AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

venerdì 30 settembre 2011

FESTA DI SANTA TERESA DEL BAMBINO GESU'




AUGURI A TUTTI COLORO CHE AMANO SANTA TERESINA, IN PARTICOLARE  AL CARMELO! CHE LA SANTINA INVII UNA PROFUSIONE DI GRAZIE SU                                                                             OGNUNO DI VOI!

giovedì 29 settembre 2011

NESSUNA MORMORAZIONE: SANTA TERESA D'AVILA

Santa Teresa d'Avila ammoniva le sue figlie suggerendo loro di non dar adito a mormorazioni di sorta.
E' un insegnamento da tener presente anche oggi per saperlo mettere in pratica in ogni occasione.
Infatti se, a causa di una divergenza con qualcuno, ci sfoghiamo con un altro, sia pur certo che la faccenda non finisce lì. E' come accendere una miccia, la fiammella è minima, ma lentamente brucia fino ad arrivare alla bomba in cui è innescata, che finisce con l'esplodere. E così, una situazione che potrebbe essere risolta tra due contendenti, diventa di dominio pubblico, avvelenando gli animi e l'ambiente in cui si espande.Magari il diverbio si sarebbe potuto risolvere con un accordo tra le parti, senza coinvolgimenti esterni, ed i dissapori si sarebbero potuti spegnere sul nascere.
Quando dobbiamo esprimere la nostra opinione, contraria a quella della controparte, cerchiamo di farlo con pacatezza, magari anche con un sorriso, ma prima di questo, ascoltiamo le ragioni dell'agire o del pensiero di chi stiamo affrontando. Partiamo sempre dal presupposto che la ragione non è sempre dalla nostra parte, che magari vediamo solo un lato del problema e non nella sua totalità. 
Posso porre un esempio, per meglio chiarire il concetto, e resto nell'ambito della vita parrocchiale.
Se io, laica praticante e operante in parrocchia, ritengo che si debba prendere una particolare decisione, diciamo magari nella catechesi, piuttosto che nella caritativa, e sono persuasa che quella decisione sia la sola giusta, ne parlo col parroco in tutta tranquillità. Se il parroco ha preso una decisione diversa dalla mia, e l'ha messa in pratica, gli chiedo le sue ragioni e le accetto, essendo lui, in ogni caso, il responsabile dell'intera pastorale parrocchiale. 
Se il parroco incarica una persona, magari a digiuno di una certa pratica, di svolgere un'attività in parrocchia, debbo adeguarmi alle sue decisioni, sicura che egli ha ben valutato la persona, le sue potenziali capacità ma soprattutto la sua incrollabile fede. 
Infatti, non è il sapere ed il fare che conta, quanto la testimonianza dell'Amore di Cristo nell'interno della Chiesa. Si impara presto e di conseguenza si opera, ma senza l'Amore, anche se si conosce e si agisce, il risultato è scadente, se non vuoto. 
Se ci crediamo capaci di molteplici  attività e capacità decisionali, e pretendiamo di saperla più lunga di un sacerdote a capo di una parrocchia, e per questa ragione lo aggrediamo verbalmente accusandolo di chissà quali errori, tutto siamo meno che veri cristiani. 
La correzione fraterna è gran bella cosa, e talvolta anche i sacerdoti prendono decisioni affrettate, ma prima di pensare a correggere gli altri, vediamo dove stiamo sbagliando noi. Magari la nostra idea è quella giusta, però il modo in cui la esponiamo non è corretto. Partiamo così con il piede sbagliato. Se poi questa nostra insofferenza la trasmettiamo agli altri, diventa un tam-tam che fa sorgere insoddisfazioni, toglie ad altri la motivazione di collaborare in parrocchia, e tutto questo, solo per un diverbio scaturito tra due parti. Abbiamo innescato una bomba che poi non resta inesplosa. 
Era quanto desiderava il Signore? 
Ecco che gli insegnamenti della Santa Madre Teresa diventano necessari e devono essere messi in atto: i nostri stati d'animo emotivi vanno calibrati, controllati e non diffusi a causa della nostra frustrazione.
Resto dell'opinione che un Parroco conosce meglio di chiunque altro le sue anime, e se ne elegge qualcuna, di cui siamo convinti non ne abbia le capacità, lo farà a ragion veduta: il nostro personale giudizio è sempre parziale, il Parroco invece vede le reali potenzialità di chi ha di fronte, e le studia per     inserire la persona a coprire le necessità della comunità parrocchiale. 
Allora facciamoci un esame di coscienza: siamo davvero sicuri del nostro giudizio? Siamo certi che nelle nostre reazioni non entra un pizzico di gelosia, o di troppa autostima? Siamo certi di essere indispensabili, o piuttosto non siamo solo servi inutili?
Preghiamo, preghiamo tanto, e non evitiamo i momenti di preghiera per non incontrare il prossimo cui siamo adirati: è con il Signore che ci confrontiamo, non con i nostri fratelli, e con l'aiuto del Signore, impareremo anche a controllare i nostri atteggiamenti negativi. 
Nella parrocchia abbiamo degli impegni, utili e necessari, ma ricordiamo che il responsabile è il Parroco e le decisioni  ultime spettano a lui solo e se non siamo d'accordo, perché avevamo ben altre idee magari, ripeto, migliori delle sue, dimostriamo la nostra capacità di Amare, di Carità, accettandole di buon grado e senza lamentele. Santa Teresina accettava in viso gli spruzzi dell'acqua sporca del bucato, senza lamentarsi, per far cosa gradita a Sua Maestà, aderendo così ai Suoi insegnamenti e a quelli della Fondatrice del Carmelo Rinnovato. Impariamo da lei a tacere.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.....questi fatti accadono in ogni ambiente, per questo chiedo a Santa Teresa del Bambino Gesù e a Santa Teresa d'Avila di proteggerci da noi stessi, dai nostri limiti umani, e di farci diventare più simili a Gesù, che tutto perdona!
Santa Teresina, manda un profluvio di petali di rosa sulle nostre vite, affinché sappiamo imitarti nella piccola via!

martedì 27 settembre 2011

EUCARISTIA: OMELIA DEL SANTO PADRE

Il Pensiero del Padre è inesauribile nel pensare. Io lo imito essendo inesauribile nel compiere ciò che il Padre pensa e col pensiero vuole. Voi ancora non sapete quanto l'Amore crei inesauribilmente. Noi siamo l'Amore. E non vi è limitazione in Noi, né vi è cosa che non possa essere applicata sui tre gradi dell'uomo: l'inferiore, il superiore, lo spirituale. Infatti, così come il Padre risuscita i morti e rende loro la vita, ugualmente Io, Figlio, posso dare la vita a quelli che voglio e, anzi, per l'amore infinito che il Padre ha per il Figlio, mi è concesso non solo di rendere vita alla parte inferiore, ma bensì anche vita alla superiore, liberando il pensiero dell'uomo e il suo cuore dagli errori mentali e dalle male passioni, e alla parte spirituale rendendo allo spirito la sua libertà dal peccato, perché il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, essendo il Figlio Colui che col proprio sacrificio ha comperato l'Umanità per redimerla; e ciò il Padre fa per giustizia, perché a Colui che paga con sua moneta è giusto sia dato, e perché tutti onorino il Figlio come già  onorano il Padre. 
Sappiate che se separate il Padre dal Figlio, o il Figlio dal Padre, e non vi ricordate dell'Amore, voi non amate Dio come va amato: con verità e sapienza, ma commettete un'eresia perché date culto a uno solo mentre Essi sono una mirabile Trinità. Perciò chi non onora il Figlio è come non onorasse il Padre, perché il Padre, Dio, non accetta che una sola parte di Sè sia adorata, ma vuole sia adorato il suo Tutto. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato per pensiero perfetto di amore, nega dunque che Dio sappia fare opere giuste.
In verità io vi dico che chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non è colpito da condanna, ma passa da morte a vita perché credere in Dio ed accettare la mia parole vuol dire infondere in sé la Vita che non muore.
Questa rilettura del Vangelo, effettuata da Maria Valtorta, spiega in modo chiaro il concetto di Trinità, talvolta ostico da comprendere, e il rapporto indivisibile tra Padre, Figlio e Spirito Santo, che è Amore.
Ho voluto far precedere questo preambolo, per far meglio comprendere l'omelia del Papa sull'Eucaristia, che altro non è che il Figlio stesso, Cristo, che si dona a noi come Pane per la Vita eterna.



CELEBRAZIONE EUCARISTICA
A CONCLUSIONE DEL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE ITALIANO
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 
Cantiere Navale di Ancona
Domenica, 11 settembre 2011

  
Carissimi fratelli e sorelle!
Sei anni fa, il primo viaggio apostolico in Italia del mio pontificato mi condusse a Bari, per il 24° Congresso Eucaristico Nazionale. Oggi sono venuto a concludere solennemente il 25°, qui ad Ancona. Ringrazio il Signore per questi intensi momenti ecclesiali che rafforzano il nostro amore all’Eucaristia e ci vedono uniti attorno all’Eucaristia! Bari e Ancona, due città affacciate sul mare Adriatico; due città ricche di storia e di vita cristiana; due città aperte all’Oriente, alla sua cultura e alla sua spiritualità; due città che i temi dei Congressi Eucaristici hanno contribuito ad avvicinare: a Bari abbiamo fatto memoria di come “senza la Domenica non possiamo vivere”; oggi il nostro ritrovarci è all’insegna dell’“Eucaristia per la vita quotidiana”.
Prima di offrivi qualche pensiero, vorrei ringraziarvi per questa vostra corale partecipazione: in voi abbraccio spiritualmente tutta la Chiesa che è in Italia. Rivolgo un saluto riconoscente al Presidente della Conferenza Episcopale, Cardinale Angelo Bagnasco, per le cordiali parole che mi ha rivolto anche a nome di tutti voi; al mio Legato a questo Congresso, Cardinale Giovanni Battista Re; all’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli, ai Vescovi della Metropolìa, delle Marche e a quelli convenuti numerosi da ogni parte del Paese. Insieme con loro, saluto i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, e i fedeli laici, fra i quali vedo molte famiglie e molti giovani. La mia gratitudine va anche alle Autorità civili e militari e a quanti, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito di questo evento.
“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” (Gv 6,60). Davanti al discorso di Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga di Cafarnao, la reazione dei discepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa di se stesso. Perché accogliere veramente questo dono vuol dire perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere e trasformare, fino a vivere di Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda Lettura: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore” (Rm 14,8).
“Questa parola è dura!”; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda a volgersi in delusione, generando inquietudine e paura e portando, paradossalmente, a rimpiangere le catene del passato: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto…” – dicevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3), come abbiamo ascoltato. In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza del suo dono, diventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato che sfigura il volto dell’uomo e capaci di servire al vero bene dei fratelli.
“Questa parola è dura!”; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione di poter “trasformare le pietre in pane”. Dopo aver messo da parte Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia. La storia ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è “frutto del lavoro dell’uomo”, e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora, “frutto della terra”, che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: “Padre (…), dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt6,11).
L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà. E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

domenica 25 settembre 2011

LA REGALITA' DI MARIA VERGINE


Un tempo conoscevo il mirabile artista che ha dipinto questa superba Vergine con Bimbo!
Gli ho voluto bene come ad un figlio, e già da allora si intuiva la sua vena artistica ed uno stile del tutto particolare. Ora con vero compiacimento comprendo che si è fatto strada nell'ambiente artistico, e che ha perfezionato il suo tocco.
Mi ha colpito questa Madonna con Bambino, si legge tutta la Regalità della Vergine, orgogliosa del suo Unigenito. Ma vorrei farti un appunto, caro pittore, a questa Donna manca la dolcezza propria della Madre di Dio. Come mai l'hai voluta così algida ed altera, lei che si è chinata su di noi con lo stesso amore con il quale ha amato il suo Gesù?



giovedì 22 settembre 2011

MAMMA!

"Vi racconto una storia. Una storia vera, non una favola!
C'era una volta, alcuni decenni fa, una giovane mamma in dolce attesa. La storia inizia una domenica di fine gennaio. La futura mamma sonnecchia sul divano del soggiorno, il marito schiaccia la pennichella post-prandiale in camera da letto e tutto pare tranquillo. Ad un certo punto la sposa si sveglia all'improvviso, udendo chiaramente una voce, le pare maschile,  che grida: "Mamma!". La donna corre in camera, convinta fosse il marito ad aver chiamato la propria madre, a quel tempo gravemente malata. Il marito si sveglia - dormiva profondamente - e in tono piuttosto irritato chiede alla moglie il motivo di quell'indesiderato risveglio. "Ti ho sentito chiamare Mamma, ho pensato avessi avuto un incubo!!"
"Assolutamente no! Lasciami dormire che sono stanco". La moglie allora torna sui suoi passi ma, guardando il pavimento, lo vede macchiato da una scia di sangue che dalla camera arriva al divano. "Che succede?!". Era un'emorragia che proveniva da lei. Corre di nuovo a svegliare il marito e gli chiede di chiamare suo papà, che era anche il medico di famiglia. Il suocero suggerisce di prendere dei provvedimenti in attesa del suo arrivo. La sposa raccoglie qualcosa che pare un grumo di sangue o qualcosa di simile, che in seguito sottopone all'esame del suocero. 
"E' un feto", conclude Piero, ti ricoveriamo subito in ospedale, hai perso il bambino e occorre provvedere alla revisione, affinché tu non abbia infezioni.
Corsa in ospedale, una sommaria visita e la data fissata per l'intervento alle 11 del giorno dopo.
La mattina, dal letto d'ospedale, la donna prova la solita nausea da gravidanza, quando  le infermiere portano il caffè alle puerpere: caffè, fumo di sigarette, pane appena sfornato erano i segnali di una gravidanza in essere, perché alla donna causavano fastidio. Verso le 10 passa per una visita il suocero, e lei gli chiede: "pensi che se aspettiamo ancora un giorno o due, prima della revisione, succeda qualcosa di brutto a me?" - "Perché me lo chiedi?" - "Perché  provo ancora nausea verso alcuni odori, forse non ho perso il bimbo!!. . "No, credimi, ho visto chiaramente il feto che hai espulso, ma non succede nulla se aspettiamo ancora un giorno, vado a parlare con il ginecologo, gli suggerisco altri accertamenti, e poi vediamo".(il feto era un fagiolino come nella foto ma non mi piace chiamarlo feto,  per me è già un bimbo! Feto mi pare un modo per allontanare il pensiero da ciò che è già, a tutti gli effetti, un essere umano, una creatura destinata alla vita, non alla morte immatura).
Quella revisione non venne più effettuata: un bimbo continuava a voler essere messo al mondo, e quel feto abortito era il suo gemello. La gravidanza proseguì fino al termine, e nacque una bella bimba.
E' una storia a lieto fine, come tutte le favole, solo che è una storia vera. (mentre la foto è falsa, nel senso che non si tratta della protagonista, ma solo di un'immagine che mi è piaciuta).
Ve l'ho raccontata per molte ragioni: quella voce maschile che chiamava "Mamma!" era di certo un avvertimento, forse un addio del gemello che non sarebbe nato, ma nello stesso tempo mise in allarme la futura mamma, la quale "sentiva" che una vita era ancora dentro di lei. Se si fosse fidata del ginecologo, con la revisione sarebbe stata portata via anche la creatura che aveva ancora in grembo.
Altra circostanza da non sottovalutare: il suocero che, solo un'ora prima dell'intervento, passò in ospedale per una visita e , in veste di medico, poté convincere il chirurgo a non intervenire.
Così ha salvato la sua prima nipotina, e la salvò anche una seconda volta, quando la piccola aveva quattro anni e piangeva dai forti dolori al pancino, con febbre altissima. Ricoverata in un ospedale, quando sentì che i medici avevano diagnosticato un'occlusione intestinale, il nonno suggerì di prenderla e portarla via subito. Disse: "Se è qualcos'altro, per esempio un'appendicite o una peritonite, con la terapia per l'occlusione la piccola muore". Il papà la avvolse nel suo soprabito e la portò a casa di corsa, senza chiedere permesso ai medici. La ricoverarono in seguito presso un altro ospedale, e lì intervennero con urgenza: i globuli bianchi erano saliti vertiginosamente, non c'era da aspettare neanche un minuto. La diagnosi fu: linfangioma policistico congenito incarcerato nelle pelvi: più semplicemente, un tumore grosso come un'arancia che  si era infiammato e aveva contaminato anche il peritoneo, causando una peritonite acuta. 
Beh, io non credo al caso, non credo al destino, credo nel Signore, che in queste occasioni è intervenuto abbondantemente, credo nelle persone che operano con coscienza, come nel caso del nonno-medico,
credo che quella bimba era dentro un progetto più grande, dentro il Progetto della Vita di Dio.
Quella bimba è cresciuta, si è laureata, è diventata sposa e madre, ha avuto tre figli maschi, due sono la sua ragione di vita, la sua gioia, il terzo è ancora più importante, se vogliamo: si tratta di Iacopo, quel bimbo  voluto, portato a termine malgrado la diagnosi di non sopravvivenza, un angelo in Cielo che veglia sulla sua famiglia. 
Bastava un bisturi, e non c'era la bimba, non ci sarebbero stati i  suoi figli, neppure quel piccolo angioletto in Paradiso!
Ancora una volta una storia che finisce bene, perché  tutte le storie nel cui interno c'è il Signore hanno un risvolto buono, anche con gli  inevitabili dolori che la stessa esistenza umana comporta. 
Non credete che sia una storia vera? La (ex) giovane mamma sono io, la figlia salvata per un pelo, la mia Valeria, e i suoi bimbi i miei amati nipotini, compreso l'angioletto Iacopo e spero sia felice che la sua nonna abbia narrato questa fiaba moderna, testimonianza non solo dell'amore che vive certamente in tutti noi, quanto la fede nella Misericordia del Signore, nella Sua onnipresenza e nel Suo intervento. La voce del Signore a volte è un soffio leggero, a volte grida "Mamma"! e mi ha così insegnato che, ancor prima di diventarlo, è la responsabilità più grande che noi donne abbiamo, il dovere più impellente ma anche l'amore più grande!
Il feto (fagiolino, come mi piace chiamarlo teneramente) non è un grumo di cellule: sei tu, sono io, sono i nostri figli, i nostri genitori, i nostri amici, i nostri affetti.....ci avete mai pensato? Tutti lo siamo stati, prima di diventare ciò che oggi siamo! 
Così come lo è stata Maria Vergine ed il suo unigenito Figlio Gesù! Fagiolini anche loro, ma che bei fiori sono diventati!!!!  Rosa Mistica e Germoglio di Iesse!!!  
Noi non conosciamo il futuro degli esseri che stanno per nascere, ma proprio per questo non dobbiamo privarli della loro esistenza.
Anzi, dobbiamo fare il possibile per sostenerla!

ALLORA NON AVEVANO LA LAVATRICE!!!!( S. TERESA DI GESU' BAMBINO)

Ho voluto pubblicare questa poesia di P. Nicola Galeno (troverete la serie completa riguardante Santa Teresa di Gesù Bambino sul suo sito che ho inserito tra i miei preferiti sotto la voce "la poesia nel Carmelo) perché mi ha colpito in modo particolare la capacità della Santina di saper bypassare le offese ricevute, e mi sono impegnata - per quanto mi sarà possibile - di imitarla almeno in questo. Ne ho parlato con la mia cara amica Maria e sono certa che lei abbia ben compresa la determinazione che ho messo in atto.  In relazione alla foto autentica, al lavatorio, informo che su vari motori di ricerca, l'immagine che spesso compare non è quella di Teresina alle prese con il bucato, ma di un'attrice, presa da una scena teatrale che rappresenta quel fatto, vi prego quindi di non  confondetela con la mia amata Santa Carmelitana!

martedì 20 settembre 2011

Otto Waalkes Im Frühtau zu Berge



Quando ero ragazzina, ho trascorso le vacanze a casa degli zii e dei cugini, a Zurigo. La mia cuginetta a scuola ha imparato questo canto di montagna, molto conosciuto nei paesi di lingua tedesca, pur se originariamente il brano è svedese, e l'ha insegnato anche a me....Im Fruehtau zu Berge, wir gehen... la mattina presto noi andiamo ai monti...
Scoprire questo video, relativo ad un canto che avevo ascoltato oltre 40 anni fa, è stata un'emozione forte! Andavo in cerca dell'intero testo, e mi sono imbattuta in Otto Waalkes - allora molto giovane - la risata viene spontanea, data la bravura imitativa dello showman (che ora si scorda la bella chioma bionda, essendo parecchio stempiato!!!). Il finale poi.....no comment! Buon divertimento

IL VOLTO DEL PADRE NEL PROSSIMO

Ogni tanto mi torna alla mente una poesia di Catullo, dedicata alla donna amata.
E' una poesia legata al tempo in cui il poeta visse, ovviamente io non credo al destino, neppure alle superstizioni, ma qualcosa in questi versi mi ha portato a collegarli alla natura dell'uomo.

 Alziamo, Lesbia, confidenti il volto al riso dell'amore:
e se le ciarle dei vecchi ci castigano stimiamole il valore di un soldo.

I giorni possono andare e ritornare, ma una volta che a noi sarà caduta questa breve luce del tempo una infinita e sola notte 
dovremo immobili dormire.
Ma dammi mille baci e cento e mille e ancora cento e mille altri ancora.
Poi, quando ne avrem fatto le migliaia
 perchè taccia confusa ogni malia, li mischieremo
 e non sapremo il numero

A quei tempi, contare i baci significava chiamare la sfortuna: gli innamorati non dovevano farlo, pena la fine del loro amore. Che sciocchezze! 
Il buon senso popolare però ha un rilievo, in quanto metteva in luce le debolezze e le fragilità umane.
Un'ombra di verità, in questo senso, si può riscontrare. Se qualcuno soffre, ci sentiamo tristi per lui, ci dispiace e, al limite, ci si consola pensando: "mal comune, mezzo gaudio". Ma se qualcuno è felice, difficilmente si riesce a condividerne la felicità, spesso ne proviamo invidia. Che si tratti di un'unione felice, di un bel voto accordato ad un compagno, di un avanzamento di carriera, dell'acquisto di una nuova casa o di una nuova automobile... chi non ha mai provato un pizzico di invidia? 
Penso allora che sia meglio evitare di esprimere appieno la propria gioia, sia necessario tenere un profilo basso, in primo luogo per modestia, in secondo per evitare di suscitare nel prossimo sentimenti negativi
Tutto questo vale per coloro che non hanno conosciuto Cristo, infatti, solo chi Lo ha incontrato, sa gioire della felicità altrui, e sa davvero condividerne la sofferenza. 
Vale lo stesso discorso anche per le amicizie comuni: il tale, e la tal'altra, tiene di più a me, o a qualcun altro? Lo ricordo bene fin dai tempi della scuola: era importante conquistare l'amicizia della compagna più acclamata, con più charme, dalla personalità più spiccata, e si faceva a gara per entrare nelle sue grazie. Se questo accadeva, ecco che si innescavano invidie a non finire, che sfociavano in vere e proprie rivalità, in gelosie che portavano perfino a calunnie, pur di far cadere la stima dell' "odiata" nemica.
Sono cose che accadono, e succedono quotidianamente nel mondo, anche in ambienti di lavoro, in politica, nello sport e nel mondo dello spettacolo e anche nelle Parrocchie!
MA SONO FRUTTO DELLA MONDANITA'!
Chi ha conosciuto il vero volto di Gesù, lo riscontra nel volto dell'umanità e la lotta contro certi sentimenti negativi viene messa in atto. Tutti siamo fragili, e questa nostra fragilità ci porterebbe ad ascoltare ciò che di primo acchito sortisce dal nostro cuore. Il Signore però ci ha insegnato ben altro: ad Amare con gli stessi sentimenti del Suo Cuore. 
Certo non è semplice, occorre affinare lo spirito, occorre usare carità ma...che bella conquista riuscire a trasformare l''antipatia in simpatia, l'odio in amore, l'indifferenza in attenzione, la sordità in ascolto!
Gelosie, invidie, rivalità perderanno così il loro influsso nefasto nel nostro cuore e nelle nostre azioni.
Di questo ho sempre trattato con Padri, sacerdoti e suore, con laici che camminano nel Signore, e sono arrivata alla conclusione che è bene, come S. Teresa d'Avila insegna, non sottolineare neppure a noi stessi i difetti altrui, bypassarli addirittura, ed evidenziare invece i lati positivi che ognuno possiede.
Ma occorre mettere in atto anche la prudenza: sbandierare ai quattro venti la nostra felicità - che tra l'altro è sporadica e assolutamente di breve durata - può sempre far nascere negli altri, soprattutto a coloro che soffrono o sono infelici, rancore, invidia, gelosia. 
E se solo ne saremo capaci, non affliggiamo il prossimo con lamentele relative ai nostri problemi personali, non mettiamo musi lunghi, non facciamo la lista della spesa delle nostre magagne, siano esse fisiche che morali. Affidiamo tutto il Signore, consoliamoci solo con Lui e sorridiamo alla vita. Gli altri, in generale, ben poco possono fare per aiutarci realmente, anche se lo vorrebbero, e solo chi è stato educato dal Signore ad un ascolto partecipe delle problematiche umane, può prestare orecchio, l'orecchio del cuore amante!
Così è la vera amicizia nata nel Signore, quindi è necessario saper distinguere chi è davvero in grado di condividere la nostra gioia e consolarci nelle avversità. 
Ho incontrato, sulla mia strada, persone che agiscono con vera amicizia, che mi hanno saputo correggere laddove sbagliavo - soprattutto dal punto di vista delle scelte o di pensiero - che hanno raccolto le mie confidenze e mi hanno indirizzato sulla strada giusta, che hanno riso con me quand'ero felice, e hanno provato empatia nei miei momenti di dolore. 
Alcune di queste amicizie carismatiche non ci sono più, il Signore le ha chiamate nel Suo Regno, le ricordo sempre con tanta gratitudine. In primo istante avevo pensato che mai più avrei incontrato persone simili, ma il Signore vede e provvede: ora ne ho di nuove, il Signore non ha voluto lasciarmi sola ed io ne ho ben compreso il motivo: dobbiamo vedere negli altri il Volto di Cristo e se quel volto ci sembra scomparso con la morte di un amico o di un'amica, ecco che il Padre ci guida verso altri volti, per ritrovarLo ancora e sempre!!!
Perdonatemi se non ho parlato del Volto di Cristo visto nel volto del povero, dell'emarginato. Ma so che già di questo siete ben informati. Il mio obiettivo era mettere in risalto l'amicizia vera nata sotto l'egida di Cristo: è un rapporto che va oltre il tempo e verso l'eternità!

sabato 17 settembre 2011

La vita di santa Teresa di Gesù Bambino

Ringrazio Padre Giacomo della Visitazione del Carmelo di Verona, per aver messo a disposizione su Youtube questo video, adatto ai  bambini e riguardante la vita di Santa Teresa di Gesù Bambino. Ne voglio approfittare per inserirlo in questo blog che ha radici carmelitane!!!  Fatelo vedere ai vostri piccoli!

venerdì 16 settembre 2011

CHE BELLA COINCIDENZA!!!!

Quando ho scritto nel precedente articolo, che riguardava la Fede e l'Amore di Dio, non ero ancora a conoscenza delle parole che Maria ha pronunciato il 2 settembre. Mi pare che tutto quadri, e che nella parte qui sotto, in cui suor Emmanuel tratta sulle "opinioni personali", sia aderente al mio pensiero precedentemente espresso nel post titolato "Pensi di poter fare a meno del Signore? Ripensaci". In quel contesto, parlavo dello Spirito Santo che soffia nei nostri cuori. Sono rimasta molto colpita da quanto letto appena oggi e che incollo qui sotto: se io non trovo le parole adatte per esprimere in modo chiaro un mio pensiero, ecco che lo Spirito mi viene incontro, e mi invia le parole della Madonna e di suor Emmanuel, mi permette così di ampliare l'argomento. Lo so che molti non credono alle ultime apparizioni di Medjugorje, e non solo perché la Chiesa non ha dato il suo benestare, ma proprio perché la razionalità impedisce loro di accettarle. Io invece ci credo, non fosse altro per il numero sempre più esteso di persone che si avvicinano al Signore e alla Sua meravigliosa Madre. E ci credo a maggior ragione, perché quanto dice Maria e quanto aggiunge suor Emmanuel corrisponde a quanto sento nel cuore, e che lo Spirito mi suggerisce.

IL 2 SETTEMBRE MIRJANA HA RICEVUTO LA SUA APPARIZIONE MENSILE PRESSO LA CROCE BLU
CIRCONDATA DA UNA GRANDE FOLLA. DOPO L'APPARIZIONE CI HA RIFERITO:


Cari figli, io con tutto il cuore e con l’anima piena di fede e di amore verso il Padre Celeste vi ho donato e vi  nuovamente mio Figlio. Mio Figlio ha fatto conoscere a voi, popolo d itutto il mondo, l’unico vero Dio ed il Suo Amore. Vi ha condotto sulla strada della verità e viha reso fratelli e sorelle. Perciò, figli miei, non vagate inutilmente, non chiudete il cuore difronte a questa verità, speranza ed amore. Tutto attorno a voi è passeggero e tutto crolla,solo la gloria di Dio rimane. Perciò rinunciate a tutto ciò che vi allontana dal Signore.Adorate solo Lui perché Egli è l’unico vero Dio. Io sono con voi e rimarrò accanto a voi.Prego in modo p articolare per i pastori affinché siano degni rappresentanti di mio Figlio ed affinché vi conducano con amore sulla strada della verità. Vi ringrazio!

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi