AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

venerdì 30 novembre 2012

QUESTO E' NATALE?


Nel paradiso degli animali l’anima dell’asinello chiese all’anima del bue: “Ti ricordi per caso quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna e là, nella mangiatoia…?”

“Lasciami pensare… Ma sì - rispose il bue - nella mangiatoia,  se ben ricordo, c’era un bambino appena nato”.
“Bravo. E da allora sapresti immaginare quanti anni sono passati?”
“Eh no, figurati! Con la memoria da bue che mi ritrovo”.
“Più di duemila”.
“Accipicchia”.
“E a proposito, lo sai chi era quel bambino?”
“Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio, se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambino”.
L’asinello sussurrò qualche cosa al bue.
“Ma no! - fece costui - sul serio? Vorrai scherzare spero”.
“La verità, lo giuro. Del resto io lo avevo capito subito…”
“Io no - confessò il bue - si vede che tu sei più intelligente. A me, non aveva neppure sfiorato il sospetto. Benché, certo, a vedersi, era un bambino straordinario”.
“Bene, da allora gli uomini ogni anno fanno grande festa per l’anniversario della nascita. Per loro è la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo delle serenità, della dolcezza, del riposo dell’animo, della pace, delle gioie familiari, del volersi bene. Perfino i manigoldi diventano buoni come agnelli. Lo chiamano Natale. Anzi, mi viene un’idea, già che siamo in argomento, perché non andiamo a dare un’occhiata?”
“Dove?”
“Giù sulla terra, no!”
“Ci sei già stato?!"
“Ogni anno, o quasi, faccio una scappata. Ho un lasciapassare speciale. Te lo puoi fare anche tu. Dopo tutto, qualche piccola benemerenza possiamo vantarla, noi due”.
“Per via di aver scaldato il bambino col fiato?”
“Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è la vigilia”.
“E il lasciapassare per me?”
“Ho un cugino all’ufficio passaporti”.
Il lasciapassare fu concesso. Partirono. Lievi, lievi. Planarono sulla terra, adocchiarono un lume, vi puntarono sopra.
Il lume era una grandissima città.
Ed ecco il somarello e il bue aggirarsi per le vie del centro, trattandosi di spirito, automobili e tram gli passavano in mezzo senza danno, e a loro volta le due bestie passavano attraverso come se fossero fatti d’aria. Così potevano vedere bene tutto quanto.
Era uno spettacolo impressionante, mille lumi, le vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili, e il vertiginoso formicolio della gente che andava e veniva, entrava ed usciva, tutti carichi di pacchetti, con un’espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti.
Il somarello sembrava divertito. Il bue si guardava intorno con spavento.
“Senti amico: mi avevi detto che mi portavi a vedere il Natale. Ma devi esseri sbagliato. Qui stanno facendo al guerra”.
“Ma non vedi come sono tutti contenti?”
“Contenti? A me sembrano pazzi”.
“Perché tu sei un provinciale, caro il mio bue. Tu non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui. Per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i nervi”.
Per togliersi da quella confusione, il bue, valendosi della sua natura di spirito, fece una svolazzatine e si fermò a curiosare a una finestra del decimo piano. E l’asinello, gentilmente, dietro.
Videro una stanza riccamente ammobiliata e nella stanza, seduta a un tavolo, una signora molto preoccupata.
Alla sua sinistra, sul tavolo, un cumulo alto messo metro carte e cartoncini colorati, alla sua destra cartoncini bianchi. Con l’evidente assillo di non perdere un minuto, la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati lo esaminava un istante poi consultava grossi volumi, subito scriveva su uno dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scriveva qualcosa sulla busta, chiudeva la busta quindi prendeva dal mucchio di destra un altro cartoncino e ricominciava la manovra. Quanto tempo ci vorrà per smaltirlo? La sciagurata ansimava.
“La pagheranno bene, immagino, - fece il bue - per un lavoro simile”
“Sei ingenuo, amico mio. Questa è una signora ricchissima e della migliore società”.
“E allora perché si sta massacrando così?”
“Non si massacra. Sta rispondendo ai biglietti di auguri”.
“Auguri? E a che cosa servono?”
“Niente. Zero. Ma chissà come, gli uomini ne hanno una mania”.
Si affacciarono più in là, a un’altra finestra. Anche qui gente che, trafelata, scriveva biglietti su biglietti, la fronte imperlata di sudore. Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamente da una stanza all’altra portando pacchi, spaghi, nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri pacchi altre scatole, altri fiori, altri mucchi di auguri. E tutto era precipitazione, ansia, fastidio, confusione e una terribile fatica.
Dappertutto lo stesso spettacolo.
Andare e venire, comprare e impaccare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere e tutti guardavano continuamente l’orologio, tutti correvano, tutti ansimavano con il terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava boccheggiando.
“Ma avevi detto - osservò il bue - che era la festa della serenità e della pace”.
“Già - rispose l’asinello - una volta era così. Ma cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società dei consumi… Li ha morsi una misteriosa tarantola. Ascoltali, ascoltali!”
Il bue tese le orecchie. Per le strade, nei negozi , negli uffici, nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come automi delle monotone formule di buon Natale, auguri, auguri, altrettanto auguri a lei grazie. Un brusio che riempiva la città.
“Ma  ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul serio? Vogliono veramente tanto bene al prossimo?” 
L’asinello tacque. 
“E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il bovino - Ho ormai la testa che è un pallone. Sei proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?”
“No, no. È semplicemente Natale”. 
“Ce n’è troppo, allora. Ti ricordi quella notte a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino. Era freddo anche lì, eppure c’era una pace, una soddisfazione. Come era diverso!” “E quelle zampogne lontane che si sentivano appena appena”. “E sul tetto, ti ricordi, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano”.
“Uccelli? Testone che non sei altro. Angeli erano!”. 
“E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora, le stelle hanno la vita lunga”. 
“Ho idea di no - disse l’asino - c’è poca aria di stelle, qui”.
Alzarono il muso a guardare, e infatti non si vedeva niente, sulla città c’era un soffitto di caligine e di smog.
Autore anonimo


mercoledì 28 novembre 2012

ANCORA E...OLTRE





Ancora volti sconvolti nella cupa notte
e deboli sorrisi dove l'aria si fa tersa
nella speranza di un nuovo mattino.

Io e te - noi-
oltre i consueti marosi,
oltre speranze distorte da troppi soprusi,
non più soli, ma uniti
come inscindibili creature
che ancora ricercano la vita.

Noi, perdutamente persi nei nostri sogni,
in quello spazio eterno che ci fa ancora sognare.
Annamaria Gatti
Poesie in smalto
(Monza 28 novembre 2012)


I PASTICCIOTTI E LA TORTA DEL RE


oppure

Storie di Francesca Buraschi, illustrazioni di Cecilia Buraschi
Via Provinciale 58, 44034 Cesta (FE) | Contattaci (e-mail)


Un dono per i bambini, una simpatica storia illustrata, che potrete leggere cliccando sui due link qui sopra! e complimenti vivissimi alle creatrici di questa deliziosa (è proprio il caso di dirlo!) fiaba!

UNA SERA DI DICEMBRE

Racconto di Natale di Bino Sanminiatelli



Una sera di fine dicembre. La nebbia sale dalla valle e si confonde col fumo lento delle case
E' una lentezza pacata che si distende sulle fatiche ultimate degli uomini; è una carezza un premio. 

Cominciano le veglie nelle case, che sono tutte una lunga veglia di Natale. 

La natura è spenta e la terra svapora in un elemento confuso e primitivo.

I suoni sono spogliati e si perdono in un'aria vuota dove sembrano morire. 

S'odono voci di bimbi, versi di tacchini (i lieti animali del Ceppo), campane che si sciolgono una dopo l'altra, come lo snodarsi d'una catena sonora. 
Ma tutti i suoni sono esteriori: ché nulla viene dalla terra, ormai ridotta a un'ombra vagante. La crosta della terra è sterile, l'erba invetrita, l'acqua ghiacciata. 
E il cielo è lontano e distaccato. 
Nulla più geme, dubita, lotta, sospira. E' la stagione delle fredde certezze.
C'è una netta divisione: la casa e fuori. La casa è la vita; tutta la vita presente, tutti i germi della vita futura si sono raccolti in casa. 
Le pine e la legna nel caminetto prendono importanza, sembrano le uniche pine e le uniche legna rimaste al mondo, e servono a mantenere nella casa la vita. 
Chi le avrebbe notate le pine perdute tra i cespugli del bosco prima che le raccattassero i ragazzi e le mettessero in un corbello per portarle a casa col vischio e il pungitopo? E quegli enormi tronchi di legno dove il fuoco scava archi e volte e gallerie a spirale, non erano che ramoscelli secchi
d'una pianta perduta fra molte altre. E quelle provviste di mele e di castagne, di conserve e di farine (considerate un giorno miseri raccolti) ora riempiono la casa d'opulenza e di conforto.
Fuori, tutto è diventato a un tratto lontano, freddo. 
Da questo contrasto fra l'umana intimità della casa e la solenne purezza d'una notte in cui tutto ciò che è piccola e confusa voce terrestre è rimasto fulminato e ammutolito dall'ordine assoluto, è nata e venuta a noi la poesia del Presepio. Dentro, l'alito caldo d'un bue, fuori, freddezza di stelle e mistici canti celesti.




Ho avuto il piacere di conoscere il Conte Bino Sanminiatelli, di sfuggiata, quando ero poco più che bambina, poiché mia zia Maria è stata l'istitutrice delle sue nipotine. Feci visita alla zia, nella casa della figlia del conte Bino, a Milano, ed in quell'occasione vidi le bellissime nipotine, tra cui Elena Alessandra, e lo stesso Bino Sanminiatelli.

Bino Sanminiatelli (Firenze, 1896 - Greve in Chianti, 1984) è stato un produttore di vini "prestato", come diceva lui, "alla letteratura". Le sue opere sono impregnate di un forte lirismo autobiografico e molto legate alla sua terra, la Toscana, dalla quale si è staccato raramente per compiere alcuni viaggi, le cui note sono confluite nei suoi pregevolissimi diari e in alcuni saggi, dove ha dato prova di un raro rigore documentario. Fu anche noto per la sua attività di disegnatore.
Tra le belle tenute e ville nel Chianti, si è sempre particolarmente distinta quella di Vignamaggio, sulla strada comunale da Greve in Chianti su verso Lamole. E' una delle più belle classiche ville rinascimentali costruite in Toscana, in stile semplice ed estremamente raffinato alle stesso tempo, di proporzioni perfette e di grandissimo equilibrio architettonico. C'è un bel parco, di non grandi dimensioni, ma folto ed ombroso, ai quali si aggiungono dei bei prati all'inglese ed un giardino all'italiana.
Vignamaggio fu costruita dalla famiglia Gherardini, alla quale apparteneva la famosa "Monna Lisa" del quadro di Leonardo da Vinci oggi al Louvre di Parigi. Questa signora vi abitò anche per qualche tempo! Dopo i Gherardini la villa fu proprietà di diverse illustri famiglie toscane, fino a che divenne proprietà, e tale rimase fino a qualche tempo fa, della famiglia dei Conti Sanminiatelli, che ne fecero la loro residenza: fu acquistata dalla consorte del celebre scrittore Bino Sanminiatelli, la Principessa Elena di Castelbarco Albani (gli Albani ebbero un Papa nel XVIII secolo, Clemente XI). Bino ed Elena Sanminiatelli fecero della villa di Vignamaggio per molti anni una delle residenze più note, ospitali ed eleganti, ad altissimo livello culturale, sociale e mondano. Vi hanno ricevuto Sovrani e Principi Reali di diverse nazionalità, personaggi illustri nella letteratura e in tutte le arti, nella cultura nazionale ed internazionale; uomini politici di ogni Paese e colore. Questa celebrità e la grande bellezza di Vignamaggio indussero Kenneth Branagh a scegliere questa villa per girarvi tutto il suo celebre film tratto da Shakespeare "Much Ado About Nothing" (Molto Rumore Per Nulla) che ebbe un grande successo internazionale. Negli anni '80 la famiglia si trasferisce a Il Luco. 

IL CIELO E' DI TUTTI



Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
E' mio, quando lo guardo.
E' del vecchio, del bambino,
del re, dell'ortolano,
del poeta, dello spazzino.
Non c'è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.
Il cielo è di tutti (gli occhi),
ed (ogni occhio) se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole davvero...

Guarda lassù il cielo:
immenso e blu è il cielo
volando va il cielo
dove chissà nel cielo.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Il cielo è di tutti
ed ognuno, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole è vero....

Guarda lassù il cielo:
immenso e blu è il cielo
è tutto mio il cielo
forse c'è Dio nel cielo...
Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.

Il cielo
il cielo è di tutti
il cielo è di tutti.
La terra:
la terra è a pezzetti
la terra è a pezzetti.

Guarda lassù il cielo:
immenso e blu è il cielo
è tutto mio il cielo
Forse c'è Dio nel cielo...
Guarda più su nel cielo:
la libertà è il cielo
vola più su nel cielo.
immenso e blu è il cielo
Guarda lassù nel cielo:
immenso e blu è il cielo
volando va il cielo
dove chissa nel cielo!
Gianni Rodari


G

O Holy Night : Kings College, Cambridge




Semplicemente meraviglioso....da ascoltare in attesa del Santo Natale!
Grazie Fra Maurizio!!!

lunedì 26 novembre 2012

ANCORA





e ancora lacrime
per un popolo senza terra
quella terra avita
calpestata amata
da sempre

ancora violentata
da violenti
protetti
da crudele indifferenza
umana

la nostra

Dedicata al Popolo della Palestina

Gavino Puggioni

sabato 24 novembre 2012

Karunesh-Endless skies





Si tratta di musica da meditazione. Karunesh ( Hindi : करुणेश , "Compassione"), nato Bruno Reuter nel 1956) è un tedesco cresciuto nell'ambiente musicale New Age.. La sua musica ha forti i influenze indiane prevalenti in tutto, con ampio uso di strumenti indiani, come il sitar.

Karunesh è nato a Colonia , in Germania nel 1956. [ Anche se era stato istruito alla musica fin da bambino e suonato in band da adolescente, ha scelto di studiare per la sua carriera lavorativa,  progettazione graficaTuttavia, dopo la laurea, Karunesh è stato coinvolto in un grave incidente di moto. L'aver sfiorato la morte lo ha spinto a scegliere la musica, invece di graphic design. Ha ripensato la sua vita e si imbarcò in una sorta di viaggio spirituale, nel 1979 per l'India , dove ha incontrato Osho nel suo ashram di Pune . Venne avviato alla meditazione  e ha assunto un nuovo nome spirituale, Karunesh, che in sanscrito  significa "Compassione". 
Tornato in Germania, Karunesh visse  nel Rajneesh comune di Amburgo, per cinque anni. Qui ha potuto sviluppare la sua creatività musicale in una spiritualità circostante. E 'venuto a contatto con molti musicisti provenienti da tutto il mondo e ha sviluppato la capacità di intrecciare diversi stili e sentimenti da culture diverse da vivere insieme in simbiosi, creando una musica che è al tempo stesso spirituale e ballabile.
Buon ascolto! 

OPPORTUNISTA




Il tuo pallido incarnato
Cela di pece l’anima
Uomo che non hai dato pane
E non l’acqua all’assetato
A chi ha la pelle scura
 E un cuore di madreperla.

Tu, che porti apparenti aiuti
Velenosi più di un aspide
Inutile civiltà aberrante
Putrefatta, simile al cuore tuo
Che emana marcescenza
Nauseabonda ammorbante

Sfruttatore, opportunista
Uomo ripieno di malsano ego
Non hai udito e, privo di vista
Nel tuo infame sussiego
Tieni le avare mani in tasca


Scorre nelle tue  sclerose vene
Oleoso denso liquame
Petrolio e denaro sporco
Aberrante, incapace di bene
Cammini tra i viventi, morto
Nel cuore, tua gelida spelonca
Ah, come mi si contorce
L’anima, per te che ne sei privo.
Ma dea Spes non muore, ed io
Per un tuo ripensamento
Prego il mio immenso Dio.

Danila Oppio
Inedita 




E ADESSO?




Capirsi o non comprendersi
E’ l’umana sorte
Sono parole contorte
Che rompono in mille schegge
Ogni pacato dialogo. E’ legge
Di chi non vuol accettare
L’altrui pensiero e crede
Di essere nel giusto.

Sbagliando, correndo
 faticando, amando
Movimenti dell’esistenza
Con contorno d’altro o senza
Presenza assenza pazienza
Ci si imbosca nel profondo io
E ci si dimentica di Dio

Di te di me del creato del reato
Di non ammettere d’aver sbagliato.
Ho sbagliato? Non mi scuso?
Sbaglio di nuovo, tenendo il muso?
Non so che dire, sono delusa
Di me stessa, di quanto è successo
E adesso?


Danila Oppio
Inedita

PAPA KAROL WOJTYLA: PENSIERI E AFORISMI




L'uomo d'oggi sembra essere sempre minacciato da ciò che produce, cioè dal risultato del lavoro delle sue mani e, ancor più, del lavoro del suo intelletto, delle tendenze della sua volontà. I frutti di questa multiforme attività dell'uomo, troppo presto e in modo spesso imprevedibile, sono non soltanto e non tanto oggetto di "alienazione", nel senso che vengono semplicemente tolti a colui che li ha prodotti; quanto, almeno parzialmente, in una cerchia conseguente e indiretta dei loro effetti, diretti, o possono esser diretti contro di lui. In questo sembra consistere l'atto principale del dramma dell'esistenza umana contemporanea, nella sua più larga ed universale dimensione.
L'uomo, pertanto, vive sempre più nella paura. egli teme che i suoi prodotti, naturalmente non tutti e non nella maggior parte, ma alcuni e proprio quelli che contengono una speciale porzione della sua genialità e della sua iniziativa, possano essere rivolti in modo radicale contro lui stesso.

Lo sviluppo della tecnica e lo sviluppo della civiltà del nostro tempo, che è contrassegnato dal dominio
della tecnica stessa, esigono un proporzionale sviluppo della vita morale e dell'etica.


Che dire? E' un'analisi esatta! La tecnologia, la chimica, la ricerca, se sono applicate nel giusto modo, arricchiscono l'uomo e lo aiutano nelle sue attività, anche nella salute. Ma se questi strumenti vengono diretti verso il male, ovvero si effettuano ricerche per creare armi chimiche, o bombe atomiche, queste potrebbero essere dirette verso la distruzione dell'umanità, quindi contro anche coloro che le hanno rese, attraverso la ricerca, concrete. Molti pensano che la "fine del mondo" avvenga per cause esterne all'uomo, io somo fortemente persuasa che siamo noi stessi ad auto-distruggerci, con alimenti colmi di prodotti chimici, con guerre spesso causa di genocidi, con esperimenti nucleari fatti esplodere in atolli che, all'apparenza, sono lontani dal mondo civile, ma in realtà i fumi velenosi inquinano l'aria dell'intero globo. Fabbriche che emettono sostanze tossiche, centrali nucleari che, se non soggette a manutenzione regolare, possono esplodere e creare nubi radioattive...insomma, ogni medaglia ha il suo rovescio! 

venerdì 23 novembre 2012

IL FIENO "Amos (togli il male come l'Oki)" feat. Luca Urbani || Official...



Condivido volentieri il video di Gabriele Bosetti ed il suo gruppo, riguardante la loro ultima fatica musicale totalmente creata da loro.
Papà Bruno e mamma Rosanna ne sono giustamente orgogliosi!
Complimenti Gabri!!

giovedì 22 novembre 2012

IL PRESIDENTE PIU' POVERO DEL MONDO


Jose Mujica (AP)
Una lamentela che trova tutti concordi riguarda il divario tra il tenore di vita dei politici e quello dei comuni cittadini: troppo alto quello dei primi rispetto agli stipendi medi percepiti dai secondi. Non è così per l'Uruguay, che vanta un presidente così virtuoso e onesto da essere classificato come il più povero del mondo. Nessuna costrizione o contingenza, anzi, si tratta di una libera scelta. Lo stile di vita di José Mujica si differenzia dalla maggior parte degli altri leader mondiali: vive in una fattoria sgangherata a pochi chilometri dalla capitale Montevideo, coltiva personalmente i terreni e devolve il 90% del suo stipendio (pari a 12 mila dollari) ai poveri del paese e ai piccoli imprenditori. Una scelta di vita apparentemente estrema, ma che lui ha sempre condotto anche prima dell'elezione: "Potrei sembrare un vecchio eccentrico...Ma questa è una libera scelta. Ho vissuto in questo modo per la maggior parte della mia vita".

Il suo stipendio - decurtato del 90% - risulta essere quindi in linea con la media di un lavoratore uruguaiano, circa 775 dollari mensili, e tanto gli basta per condurre una vita decorosa insieme alla moglie. Come se il Presidente Mario Monti si auto assegnasse lo stipendio di un operaio, tanto per dire. La dichiarazione dei redditi di Mujica di quest'anno ha raggiunto quota 215 mila dollari solo perché ha acquisito il terreno e le macchine agricole della fattoria che prima appartenevano alla moglie, ma ciò nonostante risulta avere due terzi della ricchezza del vice presidente e un terzo rispetto a quella del suo predecessore Tabare Vasquez. Eletto nel 2009, Mujica trascorso gli anni tra il 1960 e il 1970 arruolato in un gruppo armato di sinistra ispirato alla rivoluzione cubana. È stato ferito sei volte e ha trascorso 14 anni in carcere; ha passato la maggior parte della sua detenzione in condizioni estreme e in isolamento, fino a quando è stato liberato nel 1985 col ritorno alla democrazia in Uruguay. Sono proprio quegli anni di carcere che hanno contribuito a formare la sua attuale concezione di vita, ha affermato il presidente.

"Dicono che sia 'il presidente più povero', ma non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più e di più", ha dichiarato Mujica, "È una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c'è bisogno di lavorare tutta la vita come uno schiavo per mantenerli e quindi si ha più tempo per se stessi"Una saggia visione d'insieme che gli ha fatto guadagnare la stima dei cittadini, senza tuttavia evitargli critiche sul modo di governare il paese: l'opposizione afferma che la recente prosperità economica del paese non ha portato ad un miglioramento dei servizi pubblici, della sanità e dell'istruzione e, per la prima volta dopo l'elezione nel 2009, la popolarità del presidente è scesa al di sotto del 50%. A dimostrazione che l'onestà d'intenti da sola non basta.

Che dire? Se solo uno, dei nostri politici, prendesse esempio da quest'uomo probo, forse sarebbe un esempio per tutti!!! UN APPELLO AI NOSTRI POLITICI: CHI SE LA SENTE DI FARE DA STAFFETTA?


IDEE PER NATALE, PER I PIU' PICCINI






Per realizzare gli angioletti occorre:
- pasta di vari formati:
   Pasta grande tipo:
   Rigatoni o Sedani (per il corpo)
   Farfalle              (per le ali)
   Pipe                    (per le braccia)
   Pastina piccola tipo:
   Anellini               (per i capelli ricci)
- palline di legno oppure di carta compressa
- pistola colla a caldo
- pennarelli 
- cordoncino 
- pezzetti di carta (per fare i libricini che gli angioletti tengono in mano)
- colori acrilici (meglio se oro, argento,  bronzo, madreperla)

In pratica gli angioletti sono abbastanza semplici da realizzare:
il corpo è un "rigatone" (o un "sedano"), la testa una pallina di legno (si trovano nei negozi di hobbistica), oppure una pallina di carta compressa (quelle che si usano a carnevale, forse le hanno anche le cartolerie) le braccia sono delle "pipe", le ali una "farfalla".
Sulla testa incollate della pastina ad anelli per imitare i riccioli.
Quando tutta la colla è indurita, potete passare un filo in uno degli anelli sulla testa per appendere gli angioletti al nostro albero di Natale!
Verniciateli con i colori acrilici: si trovano dai colorifici bellissimi colori oro chiaro, bronzo o anche madreperla. 
Incollate tra le mani degli angioletti dei libricini (pezzetti di carta piegati in due)
Completate disegnando sulla pallina la bocca e gli occhietti.
Altre idee natalizie le potrete trovare nel sito qui sotto, dal quale ho attinto anch'io, perché molto bello che offre idee di facile realizzazione per i piccoli!


Un'altra idea per angioletti di carta, da aggiungere al Presepe o per decorare la casa.
Stampate la sagoma qui sotto e poi formate un cono, il resto viene da sè!  Buon lavoro e buon Avvento!


mercoledì 21 novembre 2012

NELLO SPAZIO DELL'ANIMA

Ringrazio Stefania De Bonis per avermi inviato il bollettino mensile dell'ocds della Provincia Campana, dal quale ho estrapolato questo interessante articolo, sulle Mansioni, di Santa Teresa d'Avila, commentate da Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein.

Edith Stein commenta il libro delle Mansioni di S. Teresa d’Avila
Massimiliano Mirto ocds 

L’opera Essere finito essere Eterno prevedeva, secondo le intenzioni dell’Autrice, due Appendici, una era l’analisi del Castello Interiore di S. Teresa d’Avila mentre l’altra era intitolata La filosofia esistenziale di Martin Heidegger.
L’idea di Edith Stein era questa: non solo vedere nel Castello Interiore una conferma alle proprie teorie ma, mettendo a confronto da una parte il Castello Interiore e dall’altra il Saggio di Heidegger, dimo-
strare che riguardo alla struttura dell’anima ne aveva capito più S. Teresa che Heidegger stesso.
Infatti, l’Appendice su Heidegger è una critica profonda degli esiti di “Essere e tempo”, opera fondamentale del filosofo tedesco, perché tali esiti portano al nichilismo, mentre S. Teresa, pur nella sua limitata cultura, riesce a descrivere meglio e più profondamente quale sia struttura dell’anima.
L’IO PURO, in fenomenologia va inteso come quell’elemento che rende vivo ogni istante dell’unità di vissuto e che si apre al passato e al futuro; esso è la coscienza che si muove in uno spazio che è l’anima. Quindi secondo E. Stein l’anima è uno spazio strutturato dove si muove l’io. Abbiamo detto però che è uno spazio strutturato ed E. Stein accetta la strutturazione che ne fa S. Teresa nel Castello Interiore.
La prima parte di questo scritto è un’interpretazione propria dell’opera di S. Teresa, la seconda parte del castello dell’anima di E. Stein è un confronto della teoria di S. Teresa con la filosofia moderna.
Quest’anima, dove l’io si muove, è raffigurata e paragonata ad un castello che ha molte stanze o mansioni. Il corpo rappresenta le mura, i sensi e le cosiddette potenze spirituali (memoria, intelletto, volontà) alcune volte sono viste come i custodi del castello, come gli abitanti del castello o come i vassalli del castello. Queste mansioni sono pensate come stanze comunicanti e sono tra loro collegate e sono 7. Al di fuori delle mura (del corpo) si estende il mondo esterno. Al centro vi abita Dio. Quindi tra il mondo esterno e Dio ci sono queste 7 stanze e la settima stanza è nel Cantico dei Cantici chiamata “la cella vinaria”. Gli abitanti che stanno fuori le mura o nei pressi del castello non sanno ciò che avviene all’interno. Quindi è come se l’io (abitante) stesse al di fuori della sua anima (diremo: è alienato). Il paradosso secondo E. Stein si esprime in quella strana condizione patologica, ossia quelle anime che perché prese dalle cure delle cose esterne non conoscono la propria casa; quindi: è come se l’io non conoscesse nemmeno la sua vita interiore. Queste anime hanno disimparato a pregare.
Qual è la porta per entrare nel castello? La preghiera e la meditazione, ma nella tradizione carmelitana si intende per preghiera il dialogo con Colui che so che mi ama, ovvero, si intende una relazione inter- personale fra l’anima e Dio per cui io so con chi parlo. E’ una relazione agapica, d’amore con il Creatore.
LA PRIMA DIMORA
1.a stanza = conoscenza di sé. E’ il primo momento di questa preghiera, quindi è la porta. Non si possono alzare gli occhi a Dio se non si è consapevoli della propria bassezza. Quindi la conoscenza di Dio e di sé si susseguono a vicenda. Riconoscendo la propria bassezza ci si avvicina sempre di più a Dio. Per contro, noi non possiamo conoscere noi stessi se non conosciamo la grandezza di Dio. In questa prima stanza, che è molto lontana dalla settima dove Dio risiede, non arriva la luce della 7° stanza o meglio, l’anima non la riconosce perché è come se avesse gli occhi annebbiati.

martedì 20 novembre 2012

DUE LIBRI PER MEDITARE


















L'idea di conservare le omelie m'è nata fin dagli anni del seminario, dopo l'ordinazione diaconale, quando di tanto in    tanto mi veniva chiesto di commentare le Sacre Letture della Messa nella parrocchia dove allora svolgevo servizio pastorale. Da quel momento, senza neanche accorgermene, mi sono ritrovato ad aver memorizzato nel disco fisso del computer oltre 250 omelie e commenti vari, per ogni situazione e necessità... Un materiale che, in molti mi hanno detto, doveva esser messo a disposizione del maggior numero di persone possibile, perché utile alla riflessione e all'approfondimento della Parola del Signore.

Così, dopo "mille ritocchi" grazie a Dio, ecco i primi due volumi.

* Pensieri semplici sulla Parola - omelie per l'anno B, è acquistabile presso tutte le librerie (Edizioni Appunti di Viaggio).
* Pensieri in Parole - omelie per l'anno C, non ha marchio editoriale: si prenota e si acquista direttamente dall'autore a soli 10,00 €.

Per prenotazioni e acquisti scrivetemi o telefonatemi:
 
Maurizio Roma
Via Montetrini 57, - 50065 Pontassieve - Lubaco (FI)
Email: pieve.lubaco@gmail.com
Cell. 329.9384976
 



































Qui sopra, potete ingrandirla una volta scaricata, la proposta di don Maurizio che ha pubblicato sul suo blog che troverete in questo sulla destra dell'home page, tra i miei siti preferiti, sotto la dicitura "Blog di Lubaco" oppure potrete visitare il Sito ufficiale della Pieve, che troverete sempre qui, indicato come Pieve di Lubaco, Così ammirerete anche le fotografie e potrete leggere la storia di questo stupendo luogo di culto.

L'idea di don Maurizio Roma è eccellente! Non posso che condividere e divulgare questa sua iniziativa.
La Pieve di Lubaco, anche se purtroppo l'ho vista solo in fotografia, e aspetto solo il momento per poterci andare, è un luogo davvero straordinario, dove, nel silenzio della Pieve e della natura circostante, lo spirito si consola e disseta. Don Maurizio è persona molto accogliente, disponibile al dialogo e capace di offrire una grande e attenta amicizia, e vera simpatia.
Sostenere questa sua iniziativa mi pare giusto e doveroso, so che ha in programma anche la stampa dell'anno A,  e la ristrutturazione del tetto della Pieve.
Sono persuasa che tante gocce formano il mare, e quindi più ordini voi farete di questo suo Pensieri in Parole, e anche del precedente Pensieri semplici sulla Parola, e più quelle gocce diverranno un "oceano di bene". Natale è alle porte, potrete acquistare copie delle edizioni qui presentate, anche per farne dono ad amici e parenti. Pensateci...invece di una scatola di cioccolatini che finisce con lo sciogliersi in bocca, e lasciare solo la confezione vuota e qualche chilo in più, un libro spirituale arricchisce, non fa ingrassare e rimane per sempre!



domenica 18 novembre 2012

NEVER AGAIN


NEVER AGAIN” leggeva l’enorme striscione che sabato sera, in quel di Dublino, apriva la manifestazione di 12ooo persone (fonte GARDA), indetta per reclamare una legislazione in favore del diritto delle donne ad abortire; una legislazione necessaria da milioni di anni e resa quanto mai urgente dalla recente morte, per mancato aborto, della giovane dentista indiana Savita Halappanavar."
Soffro per la morte della giovane indiana, ma mi fa ancora più paura quell'enorme striscione a Dublino, che reclamava al diritto delle donne di abortire.

Aborto negato in Irlanda, donne a lutto e fiori per Savita. Presidi anche a LondraProteste in tutto il Regno Unito per la giovane donna di origine indiana morta di setticemia dopo che un ospedale di Galway ha rifiutato di praticarle l’aborto terapeutico giustificato da un grave problema fetale. “Questo è un paese cattolico”, hanno risposto i medici alla ragazza-

Direi che il buon senso dovrebbe saper fare un distinguo. Davanti alla possibilità di morte della donna, con un feto in stato di setticemia, bisogna dare la libertà di scelta alla futura madre. Ma sono casi da valutare uno per uno. Concedere una legge che permetta ufficialmente l'aborto, significa dare via libera ad un omicidio di massa.

La scelta di essere madri o non esserlo, appartiene solo alle donne, e su questo non si discute. Ma la vita è la Vita, e va rispettata in tutte le sue forme, anche in quelle di un piccolo fagiolino embrionale, o di un feto. Quindi, a mio avviso, sarebbe meglio evitare le gravidanze, se indesiderate, semplicemente facendo prevenzione, usando contraccettivi che la Chiesa, purtroppo, non accetta. Ma una volta “partito” il seme della vita, ovvero quel germe che diverrà uomo o donna - inutile nascondercelo -(..così come il seme della pigna origina un albero imponente, maestoso, occorre lasciarlo crescere e germogliare, farlo nascere), poiché si tratta di vita! Il contadino, quando semina, desidera che tutti i semini che ha versato nel grembo della terra crescano rigogliosi. e diano frutti, E noi vorremmo impedire che un bimbo – sano – veda la luce? Anche se in fase embrionale? Dopo pochi mesi sarà una tenerissima creatura da tenere tra le braccia. Se mia madre avesse deciso di abortire, mentre mi attendeva – tanto ero solo un grumo di cellule – non sarei oggi qui a scrivere di questo. Ma trovo giusto il controllo delle nascite in quel contesto di sovraffollamento, così come evitare una gravidanza se fosse di pericolo alla madre e alla creatura. Ma evitare non significa abortire..significa non procreare! Prendere misure per non restare incinte. Così anche laddove esiste uno stato di povertà tale, per cui i nascituri sono destinati a morte precoce..meglio non concepire.
Io mi sento profondamente cristiana, ma non bigotta…ho un grandissimo rispetto per la vita, quella degli esseri umani e quella del mondo animale e vegetale…ma credo che usare l’intelletto per fare discernimento sia necessario.
Allora, tornando a bomba, non è un diritto quello di abortire, poiché per salvare la mia vita, io madre, uccido mio figlio. Capisco che l’istinto di sopravvivenza mi suggerirebbe un aborto terapeutico, ma mi ostino a tenere una benda sulla coscienza, rifiutando di pensare che quell’esserino che porto nel grembo è un futuro essere umano, pari a me! E forse con più diritti dei miei. Ribadisco..non ci troveremmo davanti ad una scelta tanto terribile, se evitassimo gravidanze di cui non vogliamo o non possiamo farci carico,
Ma non è un diritto, uccidere un essere indifeso..come non è un diritto sputare bombe sui civili tra cui bambini, donne ed anziani. E’ come voler avere il diritto di applicare la pena di morte su di un neonato.
So di essere dura..ma ancora oggi, con la scienza e la medicina che ha fatto passi da gigante, si pensa che l’aborto sia un intervento simile all’asportazione di un polipo o di un’appendice. Attenzione, stiamo uccidendo una essere umano, anche se ancora in fase embrionale.
Lo so, sto pubblicando questo mio pensiero su un sito prettamente cattolico. Ma chiedo al Magistero della Chiesa: "meglio l'uso del contraccettivo, o meglio l'aborto?. Meglio evitare di uccidere o meglio uccidere?"
Perché pongo queste domande?  Guardiamo in faccia la realtà, una volta tanto, invece di legiferare all'interno di una stanza senza finestre affacciate sul mondo. Le donne sono sempre state costrette, volenti o non volenti, ad abortire. Le cause di tale scelta sono di diversa natura: una violenza subita, la troppo giovane età per affrontare la maternità, già troppe bocche da sfamare, la possibilità, causa malattia, che il bimbo nasca malato o non nasca affatto, la povertà economica  e culturale...aggiungete voi tutte le altre possibilità per cui una donna sceglie di abortire.
Allora, forse, concedendo anzi, consigliando l'uso di anticoncezionali, nessuna donna si dovrebbe trovare di fronte ad una scelta tanto difficile e crudele. Per lei, traumatica, e per il nascituro, definitiva.
Ci saranno comunque aborti clandestini o ufficiali, ma il numero verrebbe ridotto di molto.


sabato 17 novembre 2012

Adamo-Inch'Allah (Italian)




Come diventa ancora attuale questa canzone ormai datata, riguardo quanto succede a Gaza!!

STOP A GAZA



Di Danila Oppio

Gaza sotto le bombe ha bisogno della nostra mobilitazione
Il sindacato degli studenti palestinesi GUPS chiama ad una manifestazione oggi, 17 novembre a quest'ora, a Place de l'Opéra.
Non possiamo restare indifferenti alla sofferenza di questo popolo bombardato nell'indifferenza dei democratici e dell'ONU.
Fate girare questa informazione e uniamoci numerosi per denunciare questi assurdi bombardamenti.
Scrive il giornalista e scrittore americano Noam Chomsky di ritorno da Gaza, dove si trovava dal 25 al 30  ottobre scorso, descrivendo le sue impressioni ed analizzando la situazione:
"E ancora dei bambini, delle donne e degli anziani che saranno vittime di questi crimini che rimangono impuniti. Vergogna a tutte le democrazie che girano i loro sguardi in direzione della Siria nel frangente in cui il popolo palestinese crepa sotto le bombe d'uno stato razzista che pratica l'hapartheid! Come una sola notte in prigione è sufficiente a dare un'idea di cosa vuol dire trovarsi sotto il controllo assoluto della stessa forza esterna.  E basta appena più di un giorno a Gaza per cominciare A comprendere quello che deve assomigliare al tentare di sopravvivere nella più grande prigione all'aperto del mondo, dove un milione e mezzo di persone, nella regione più densamente popolata del mondo, sono costantemente sottomesse al terrore generale, spesso selvaggio e a punizioni arbitrarie che altro non servono se non allo scopo di umiliare e avvilire, così da rendere le speranze palestinesi, in un avvenire decente, aleatorie e che sia ridotto a zero il sostegno mondiale favorevole a un accordo diplomatico atto ad accordare i giusti diritti".

Non aggiungo commenti perché desidero rimanere il più neutrale possibile. 
Penso alla Storia dell'umanità: alle invasioni barbare, a quelle dei conquistatori nelle varie ere in cui l'uomo ha cominciato a farla da padrone. Solo qualche esempio: l'Impero ottomano, l'Impero di Carlo Magno, il dominio della Magna Grecia piuttosto di quello dell'Antica Roma. L'Impero Asburgico e quello Napoleonico, le colonie britanniche, la conquista dell'America...inutile andare avanti...tutta la storia parla di guerre dichiarate da forti potenze contro popolazioni inermi.
Le civiltà precolombiane distrutte, i nativi americani relegati in riserve, ed ora...il popolo palestinese prima cacciato dalla propria terra e isolato in ghetti, molto simili a quelli che gli stessi ebrei subirono durante il nazismo.
Mi chiedo: la Storia non ha insegnato proprio nulla? L'uomo rimane sempre quell'animale che cacciava, come ai tempi delle caverne? Mors tua, vita mea?
Ma quando impareremo a convivere tra noi, anche se appartenenti a religioni diverse, a etnie differenti, senza discriminazioni di razza, colore della pelle, o a culture diverse?
Quando finalmente comprenderemo che questo globo su cui trascorriamo una vita che, paragonata ai millenni della storia umana, ha la sola durata di uno zolfanello, appartiene a tutti noi indistintamente, e che tutti abbiamo gli stessi diritti di sopravvivenza? A che serve farsi guerra, uccidere ed essere uccisi, tanto presto o tardi moriamo tutti comunque? e nel frattempo? Distruggiamo non solo gli esseri umani, ma l'ambiente naturale, le opere architettoniche e artistiche e quant'altro.  Ai nostri figli, ai nostri nipoti lasceremo le macerie di una civiltà in-civile, erediteranno lo spirito di distruzione, il veleno dell'odio, l'arroganza e la presunzione, l'egoismo e la crudeltà..tutto quello che avremo seminato, loro raccoglieranno, e non saranno frutti gustosi, ma aspri e indigesti.
Vogliamo questo per loro, e per noi? 
Non parteggio per nessuno, che a ragione o torto i due contendenti lottino tra loro a me non importa...importa la pace nel mondo. Importa che qualcuno finalmente venga illuminato dall'unica verità: il Pianeta è di tutti gli uomini e tutti hanno il sacrosanto diritto di viverci in pace, libertà e sicurezza. Basta con le guerre, basta con le armi. Impiegate le forze economiche spese per le guerre, in altro modo, per esempio aiutando le popolazioni stremate dalla fame e dalle malattie. Date loro la possibilità di una vita vivibile: lavoro sul posto, aprite attività lavorative dove non ci sono, offrite cure mediche e quant'altro, non come carità pelosa ma come un diritto assoluto che l'occidente  ha già fatto suo. 




AIUTIAMO I BAMBINI DEL DARFUR






Italians for Darfur ONLUS, la cui delegazione, guidata dalla Presidente Antonella Napoli, ha fatto da poco rientro dall'ultima missione in Sudan, ha deciso di sostenere un nuovo -urgente- progetto umanitario per salvare la vita di sei piccoli pazienti dell'ospedale di Nyala.
I bambini sono in gravissime condizioni di salute, e i medici dell'ospedale di Nyala non hanno le strutture e gli strumenti necessari al loro trattamento. Serve subito una struttura adeguata, e da quando il centro pediatrico di Emergency è stato chiuso, non c'è altro luogo che possa fornire assistenza sanitaria ai pazienti con patologie gravi.
Vi segnaliamo i sei casi più gravi. Grazie ai nostri contatti con UN saremo in grado di garantire un volo umanitario a questi bambini e ai familiari che li accompagneranno a Khartoum. Le spese mediche le copriremo noi. Speriamo con il vostro aiuto.
GRAZIE!!!
Per sostenere Italians for Darfur: attraverso donazioni deducibili dal reddito su conto corrente BANCA ETICA, IBAN IT78W0501803200000000128424, intestato a Italians for Darfur Onlus, Via Mauriac 30, 00143 Roma (RM), o in tanti altri modi, visita il sito www.italiansfordarfur.it
Su facebook visualizza le foto e le iniziative programmate: http://www.facebook.com/italiansfordarfur
ITALIANS FOR DARFUR ONLUS

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi