AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

venerdì 29 aprile 2016

Ciclo su Elena Rocca (1893-1919) LA LETTERA INSANGUINATA

Ciclo su Elena Rocca (1893-1919): LA LETTERA INSANGUINATA

QUANDO DA COSA NASCE COSA...

Sedici anni fa visitando casualmente il Museo
sui Fondatori delle Piccole Suore di S. Teresa di G. B. ad Imola
lo sguardo cadde sulla vecchia foto di una giovane di nome
ELENA ROCCA (1893-1919).

Fu per me come un lampo: sembrava volesse chiedermi qualcosa.
Soltanto lo scorso anno fui costretto ad interessarmi di lei,
approfondendo la conoscenza degli scritti di
DON GIUSEPPE MAZZANTI (1879-1954), suo Direttore spirituale.

E pochi mesi fa per meglio documentarmi volli visitare
la Canonica di S. Cassiano proprio di fronte al Duomo
dove lei visse con la famiglia accanto al fratello Parroco.

Una delle Suore Serve di Maria, che ora vi abitano,
mi indicò una grossa finestra a pianterreno
davanti alla quale la giovane Elena amava sedersi
per ricamare, leggere e meditare.

Mi dice che tempo fa venne il Parroco di Dozza per fotografarla.
Riusciamo a contattarlo ed all’indomani lo incontriamo in Curia.
Lui si porta dietro l’agenda dove trent’anni prima
 aveva annotato le interviste fatte a quanti ricordavano sua prozia Elena.

Vengo ad apprendere che lui a Dozza conserva una cassettina,
che il prozio Peppino volle affidargli prima di morire.

Finalmente il 24-4-2016 sono riuscito ad aprire quel
TESORETTO DI ELENA ROCCA.

La digitale ha lavorato freneticamente per due ore fino ad esaurire la batteria.
Oggi presento questo secondo frutto,
rappresentato dalla lettera scritta dalla sorella Maria e che fu trovata parzialmente insanguinata sul cuore di Elena stessa...

LA BUSTA CON LA LETTERA INSANGUINATA
................................................

   Mi pare doveroso inquadrare la situazione familiare di Elena Rocca. Cito dalla rivista “ROSE DI S. TERESA” del febbraio 1937 quanto segue.
La comparsa di Elena fu per la famiglia Rocca un gradito dono di Dio. Altri sei fratelli l’avevano preceduta: Rocco nel 1875, Teresa nel 1877, Pio nel 1880, Francesco nel 1882, Maria nel 1885 e Peppino nel 1891. Dopo Elena (1893) non vi fu che Luigi comparso nel 1900”.
   Siamo a fine dicembre del 1918 ed Elena, venticinquenne, ha preso il contagio della spagnola assistendo alcune amiche inferme. La lettera della sorella Maria, trentatreenne, la commuove al punto che se la mette sul cuore come viatico dei suoi ultimi tre giorni terreni.




 J.M.J.D.

Dal Monastero 29-12-18
 Mia buona e cara Elena,
già fin da ieri
so che sei in letto con febbre; puoi ben imaginare quanto m’abbia addolorata cotesta notizia! Ah, perché mai, ho detto al Signore, non avete permesso che i miei cari si ammalassero quando ero ancora con loro?
Almeno allora avrei potuto aver il conforto di vedervi, di servirvi. Ma Gesù invece ha permesso altrimenti e però a noi tocca ora rassegnarci; e anzi fare con generosità questo sacrificio!
Puoi ben imaginare con qual piacere io volerei ora al tuo letto, fosse anche per un sol istante, onde accertarmi del come veramente stia.
Poco ci credo che sia una leggiera cosa, così come vogliono farmi credere e però il timore che tu stia invece molto peggio mi fa star male.



 E il sapere che anche la mamma è ancor convalescente credi tu che mi affligga poco?


   Ah, cara sorella, finché vi sapevo tutti in salute sentivo molto meno il distacco, ma adesso è cosa ben diversa!
    Ebbene, uniamo le nostre pene: tu offrirai la pena fisica e morale che la malattia porta inevitabilmente con sé, io tutta la pena che nel mio affetto di sorella vivo e tenero non posso a meno di non sentire fortemente!
   Ti vedo là nel tuo letto, queta e tranquilla, anzi sorridente e allora le mie lagrime cessano repentinamente e quasi me ne vergogno.
   La buona e Rev. Madre Priora ci ha subito fatto far preghiere speciali e tutte poi in particolare lo fanno spesso per te. Ti fanno, a mio mezzo, i migliori auguri di presta guarigione, ai quali auguri io aggiungo i...




... più fervidi e sentiti!     
Guarisci adunque in fretta, o mia cara, ed abbiti tutti i riguardi poi nella convalescenza, poiché sai che bisogna star tanto attendi per non ricadere.
Bacia tanto la mamma, l’Angelina e la Cecchina, se pur vi è ancora, e di’ loro che siano buone e che preghino per me. Di’ inoltre alla mamma che bramo ardentemente vederla e tu pure con lei.
Saluta tanto, tanto il nostro buon Don Rocco e digli che una sua visita la sospiro.
Al papà, a Peppino e a Gigetto tante cose e per tutti quanti i più fervidi auguri d’un felice anno!
Anche la Rev. M. Priora invia a voi tutti di familgia i più buoni auguri e la Sottopriora e la buona M. Maestra con tutte le altre fanno eco!

 


Tu non hai bisogno ch’io ti raccomandi di pregare per me poiché meglio ancor di me ne conosci i bisogni miei, ma pure lascia ch’io ti raccomandi di farli con gran fervore poiché sono molti i favori che mi sta a cuore di strappare a Gesù.

   Tu adunque che sai l’arte di strapparglieli fallo ora, mi raccomando.
   Di’ pure a mamma che stia tranquilla sul mio conto poiché sto benissimo sotto ogni rapporto e se il buon Gesù mi continuerà sempre così il Suo Divino aiuto spero superare sempre ogni difficoltà.
   Se quando starai bene scriverai alle Sig.ne Costa e Bagnaresi invia loro anche per (me) tanti auguri e raccomandami alle loro preghiere.
   Ti saluto adunque, ti bacio e ti faccio ancora una volta mille auguri.

Tua Maria




L’ULTIMA LETTERA DELLA SORELLA MARIA

Elena cara, spesso mi lamento
col Salvator dicendo cose strane...
Perché non consentì che vi ammalaste
quando ancora tra voi io soggiornavo?

Vi avrei servito sempre con amore
e tenerezza. Il fatto di trovarmi
in Monastero acuisce il distacco.

Eppur vedendoti queta nel letto
col viso sorridente mi vergogno
di queste stesse lacrime che verso...


(Immagine rielaborata)

LA CANONICA DI S. CASSIANO
DOVE VISSE LA FAMIGLIA ROCCA
QUANDO IL FIGLIO DON ROCCO
DIVENNE PARROCO DELLA CATTEDRALE

(Immagine rielaborata)

LA CATTEDRALE DI S. CASSIANO VISTA DALLA CANONICA

Quanto sognai da piccola d’avere
sotto lo sguardo sempre una Chiesetta
ove potermi sempre rifugiare
per adorar silente il Salvatore!



LA FINESTRA TANTO CARA AD ELENA ROCCA

Sei l’unica finestra che consenta
a questo cor d’immergersi nel Cielo,
che tutte sa le brame condensare...



LA FOTO DI ELENA ROCCA
CON ALCUNI SUOI PENSIERI
A CURA DEL PRONIPOTE
DON FRANCESCO NANNI,
ATTUALMENTE PARROCO DI DOZZA IMOLESE (BO)
 

(Ferrara 25-4-2016), Padre Nicola Galeno

lunedì 25 aprile 2016

La conchiglia: dono del mare e dono di Dio

Anche questo pensiero su di una conchiglia, si ricollega alla conferenza di P. Claudio Truzzi, che  ha tenuto sabato scorso (23 aprile 2015) al nostro gruppo ocds, e che ho pubblicato precedentemente. 

LA CONCHIGLIA:
 DONO DEL MARE E DONO DI DIO






Può sembrare strano che un animale dal corpo in apparenza molle, possa costruirsi un astuccio così resistente e perfetto nel quale rinchiudersi. Ancor più strano che la Natura,  nel concepire il rivestimento protettivo del mollusco, abbia anticipato gli elementi architettonici cui l’Uomo è giunto solo attraverso millenni di studio: l’arco, la volta, la spirale, la nicchia.

L’arte decorativa non appartiene dunque alla più alta intelligenza animale. Prendiamo in mano questa conchiglia, Harpa Mayor Roeding (harpa ventricosa lamarck) che si trova nell’Indo-Pacifico fino alle isole Ryukyu., riflettiamo sul fatto che è stata prodotta da un mollusco gasteropode, simile ad una lumaca, e sulla sua bella casa, elegante e comoda, nella quale si protegge dall’assalto dei predatori.


Come può un essere vivente inferiore, conoscere l’edilizia in modo tanto sapiente? Come può produrre colori tanto delicati, in varie sfumature,  e disegnare arabeschi che si ripetono con assoluta precisione su ogni spira successiva?

Appurato scientificamente che il cervello di un animaletto quale la lumaca di mare è pressocchè inesistente, viene consequenziale chiedersi chi sia l’ingegnere che ha programmato una simile macchina da decoro.

L’uomo? Può forse l’uomo insegnare ad una lumaca a costruirsi  il suo guscio? PuòL’uomo? Può forse l’uomo insegnare ad una lumaca a costruirsi  il suo guscio? Può forse l’uomo insegnare ad un’ape a produrre il miele? Può forse l’uomo insegnare alla termite ad innalzare un termitaio che può raggiungere i 5/6 metri in altezza? O ad un baco da seta filare il bozzolo?


Chi ha programmato questi esseri viventi a produrre tali meraviglie? Non so te, ma io ho una sola risposta. Se qualcuno dovesse dubitare ancora dell’esistenza di Dio Creatore, privilegiando l’io distruttore, prendi questa conchiglia, mettila nella sua mano e digli: fanne tu una uguale!

In Natura abbiamo innumerevoli prove dell’esistenza e della presenza di Dio, eppure l’egocentrismo, l’orgoglio, la superbia e la vanità dell’uomo impediscono di vederle, o si rifiutano di osservarle e danno una valutazione insipiente: “e’ la natura”, evitando di chiedersi da dove provenga la Natura stessa. Dio è dentro tutte le cose create, anche questa conchiglia, piuttosto rara, è una delle meraviglie del Creato, e un dono Che Dio ci elargisce attraverso l’oceano della Sua immensa bontà.





Te ne faccio dono, una piccola meraviglia della natura (osserva le sue spire simmetriche, gli archi disegnati con maestria, i colori delicati, le spirali perfettamente concentriche) e troverai in una cosa tanto piccola la grandiosa opera del Signore.

Con fraterna amicizia    sorellina Dani
 Danila Oppio ocds

L'artista celeste - micro e macro

Desidero riproporvi un articolo che avevo pubblicato nel 2011, e che ormai è rimasto in coda a molti altri. Lo ripubblico, perché sabato scorso, nell'incontro con il nostro Padre Assistente Ocds, avevamo parlato di come a il Signore ci parla, se solo avessimo l'attenzione di ascoltarlo. Lui ci ha donato tantissime cose e le diamo per scontate. Che peccato!

L'ARTISTA CELESTE - MICRO E MACRO


E’ cosa nota che un tramonto dai colori pastello, o una luna che si riflette su uno specchio d’acqua, dona un’immagine poetica e ci riporta al Creatore come un Artista di indubbia bravura. Così come ogni cosa in natura: un bel paesaggio, un fiore particolarmente profumato o in un trionfo di colore. Credo che molti abbiamo cantato le meraviglie del creato, ma pochi si siano soffermati su alcuni dettagli che di norma sfuggono.
Una sera, seduta su un gradino fuori della porta di casa, osservavo uno strano spettacolo che si presentava ai miei occhi: un piccolo nocciolo contorto, spoglio delle foglie, mi mostrava i suoi rami sinuosi, stranamente illuminati come da tante lucine led. Erano gocce di pioggia che i rami trattenevano, senza farle cadere e che, illuminati dal plenilunio, decoravano in modo superbo quei rametti all’apparenza insignificanti: un piccolo albero di Natale rivestito di pioggia e di luce. Nulla di tecnologico, Il tocco della Creazione mi aveva donato uno spettacolo invernale totalmente gratis!
Mi è tornato alla mente, allora, una situazione analoga, in tempo d’estate, sempre prodotta dalla natura. Stesso luogo: il prato verde di erba appena nata, sembrava disseminato di tanti diamanti che creavano un effetto iridescente, esattamente come i cristalli o i solitari esposti alla luce di una lampada o del sole. Sfaccettature rosse, arancio, verde e blu, che brillavano come il diadema di una regina, sparse a profusione per un grande tratto del giardino. Veniva voglia di chinarsi e raccogliere quei cristalli luminosi, ma altro non erano che gocce di rugiada accarezzate dai primi raggi del sole mattutino.
Ho descritto questi doni quotidiani, eppure straordinari, della natura, per sottolineare che a volte andiamo a cercare meraviglie in luoghi sperduti e lontani, che i nostri sensi non sono mai appagati abbastanza, e la ricerca dello straordinario conduce l’umanità a guardare il macro (deserto, orizzonti infiniti, spazi immensi, costellazioni e oceani…) e non si accorge che il micro offre allo sguardo e di conseguenza alla mente ed allo spirito, spettacoli che incantano e non costano nulla!
Tutto questo mi fa riflettere: vogliamo che la nostra vita sia piena di emozioni forti, di “cose” che decorino i nostri giorni: abbigliamento, cosmetici, profumi, gioielli sul nostro corpo, e oggetti d’arredamento sempre più ricercati e costosi, per la nostra casa. Auto di grossa cilindrata, fuoriserie o SUV circolano nelle strade sempre più trafficate, dove a dirla tutta, non è più possibile correre ad alta velocità o viaggiare in spazi privi di traffico. A cosa servono queste auto, se non ad ingombrare ancor più un mondo già troppo pieno di suppellettili prive di reale utilità? Cosa serve un’auto sportiva, superveloce, se poi non puoi schiacciare l’acceleratore e “volare” alla velocità che vorresti? E un SUV, in città dove le strade sono sempre più strette, a che serve? Anche gli oggetti sono dunque suddividibili tra micro e macro. L’auto serve, ma non è assolutamente necessaria per i nostri spostamenti un’auto di grossa cilindrata, basta che abbia le ruote, sia confortevole, e ci porti dove dobbiamo recarci. Per vestirci, non serve indossare abiti firmati, basta che l’abito sia caldo e ben fatto, e potrei continuare all’infinito: le “cose” servono, perché dobbiamo vivere, però serve anche la moderazione affinché un mondo sempre più povero possa distribuire un po’ più equamente le risorse ad ogni popolazione. Così per i viaggi: possiamo cercare il bello anche a pochi chilometri da casa, dove noi italiani abbiamo mari e monti, laghi e colline in abbondanza. E città piene di opere d’arte da ammirare. Quei soldi in eccesso, spesi per andare alle Maldive o ai Carabi (ora per altro bisognosi più che mai di aiuti umanitari) per acchiappare il sole che se vogliamo andare a vedere, è esattamente lo stesso sole che illumina il nostro Paese, potrebbero essere devoluti a chi non ha neppure una goccia di rugiada o di pioggia da guardare con meraviglia, a chi il sole brucia la pelle perché non ha dove ripararsi. E quei cenoni pantagruelici che alla fine rovinano fegato e stomaco, non potrebbero diventare pasti più discreti, e condividere quanto si sarebbe speso in caviale e champagne, con chi non ha neppure un pugno di riso e un bicchier d’acqua al giorno?
Sempre questione di macro e micro! Chi ha troppo e chi non ha nulla!
Pensiamoci! Se una goccia di pioggia o di rugiada ha deliziato i miei occhi, tanto più potremmo accontentarci di poco, per dare a chi non ha neppure lacrime per piangere!
Che questo 2011 ci porti ad essere più generosi! E semplici come una goccia di rugiada: leggiamo Santa Teresa del Bambino Gesù, cosa scrisse alla sorella Celina il 25 aprile 1893
  Una goccia di rugiada: che cosa vi è di più semplice e di più puro? Non sono le nuvole che l'hanno formata, perche' la rugiada discende sui fiori quando l'azzurro del cielo è stellato. Essa non è paragonabile alla pioggia e la vince per la sua bellezza e freschezza. La rugiada non esiste che la notte. Appena il sole diffonde i suoi caldi raggi, fa distillare quelle perle meravigliose che brillano ai margini dei fili d'erba del prato e la rugiada si muta in vapore leggero. Celina è una goccia di rugiada che non è stata formata dalle nubi, ma scesa dal cielo luminoso, la sua patria. Durante la notte della vita, la sua missione è quella di nascondersi nel cuore del Fiore dei campi.
Nessuno sguardo umano deve scoprirla; il solo calice che la possiede conoscerà la piccola goccia e tutta la sua freschezza.

Fortunata gocciolina di rugiada, conosciuta solo da Gesù, non fermarti a considerare il corso fragoroso dei fiumi che costituiscono l'ammirazione delle creature, non invidiare neppure il limpido ruscello che serpeggia nel prato. Senza dubbio, il suo mormorio è tanto soave, ma può giungere agli orecchi delle creature, e poi il calice del Fiore dei campi non lo potrebbe contenere. Non può essere solo per Gesù.

Per appartenere a lui, bisogna essere piccoli, piccoli come una goccia di rugiada! Oh! come sono poche le anime che aspirano ad essere piccole così. "Ma, esse dicono, il fiume e il ruscello non sono più utili della goccia di rugiada? Che fa questa? Non è buona a nulla, fuorchè a rinfrescare per qualche istante un fiore campestre che oggi è e domani sarà bell'e sparito" (Reminescenza di Mt. 6. 30)a


Danila Oppio

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi