AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

giovedì 28 ottobre 2010

LA GIOIA NEL DONARE

Ci sono atteggiamenti che sono spontanei, dipendenti solo dall’indole dell’individuo. Se sono comportamenti positivi, non riguardano i meriti individuali, reputo che siano doni del Signore. Ricordo quando ero molto piccola, avevo 3 o 4 anni al massimo. Mamma invitava cuginette o amiche perché giocassero con me. Ma che giochi avevo? Sono nata negli anni del dopo-guerra, quando la povertà era di casa in molte famiglie. I miei giochi quindi, erano poveri, oltre che pochissimi. Avevo una vecchia bambola, ridotta in condizioni pessime, ma a me molto cara: con lei giocavo alla sarta, e le imbastivo in modo approssimativo, con avanzi di stoffa, degli abitini. Possedevo delle pentoline ammaccate, dei piattini e altri oggetti da cucina, per preparare le pappe. Con quelle cose, giocavo con le amiche. Ma poi c’erano anche i giochi all’aperto, fatti con una corda per saltare, con una paletta per scavare nel terreno e cercare “tesori”: sassolini interessanti, insetti da osservare. Poi c’erano gli alberi dove arrampicarsi e sui cui rami lasciavo brandelli di abiti, perché mi impigliavo e per liberarmi, ottenevo strappi. Ero una monella, sempre in cerca di avventure e pericoli. Ma torniamo ai giochi casalinghi. Se mi si chiedeva: “mi regali questo?”, acconsentivo con gioia! Se i miei poveri giochi potevano rendere felice qualcuno, ne ero contenta anch’io. Così è stato, ed è tuttora, anche con altri oggetti di mia proprietà, così come con il denaro. Difficilmente metto da parte qualcosa per acquisti personali, preferisco farne dono a chi ne ha necessità, o anche solo per acquistare un regalo destinato ad altri. Che brava! direte….Non sono brava io, sono gesti che  mi vengono spontanei per un innato senso della comunione, del condividere, del rendere contento il mio prossimo. Ed è un dono che mi viene dal Signore e lo ringrazio. Mai avrei voluto essere egoista, avara, attaccata alle cose materiali!A volte cerco qualcosa nei cassetti, convinta di averla da qualche parte, perché ho anche una labile memoria. Poi rammento di averne fatto dono a qualcuno, e allora sorrido! Meglio aver regalato un oggetto, che averlo perso o distrutto! Ah si, perché le cose nelle mie mani hanno vita breve!! Mi basta avere qualcosa per poco, tenerla tra le mani e ammirarla, soprattutto se si tratta di un bell’oggetto, ma poi lo stesso perde di interesse per me, e spesso mi domando per quale ragione lo abbia desiderato.
Con lo stesso spirito mi comporto con gli affetti verso le persone: non sono gelosa se qualcuno è più amato di me, non invidio chi possiede più di quanto abbia io. Ciò che ho mi basta e avanza! Quand’ero ragazzina, appena uscita dall’adolescenza, c’era un ragazzo che mi piaceva tanto. Con lui andavo alle festicciole di compleanno, al cinema, o mi veniva a prendere all’uscita di scuola, per accompagnarmi a casa. Un rapporto del tutto innocente, ma che a me faceva battere forte il cuore. Un giorno la mia amica più cara (e anche più bella, devo ammetterlo!) mi disse di essersi innamorata proprio di lui, e mi chiese se mi fosse dispiaciuto se si frequentavano. Le risposi: se lui si interessa a te, vuol dire che io non sono la persona giusta per lui, altrimenti né la tua simpatia, né la tua bellezza lo avrebbero attratto e allontanato da me. E sarebbe sciocco che tu rinunciassi alla tua futura felicità per non ferirmi. Vi auguro di essere felici. Beh, devo ammettere che un po’ ne soffrii, ma solo un pizzico. Io sposai mio marito molto prima che si sposassero loro, e quando, dopo i miei primi due figli, anche l’amica mi disse di attendere l’erede, su sua richiesta le diedi tutto il corredino dei miei piccoli, dalla carrozzina alla culla, compresi gli abitini da neonato. E fui così felice che un’altra bambina potesse goderne, che nessuna ombra mi avvolse!!! Ripeto, non ho fatto nessuna pressione sulla mia volontà, nessun sforzo per conquistare uno spirito generoso, solidale, privo di gelosie e di invidie: sono nata così e quindi il merito non mi appartiene!!
Però posso testimoniare che vivere in questo modo toglie le spine dal cuore e dall’anima, e se altri non avessero avuto questo dono alla nascita, li consiglierei caldamente di sforzarsi per ottenere il distacco dalle cose e dalle creature. Preciso che il distacco dalle creature non significa proibirsi di amarle, anzi, l’esatto contrario! Il distacco inteso come lo intendo io, è evitare di aggrapparsi agli altri come fossero nostra proprietà, perché questo sentimento fa nascere in cuore altri sentimenti negativi: gelosia, rancore, odio, invidia e quant’altro, che più che creare danni al prossimo, ne creano tanti nella nostra esistenza. Si vive male, con questi sentimenti che rodono dentro, lo vedo in tante famiglie, lo leggo e ascolto in tanti fatti di cronaca, dove quello che viene definito “amore” diventa rabbia, odio, e porta a procurare la morte dell’amato e suicidio. Ci si accosta agli altri, lasciandoli liberi, non considerandoli proprietà personale, siano essi coniugi, figli o amici. Se non si mette loro il cappio al collo, con la nostra possessività, loro ci ameranno maggiormente.
Così è per le cose materiali:  perdiamo o ci viene rubato un oggetto a noi molto caro, ci dispiace, ma non ne facciamo un dramma, se lo consideriamo solo una “cosa”! Ma se a quell’oggetto abbiamo legato la nostra anima, allora ci tormentiamo e magari imprechiamo. Ma che sarà mai? Sono cose che comunque lasciamo qui dopo la nostra morte, perché dunque farci una malattia? E perché volere a tutti i costi qualcosa che magari elude dalle nostre possibilità finanziarie? Un bel vestito può costare anche molto poco, e se si rovina, non ci piange il cuore se dobbiamo eliminarlo dal nostro guardaroba. E ci tiene caldo lo stesso, anche se non porta una firma prestigiosa!! Una collana di bigiotteria a volte è più carina di una collana d’oro e di brillanti, ingentilisce il nostro collo, senza timore di venir aggredite per uno scippo, o che si slacci e si perda. Non crea invidia, per il suo poco valore, non crea gelosia, e non spinge il ladro a rubare!!! Vedete bene quanto di positivo c’è in tutto questo!! Allora, se non fossi nata così fortunata da non dover combattere per modificare alcune tendenze negative, farei di tutto per raggiungere la pace del cuore, una volta sgrossato da sentimenti negativi, per vivere meglio io, e per far vivere meglio coloro che mi stanno intorno!!!!
Ero povera, ora non sono ricca certamente, ma non mi manca il necessario, grazie a Dio! Potrei permettermi qualche sfizio, eppure la gioia che mi dava quella vecchia bambola, quegli straccetti con cui la vestivo, quei piattini sbeccati e quelle pentoline ammaccate, non me la può dare nessun’altra cosa, per quanto appetibile!! I nostri figli e nipoti, da tempo, stanno perdendo la fantasia, oltre che il senso del valore delle cose! Regaliamo loro meno giochi, ma che siano interattivi, in modo che possano creare i loro momenti ludici, e non annoiarsi, come spesso succede! Le bambole parlanti sono divertenti, per quel breve momento in cui si ricevono, ma poi ripetono ad libitum la stessa frase!! Con la mia pupattola invece, dialogavo moltissimo: lei non parlava, ed ero io a parlarle, e a farla parlare, cambiando voce e facendole dire ciò che meglio conveniva al gioco che stavo “costruendo” con lei! Così come i miei figli che, giocando con gli animaletti dello zoo o della savana, sapevano creare angoli della stanza con cui organizzare le loro avventure. Oggi che fanno i nostri bimbi? Se trovano la pappa pronta, quale avvenire avranno, quale capacità creativa nel costruire il loro futuro? E quale grado di altruismo si pongono di fronte al prossimo? Non sarebbe consigliabile tentare di  modificare fin da piccoli alcune tendenze improntate all’egoismo, in modo da creare una società futura consapevole dei beni ricevuti: con il senso dell’economia, con buona manualità, oltre che cultura, atta a renderli indipendenti da un lato, e capaci di socializzare dall’altro? Non sarebbe giusto far comprendere, sin da piccoli, che quanto ci è dato in natura o in beni materiali, vada economizzato, non sprecato, e conservato per l’intera umanità, perché tutto è di tutti? Vi lascio con queste domande, sicura che avrete già  risposte appropriate!

martedì 26 ottobre 2010

SANTA TERESA D'AVILA - Cammino di Perfezione Capitolo Terzo

CAPITOLO 3
Continua l'argomento del primo capitolo, ed esorta le sorelle a pregare Iddio per i difensori della Chiesa - Termina con un’esclamazione

1 - Ritorno al fine principale per cui il Signore ci ha raccolte in questa casa, dove è mio vivo desiderio che facciamo qualche cosa per contentare Sua Maestà. Vedo che il male è molto grande, e scorgendo insieme che le forze umane sono incapaci contro quest’incendio d’eresia che si va estendendo di giorno in giorno, mi è parso bene ricorrere agli stessi espedienti che si usano in tempo di guerra.
Quando il nemico è entrato in una regione, il principe di quella, vedendosi pressato da ogni parte, si ritira in una città che ha cura di ben fortificare, e di là si slancia di quando in quando sul nemico. E siccome non conduce all'assalto che soldati valorosi, fa più con essi che non con un gran numero di codardi, e ottiene spesso rivincita.
Se poi non vince, nemmeno soccombe, e se non vi sono traditori, non capitolerà che per la fame. Per noi invece, non varrà neppur questa: moriremo, ma non ci arrenderemo mai.

2 - Ma perché ho detto questo? Solo per farvi intendere, sorelle, che dobbiamo pregare senza fine perché dei buoni cristiani che stan chiusi nella fortezza, nessuno passi al nemico, e perché il Signore santifichi i capitani della fortezza e della città, che sono i predicatori e i teologi; e siccome la maggior parte di essi appartiene agli Ordini religiosi, pregare affinché raggiungano la perfezione del loro stato.
E’ questo che più importa, perché il braccio che ci deve salvare non è il secolare ma l'ecclesiastico. E giacché noi non siamo così forti da difendere il nostro Re con quei mezzi, procuriamo d'essere almeno forti nelle nostre preghiere, per aiutare questi servi di Dio, che con tanti sforzi e sudori si sono agguerriti di scienza e buona vita, e ora si affaticano per difendere il Signore.

3 - Potete forse domandarmi perché insisto tanto su questo punto e perché dobbiamo aiutare coloro che sono migliori di noi. Ve lo voglio dire: perché credo che non conosciate bene quanto siete obbligate a Dio per avervi chiamate in questa casa, dove potete vivere in grande quiete, lontane dagli affari, dalle occasioni pericolose e da ogni contatto col mondo.
Questa è una grazia assai grande. Coloro di cui parlo ne sono privi. E non è meno bene che lo siano oggi che in altri tempi, perché essi devono sostenere i deboli e dar coraggio ai pusilli. Che farebbero i soldati senza capitani? Questi devono vivere con gli uomini, conversare con loro, entrare nei palazzi e adattarsi alle volte, esternamente, alle esigenze del mondo.
Credete voi, figliuole, che ci voglia poca virtù per trattare così col mondo, immischiarsi, come ho detto, nelle conversazioni del mondo e ciò nonostante mantenersi interiormente estranei, nemici del mondo, dimorarvi come se si fosse in un deserto: insomma, essere angeli e non uomini? Se i capitani non facessero così, non ne meriterebbero il nome.
In tal caso il Signore non permetta nemmeno che escano di cella, perché farebbero più male che bene. Per coloro che insegnano non è questo il tempo da farsi vedere imperfetti.

4 - Se non sono fermamente ed intimamente convinti che bisogna calpestare tutte le cose del mondo, staccarsi dal mutabile per non attaccarsi che all'eterno. finiranno col tradirsi, malgrado ogni loro attenzione in contrario. Non è forse con il mondo che essi intendono combattere? Stiano quindi sicuri che non verranno perdonati, e che nessuna delle loro imperfezioni passerà inosservata. Molte delle loro buone opere non saranno apprezzate, e forse neppure stimate per tali; ma quanto alle cattive ed imperfette, non ne sfuggirà neppur una: stiano sicurissimi. Mi domando ora con sorpresa chi mai possa aver dato al mondo l'idea della perfezione. Se egli ne usa, non è certo per volersi perfezionare. A ciò non si tiene obbligato. Anzi, crede già di far troppo quando osserva convenevolmente i comandamenti. L'usa soltanto per condannare gli altri, e giudica alle volte come fatto per soddisfazione personale quello che invece è virtù.
Non pensate quindi che ad affrontare questa lotta si abbia bisogno di poco aiuto divino: anzi, ne occorre moltissimo.

5 -  Per questo vi prego che vi rendiate tali da meritare da Dio queste due cose. la prima, che nel gran numero di santi e dotti personaggi che oggi difendono la Chiesa, vi siano molti che, come ho detto, abbiano le necessarie prerogative, e che Dio le conceda a coloro che non le hanno del tutto, perché un uomo perfetto fa assai più di un gran numero d'imperfetti. E la seconda, che, una volta gettatisi in questa lotta, non certo piccola, come ho detto, il Signore li sorregga con la sua mano, affinché si guardino da tutti i pericoli del mondo e attraversino questo mare burrascoso con le orecchie chiuse al canto delle sirene.
Se presso Dio possiamo in ciò qualche cosa, ecco che anche noi combattiamo per la sua gloria, benché chiuse in solitudine. E io darò per assai bene impiegati i travagli sofferti nell'erigere questa casuccia, dove volli che si osservasse con ogni possibile perfezione la regola primitiva di nostra Signora e Imperatrice.

6 - Non crediate che sia inutile pregare sempre a questo scopo. So che vi sono persone a cui sembra troppo duro non pregare assai per se stesse. Ma vi può essere orazione migliore? Se temete che non serva per scontare le pene del purgatorio, sappiate invece che vi serve moltissimo. Se poi vi rimane qualche cosa, rimanga pure! Che m'importa di stare in purgatorio fino al giorno del giudizio, se con le mie preghiere salvo anche solo un'anima? Che dire poi trattandosi di molte e dell'onore di Dio?
Non fate mai caso di pene che finiscono, quando interviene il servizio di Colui che tante ne ha sofferti per noi. Cercate sempre il più perfetto. Vi scongiuro per amor di Dio di pregare Sua Maestà affinché ci esaudisca. Da parte mia, non ho mai cessato di farlo, nonostante la mia grande miseria: si tratta della sua gloria e del bene della sua Chiesa, ed è qui che convergono tutti i miei desideri.

7 - Mi sembro un po' presuntuosa nel pensare di poter contribuire a questo scopo. Però, Signore, io confido in queste vostre serve fedeli che sono qui riunite. So che vogliono e non pretendono che di contentarvi. Per Voi hanno lasciato il poco che avevano, e avrebbero voluto aver di più per sacrificarlo a vostra gloria. No, o Creator mio, Voi non siete ingrato, e sono sicura che esaudirete le loro domande.
Quando eravate su questa terra, lungi d'aver le donne in dispregio, avete anzi cercato di favorirle con grande benevolenza. Non esauditeci se domandiamo onori, rendite, ricchezze o altre cose di mondo; ma quando Vi chiediamo di difendere l'onore di vostro Figlio, perché, o Eterno Padre, non ascolterete coloro che per Voi sacrificherebbero volentieri mille onori e mille vite? Non per noi, o Signore, che non lo meritiamo, ma per il sangue e per i meriti del vostro stesso Figliolo!

8 - Considerate, o Eterno Padre, che tanti flagelli, strapazzi e penosissime sofferenze non sono cose da dimenticarsi. Ed è dunque possibile, Creator mio, che un cuore tanto affettuoso come il vostro, sopporti che si faccia così poco conto, come ai nostri giorni, di ciò che vostro Figlio ha effettuato con tanto amore, unicamente per contentarvi e per obbedire ai vostri comandi, quando gli ingiungeste di amarci fino a lasciarsi nel Santissimo Sacramento, che ora gli eretici oltraggiano, distruggendo i suoi tabernacoli e demolendo le sue chiese? Forse che vostro Figlio deve fare qualche altra cosa per contentarvi? Non ha Egli già fatto tutto? Non è forse bastato che durante la sua vita gli mancasse perfino ove posare la testa, continuamente sommerso nelle tribolazioni? Bisogna proprio che oggi venga privato anche delle sue chiese, ove convoca i suoi amici, di cui conosce la debolezza, e sa che in mezzo alle loro prove hanno bisogno di essere fortificati con quel cibo che loro dispensa? Non ha forse già soddisfatto abbastanza per il peccato di Adamo? Possibile che ogni qualvolta noi torniamo ad offendervi, la debba sempre pagare questo innocentissimo Agnello? Non lo permettete più, o mio sovrano Signore! Si plachi ormai la vostra divina Maestà! Nonché considerare i nostri peccati, ricordatevi che a redimerci fu il vostro Figlio sacratissimo. Ricordate i suoi meriti, i meriti della sua gloriosissima Madre, quelli di tanti santi e di tanti martiri che sono morti per Voi!

9 - Oh, vergogna!... Come mai, Signore, ho io l'ardire di farvi questa preghiera in nome delle mie sorelle? Che cattiva mediatrice avete in me, o figliuole! Come posso presentare le vostre domande e ottenere che siano esaudite, se innanzi alla mia temerità il sovrano Giudice ha tutte le ragioni per sdegnarsi di più? Però, o Signore, non dovete dimenticarvi che siete Dio di misericordia: abbiate, dunque, pietà di questa indegna peccatrice, di questo miserabile verme che si lascia andare a tanta audacia! Guardate ai miei desideri, alle lacrime che accompagnano la mia preghiera, e dimenticandovi dei miei peccati, vi supplico per quello che siete, o mio Dio, ad aver pietà delle molte anime che si perdono e a proteggere la vostra Chiesa. Non permettete più, o Signore, che fra i cristiani allignino tanti mali, e dissipate le tenebre che ci avvolgono!

10 - Vi prego per amor di Dio, sorelle, a raccomandare al Signore questa povera peccatrice affinché ottenga umiltà, e ve lo chiedo come colei a cui siete obbligate. Non vi raccomando di pregare in particolar modo per i re, per i prelati della Chiesa e specialmente per il nostro Vescovo, perché vi vedo in questo così diligenti da ritenere la raccomandazione per superflua. La mia parola è per coloro che verranno dopo, persuase che da santi prelati dipende la loro stessa santità, non dimentichino mai di raccomandarli al Signore, perché si tratta di cosa assai importante. Il giorno in cui le vostre orazioni, le discipline, i desideri e i digiuni vostri non fossero per ciò che ho detto, non raggiungereste - sappiatelo - il fine per cui il Signore vi ha qui raccolte.




sabato 23 ottobre 2010

IMPARIAMO A PREGARE, COMUNICANDO CON COLEI CHE CI AMA

E impariamolo da Maria, che fin da quando Gesù era neonato tra le sue braccia materne, dialogava con Lui, con la stessa tenerezza di Madre con la quale ora Lei dialoga con noi.
La Vergine Maria desidera che noi, attraverso Lei, arriviamo al Figlio Suo, e promette che farà tutto quanto le è concesso, perché Lui ci aiuti nel nostro cammino. Ricorriamo sempre a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, certi che ci proteggerà sotto il suo manto!
Ti saluto, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te!!!!

SANTA TERESA D'AVILA - Cammino di Perfezione - Capitolo Secondo

CAPITOLO 2
Si tratta del disprezzo delle comodità corporali e del bene che si ha nella povertà religiosa
 
1 - Non pensate, sorelle mie, che per non curarvi di piacere al mondo, dobbiate mancare del necessario: ve l'assicuro io. Guai a voi, invece, se cercaste di procurarvelo con artifizi umani! Morreste di fame, e giustamente. Tenete gli occhi sul vostro Sposo: è Lui che vi deve mantenere; e sé Egli contento di voi, vi daranno da mangiare, loro malgrado, fin coloro che vi sono meno affezionati, come l'esperienza vi ha già fatto vedere. Che se per questo dovreste morire di fame, benedette le monache di San Giuseppe! Non dimentichiamolo mai, per amor di Dio! Avendo rinunziato ad aver rendite, rinunziate pure a qualsiasi preoccupazione per il necessario alla vita, altrimenti andrebbe tutto perduto. Coloro che per volontà di Dio devono avere tali cure, le abbiano pure: è cosa giusta, e così vuole la loro vocazione; ma per noi, sorelle, sarebbe una pazzia.

2 - Pensare a ciò che gli altri godono, secondo me, è un preoccuparsi senza ragione dei beni altrui: e state intanto sicure che non per questo gli altri muteranno di parere, inducendosi a farvi elemosina. Lasciate questa cura a Colui che solo sa mutare i cuori, ed è padrone delle ricchezze e di chi le possiede. Siamo venute qui per ubbidire alla sua chiamata; le sue parole sono veraci: mancheranno i cieli e la terra, ma esse non mancheranno mai. Non manchiamogli noi, e il necessario non ci farà mai difetto. Se qualche volta ci mancherà, sarà per il nostro maggior bene, a quella guisa che per un maggior aumento di gloria mediante il martirio mancava ai santi la vita, quando venivano uccisi per la fede di Cristo. E non sarebbe forse un bel cambio finirla una buona volta con le miserie di questo mondo, per andare a godere, in pienezza, le gioie eterne dei cieli?

3 - Quest'avviso, sorelle, è molto importante, e lo metto qui affinché lo ricordiate anche dopo la mia morte. Finché io sarò in vita, non cesserò di ricordarvelo, conoscendo per esperienza il gran bene che ne deriva. Meno possediamo e meno abbiamo da preoccuparci. Quanto a me - e il Signore lo sa - mi pare di aver maggior pena quando le elemosine abbondano che non quando ci mancano. E non so se ciò dipenda dall'aver veduto altre volte che il Signore ci viene subito in aiuto. Agire altrimenti, farci vedere povere ed esserlo soltanto nell'esterno, non nello spirito, sarebbe un ingannare il mondo. Ne avrei scrupolo di coscienza, come suol dirsi, sembrando allora delle ricche che chiedono elemosina. Ma piaccia a Dio che ciò non avvenga! Dove allignano queste cure esagerate per avere elemosine, è facile che, un giorno o l'altro, se ne contragga l'abitudine, sino ad andare a chiedere quello di cui non si ha bisogno a chi forse ha più bisogno di noi. I benefattori, nonché perdere, ne guadagneranno, ma non noi di sicuro. Iddio ce ne liberi, figliuole mie! Se ciò dovesse accadere, bramerei piuttosto che aveste rendite.

4 - Di questo, dunque non preoccupatevi affatto. Ve lo chiedo in elemosina, per amor di Dio. Quando la più giovane tra voi scoprisse in monastero una simile tendenza, alzi le sue grida al Signore, e prevenendone umilmente la Superiora, le dica che sbaglia strada, e che di questo passo si va, a poco a poco, alla completa rovina della vera povertà. Confido nel Signore che questo non avverrà mai, e che mai Iddio abbandonerà le sue serve. Il presente scritto che mi avete chiesto servirà, se non altro, a ricordarvelo sempre.

5 - Credetemi, figliuole mie! Dei tesori racchiusi nella santa povertà, per vostro bene il Signore mi ha fatto intendere qualche cosa, e se ne convinceranno tra voi anche quelle che ne faranno esperienza. Ma non credo mai come me, perché fino allora non solamente non ero povera di spirito come per la mia professione dovevo essere, ma ne ero piuttosto sciocca. La povertà è un bene che racchiude in sé ogni bene, conferisce un dominio universale e ci rende padroni di tutti i beni  della terra, perché ce li fa disprezzare. Che m'importa, infatti, dei re e dei signori, se non so che farmi delle loro ricchezze, se per contentarli mi può avvenire di offendere, anche in poco, il mio Dio? Che m'interessano i loro onori, se sono convinta che il più grande onore per un povero sia di esser tale veramente? Gli onori, secondo me, van sempre d'accordo con le ricchezze: chi desidera gli onori non aborrisce le ricchezze, mentre chi aborrisce le ricchezze poco si cura degli onori. Avvertasi bene questa cosa, perché la bramosia degli onori porta sempre con sé qualche attacco a rendite e a denari. Sarebbe, infatti, assai strano trovare un povero onorato dal mondo! Anche se fosse degno di ogni onore, sarebbe sempre tenuto in poco conto. Ma la vera povertà, quella che si abbraccia per amore di Dio, porta con sé un'onorabilità così grande che s'impone a tutti, perché non si cura d'altro che di piacere a Dio. E’ cosa certa, intanto da me stessa costatata, che quando non si ha bisogno di nessuno, si hanno in cambio molti amici.

7 - Su questa virtù si è scritto molto, e siccome io non so comprenderne l'eccellenza e tanto meno dichiararla, così, per non offenderla col volerla esaltare, non dirò più nulla. Ho detto soltanto quello che ho veduto per esperienza, e confesso di averlo fatto senza accorgermi, tanto d'avvedermene solo ora. Ma ciò che ho detto sia detto. La santa povertà è la nostra insegna, stimata ed osservata dai nostri santi padri fin dai primordi dell'Ordine. Mi fu assicurato da chi conosce bene la storia, che essi non conservavano nulla un giorno per l'altro. E giacché ora non si pratica più con tanta perfezione nell'esterno, procuriamo almeno, per amore di Dio, di osservarla perfettamente nel nostro interno. Non dobbiamo vivere che due ore, e poi un premio senza fine! Ma è sempre un gran premio, anche solo per osservare il consiglio del Signore, seguire almeno in qualche cosa Sua Divina Maestà.

8 - La povertà dev'essere il motto della nostra bandiera, e dobbiamo osservarla dovunque nella casa, nelle vesti, nelle parole e molto più nel pensiero. Finché vi atterrete a questa regola, siate sicure che, con l'aiuto di Dio, la perfezione di questa casa non verrà mai meno. Diceva Santa Chiara che forti mura sono quelle della povertà; e di povertà e umiltà voleva recinti i suoi monasteri. Se la povertà è bene osservata, l'onore del monastero, non meno di tutto il resto, rimane meglio custodito che non negli edifici sontuosi. Quanto alla sontuosità degli edifici, vi scongiuro di guardarvene per l'amore di Dio e per il sangue di suo Figlio. Se lo potessi dire in buona coscienza, tali edifici crollino il giorno stesso in cui li doveste costruire.

9 - Mi pare molto sconveniente fabbricare grandi case con il denaro dei poveri! Il Signore non lo permetta mai! Il vostro monastero sia piccolo e modesto. Imitiamo almeno in qualche cosa il nostro Re, che ebbe per casa la capanna di Bethlem dove nacque, e la croce su cui morì. Non eran certo abitazioni da doversi stare in delizia! Quelli che innalzano vaste case avranno i loro buoni motivi, e le loro intenzioni saranno sante; ma per tredici poverelle il più piccolo cantuccio è sufficiente. Se per ragione della stretta clausura potrete avere un giardino e in esso costruirete dei romitori ove ritirarvi in orazione, ciò sia alla buon'ora, perché questo serve al raccoglimento e alla devozione; ma Dio vi liberi da edifici e dimore spaziose e da curiose ornamentazioni! Ricordatevi sempre che al giorno del giudizio dovrà tutto cadere: e chi sa se quel giorno non sia vicino!

10 - Sarebbe strano che in quel giorno la casa di tredici poverelle facesse tanto rumore nel cadere! I veri poveri non fanno rumore! Gente senza rumore devono essere i poveri, se vogliono eccitare compassione. Quale invece la vostra gioia se vedeste allora qualcuno andar libero dall'inferno per l'elemosina a voi fatta! Tutto è possibile, tanto più che voi siete molto obbligate a pregare senza fine per coloro che vi danno da vivere. Benché ci venga tutto da Dio, Egli esige che ci mostriamo riconoscenti anche a coloro per cui mezzo Egli ci sovviene. E badate che in questo non vi sia negligenza! Mi sono talmente allontanata dal mio soggetto, che non mi ricordo nemmeno di quanto ho cominciato a dire. Credo che così abbia voluto il Signore, perché io non pensavo certo di scrivere quello che ho scritto. Sua Maestà ci sorregga con la sua mano, affinché fra noi non venga mai meno quella perfezione di povertà che ora professiamo! Amen.



Santa Teresa di Gesù – Cammino di Perfezione


venerdì 22 ottobre 2010

SANTA TERESA D'AVILA - Cammino di Perfezione - Capitolo Primo

Motivo che mi mosse a fondare questo monastero con tanto rigore di vita
 
1 - I motivi che m'indussero a fondare questa casa furono già da me esposti nel libro di cui ho parlato, dove ho pure raccontato alcuni favori straordinari con i quali il Signore mi fece conoscere che vi sarebbe stato molto servito.
Da principio non era mia intenzione stabilirvi tanto rigore, e nemmeno di fondarla senza rendite. Anzi, avrei voluto che non vi mancasse nulla.
Ero tanto debole e imperfetta!... Tuttavia non intendevo di blandire la natura: le mie intenzioni erano buone.

2 - Ma verso quel tempo ebbi notizia dei danni e delle stragi che i luterani facevano in Francia e dell'incremento che andava prendendo quella setta malaugurata.
Ne provai una gran pena, e quasi fossi o potessi qualche cosa, mi lamentai con il Signore, supplicandolo di por rimedio a tanto male.
Mi pareva che pur di salvare un'anima sola delle molte che là si perdevano, avrei sacrificata mille volte la vita.
Ma vedendomi donna e tanto misera, impossibilitata a ciò che per la gloria di Dio avrei voluto, desideravo grandemente - e lo desidero tuttora - che avendo il Signore tanti nemici e così pochi amici, questi almeno gli fossero devoti.
E così venni nella determinazione di fare il poco che dipendeva da me: osservare i consigli evangelici con ogni possibile perfezione, e procurare che facessero altrettanto le poche religiose di questa casa.
Confidando nella bontà di Dio che non lascia di aiutare chi rinuncia a tutto per amor suo, pensai che essendo tali le mie compagne quali me le ero raffigurate nei miei desideri, le loro virtù avrebbero nascosto i miei difetti, e così avrei potuto contentare Iddío almeno in qualche cosa.
Pregando poi per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i dotti che la sostengono, avremmo fatto del nostro meglio per aiutare questo mio dolce Signore così indegnamente perseguitato da coloro che Egli ha tanto beneficato.
Sembra che questi traditori lo vogliano crocifiggere un'altra volta, non lasciandogli luogo ove posare la testa.

3 - Non posso fissarmi in questo spettacolo, o mio Redentore, senza sentirmi spezzare il cuore!
Che è mai questo dei cristiani di oggi? Possibile che a perseguitarvi siano sempre coloro che vi sono più obbligati, perché scelti da Voi come vostri amici, a cui compartite le vostre grazie più belle, in mezzo a cui vivete, e a cui vi comunicate con i sacramenti?
Non sono ancora contenti di ciò che patiste per loro?

4 - Per certo, Signor mio, non è nulla oggi abbandonare il mondo. Se con Voi esso si mostra così infedele, che potremmo aspettarci noi?
Forse che meritiamo di essere trattati con maggior riguardo? Forse che gli abbiamo fatto maggiori benefìci per essere da lui mantenuti nella sua amicizia?
Cos'è questo, dunque? Che ci aspetteremo da lui, noi che per bontà di Dio ci siamo ormai tolte alla peste di quella compagnia malvagia, che è già in potere del demonio?
Oh, il castigo che si sono preparati con le loro mani! E con quanta giustizia avranno a premio dei loro piaceri il fuoco inestinguibile dell'inferno! 
Ma... peggio per loro! ... Certo che la perdita di tante anime mi spezza il cuore: ma del male fatto ormai non mi angustio tanto. Vorrei almeno che il numero dei reprobi non andasse aumentando.

5 - Mie sorelle in Cristo, unitevi con me nel domandare a Dio questa grazia.
Per questo Egli vi ha qui raccolte: questa è la vostra vocazione, queste le vostre incombenze e le brame vostre, questo il soggetto delle vostre lagrime e delle vostre preghiere.
No, sorelle mie, i nostri affari non sono quelli del mondo! Quando vengono a raccomandarci di pregare perché Sua Maestà conceda rendite e denari, io me ne rido ed affliggo, e vorrei che molte di quelle persone domandassero piuttosto di calpestare ogni cosa.
Certo che le loro intenzioni sono buone; e la vista della loro pietà ci deve portare a contentarle.
Ma io son persuasa che in queste cose Iddio non mi ascolti mai.
Tutto il mondo è in fiamme; gli empi, per così dire, anelano di condannar ancora Gesù Cristo, sollevano contro di Lui un'infinità di calunnie e si adoperano in mille modi per distruggere la sua Chiesa; e noi dovremmo sprecare il tempo in domandare cose, che se venissero esaudite, potrebbero impedire a qualche anima di entrare in Cielo?
No, sorelle mie, non è questo il tempo da sciupare in domande di così poca importanza!

6 - Se io non considerassi la debolezza umana che si consola nel vedersi aiutata nei suoi bisogni, e che noi dobbiamo pure aiutare per quanto possiamo, sarei ben felice di far a tutti sapere che non sono queste le cose per le quali si ha da pregare Iddio con tanto ardore.








giovedì 21 ottobre 2010

CAMMINO DI PERFEZIONE - PREFAZIONE

Santa Teresa di Gesù – Cammino di perfezione
Inizio con il pubblicare IN ITALIANO! La prefazione al Cammino di Perfezione, in modo da poter comprendere perché la Santa Madre ha voluto scrivere quest'opera. 
PREFAZIONE

Il cammino di Perfezione non è altro che l'itinerario spirituale che un cristiano deve percorrere se vuole giungere a sperimentare l'amicizia profonda con Dio fin da questa vita.
Santa Teresa di Gesù, oltre ad avere sperimentato questo cammino, richiesta dalle sue figlie e dai suoi confessori, ha tentato di mettere per iscritto il frutto delle sue esperienze spirituali.

PREFAZIONE
Lo scopo principale della Santa in questo libro fu di affezionare le sue figlie alla pratica dell'orazione.
Aveva già scritto il volume della sua vita, e in esso, come si è visto, aveva consacrato all'orazione vari capitoli.
Ma per ragioni di umiltà non voleva che il libro fosse consegnato alle religiose se non dopo la sua morte.
Quelle intanto non cessavano d'importunarla per dar loro qualche insegnamento pratico e facile su quell'orazione di cui la sentivano parlare tanto spesso e con tanto entusiasmo.
Forse la Santa esitava, ed esse allora interposero l'autorità del suo confessore, Padre Domenico Báuez, dei Domenicani, che gliene diede il comando, a cui ella umilmente si sottomise, regalando alle anime quest'altro suo scritto non meno fruttuoso del primo.
Oltre che dell'orazione in sé, parla del modo con cui prepararsi, sempre che Dio lo voglia - ai vari gradi della vita mistica, per cui questo libro può considerarsi, e giustamente, come una prefazione a quello che verrà dopo, intitolato Castello interiore, dove parlerà dell'orazione nelle sue manifestazioni più sublimi.
Lo chiama Cammino di perfezione; ed ella infatti, adagio adagio, come per una strada di cui scopre gli ostacoli e mostra le scorciatoie, conduce le anime alla fonte dell'acqua viva, che è la perfezione dell'orazione.
Nei primi capitoli divampa l'ardore apostolico dell'antica fanciulla missionaria.
Dice il motivo per cui volle che il suo primo monastero fosse fondato in tanta austerità: per riparare, cioè, con la preghiera e il sacrificio i disastri dell'eresia che infuriava in Francia.
E scongiura le sue figlie a non mai desistere di pregare e a mantenersi nella povertà e nelle austerità abbracciate.
Saranno anime apostoliche se saranno anime di orazione; ma per essere anime di orazione dovranno coltivare l'amore vicendevole che sopprime tante cause di disgusti e di conseguenti inquietudini, il distacco da ogni cosa creata che favorisce il raccoglimento, e la vera umiltà che attira nell'anima il Signore.
Ma quale specie di orazione dovranno esse praticare? Le grandi vie dei mistici non sono per tutti: pochi sono coloro che le battono.
Perciò la Santa non vorrà pronunciarne neppure il nome. Per essere intesa da tutti, si indugerà di preferenza sulla preghiera vocale, parlando del modo di praticarla e dicendo i vantaggi che ne derivano quando sia fatta a dovere.
Le formule di detta orazione non devono essere molte, per non correre il pericolo di recitarle in fretta e senza attenzione. Basterebbe solo il Pater noster, la preghiera insegnata dalla stessa divina Sapienza, che si adatta a tutte le circostanze della vita, tanto spirituale che temporale.
La Santa vuole che le sue figlie la preferiscano a tutte le altre preghiere, e per facilitarne una recita più devota e fruttuosa, si ferma con compiacenza a svelarne i segreti.
Si tratta di una spiegazione originale che si stacca dall'interpretazione comune: per essa il cielo, abitazione del Padre, è l'anima umana; il regno di Dio, l'orazione di raccoglimento e di unione; il pane nostro, la Santissima Eucarestia; il male da cui prega di andar libera, il pericolo che si ha, vivendo, di offendere Iddío, per cui lo supplica con termini commoventi a toglierla alla vita.
La familiarità è il carattere che distingue questo libro. Lo dirige alle sue figlie, e ne ha sempre il nome sulle labbra.
Abbonda di particolari circa la loro vita di ogni giorno e, profonda conoscitrice della psicologia femminile, ha degli squarci divertentissimi. Ricca di immagini e di paragoni, di slanci e di preghiere, si rende molto varia e naturale.
Il Cammino di perfezione ebbe due redazioni. La prima, che si conserva nella biblioteca dell'Escorial, detta perciò escorialense, è del 1566; la seconda seguì immediatamente, con molta probabilità lo stesso anno 1566, e si trova nel monastero delle Carmelitane Scalze di Valladolid.
La ragione di questa doppia redazione in così breve tempo sta nel fatto che la prima non venne approvata dal teologo censore domenicano Padre García de Toledo, il quale cancellò numerosi brani dell'autografo escorialense.
Noi, pur traducendo l'autografo valisolitano, riporteremo in calce, volta per volta., i punti principali in cui quello escorialense se ne distacca.
Oltre i due autografi, il Cammino di perfezione conta tre copie rivedute e corrette dalla stessa Autrice.
Quella di Salamanca terminata nel 1571 e che ha alcune lacune. La copia di Madrid, esaminata ed approvata dal Padre García de Toledo, domenicano, e dal dott. OrtiZ. E infine quella di Toledo, inviata dalla Santa all'Arcivescovo di Evora, don Teutonio de Braganza, che nel 1583 ne doveva curare la stampa.
Santa Teresa che amava molto di essere approvata dai dotti, vide con piacere la stima di cui essi circondavano il suo libro e, come narra il suo biografo Yepes, non rifiutò l'elogio di chi l'ebbe a paragonare con la Sacra Scrittura.
Lei stessa, del resto, dice chiaramente in più d'un punto, che se nel suo libro vi è qualcosa di buono, è tutto per l'intervento di Dio, tanto vero che, giunta alla fine, e bramando di aggiungere qualche altro capitolo, non sa come né dove aiutarsi, perché Dio, volendo che termini, le nega la sua luce.
Terminiamo anche noi, ringraziando sentitamente il Signore per aver voluto, mediante la sua serva Santa Teresa di Gesù, illuminare le nostre anime e far conoscere i mezzi più facili per arrivare alla perfezione.


Padre Egidio Di Gesù

Santa Teresa di Gesù – Cammino di Perfezione


venerdì 15 ottobre 2010

PERCHE' CREDERE IN GESU' CRISTO

Come mai c'è sempre più una dilagante scristianizzazione da parte dei giovani? Senza voler arrivare a pensare al peggio, ovvero che molti giovani sono attratti da "sette sataniche", o da quel hard-rock dove la morale, e quindi ogni tipo di religione, viene schiacciato sotto i piedi, mi pare di aver recepito come altre, le ragioni di tale allontanamento dal cristianesimo.
Chiedendo ai giovani studenti universitari, soprattutto quelli che hanno scelto una direzione scientifica, mi viene risposto che la religione è cosa superata, che la scienza ha annullato i racconti biblici, troppo obsoleti, fuori dal tempo e dalla ragione.Sostengono che la ricerca ha smentito certe favolette insulse, spiegando con trattati scientifici l'origine del creato, e della vita stessa. Così non credono più alla possibilità di una vita oltre questa vita, non credono che un Dio che si è fatto uomo possa salvarli. E prendono pesantemente in giro coloro che invece ci credono, eccome, e prendono in giro anche me! Molti si sbattezzano addirittura, adducendo questa decisione al fatto che il Battesimo non l'hanno ricevuto per loro scelta, ma è stato loro imposto dai genitori. E poiché il loro credo è basato sulla scienza, si sentono in dovere di essere coerenti con il loro pensiero, e disonesti con la Chiesa, se non si tolgono al più presto dalla stessa.
Ma se tutta l'umanità, passata e presente, ha sempre cercato in una religione, un "qualcosa" che desse senso alla sua esistenza! Che fossero religioni ataviche, basate sull'adorazione di idoli, o delle cose del creato, come il sole, la luna o le stelle, o un animale (gli egizi consideravano alla stregua di dei: i gatti, gli scarabei, il falco e altre creature). Poi con l'evoluzione, si sono cercate religioni più complesse, dove gli dei erano personaggi superiori alla nostra umanità, fino ad arrivare all'Unico Dio degli Ebrei. Ma solo Gesù Cristo è il Dio della Speranza, della Salvezza! Perchè non viene capito, accolto colui che ci ha insegnato la Via che conduce all'eterna felicità? Quindi, secondo queste correnti di pensiero, dovremmo pensare che la nostra vita nasce, si sviluppa e muore qui e non ha altro futuro? Ma allora che senso ha l'esistenza stessa? E' solo un ammasso di cellule guidate da un sistema nervoso che fa loro compiere dei gesti, delle azioni che non hanno nessun scopo, se non quello di mantenere vivo solo il lato biologico del nostro essere? Che tristezza infinita!

L'autrice del libro "L'eleganza del riccio", Muriel Barbery, mette in bocca ad una dodicenne, che studiava la vita delle api, queste riflessioni: "Vivere, nutrirsi, riprodursi, portare a termine il compito per il quale siamo nati, e morire: non ha alcun senso, è vero, ma è così che stanno le cose (ndr: per le api). L'arroganza degli uomini che pensano di poter forzare la natura, sfuggire al loro destino di piccoli organismi biologici....e la loro cecità riguardo alla crudeltà o alla violenza del loro modo di vivere, amare, riprodursi e fare la guerra ai propri simili.... Io credo che ci sia una sola cosa da fare: scoprire il compito per il quale siamo nati e portarlo a termine il meglio possibile, con tutte le nostre forze."
 Ho estrapolato solo questo brano, perché poi in realtà la ragazzina prosegue con un discorso dove esclude la provenienza divina dal nostro essere uomini, e noi cristiani sappiamo bene che invece possediamo la "ruha", ovvero il soffio di Dio nella nostra anima. E solo questo pensiero, ci conferma il nostro destino eterno. Ma quelle parole riportate in corsivo, mi hanno fatto riflettere: l'uomo sta manipolando non solo le cellule viventi, ma anche mente, pensieri, etica, morale, nelle nuove generazioni. E così crescono prive di speranza, ovvero spesso disperate. Così si abbandonano all'estasi delle varie droghe in circolazione che, guarda caso, non vengono mai totalmente distrutte dai governi. Chissà perché! Forse per poter governare su popolazioni sempre più deboli, da poter manipolare a piacimento? O cercano paradisi artificiali di altro genere: sesso sfrenato, violenze gratuite (vedi bullismo), stupri di gruppo, lancio di sassi dai ponti, rapine e, evitando queste soluzioni al top della amoralità, passano le notti in discoteca, facendo il pieno di alcool, e provocando incidenti mortali. Questo è il futuro dei giovani senza Dio? Temo proprio di si, e dietro l'angolo c'è satana che se la ride di gusto, soddisfatto del suo operato, delle conquista di una fetta sempre più grande, dell'umanità. 
Io credo - non datemi della bigotta, aprite gli occhi e analizzate i fatti così come la stampa e la televisione ce li presenta quotidianamente - che senza Dio l'uomo sprofonda in un baratro che non ha fondo. 
Ma SPERO, che tanti altri giovani abbiano compreso che stare con Cristo è stare in buona compagnia, perché è il solo che ci dà la forza di vivere una vita piena, donata, capace di sopportare le difficoltà e di superarle con la forza della fede. Ragazzi, il mondo è nelle vostre mani, fate in modo che sopravviva sereno, senza guerre, siano esse familiari, personali o che coinvolgono gran parte delle nazioni, fate in modo che la società si sviluppi armoniosamente, che i vostri figli crescano sapendo che la vita è bella, piena di meraviglie, che offre sicurezza e amore, e che tutto questo avviene solo se ci affidiamo ad un Amico che sa guidarci nel modo migliore, e ci accoglierà poi nel suo Regno d'Amore! CHRISTUS VINCIT! 
(il quadro: Cristo Risorto del Guercino)

giovedì 14 ottobre 2010

AUGURI!

AUGURI A TUTTI COLORO CHE AMANO LA NOSTRA SANTA MADRE TERESA DI GESU' (TERESA D'AVILA)
IN QUESTO GIORNO A LEI DEDICATO

lunedì 11 ottobre 2010

IMPARIAMO A PREGARE, COMUNICANDO CON COLUI CHE CI AMA

Lo sapevate che Dio cresce e cambia con l'uomo?  Come?
La preghiera non è l'incontro di Dio con l'uomo preso astrattamente. E' un incontro di Dio con un uomo concreto, di oggi, influenzato dal suo ambiente. Lo stile che ogni credente ha di porsi di fronte a Dio è influenzato:
- dall'immagine che lui ha di Dio
- dall'immagine che ha di sè stesso
- dall'immagine che ha del mondo.
Ebbene, al giorno d'oggi, tutte le realtà hanno sperimentato profondi cambiamenti, ne abbiamo una visione molto diversa da quella di ieri. Quest'ultima, da parte sua, ha influito pure sulle relazioni dell'uomo con Dio: cioè sulla sua preghiera.
Padre Claudio Truzzi ha esposto in modo chiaro come si deve pregare, e poco alla volta potrei anche riportare le sue conferenza in proposito. Ma per ora, pubblico una preghiera di Rabi'a al-Adawiyya tratto da Salmi Sufi', che mi ha preso e coinvolto spiritualmente, perché è indubbiamente un bel modo di pregare!!

                                                                    TU MI BASTI

                                                                        Dio mio,
                                                       tutti i beni che mi hai riservato
                                                                        sulla terra
                                                               donali ai tuoi nemici:
e tutto ciò che mi hai riservato
nell'altro mondo
ai tuoi amici;
perchè Tu mi basti

Dio mio,
se Ti adoro per paura dell'inferno,
bruciami nell'inferno;
e se Ti adoro per speranza del Paradiso,
escludimi dal Paradiso.
Ma se Ti adoro unicamente per Te stesso,
non privarmi della tua eterna bellezza 
( ndr:e quì ritrovo l'hermonsura de Dios, di Santa Teresa d'Avila)

Dio mio,
la mia sola occupazione
e tutto ciò che desidero a questo mondo
di tutte le cose create,
è ricordarmi di Te;
e nel mondo a venire,
di tutte le cose del mondo a venire,
solo aspiro ad incontrarti.
Così è per me;
ma Tu, fa secondo la Tua volontà
AMEN 

SANTA TERESA D'AVILA - Cammino di Perfezione

Stiamo inoltrandoci verso il 500° anniversario della nostra Santa Madre, Teresa D'Avila. Quest'anno, in comunione con tutto il Carmelo nel mondo, prenderemo in esame, per rileggerlo e meditarlo, "Il Cammino di Perfezione", una delle opere più salienti della Santa che ha rinnovato l'Ordine dei Carmelitani Scalzi.
Prima di inoltrarmi trattando dell'opera, voglio spiegare la scelta delle immagini, che non sono tra le più conosciute. Qui Teresa appare bella, così come viene descritta in alcuni testi. Il ritratto che le venne fatto, non solo mi pare non rispecchi appieno la sua avvenenza, ma la rappresenta perfino bruttina. Non vado ad indagare l'aspetto fisico della nostra Santa Madre, ma ho sempre pensato che la bellezza interiore, la beltà dell'anima, debba trasparire attraverso un'immagine che la rappresenti anche fisicamente. Perché Teresa è bella, affascinante, volitiva, piena di ardore e carica di "determinata determinazione". Tutto questo fa di lei una donna eccezionale, una trascinatrice delle anime verso il Signore, la Beata Vergine e San Giuseppe.
Iniziamo dunque con il Prologo e il Capitolo Primo del Cammino di perfezione. Mi sono permessa di pubblicarlo nella lingua in cui fu scritto da Teresa, sperando che qualche lettore possa intenderlo. La prossima volta vedrò di inserire il testo in italiano!

INTRODUCCIÓN

JHS
Este libro trata de avisos y consejos que da Teresa de Jesús a las hermanas religiosas e hijas suyas de los monasterios que con el favor de nuestro Señor y de la gloriosa Virgen Madre de Dios, Señora nuestra, ha fundado de la Regla primera de nuestra Señora del Carmen. En especial le dirige a las hermanas del monasterio de San José de Avila, que fue el primero, de donde ella era priora cuando le escribió.
En todo lo que en él dijere, me sujeto a lo que tiene la madre Santa Iglesia Romana, y si alguna cosa fuere contraria a esto, es por no lo entender. Y así, a los letrados que lo han de ver, pido, por amor de nuestro Señor, que muy particularmente lo miren y enmienden si alguna falta en esto hubiere, y otras muchas que tendrá en otras.cosas. Si algo hubiere bueno, sea para gloria y honor de Dios y servicio de su sacratísima Madre, Patrona y Señora nuestra, cuyo hábito yo tengo, aunque harto indigna de él.

PRÓLOGO

JHS
1. Sabiendo las hermanas de este monasterio de San José cómo tenía licencia del Padre Presentado Fray Domingo Bañes, de la Orden del glorioso Santo Domingo, que al presente es mi confesor, para escribir algunas cosas de oración en que parece podré atinar por haber tratado con muchas personas espirituales y santas, me han tanto importunado les diga algo de ella, que me he determinado a las obedecer, viendo que el amor grande que me tienen puede hacer más acepto lo imperfecto y por mal estilo que yo les dijere, que algunos libros que están muy bien escritos de quien sabía lo que escribe. Y confío en sus oraciones que podrá ser por ellas el Señor se sirva acierte a decir algo de lo que al modo y manera de vivir que se lleva en esta casa conviene. Y si fuere mal acertado, el Padre Presentado que lo ha de ver primero, lo remediará o lo quemará, y yo no habré perdido nada en obedecer a estas siervas de Dios, y verán lo que tengo de mí cuando Su Majestad no me ayuda.
2. Pienso poner algunos remedios para algunas tentaciones menudas que pone el demonio, que -por serlo tanto- por ventura no hacen caso de ellas, y otras cosas, como el Señor me diere a entender y se me fueren acordando, que como no sé lo que he de decir, no puedo decirlo con concierto; y creo es lo mejor no le llevar, pues es cosa tan desconcertada hacer yo esto. El Señor ponga en todo lo que hiciere sus manos para que vaya conforme a su santa voluntad, pues son éstos mis deseos siempre, aunque las obras tan faltas como yo soy.
3. Sé que no falta el amor y deseo en mí para ayudar en lo que yo pudiere para que las almas de mis hermanas vayan muy adelante en el servicio del Señor. Y este amor, junto con los años y experiencia que tengo de algunos monasterios, podrá ser aproveche para atinar en cosas menudas más que los letrados, que por tener otras ocupaciones más importantes y ser varones fuertes no hacen tanto caso de cosas que en sí no parecen nada, y a cosa tan flaca como somos las mujeres todo nos puede dañar; porque las sutilezas del demonio son muchas para las muy encerradas, que ven son menester armas nuevas para dañar. Yo, como ruin, heme sabido mal defender, y así querría escarmentasen mis hermanas en mí. No diré cosa que en mí, o por verla en otras, no la tenga por experiencia.
4. Pocos días ha me mandaron escribiese cierta relación de mi vida, adonde también traté algunas cosas de oración. Podrá ser no quiera mi confesor le veáis, y por esto pondré aquí alguna cosa de lo que allí va dicho y otras que también me parecerán necesarias. El Señor lo ponga por su mano, como le he suplicado, y lo ordene para su mayor gloria, amén.

CAPÍTULO 1
De la causa que me movió a hacer con tanta estrechura este monasterio.

1. Al principio que se comenzó este monasterio a fundar (por las causas que en el libro tengo escrito están dichas, con algunas grandezas del Señor, en que dio a entender se había mucho de servir en esta casa), no era mi intención hubiera tanta aspereza en lo exterior ni que fuese sin renta, antes quisiera hubiera posibilidad para que no faltara nada. En fin, como flaca y ruin; aunque algunos buenos intentos llevaba más que mi regalo.
2. En este tiempo vinieron a mi noticia los daños de Francia y el estrago que habían hecho estos luteranos y cuánto iba en.crecimiento esta desventurada secta. Dime gran fatiga, y como si yo pudiera algo o fuera algo, lloraba con el Señor y le suplicaba remediase tanto mal. Parecíame que mil vidas pusiera yo para remedio de un alma de las muchas que allí se perdían. Y como me vi mujer y ruin e imposibilitada de aprovechar en lo que yo quisiera en el ser servicio del Señor, y toda mi ansia era, y aún es, que pues tiene tantos enemigos y tan pocos amigos, que ésos fuesen buenos, determiné a hacer eso poquito que era en mí, que es seguir los consejos evangélicos con toda la perfección que yo pudiese y procurar que estas poquitas que están aquí hiciesen lo mismo, confiada en la gran bondad de Dios, que nunca falta de ayudar a quien por él se determina a dejarlo todo; y que siendo tales cuales yo las pintaba en mis deseos, entre sus virtudes no tendrían fuerza mis faltas, y podría yo contentar en algo al Señor, y que todas ocupadas en oración por los que son defendedores de la Iglesia y predicadores y letrados que la defienden, ayudásemos en lo que pudiésemos a este Señor mío, que tan apretado le traen a los que ha hecho tanto bien, que parece le querrían tornar ahora ala cruz estos traidores y que no tuviese adonde reclinar la cabeza.
3. ¡Oh Redentor mío, que no puede mi corazón llegar aquí sin fatigarse mucho! ¿Qué es esto ahora de los cristianos? ¿Siempre han de ser los que más os deben los que os fatiguen? ¿A los que mejores obras hacéis, a los que escogéis para vuestros amigos, entre los que andáis y os comunicáis por los sacramentos? ¿No están hartos de los tormentos que por ellos habéis pasado?
4. Por cierto, Señor mío, no hace nada quien ahora se aparta del mundo. Pues a Vos os tienen tan poco ley, ¿qué esperamos nosotros? ¿Por ventura merecemos nosotros mejor nos la tengan? ¿por ventura hémosles hecho mejores obras para que nos guarden amistad? ¿qué es esto? ¿qué esperamos yo los que por la bondad del Señor estamos sin aquella roña pestilencial, que ya aquéllos son del demonio? Buen castigo han ganado por sus manos y bien han granjeado con sus deleites fuego eterno. ¡Allá se lo hayan!, aunque no me deja de quebrar el corazón ver tantas almas como se pierden. Mas del mal no tanto: querría no ver perder más cada día.
5. ¡Oh hermanas mías en Cristo! ayudadme a suplicar esto al Señor, que para eso os juntó aquí; éste es vuestro llamamiento,.éstos han de ser vuestros negocios, éstos han de ser vuestros deseos, aquí vuestras lágrimas, éstas vuestras peticiones; no, hermanas mías, por negocios del mundo; que yo me río y aun me congojo de las cosas que aquí nos vienen a encargar supliquemos a Dios, de pedir a Su Majestad rentas y dineros, y algunas personas que querría yo suplicasen a Dios los repisasen todos. Ellos buena intención tienen y, en fin, se hace por ver su devoción, aunque tengo para mí que en estas cosas nunca me oye. Estáse ardiendo el mundo, quieren tornar a sentenciar a Cristo, como dicen, pues le levantan mil testimonios, quieren poner su Iglesia por el suelo, ¿y hemos de gastar tiempo en cosas que por ventura, si Dios se las diese, tendríamos un alma menos en el cielo? No, hermanas mías, no es tiempo de tratar con Dios negocios de poca importancia.
6. Por cierto que, si no mirase a la flaqueza humana, que se consuela que las ayuden en todo (y) es bien si fuésemos algo), que holgaría se entendiese no son éstas las cosas que se han de suplicar a Dios con tanto cuidado.

domenica 10 ottobre 2010

ADORAZIONE EUCARISTICA



LE SANTE QUARANTORE

Non amo assorbire abitudini, culti, credo o tradizioni, senza aver prima fatto un’accurata ricerca storica, teologica, o semplicemente un’analisi personale di quanto vado a compiere. Per spiegarmi meglio, intendo dire che non partecipo ad un momento particolare che mi viene proposto, se non ne conosco il reale valore e significato. Devo capire, devo arrivare preparata ad un evento che  mi porta davanti al Santissimo, altrimenti vi partecipa la mia persona visibile, ma non la mia mente, e soprattutto non il mio cuore e la mia anima. Sarei presente ad un rituale che non mi coinvolge emotivamente, e che non mi conduce al Signore. Per questo posso sembrarvi un po’ noiosa, quando vi propongo la ricerca che ho fatto per me stessa. Resto persuasa, però, che anche chi mi legge ha piacere di conoscere un po’ di storia della tradizione con la quale la Chiesa ha deciso di inserire l’Adorazione Eucaristica nel ciclo liturgico annuale, sotto forma delle Quarantore.
Ma prima di raccontarvi come è nata questa tradizione, e chi l’ha istituita, vorrei esprimere un pensiero che sempre più intensamente prende forza dentro di me: al Signore del Cielo e della Terra bisognerebbe far visita ogni giorno, ogni momento della nostra vita, non solo durante quel breve tempo delle Quarantore. E far visita al Signore significa averlo sempre davanti nel nostro cammino quotidiano, Egli ci fa strada, e noi lo seguiamo, certi che dove ci condurrà è alla gioia del tempo senza più tramonto, alla Luce che ci illuminerà eternamente! Alla presenza di  un Signore così generoso, dobbiamo inchinarci, adorarlo. Egli, che si è fatto Pane Spezzato, sta in mezzo a noi nell’Ostia consacrata. E’ presente, vivo, e ci aspetta, attende che andiamo a fargli visita. In Chiesa, sì certo, ma anche dentro la nostra anima, dove Egli inabita.
Se siamo convinti di questo fatto grandioso, e lo siamo, altrimenti non saremmo cristiani, allora non avrebbe neppure tanta importanza conoscere come è nata la tradizione delle Quarantore, perché passa decisamente in secondo piano. Ho però anticipato che ne avrei scritto, quindi completo queste mie povere righe (povere, perché le righe che contengono tutta la ricchezza sono quelle che si leggono nel Vangelo, le sole, perché portano la Lieta Novella) con quanto promesso.
Le Quarantore sono un tempo di grazia che ci offre l’opportunità di raccoglierci davanti al Signore Gesù per essere più consapevolmente partecipi del mistero di Salvezza che Egli ha affidato alla Chiesa tutta. Ringraziamo pertanto il Signore per il dono che riversa in noi con la Sua Presenza Eucaristica. Un’adorazione comunitaria del SS. Sacramento in esposizione ostensoriale solenne, con momenti di intimo colloquio spirituale. Pia pratica eucaristica per onorare Gesù Cristo durante le quaranta ore in cui giacque morto nel sepolcro, attraverso il gesto liturgico di deportare l’Ostia consacrata nascosta in apposito altare sotto forma di sepolcro. Sembra che come tale, venisse già praticata con il titolo “ Oratio quadraginta horarum” prima del 1216 dai Battuti di Zara nella Chiesa di S. Silvestro durante gli ultimi giorni della Settimana Santa.
Fu poi ereditata nella stessa città fin dal 1439 dai terziari francescani e anche dalla Confraternita in “Coena Domini”. E’ ancora aperta la questione se nella forma che ha poi preso e che ancora conserva, di esposizione solenne e pubblica (in forma visibile e solenne) in sempre più sontuosi apparati per quaranta ore distribuite in tre giorni, sia stata avviata da S. Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Barnabiti (1502-1539), o dal padre cappuccino Giuseppe Piantanida da Ferno, vero iniziatore della pia pratica a Milano. Comunque, Sant’Antonio Maria Zaccaria, quando raggiunse Milano dalla nativa Cremona, agli inizi del XVI secolo, entrò in rapporto con un gruppo di religiosi chiamati “dell’Eterna Sapienza”. Una delle pratiche che loro svolgevano era l’adorazione privata eucaristica nella Settimana Santa, per la durata di quaranta ore. Il Santo, rimasto favorevolmente colpito da tale pratica, volle che le Quarantore diventassero pubbliche e solenni, così che tutta la popolazione potesse parteciparvi.
Questa, in sintesi, la storia. E mi chiedo: perché cerchiamo miracoli eclatanti, quando abbiamo ogni giorno il Miracolo più grande di tutta la storia della cristianità, ovvero la transustanziazione? Gesù che diventa il nostro nutrimento spirituale, che si fa pane e vino per noi? Andiamo a ricevere l’Ostia, facciamo quindi la Comunione con Dio e tra noi fratelli, ma ci rendiamo davvero conto con Chi abbiamo questo meraviglioso incontro?
Tra poco festeggeremo Tutti i Santi e ricorderemo i nostri cari defunti. Trovo un nesso profondo tra l’Eucaristia e la santità, quella di coloro che hanno dimostrato di amare Dio sopra ogni cosa, nella loro vita, ed elevati agli onori degli altari, e la nostra. Noi santi? Certamente! Ce lo propone anche il nostro Cardinale Dionigi con la sua lettera pastorale per l’anno 2010-2011, titolata “Santi per vocazione – sull’esempio di San Carlo Borromeo”.  “La santità, per la grazia dello Spirito Santo, è l’ingresso nella vita di Dio. Questa è la verità stupenda e commovente che siamo chiamati a vivere con timore e gioia….siate santi, perché Io sono Santo, dice il Signore (Levitico 11,44”.
Di conseguenza, coloro che ci precedono alla Casa del Padre, sono uniti in Lui e con Lui, perciò non mi stanco di ripetere che non amo definire “morti” coloro che non sono più tra noi, ma piuttosto che “sono tornati alla Casa del Padre”. Lì vivono, non piangiamoli come persi per sempre, sono in Cielo e nei nostri cuori, che continuano ad amarli come quando ci erano accanto, e loro ci amano dal Cielo. Lo sa bene Santa Teresina, che “voleva passare il suo Cielo in terra, per continuare la sua attività di missionaria  dell’amore”. Anche i nostri cari intercedono per noi, presso Dio. Preghiamo per loro, preghiamo per i Santi, e ringraziamo ogni giorno il Signore per averci donato Sé stesso, offrendosi vittima sulla Croce, e il Suo Corpo nell’Eucaristia. Cosa c’è di più grande dell’incontro con il Signore, così vicino a noi tanto da poterlo accogliere sulle nostre labbra o nelle nostre mani, per nutrircene?

                                                                                                                         

martedì 5 ottobre 2010

MANIPOLAZIONE GENETICA


Premio Nobel a Robert Edwards! Complimenti! La scienza ha fatto passi da gigante in tutte le direzioni, ma c'è una direzione che sarebbe meglio non prendere. Dio solo può disporre della vita. E se non vogliamo tirare in ballo il Creatore, possiamo laicamente dire che la natura deve fare il suo corso, senza ostacolarla e senza forzarla. Il mondo si sta popolando in maniera esponenziale dunque, perché aumentare la già stragrande crescita umana? Mi direte che sono cinica, che la sofferenza di molti genitori che non vedono realizzate le loro aspettative nella nascita di una loro creatura, hanno il diritto sacrosanto di cercare un modo per diventare padri e madri.
Che ci sono famiglie fortunate, nelle quali nascono figli poiché non ci sono problemi di procreazione, e vedono coronati il loro desiderio di una prole numerosa. Appartengo ad una di queste. Ho tre figli sani e ringrazio il Signore per questo meraviglioso dono. Ma ho anche perso tre figli in arrivo, durante le gravidanze. Non ne ho fatto un dramma. Ho sofferto, questo è vero, ma ho concluso che questo era il volere del Signore. Così come la famiglia Martin, che ha avuto figlie sane, ma anche tanti angioletti in Cielo, strappati presto alla vita. Sono doni anche loro, e non sono perdite, ci hanno solo preceduti in Paradiso. 
Ci sono poi coloro che non accettano di mettere al mondo figli: vuoi per egoismo, vuoi per chissà quali timori: forse paura del parto, di non saperli crescere, di non essere buoni genitori. E ci sono coloro che, di fronte ad una gravidanza indesiderata, scelgono di abortire. Sono tutte azioni che non rispettano la natura, tanto meno la volontà del Signore. Il caso della fecondazione artificiale è un caso inverso, una forzatura. Perché le coppie sterili non accettano la loro situazione, vedendola anch'essa come un dono?Forse il Signore vuol dire loro qualcosa al riguardo: ci sono tanti bambini abbandonati, orfani, che non aspettano altro che l'amore di due genitori disposti ad adottarli e ad amarli come se li avessero concepiti loro stessi! Il desiderio di maternità e paternità verrebbe automaticamente soddisfatto con l'adozione! Io lo avrei fatto, se non avessi avuto la possibilità di mettere al mondo figli miei! Così non ci sarebbero tante creature sole, abbandonate, sofferenti, ma bambini felici di aver trovato un nido d'amore in due coniugi desiderosi di essere genitori.
Perché dunque manipolare cellule umane, quando ci sono già in attesa di una famiglia tante creature che non attendono altro!
Se il mondo umano si stesse estinguendo, forse, ma è una possibilità lontana, potrei pensare che la scoperta del ricercatore a cui è stato assegnato il Nobel, sia un bene per l'umanità, ma non è quanto risulta oggi. E quindi non concordo nè con questo tipo di ricerca, nè tantomeno con l'alloro attribuito allo scienziato!
Il Vaticano la pensa come me, e quindi mi sono sentita in diritto di scrivere quanto ho appena esposto.
I figli sono un dono, i nostri e quelli degli altri. Se non possiamo procreare, adottiamo bambini abbandonati e orfani. Chiedete a chi lo ha fatto, quanta gioia ha ricevuto e donato, e quanto non si sia sentito sminuito  ma, al contrario, come si senta, a tutti gli effetti, un vero genitore, forse ancora più preparato a questo, perché l'adozione è un atto d'amore grandioso!


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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi