AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

domenica 30 novembre 2014

Addio Padre Massimo Dal Piaz! A tua memoria

Meglio di P. Nicola Galeno, suo confratello carmelitano della Provincia Lombarda, non avrei saputo onorare la memoria di Padre Massimo, anche se lo conoscevo da oltre 20 anni, e il suo fare sbrigativo e da finto burbero! In effetti, ho un ricordo di lui molto simpatico, e ve lo racconto. Nel 1997, centenario della morte di Santa Teresa del Bambino Gesù, la Parrocchia di Legnano, a lei dedicata, ha organizzato un pellegrinaggio a Lisieux, toccando altri luoghi dove ha vissuto la Santina, ma non trascurando anche una parte culturale e artistica, ovvero i castelli della Loira e Parigi.
Una sera, ci trovavamo appunto a Parigi, decidemmo di entrare in un bistrot a gustarci una birra così, mio marito ed io, con alcuni partecipanti al pellegrinaggio, invitammo anche P. Massimo, in quanto eravamo al corrente che in estate a lui non spiaceva un boccale di quella fresca bevanda. Del resto,  per un trentino della Val di Non, la birra era di normale consumo.
Padre Massimo lesse l'insegna "Bistrot" e la collegò ad un locale di malaffare. "No,no, no!" - Disse con la sua voce stentorea - Io, in quel luogo di perdizione, non entro. Abbiamo faticato non poco, a spiegargli che, in lingua francese, bistrot corrispondeva al nostro bar.
Così alla fine si è convinto, perché per un bicchiere di birra valeva la candela di rischiare l'ingresso in un luogo - a suo parere - non consono ad un religioso carmelitano. Poi ha visto che era effettivamente un bar, tra l'altro, molto carino, con le pareti rivestite da boiserie di noce, un locale antico e molto caratteristico.
Altra prerogativa di Padre Max, era una spiccata avversione per il telefono. Così, quando incontravamo una cabina telefonica, durante gli spostamenti in Francia, gli chiedevamo, con una bonaria presa in giro: "Padre, vuol telefonare in Parrocchia, vuol sentire qualcuno?" E lui, di rimando: "No, no, no!" accompagnando le parole con una sua tipica gestualità. E noi sorridevamo. Chissà se ora potrà ricevere qualche "telefonata", ovvero, qualche preghiera, da chi gli ha voluto bene lì, dove ora ha varcato la porta dell'eternità? 
Oh si, sono persuasa che Padre Massimo si trovi già nelle braccia del Signore, perché ha avuto il dono di morire di sabato, il giorno in cui la Vergine, nostra Signora, Sorella e Madre del Carmelo, ha promesso a San Simone Stock, di venire lei stessa a prendere l'anima di chi porta lo scapolare, e condurla direttamente in Paradiso.
Danila Oppio ocds


Ciclo in Memoria di P. Massimo Dal Piaz (1922-2014)

 Messaggio

Il giorno 29.11.2014 in   Legnano (Convento)
Il Signore ha chiamato al riposo eterno
P. MASSIMO DELLA PURIFICAZIONE 
AUGUSTO DAL PIAZ
Nato in MERANO (BZ)        il  30.12.1922
Professione      03.10.1940

Ordinazione Sacerdotale 18.12.1948


NOZZE DI DIAMANTE   

(P. Massimo e P.Benigno)

In un’Italia ancora disastrata
per le ferite dell’immane guerra
nascono nuovi fiori per l’altare:
Benigno Vallaguzza e Max Dal Piaz,
un fior dal timbro assai baritonale
e l’altro dal fragor della tempesta!

Entrambi saran degni d’autopsia
onde scoprir l’insolito segreto
di quest’altoparlante fragoroso
che non consuma mai le batterie!

Di certo c’è nel core di Benigno
un indelebil quadro di Maria:
è lì che attinge tutto il suo vigore!

Mentre di Padre Massimo l’aorta
è tutta corazzata dai più spessi
Corrieri della Sera e Osservatori!

E noi che pivellini ci sentiamo
chiediam a entrambi di lasciare scritta
ben nitida la fulgida ricetta
per festeggiar le Nozze di Diamante!

AUGURI AUGURI AUGURI!

(Ferrara 12-3-2008), Padre Nicola Galeno
  

L’INTRAMONTABILE DAL PIAZ 

( Per i 60 anni di Sacerdozio di P. Massimo)

Boanerghes, roboante,
catastrofico, assordante:
questi sono gli aggettivi
che tratteggiano l’annuncio
del Vangelo di Dal Piaz!

Pur Lucifero s’arrende
alla grandine verbale
del Crisostomo latin!

Non parliamo poi di quanto
fare sa in confessionale:
lui blandisce il penitente,
ne disintegra il peccato
presentando al suo Signore
l’alma sì purificata
da sembrar appena uscita
dalla Man che la creò!

Non parlate di formaggio:
sol l’accetta grattugiato!
Presentategli renette,
purché nate in Val di Non!

Quando alfine il caldo scoppia,
trasportatelo a Cassano.
Si distende sovra un letto
foderato di Corrieri.
Li trangugia tutti quanti,
tralasciando sol lo sport!


++++++++++


Guai a voi se disturbate
quando c’è il Telegiornale!
Manda fulmini e saette
sul ciarliero che non smette.

Non parliamo dell’altare:
pur di marmo, sobbalzare
lo si vede pei barriti
del Mammut teologale!

Le sue braccia scatenare
sanno un mare forza dieci.
Chi concelebra si scansa
sennò va in ortopedia!

Domandatelo a Fra’ Rigo,
suo vicino in refettorio.
Con un pugile al suo fianco,
il divorzio domandò!

Massimone del Trentino,
tu puoi sol imperversare.
Non fermarti! Tuona e scroscia!
Non andare mai in pensione!

Campa, campa e ancora campa!
Altrimenti Legnàn muor!

AUGURI AUGURI AUGURI

(Ferrara 29-11-2008), Padre Nicola Galeno
ccetta grattuggiato.gio: sol ti



SESSANT’ANNI DI SACERDOZIO  

(P. Massimo Dal Piaz)

Segnava il Quarantotto nella storia
di questo nostro popolo la svolta
e sul finir dell’anno un fraticello
veniva consacrato Sacerdote.

Finché lui stava zitto, l’impressione
dava d’un San Giovanni della Croce,
ma quando la preziosa bocca apriva,
usciva roboante la sua voce.

Non c’era sordo alcuno che potesse
degli alibi accampar verso il Signore:
l’annuncio del Vangelo risuonava
con massima efficacia alle sue orecchie!

L’altar dell’eucaristico convito
pareva trasformarsi nella cima
del Sinai: tra fulmini e tra lampi
la Legge del Signor veniva data!

Eppur un tal fratone nascondeva
un cuore sempre pronto ad ascoltare
l’umile confessione dei fedeli:
davvero un parafulmine sembrava!

E lui così preciso da spaccare
anche il secondo, senza tedio alcuno
sapeva le sedute prolungare
nel santo ripostiglio del perdono.

 ++++++++++


Suore, fedeli, Preti e Monsignori
sapevano pazientemente in fila
attendere la mano che solenne
sanciva la divina assoluzione.

Un Papa in quei due frati mendicanti,
che con le loro spalle puntellavan
la costruzione traballante, vide
i veri salvatori della Chiesa.

Di Massimo diranno: fu colonna
per oltre quarant’anni in questa Chiesa
nata per propagar la fiamma viva
d’Amore della piccola Teresa!

La nostra gratitudine coroni
questo traguardo ambito nel servizio
sacerdotale, inteso a riversare
su tutti noi la Grazia del Signore!

(Ferrara 18-12-2008), Padre Nicola Galeno


Ciclo in Memoria di P. Massimo Dal Piaz (1922-2014)

P. MASSIMO E P. ATTILIO (Provinciale)




P. MASSIMO, P. VINCENZO E P. ATANASIO
Ciclo in Memoria di P. Massimo Dal Piaz (1922-2014)


P. MASSIMO E P. VINCENZO


IL SONNO DEI GIUSTI





TI VOGLIO RICORDARE COSI’, CARO PADRE MAX!

....................................................

(Kanazawa 30-11-2014), Padre Nicola Galeno

sabato 29 novembre 2014

Infinito di Lorenzo Poggi



Grazie Lorenzo, per questa toccante e straordinaria Poesia! Si, Poesia con la P maiuscola!

Danila Oppio

Mostra Personale di Carla Colombo: Identità Cromatica


CARLA COLOMBO E LA SUA MOSTRA “IDENTITA’ CROMATICA”
Aprirà  sabato 6 dicembre e durerà fino al 11 gennaio la terza tappa della mostra personale dell’artista imbersaghese Carla Colombo dal titolo “Identità cromatica” che vedrà l’esposizione di numerose opere ad olio eseguite principalmente con la tecnica della spatola, presso il centro florovivaistico La Gardenia  di Imbersago – Via Provinciale per un  ormai consolidato appuntamento di fine anno.
La mostra  che seguirà gli orari dell’apertura del centro  praticamente con orari continuati vedrà le opere inserite nel contesto di un’ avvolgente  atmosfera natalizia con il   rosso delle stelle di natale e i numerosi colori vivaci dei  ciclamini.  Colori nei colori dunque per questa ulteriore tappa che ha decretato ancora una volta un ennesimo successo di consensi e di visite con  precedenti esposizioni per l’arte dell’artista imbersaghese.
E come dice parte della recensione del dott. R.  Aracri “ …. con la sua raffinata eleganza e la sua grande passione per la pittura, trasfonde nelle sue tele tutta la cultura della sua terra e  restituisce nei suoi quadri una interiorità poetica attraverso atmosfere emotive più che paesaggi e soggetti, usando il colore come mezzo di espressione e come linguaggio del suo stato interiore. La sua pittura è emozione, ritmo, musica; essa è un inconscio e un mistero , realtà e sogno.” avremo modo ancora una volta  di condividere emozioni a colori.

Per eventuali informazioni potete visitare il sito www.artecarla, oppure telef. al n. 039 9920760 

venerdì 28 novembre 2014

In attesa del Natale...

e poiché per me è Natale tutti i giorni...una bellissima immagine della Natività, che trasuda dolcezza infinita. L'autore è Ganesh Patil.




mercoledì 26 novembre 2014

Una leggenda trentina

C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu' nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca. 
Per avere sempre piu' soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava della ingenuita' di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perche' non andava mai oltre le apparenze.
Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata.
Comincio' a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.
Penso' che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosi' perche' non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini. 
A un certo punto comincio' a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupi'. 
Per tutta la notte, ascolto' le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventu'.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l'uomo comincio' a piangere. 
Pianse cosi' tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato.
E le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle.
Era nato il vischio. 


(fiaba del trentino)

martedì 25 novembre 2014

Il mondo è una zattera!

Ciao Angie! Carlo ed io le abbiamo appena “assaggiate” insieme, Le frittelle del Papa, e mi ha detto di dirti che è una parabola molto bella! Pensa, ha usato proprio questo termine, pur non avendogli mai accennato che l'avevi a suo tempo tu stessa definita così! 
Si complimenta con te, e a me spiace solo che non sia stata pubblicata su Youtube, per poterla inserire, recitata, nei vari blog!
Dani

Diamo tempo al tempo, Dani. Dentro di me ho sempre saputo che in qualche modo le Frittelle sarebbero arrivate al Papa. Ci avevo provato personalmente, scrivendo a non so quale vescovo che sembrava persona molto aperta e anche portando il bel segnalibro alle Edizioni Paoline e poi avevo chiesto anche a te di aiutarmi, ricordi?, con le tue conoscenze carmelitane. Ma non è successo nulla. Forse perché non c'era il Papa giusto e i suoi si uniformavano come pecore grigie al Pontefice in carica.
Qualcuno scrisse "C'è una stagione per ogni cosa e un tempo per tutto, sotto i cieli". E adesso è il tempo che Carlo è tornato a casa. Guarda che 'tornare a casa' è un'espressione meravigliosa perché significa sapere che esiste un posto per noi dove saremo accolti e non saremo stranieri ma di famiglia. Questo è forse il grande compito che abbiamo tutti in questo inizio secolo.
E a questo proposito ti allego il pezzo che ho pubblicato sul blog di Renata (SENZAFINE) in settembre-ottobre.
Leggilo con Carlo, per favore, vorrei sapere cosa ne pensate.
Theodore Gericault : la zattera delle Meduse
Ciao, a più tardi se vuoi.
Angie                          

Zattera

Ormai, siamo tutti su una zattera.
La stessa zattera, anche se talvolta sembra grande come un continente e talvolta piccola come è la nostra casa.
Tutta la Terra è un’unica terra, come se la deriva dei continenti li avesse di nuovo riuniti tutti insieme.
C’è il mare tutto attorno a noi e da lui arrivano le grida dei migranti sulle loro zattere microscopiche ansiose di sbarcare su un’altra terra che non c’è.
Intendo migranti poveri e migranti ricchi. I primi cercano solo la salvezza, i secondi cercano la salvezza nella ricchezza.
Due diversi modi di fotografare il fenomeno mettono in evidenza il destino in piccolo e il destino in grande.
Ma la zattera è una.
E’ venuto il tempo di sentirlo.
Che la Terra è una, una sola. Unica. Per tutti.
Non ci sono più zattere che navigano lontano, ognuna proteggendo la propria cultura e il proprio aspetto.
Ognuna è sbarcata dall’altra.
Il viaggio è arrivato al suo termine.
Cioè, finalmente, al suo principio. 
(Angela Fabbri, 22 settembre 2014)    

Zattera  2  (La Vendetta?)
Se alla fine tutto andrà storto, ci si rifiuterà di capire, non verrà ridata dignità agli umili senza i quali la comunità non tiene, resteranno 3-4 persone sulla zattera e tutti gli altri a mollo intorno…
Immagine che, oltre ai film coi buoni e i cattivi nel finale di giustizia è fatta, evoca un bel po’ dell’ Inferno di Dante illustrato da Gustave Doré.
Personalmente preferisco cancellare l’immagine sciacquandola via e pensare che sia solo un brutto sogno.
 (Angela Fabbri, 29 ottobre 2014)
Il sogno sarebbe bello così!

Per mera curiosità. Angie, sono andata a vedere il nuovo blog di Renata. Ma non sapendo sotto quale etichetta ha pubblicato la tua zattera, ho pensato che fosse naufragata...ma per colpa mia, perché non la trovo.
Ho letto, ma il tuo pensiero è simile ad Armageddon, perché pare proprio che andrà a finire così, con una catastrofe mondiale! E Carlo in questi giorni è già catastrofico di suo, tanto è depresso e cerchiamo di distrarlo con discorsi leggeri, musica piacevole e nessun argomento che dia da pensare seriamente. Nella sua mente, il mondo, per quanto lo riguarda, è già finito. Si vede finito. Allora mi perdonerai se non farò leggere, almeno per il momento, questo tuo pezzo. 
Pare colmo di speranza, almeno nella seconda parte, credere che si tratti di un sogno, ma in fondo, volendo essere realisti, siamo davvero su una fragile zattera che rischia di essere spezzata e affondata dai marosi.
Ma quel discorso di "a casa" lo comprendo benissimo! E se hai ripreso in mano Il Paese di Fantasia, c'è quella tua poesia che ho riportato:

Altri cieli altri mondi
che finisce con :

Così ho perduto
le nuove strade. 
E i mondi si sono invecchiati
e ho provato
L'irresistibile voglia di tornare a casa.

(a pag, 70  e a pag, 71 Proseguo con la favola)

Perfetto, anche a Smilla è venuta l'irresistibile voglia di tornare a casa.Tornare nel Paese di Fantasia...

E si, hai ragione, Angie, avere una casa, e non intendo solo le mura domestiche, ma proprio le persone che ti fanno sentire "a casa" è un dono prezioso, e spesso neppure ci si fa caso. L'abitudine cancella la capacità di apprezzare chi si ha intorno, e non necessariamente devono essere consanguinei.  "A casa" si sta bene, quando ci si trova con persone che apprezzi, e che ami, e che vedi come una barriera difensiva contro l'indifferenza del mondo, l'egoismo e la falsità. 
Quando scrivo una email a qualcuno, se quel qualcuno è persona che sento davvero vicina, ecco, mi sento " a casa". In caso contrario, se sono costretta a scrivere a chi  mi è estraneo, mi sento in balia dei venti gelidi, non riparata dalla sicurezza di un affetto che mi dà calore e senso di protezione, per il fatto di sentirmi compresa nel più profondo.
Beh, in periodo di alluvioni, forse ho esondato anch'io con questa lunga email.
Tornando alla zattera, e rileggendola ancora una volta, credo che anche tu, come me, abbia un senso utopistico del mondo...purtroppo da sempre è diviso, dai tempi biblici della Genesi, quando Caino uccise il fratello Abele. Ed erano solo in due! Pensa te! Il mondo non riuscirà mai a diventare UNO, perché ci saranno sempre i contrari: ricchi e poveri, oppressori e oppressi, e i ricchi non mollano potere e denaro, per elargirlo equamente ai popoli in miseria. Per cui questi ultimi cercheranno scampo sul fragili zattere, e spesso naufragando miseramente, mentre gli altri se la ridono,  sui loro yacht di lusso,indifferenti e persuasi che così ci saranno meno bocche da sfamare. Cinica? No,amore, solo realista!
Ciao
Dani

Penso sia solo questione di cultura. Nessuno di noi ha mai esperimentato la pace e così a ognuno di noi viene solo in mente di fare la guerra. E, se non si è un governo o un mondo integralista di una qualche religione o gli affiliati di una setta (commerciale, mafiosa ...), si fa la guerra a chi ci sta vicino.
E possono essere davvero i vicini di casa, ma ancor più facilmente chi vive nella stessa casa con noi, o addirittura chi amiamo.
Senza guerra non c'è pace: che stupida frase! Ma comincia proprio quando due innamorati litigano e poi ridicono l'altrettanto stupida frase: è bello litigare perché poi  si fa pace.

Ora, poiché su una zattera ci siamo già e ci siamo tutti, poveri e ricchi (poveri e ricchi poi di cosa?), siamo noi che dobbiamo allargare la zattera fino a farla diventare un bastimento dove tutti potremo stare comodi e trasformare i focherelli accesi per scaldarci in luce elettrica e calore continuo: non è andato via così il progresso tecnologico?
C'è sempre del buono nelle invenzioni quando non si vuole per forza farne un ricavo.
E' solo questione di cultura. Che si costruisce con l'abitudine a un comportamento nuovo.
Poiché sono priva di questa cultura e sono sorretta solo dal buon senso, non so che altro dire, per ora. Sono disorientata, confusa, legata a quel pochino di benessere che ho conquistato con tanta fatica e insieme cerco di abituarmi a pensare che forse, di questo benessere di cui sono affezionata custode, dovrei fare un uso migliore.
Di una cosa sola sono certa: se mantengo il problema vivo in me giornalmente, mi entrerà dentro anche una nuova cultura un po' alla volta.
Angela
  Mi sento molto triste, sai Dani?, mentre ti scrivo quello che ti ho scritto poco fa. Ma mi sento anche
molto unita. Unita a te.

Amore mio! E non fraintendermi, Angie, Ti amo come una sorella, o forse di più, non so valutare i sentimenti...non si possono misurare! Non c'è una cultura nei sentimenti: sono selvaggi, e se non lo fossero, sarebbero finti, costruiti, e non sono cose per noi, soprattutto non lo sono per te, che ami la sincerità, la spontaneità e la verità.
Quello che mi hai scritto è molto bello, è una verità che tocca il cuore. Parlo anche della precedente, alla quale rispondo qui.
Emblematico il senso di
proprietà! Nessuna condivisione
neppure su un'isola deserta!
Tolstoj ha scritto Guerra e Pace ed è un classico della letteratura. Senza entrare nel contenuto, il solo titolo è un dato di fatto. Ma come l'hai descritta tu, quella pace che viene dopo un litigio o una guerra, la si apprezza solo in questo modo. Dopo una guerra, che sia una guerra personale tra due persone, che magari si amano intensamente, o tra popoli, solo dopo la tempesta, si gusta appieno il sereno. La stupidità  umana è non capire che si può vivere in pace, ogni giorno e, al tramonto, è meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto in pace, con me stessa e con gli altri".
Cultura? Nessuno è mai colto abbastanza, nessuno ha la sapienza perfetta. Tutti abbiamo ancora la facoltà di apprendere, di cercare, di scoprire cose nuove. Ma la tranquillità economica, quella che tu chiami "benessere", te la sei sudata con anni di lavoro, con viaggi da pendolare, e con la preoccupazione costante per la tua mamma, che non è poco. Penso che sia ciò che tutti dovrebbero ottenere, perché la pace viene anche dal non avere difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, o un tetto sopra la testa. Se tutto il mondo avesse di che vivere agiatamente, forse non ci sarebbero liti in famiglia, non ci sarebbero guerre per espropriare il territorio altrui. Non ci sarebbero zattere che portano disperati, quei pochi che arrivano vivi, in un altro Paese. 
E adesso ti chiedo, tutto questo che ci siamo scritte, vuoi che lo condividiamo con qualcun altro? 
 Ps.Ho detto a Carlo, a tavola, che tu avevi inviato un pezzo e desideravi anche il suo parere. Non gli ho fatto cenno del contenuto. Mi ha risposto: "io sono un sopravvissuto, non ho più risposte profonde da dare". Se non è triste questo, non so cos'altro potrebbe esserlo.
Ti abbraccio
Dani

Allora dirò di più: Che al tramonto, sia meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto, con me stessa e con gli altri". E questo accadrà quando la parola 'pace' sarà insita nel discorso di ogni giorno.
Questo intendevo, anche e soprattutto, per cultura. L'educazione, messa assieme fin da piccoli, a costruire.
E allora va bene, condividiamo. 
Riguardo a Carlo, anzi, per riguardo a Carlo, lasciamo i miei articoli al vento del web, dopotutto, una volta che li ho scritti, io non ci penso più. E scrivo altro. Quando sarò pronta scriverò qualcosa che commuoverà Carlo a tal punto da farlo tornare a guardare il mondo. Ma non so se potrò farlo.
 Angie

Sono d'accordo anche sulla tua appendice (non l'appendicite! ahahh), ovvero che ad ogni tramonto dobbiamo pensare di aver vissuto, di aver vissuto con e per noi stesse e con e per gli altri. Ho fatto una piccola aggiunta, ma la cosa più straordinaria è poter dire: oggi c'è stato qualcosa di migliore, per noi!  Vero? 
Si mandiamolo sul web, ma per non interrompere o lasciare spezzato il dialogo, devo giocoforza inserire anche la Zattera e la Zattera 2 altrimenti i nostri scambi di opinioni resterebbero un po' criptati.
Ti sto scrivendo, ma ti vedo, vedo te che porgi un dono (lo scudo) al tuo amico Marco (non dirmi che ho sbagliato nome!) e vedo un cielo meraviglioso, che hai fotografato dal tuo ritorno dopo essere stata all'ospedale. Mi chiederai come? Quando apro una email per te, mi si aprono anche queste due foto. piccole come francobolli, ma ti vedo! Ed è come averti vicina e parlarti direttamente.
Buona notte Angie!
Dani

AH!AH! Mi ha interrotto quello che è stato il mio grande amore, Mauro da Ravenna, con una email titolata,
guarda caso, "La zattera". Era in tema con stasera.
 Va bene. Tu metti su e poi domani avrò il grande piacere di leggere di nuovo una nostra collaborazione.
 Sono imbarazzata. Hai i miei santini uno di qua e uno di là dalla mail? Ma guarda che non sono il Papa, sono solo una Frittellaia (ma con la 'F' maiuscola),
Ciao e buona mattinata (vista l'ora)


Angie

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi