che rischiavano di cadere nel malaffare o nel giro del vizio. La Colonia di San Leucio fu la sua opera più felice: grazie a questo centro che prevedeva case per i lavoratori e le loro famiglie, una chiesa, manifatture e campi  rifiorirono le antiche seterie napoletane; per i figli era prevista l'istruzione obbligatoria gratuita. Fu un'opera ammirata in tutta Europa. La Regina non agiva per filantropia, ma  mossa da un'autentica carità. I napoletani, con affetto, la chiamavano la loro "La Reginella Santa". Lei regnante non vennero eseguite condanne a morte. A tre anni dal matrimonio nacque  Francesco, che sarebbe stato detronizzato nel 1860 da Garibaldi e i suoi Mille. Il 31 gennaio 1836 Maria Cristina morì per una setticemia post - partum, morte che aveva predetto in precedenza scrivendo da Portici alla duchessa di Lucca, sua sorella: "Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire".  La gente di Napoli, riconoscente, per tre giorni si recò nel monastero di Santa Chiara, dove riposa ancora oggi, per darle l'ultimo saluto.

Roberto Arioli 


sabato 22 febbraio 2014

Uccisione di due salesiani a Valencia (Venezuela)

Eccovi la comunicazione ufficiale da parte salesiana.
Nel mondo di male ce ne tanto e di malviventi ce ne
sono dappertutto.  Don Achille.
 
(ANS – Valencia) – Sabato 15 febbraio, verso mezzanotte, sono stati uccisi due salesiani della comunità del “Colegio Don Bosco” di Valencia. Attraverso un comunicato stampa “I Salesiani di Don Bosco e la Famiglia Salesiana esprimono profondo dolore e preoccupazione per gli atti di violenza avvenuti nella comunità Colegio Don Bosco di Valencia”. Di seguito il testo integrale:
La Chiesa cattolica in Venezuela ha subito una perdita irreparabile per la morte di due religiosi della Famiglia Salesiana, che con grande dedizione sta servendo molti giovani bisognosi nel vasto ambito educativo del paese.
Con profondo doloro nel cuore comunichiamo una tragica e dolorosa notizia: alla mezzanotte del 15 febbraio, due giovani armati sono entrati nel Colegio Don Bosco di Valencia e in un’azione violenta a scopo di rapina hanno brutalmente ucciso don Jesús Plaza, di 80 anni, e il salesiano coadiutore Luis Sánchez, di 84 anni. Nella lotta per difendere i suoi confratelli, è stato ferito il direttore della comunità, don David Marín, che ha subito un intervento chirurgico d’urgenza ed è ora fuori pericolo.
Oltre agli abusi violenti negli spazi della comunità, i due malviventi sono anche entrati nella cappella, oltraggiato e profanato il Santissimo Sacramento, rubando ornamenti e vasi sacri.
Don Jesús Erasmo Plaza Salessi nacque il 2 giugno 1934 a La Mesa de Ejido, Mérida. Emise la sua prima professione da salesiano l’8 settembre 1952 ed è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1962, a Città del Guatemala, dove fece anche gli studi di Teologia. Ha esercitato il suo ministero sacerdotale con semplicità, fraternità e una speciale dedizione apostolica, quasi sempre con compiti di cura parrocchiale.
Il sig. Luis Edilberto Sánchez Morantes era originario di Boavita (Boyacá, Colombia), dove nacque il 23 ottobre 1929. Professò per la prima volta come salesiano il 16 agosto 1956 a Los Teques. I suoi studi accademici sono stati dedicati alla formazione tecnica, con menzione commerciale, cosa che gli permise una lunga e qualificata presenza come educatore religioso tra i giovani degli istituti salesiani di Sarría, Puerto La Cruz e Don Bosco di Valencia.
Assieme al dolore per la perdita di questi due anziani religiosi salesiani, sentiamo anche profonda afflizione per i due giovani che, confusi nelle loro anime, hanno commesso questi atti vandalici con i quali hanno troncato la vita di due uomini dediti al benessere dei giovani più poveri e bisognosi.
Come Famiglia Salesiana ripudiamo tutti gli atti di violenza contro chiunque e richiediamo alle autorità competenti di chiarire quanto avvenuto per proseguire sulla strada della giustizia sociale e della pace, di cui siamo stati carenti in questi ultimi anni.
Invitiamo tutti quanti a recitare una preghiera per l’eterno riposo di don Plaza e del sig. Sánchez; allo stesso modo esortiamo a rimanere vigili e attivi per continuare a costruire una società venezuelana attraverso l’accoglienza e la pace comune. Che la morte di questi due religiosi, che si sono consegnati incondizionatamente all’educazione dei poveri, non resti impunita e che la memoria delle loro virtù ci motivi continuare a lottare per un paese libero e in pace”.
Pubblicato il 17/02/2014

giovedì 20 febbraio 2014

Card: Piovanelli usa Power point!

http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-Piovanelli, il cardinale di 90 anni che usa power point



CARD. PIOVANELLI (FOTO DI ROBERTO VICARIO)
Intervista con il porporato sulla svolta di Bergoglio: "Ci insegna che noi pastori non dobbiamo metterci al di sopra e neppure alla pari, ma al di sotto, come ha fatto Gesù lavando i piedi"
ANDREA TORNIELLI
CERCINA (FIRENZE)

Sabato, al concistoro, a far festa al neo-porporato Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia ma fiorentino doc, lui non poteva certo mancare. Il cardinale Silvano Piovanelli, classe 1924, figlio di un imbianchino e di una lavandaia nato e cresciuto nel Mugello, per diciotto anni arcivescovo di Firenze, festeggerà a Roma il suo novantesimo compleanno. Dal 2001 vive ritirato a Cercina, nella parrocchia della pieve romanica di Sant'Andrea ai piedi del monte Morello e nonostante sia un principe della Chiesa non disdegna di fare il cappellano e in qualche caso persino d'improvvisarsi autista del parroco, il sacerdote polacco Janusz Aptacy, mettendosi alla guida di una Panda 4X4 sulle strade non proprio agevoli di queste stupende zone della Toscana.

Ha novant'anni, don Silvano, ma non rinuncia a fare il prete e usa le nuove tecnologie, come sanno bene le suore che lo invitano a tenere gli esercizi spirituali vedendoselo arrivare con tanto di slide in power point e chiavette USB in omaggio con i testi delle sue meditazioni. Il cardinale, che è stato compagno di seminario di don Lorenzo Milani, ha salito in modo imprevisto tutti i gradini della carriera ecclesiastica rimanendo sempre nella stessa diocesi di Firenze, della quale da vescovo ausiliare è diventato arcivescovo dopo la morte improvvisa di Giovanni Benelli: «Questo» ripete «mi ha sempre reso tranquillo: il fatto di non aver scelto io, ma di essere stato sempre chiamato». Per lui la svolta di Papa Francesco, il suo invito ai vescovi perché vivano in mezzo alla gente e non da vip, è realtà quotidiana. Merito anche dei diciannove anni da parroco, che Piovanelli ha vissuto a Castelfiorentino, agli estremi confini della diocesi, in una delle zone più anticlericali, nel Comune «più rosso d'Italia», dove si è reso conto che la Chiesa non può creare ostacoli e imporre pedaggi eccessivi a chi chiede i sacramenti, anche se sembrano persone dalla fede incerta e lacunosa.

«Quello che ho imparato, l’ho imparato in parrocchia», confida il cardinale a Vatican Insider. «Fare il parroco aiuta enormemente anche a fare il vescovo. Per me è stata una cattedra importante, il contatto con la gente, la scoperta quotidiana di tanta gente buona e santa. E testimonianze confortanti anche da chi era lontano e non frequentava la chiesa. Ricordo che quando ci fu l'alluvione del 1966, a Castelfiorentino rimase isolata la casa di riposo. Appena le acque si ritirarono, andammo a prendere gli anziani ricoverati. L'unico modo per non mandarli via era di accoglierli nelle case. Mi ricordo di uno che non veniva mai in chiesa, ma che accolse una coppia di vecchietti facendola dormire nel proprio letto, mentre lui e la moglie si erano sistemati sul divano. Spero che a quest’uomo capiti quello di cui parla il Vangelo di Matteo al capitolo 25: “Ma quando mai, Signore, t’abbiamo fatto questo?”. “Quella volta che tu mi mettesti a letto, nel tuo letto, e tu e tua moglie andaste a dormire sul divano”».

Il novantenne cardinale considera Papa Bergoglio «una vera grazia di Dio». «Ha inaugurato una nuova stagione - spiega - semplicemente con il suo modo di porsi, il suo modo semplice di abbracciare le persone, senza alcuna preoccupazione di difendersi. Del resto nei Vangeli vediamo che Gesù faceva lo stesso con le folle. Penso che se il Signore lo vorrà, Francesco farà anche grandi cambiamenti. Ma il cambiamento più forte è una certa smitizzazione, si è fatto semplice e vicino alla gente, continuando ad avere da vescovo di Roma l'approccio di quando era a Buenos Aires».

Il rischio dei vescovi con la «mentalità del principe», denunciato da Bergoglio, per Piovanelli «esiste, perché a volte certi modelli dell'autorità nel mondo finiscono per riflettersi anche nel modo di vivere l'autorità religiosa. Questo però - insiste il cardinale - non è Vangelo. Il Papa ci insegna che non dobbiamo metterci al di sopra e neppure alla pari, ma al di sotto, come ha fatto Gesù lavando i piedi. Tutti dobbiamo metterci in discussione e imparare sempre più a servire, non a difendere la nostra autorità».

Per Piovanelli a cambiare in Italia deve essere anche il rapporto tra Chiesa e politica: «Non dobbiamo cercare alleanze improprie né aspettarci che la politica si metta al servizio della Chiesa. La politica deve essere al servizio del bene comune e la Chiesa non chiede privilegi, vuole che ad essere "privilegiati" siano tutti gli uomini. E i laici cattolici in politica hanno la libertà dei figli di Dio, non tocca a noi impostargli il lavoro». Se si chiede al cardinale qualcosa sul «retroterra» cattolico di Matteo Renzi, risponde: «Retroterra? Veramente lui e la sua famiglia vanno a messa ogni domenica, proviene dall'esperienza degli scout. Preghiamo perché il Signore si serva delle persone che ci sono per il bene del nostro Paese».

articolo/articolo/piovanelli-32154/

mercoledì 19 febbraio 2014

BUON COMPLEANNO PADRE NICOLA!



TANTI AUGURI IN QUESTO GIORNO
IN CUI COMPI 70 ANNI!
MI RACCOMANDO, GUARDATI ATTORNO
E RIGUARDATI DAI MALANNI!

SPERO CHE TUTTI, AMICI E FRATELLI
TI PORGANO TANTI AUGURI
E CHE SIAN I PIU' BELLI!

Danila Oppio

martedì 18 febbraio 2014

Communicationes 240 16 febbraio 2014

Communicationes N. 240 16/02/2014
INDICE:
- Concorso di canti teresiani per il V° Centenario
- Presentazione delle attività del V° Centenario ai Vescovi del Costa Rica - Il P. Generale ha concelebrato con Papa Francesco
V° Centenario
Concorso di “canti teresiani” per il V° Centenario
Avila-Spagna, 16 febbraio 2014 (Communicationes).- P. Antonio González, Segretario Generale V Centenario. Teresa di Gesù c'insegna a pregare entrando in dialogo interiore con Gesù Cristo, con “Colui che sappiamo che ci ama", in un atteggiamento di silenzio ed ascolto. La musica ed il canto possono favorire questa "attenzione amorosa" attraverso la loro armonia. Essi aiutano ad interiorizzare e meditare i testi della Scrittura o dei grandi maestri della spiritualità e ad esprimere con profondità e sentimento la lode, l'azione di grazie, la supplica, l'adorazione e gli altri aspetti della preghiera. Essi sono, quindi, una delle risorse più preziose su cui possiamo contare per pregare bene e con pienezza.
Le parole ed i pensieri di Santa Teresa di Gesù hanno da sempre ispirato molti canti, in alcuni casi noti in tutto il mondo (“Nada te turbe”), in altri casi sono eseguiti in ambiti più ristretti. In vista del V° Centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù vogliamo creare e diffondere una serie di canti che, per la loro armonia, semplicità e bellezza, aiutino a pregare con lo stile ed il pensiero di Teresa. Vogliamo, inoltre, che questa iniziativa fosse condivisa da parte di artisti, gruppi e comunità di tutto il Carmelo o vicini al Carmelo e che desiderano offrire il loro apporto di creatività ed arte.
Vi invitiamo, dunque, ad un concorso di canti teresiani: canti di semplice e bella armonia, da essere eseguiti da gruppi, comunità o persone singole. Canti che ci aiutino a pregare con le parole e la spiritualità di Santa Teresa ed essere condotti a contemplare la bellezza del Signore che tanto affascinò il suo cuore da essere il centro di tutta la sua vita. Vi invitiamo ad inviare le vostre composizioni prima del prossimo 2 giugno, così da poterle selezionare, registrare e pubblicare per gli inizi del Centenario. In allegato ci sono le norme del concorso. Sono a vostra disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.
Spero che questa opportunità di condividere nuovi canti sia un’occasione per sentirci più uniti nella preghiera, nell'anelito a creare bellezza e nel desiderio di migliorare questo nostro mondo.
Si allegano le norme del concorso.
- Nuovo capitolo delle Costituzioni OCDSOCDS
Nuovo capitolo delle Costituzioni OCDS
Roma-Italia, 16 febbraio 2014 (Communicationes).- La Congregazione per gli Istituti di Vita
Religiosa e le Società di Vita Apostolica, dietro richiesta del Padre Generale, ha approvato agli
inizi di quest’anno il nuovo capitolo delle Costituzioni dell'Ordine Secolare riguardante la
Comunione fraterna ed un numero su San Giuseppe.
Molti avevano notato l’assenza dei temi della Comunità e di san Giuseppe nelle Costituzioni
dell'Ordine Secolare, soprattutto per l'importanza che questi temi hanno nell'ecclesiologia,
nella vita e gli scritti di Santa Teresa di Gesù.
Per questo motivo il Definitorio Generale aveva deciso che si elaborasse un testo. Il processo di
elaborazione di questi nuovi numeri è stato portato avanti nelle Province e Comunità della
Carmelo Secolare di tutto il mondo durante il primo semestre del 2013.
Nella riunione di settembre il Definitorio ha apportato al testo alcune correzioni e lo ha inviato
alla Congregazione per l'approvazione, la quale a sua volta ha effettuato alcune modifiche.
Il testo può essere ora scaricato anche dalla nostra pagina web al seguente link:
http://www.carmelitaniscalzi.com/curia-general/documentos/ocds
Costa Rica
Presentazione delle attività del V° Centenario ai Vescovi del Costa Rica
Costa Rica, 16 febbraio 2014 (Communicationes).- P. Antonio Barros. Con grande gioia ecclesiale, come figli di Santa Teresa di Gesù, condividiamo le foto dell'incontro che abbiamo avuto questo pomeriggio con i Vescovi del Costa Rica per presentar loro il V° Centenario Teresiano. Guidati dal nostro Padre Provinciale, P. Oswaldo Escobar, ed in rappresentanza della Commissione Nazionale del Costa Rica, eravamo presenti P. José Fredi, Suor Paola, carmelitana missionaria, la giovane Elisa Marín, carmelitana secolare, e P. Antonio Barrios.
Tutti i Vescovi hanno ascoltato con grande attenzione ed interesse quanto avevamo preparato ed ognuno di loro ha preso appunti per la propria diocesi. Abbiamo presentato gli obiettivi del V° Centenario Teresiano, quanto stiamo facendo a livello mondiale ed una sintesi delle attività realizzate in America Centrale, specialmente in Costa Rica.
Alla fine abbiamo loro regalato le Opere Complete di Santa Teresa di Gesù ed il CD del "Verdadeiro Amador” (elaborato dai membri della Famiglia Teresiana dell'America Centrale). Alla fine tutti i Vescovi si sono molto compiaciuti del nostro lavoro.
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Santo Padre
Il P. Generale ha concelebrato con Papa Francesco
Nella mattina del 7 febbraio P. Saverio Cannistrà ha concelebrato l’Eucaristia con Sua Santità nella Casa “Santa Marta” in Vaticano. Proveniente da un lungo viaggio -infatti aveva partecipato all'ordinazione episcopale di Mons. Peter Chung primo vescovo carmelitano della Corea-, era atterrato a mezzanotte nell’aeroporto di Roma. Ad attenderlo a Fiumicino c’era P. Rafal, suo segretario, per comunicargli la gradita notizia che da lì a poche ore avrebbe concelebrato con il Papa in Santa Marta.
Dopo poche ore di sonno e nonostante la difficoltà del cambiamento di fuso orario, alle sette in punto il Padre Generale ha potuto concelebrare con il Vescovo di Roma. Dopo la Messa ha potuto scambiare un breve saluto con il Papa stesso. Innanzi tutto ha fatto presente al Successore di Pietro la fedeltà sua e di tutto l'Ordine. Gli ha quindi regalato l'ultima biografia, scritta dal nostro confratello Mons. Guy Gaucher, su Santa Teresa di Lisieux, di cui il Papa è un fervente ammiratore. Ed infine, seguendo l’iter previsto in Vaticano, hanno concordato di ritrovarsi per una conversazione più ampia e distesa.
P. Saverio, con la sua abituale semplicità, ci ha poi commentato in refettorio l'incontro avuto con il Papa e la gioia provata nello stringere le mani di Papa Francesco. È la stessa gioia che prova tutto l'Ordine per il dono che Dio ci ha fatto nella persona di Papa Francesco.
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venerdì 14 febbraio 2014

In ricordo di Padre Francesco di Gesù (Francesco Cellerino) 1925-2013


II 26 dicembre è volato in cielo il nostro caro P. Francesco di Gesù (Cellerino Francesco), dopo una
vita tutta spesa per il bene della nostra Provincia e dell'Ordine, prima come missionario in Centrafrica, poi a Roma come Economo generale, e infine a Concesa e a Legnano, dove ha speso gli ultimi rimasugli di forze come confessore e direttore spirituale.

Francesco nasce a Cavaglià, in provincia di Vercelli, il 25 luglio del 1925. Qui passa gli anni della
sua infanzia circondato da molti parenti, con i quali si manterrà in buoni rapporti per tutta la vita. Ancora ragazzino si trasferisce a Milano con la mamma, che affitta una casa di ringhiera sui Navigli. Si riunisce a Marco, il fratello maggiore, che era già a Milano presso alcuni parenti. Il papà preferisce restare al paese, dove continuerà a fare il materassaio.

Siamo nel periodo della guerra. Nel 1943 il Maresciallo Graziani chiama la sua classe alle armi.
Francesco ha diciotto anni ed è impiegato in qualità di supplente al servizio tecnico della Cassa di
Risparmio delle Provincie Lombarde. In quel lontano '43 entra nell'appena costituito corpo dei bersaglieri volontari, formato da studenti universitari e diplomandi. Le nove compagnie del suo battaglione vengono trasferite in Liguria dove Francesco presta servizio in qualità di aiuto infermiere e,
all'occasione, anche guardia costiera, fino alla primavera del '45. Terminata la guerra può rientrare a Milano e riabbracciare la sua amatissima mamma. La casa sui
Navigli viene bombardata e la famiglia, buttando i materassi in strada (unica ricchezza salvata), se ne va e trova un'altra abitazione tramite un collega di banca di Francesco.

Dopo la guerra lui torna a lavorare in banca ed è in questi anni che conosce la figura di suor Fausti
na Kowalska (morta da poco, nel 1938). La devozione per Sr Faustina e la Divina Misericordia a lei
rivelata l'accompagneranno per tutta la vita. La mamma, molto religiosa, lo solleciterà anche ad andare a S. Giovanni Rotondo per incontrare P. Pio, il quale lo riceverà dopo molta attesa.

Nel 1952 muore la cara mamma. Francesco continua a lavorare. Diventa vicedirettore di filiale alla Banca Popolare di Bergamo. Nel frattempo studia e nel 1956 consegue la laurea di dottore in Scienze Sociali del Lavoro presso l'Università Intemazionale degli Studi Sociali di Roma. Nonostante gli impegni lavorativi e di studio Francesco trova il tempo di aiutare numerose famiglie povere, attraverso la S. Vincenzo, e matura un forte desiderio di seguire più da vicino Gesù. Così racconta:

«II Signore mi ha lavorato poco a poco, direi molto da lontano. Mi ha fatto sperimentare la realtà dell 'affermazione dell 'Imitazione di Cristo: "Tutte le cose sono vanità, fuorché amare Dio e servire Lui solo". Preciso che non si è trattato solo di una convinzione formatasi in me; ma di una singolare esperienza profonda, sentita, vissuta nell'intimo, ogni qualvolta mi era dato di raggiungere un traguardo, un successo umano nella società. Quindi la vanità di tutte le cose; ma soprattutto quello che vale è l'amare Dio è ciò l'ho capito attraverso l'incontro con S. Teresa del B.G. con la lettura di Storia di un'anima».

Conosciuto il Carmelo attraverso una signora anziana che faceva parte della S. Vincenzo, France-
sco si presenta al Corpus Domini di Milano, dove chiede di entrare nell'Ordine Carmelitano. Ha 36 anni. Viene accettato e così può fare il noviziato a Concesa, dove emette la sua professione semplice col nome di Fra' Michelangelo di Gesù. Compiuti gli studi di teologia a Venezia, viene ordinato sacerdote nel monastero di Lodi il 23 dicembre 1967. Racconta: «Ognuno è tenuto a mettere a frutto i talenti, i doni di Dio con volontà per sentire e raggiungere la grande meta, la più sublime che Dio possa assegnare a una creatura: sceglierlo come rappresentante dell'amore Suo in mezzo agli uomini». «E prego che tutti coloro [che sono su questo cammino] possano essere afferrati dall'infinita misericordia di Dio, così come ci sono stato anch'io».

Il grande desiderio di Francesco, divenuto carmelitano, è quello di andare in missione. I superiori lo  accontentano e così parte per il Centrafrica il 21 dicembre del 1972. Gli viene affidato il compito di parroco nella Parrocchia di Bozoum e un anno dopo (1974) viene raggiunto dal confratello P. Giuseppe Agosteo, che diventerà parroco a Baoro. P. Francesco sarà attento a tutte le realtà della propria parrocchia. Provvederà, infatti, non solo ad amministrare i Sacramenti, ma darà aiuto anche ai bambini handicappati, ai carcerati e ai suoi "fratelli lebbrosi". Così scriveva dalla missione:

«Gesù, il Divin Maestro, non ha forse detto che l'amore è servizio? E Lui per primo ne ha dato l'esempio: "Io sto in mezzo a voi come colui che serve"». Parlando poi dei lebbrosi scriveva: «Questi
nostri fratelli lebbrosi conservano tutti un'invidiabile serenità di fondo. Penso che si tratti di una specie di "grazia di stato"... perché, veramente, tutti la possiedono. Mai visto infatti uno di questi nostri fratelli, non dico disperarsi, ma nemmeno lamentarsi della sua dolorosa condizione».

Nel 1978 P. Francesco si offre di far parte della futura e ormai prossima comunità formativa del noviziato africano in Zaire (missione della Provincia romana e belga). Ma nel 1979 viene richiamato in
Italia per altri incarichi. Nel marzo del 1980 torna momentaneamente in Centrafica in compagnia di un ingegnere di Milano suo conoscente (Ing. Enzo Gherarduzzi), che ha intenzione di contribuire al riassetto dell'ospedale di Bozoum. Non avendo raggiunto un accordo con le autorità locali, promette allora un sostanzioso aiuto economico per l'ampliamento del lebbrosario di Baoro, che sarà veramente importante nel tempo. P. Francesco tornerà nella sua amata Africa come missionario solo per un breve periodo tra il 1991 e il 1992 in Cameroun.

Nominato Economo Generale di tutto l'Ordine (1979-1990), P. Francesco trascorre gli anni successivi a Roma. Questo suo trasferimento è motivato anche dal fatto che il glaucoma, che lo ha colpito agli occhi, non è curabile in Africa. Dal 1994 al 2000 è nominato Economo del Teresianum. P Francesco racconta spesso ai propri nipoti, a cui è molto affezionato, che non lo aggradava molto fare l'economo, ma lo faceva per obbedienza. Il suo desiderio sarebbe stato quello di tornare in Africa, in mezzo a tanti poveri che ancora avevano bisogno di lui, e per evangelizzare tante persone, come lui diceva spesso, per "l'avvento del Regno".

Nonostante questa sua lunga attività a Roma, in mezzo a tanti problemi burocratici, P. Francesco ri
mane una persona molto spirituale e contemplativa. Trascorre molta parte delle sue vacanze al Santuario di Oropa, come confessore, e contribuisce in modo determinante alla stesura della positio per la canonizzazione della Beata suor Faustina Kowalska, a cui fin da giovane fu molto legato. Tornato in Provincia nel 2000, trascorre gli ultimi anni a Torino, a Concesa e infine a Legnano. In quest'ultimo convento, sempre col rosario in mano, ascolta volentieri Radio Maria, essendo ormai quasi cieco, e nel pomeriggio trascorre ancora ore in confessionale, sempre con grande pazienza, ad ascoltare tante persone che si rivolgono a lui.

I Padri di Concesa raccontano che, quando era presso di loro, spesso scherzava col sacrestano, fra' Celestino, suo coetaneo. P. Francesco un giorno gli disse che, essendo lui (Celestino), il più vecchio dei due, l'avrebbe preceduto in Paradiso. E Celestino replicò: «Sì, ma tu mi seguirai dopo qualche mese». E così è stato. Dopo quattro mesi esatti dalla partenza di fra' Celestino, P. Francesco l'ha raggiunto.

Ti ringraziamo P. Francesco per il tuo esempio, per la tua preghiera, per la tua pazienza, per la tua
fede. Così scrivevi un giorno dalla missione in Centrafrica:

«Gesù chiama veramente a tutte le ore. Basta saperLo ascoltare ed avere la generosità di dirgli di sì. Un sì deciso, senza compromessi né limitazioni. Un sì che dice disponibilità piena a servirLo, nei fratelli, in tutta umiltà ".

Dal numero di febbraio 2014 de’ “IL CARMELO OGGI”.

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NB: Nel necrologio sono stati distrattamente omessi i nomi di P. Vincenzo Prandoni, allora Provinciale che venne incontro al desiderio missionario di P. Francesco e P. Giuseppe Agosteo, e del Generale P. Filippo Sainz de Baranda, che lo volle in Casa Generalizia a Roma in qualità di Economo Generale dell’Ordine.

Nel ricordo poetico di P. Nicola, suo conterraneo e solerte corrispondente dai tempi della reciproca Missione, nonché tifoso di calcio, anche se di squadre diametralmente opposte.

ARRIVEDERCI IN CIELO

Arrivederci in Cielo, confratello
col quale combattemmo cinquant'anni
sui campi piacentini e veneziani
tifando l'uno per la blasonata
Inter e l'altro solo per il Bari...

Sapemmo dialogar pur in Missione:
l'uno in Centrafrica e l'altro in Giappone.
Ci ritrovammo a volte pur a Roma:
lui nella stanza dei bottoni ed io
in veste di devoto pellegrino.

Tentammo pure di risollevare
quella deserta Chiesa di Torino,
un tempo roccaforte teresiana
della Città sabauda con il corpo
della Beata di Santa Cristina...

Ci rivedemmo poi saltuariamente.
Come Tobia diventasti cieco.
Non feci in tempo a portarti l'unguento
capace di ridar a te la vista...
Ci rivedremo ormai soltanto in Cielo!

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SULLA CIMA DEL CARMELO

Un caro Confratello m'ha lasciato
per l'aldilà. Mi sento ancor più solo
lungo l'erta penosa del Carmelo.
Mi conforta il pensier di ritrovarlo
sulla cima gioioso ad aspettarmi!

(Parma 26-12-2013), Padre Nicola Galeno





BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi