AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 30 giugno 2012

STORIA DI UNA CONVERSIONE: GIOVANNI PAPINI




Giovanni Papini 1881-1956
Giovanni Papini alla sua scrivania






Abbiamo bisogno di Te

Gesù, tutti hanno bisogno di Te
anche quelli che non lo sanno.
E quelli che non lo sanno
assai più di quelli che sanno.

L'affamato si immagina
di cercare il pane
e ha fame di Te.
L'assetato crede di volere l'acqua
e ha sete di Te.
Il malato s'illude di cercare la salute
e il suo male è l'assenza di Te.

Tu sai quanto sia grande
per me e per tutti noi
il bisogno del Tuo sguardo
e della Tua parola.

Tu che fosti tormentato
per amore nostro
ed ora ci tormenti con tutta la Potenza
del Tuo implacabile Amore.



http://www.technologeek.com/poetry/index.php?option=com_content&task=view&id=5120&Itemid=2


Ho stralciato da un saggio di Marcello De Santis, pubblicato su Poetry & Literature, questa poesia di Giovanni Papini,  che rende testimonianza di come si possa convertirsi al Cristo attraverso molte esperienze, anche negative, ed in un qualsiasi momento dell'esistenza.Sopra l'indirizzo del sito, dove potrete leggere per intero il saggio dell'autore. Nel caso non si aprisse, troverete tra i siti preferiti elencati in home page di questo blog, Poetry & Literature, tra gli autori, il nominativo di Marcello De Santis e questa sua pubblicazione

FESTEGGIAMO PADRE BERNARDO ZONI!


60° DI SACERDOZIO DI P. BERNARDO ZONI

(1952 -29 GIUGNO – 2012)




P. Bernardo Zoni insieme a P. Piero Adamini
   Una catecumena di Oita ha ricevuto da un cristiano trasferitosi a Kaminoge (Tokyo) questo sunto della festa. Traduco a spanne non avendo con me alcun vocabolario. PN



聖ペトロ・パウロの祝日である今日、上野毛でベル師叙階60年のお祝いミサがありました。

   Oggi, solennità dei SS. Pietro e Paolo a Kaminoge c'è stata a Kaminoge la Messa di P. Bernardo, che ricorda i suoi 60 anni di Ordinazione sacerdotale.


「神よ、こんな小さな私ですけれども、あなたのために、どうか私を使ってくださいと、60年前の今日、司祭に上げられて私は小さな感謝の祈りを捧げました。以来、毎日この祈りを繰り返しながら、皆さんの祈りに支えられてここまで来ることができました」.... というミサ最初の言葉から、私はもう涙が出て涙が出て。

   Questo il saluto iniziale.

   "O Dio, so di essere una creatura piccola davvero, ma ti prego di mettermi al tuo servizio: questa la mia piccola preghiera di ringraziamento quel giorno di 60 anni fa quando divenni Sacerdote. Questa preghiera da allora continuo a recitarla ogni giorno e mi rendo conto che è stata la preghiera di tutti voi a sostenermi per arrivare fin qui". E qui lacrime a non finire.


式典の最後に、マイクを持ったベル師は、「イエズス様は多くの人々をみて、これが私の母、私の兄弟姉妹であるとおっしゃいました。私にとって皆さんは私の母であり、兄弟姉妹です。日本のいろんなところに、私には母や兄弟姉妹がたくさん、たくさん、います。
    本当にありがたいこと、幸せなことでした」と、涙ぐみながら感謝なさいました。多くの人がグスグスと涙を堪えていらっしゃいました。私もハンカチぐっしょり状態でした。

   Alla fine della celebrazione ha preso in mano il microfono per dire: "Gesù guardando la folla esclamò " Questa è mia madre, questi sono i miei fratelli e sorelle". Ebbene per me tutti voi siete mia madre, miei fratelli e sorelle. In ogni angolo del Giappone per me esistono queste madri, fratelli e sorelle. Tutto ciò mi colma di gratitudine e fa la mia felicità".  A questo punto le lacrime presero il sopravvento. Anch'io mi ritrovai col fazzoletto inzuppato.


大分代表として、ベルナルド神父様からしっかり祝福をいただいきました!

皆さん一人ひとりのお顔を思い出しながら、ベル師60年の恩寵に満ちた神の祝福をお届けいたします!

愛と祈りをこめて

   Come rappresentante dei fedeli di Oita sono stato io a ricevere una benedizione speciale e questa più che volentieri la giro a tutti voi. Sempre unito nell'Amore e nella preghiera.

                                                                    Ban San







 IL FESTEGGIATO, PIU’ FELICE DI UNA PASQUA!



………………..


(Ferrara 30-6-2012), Padre Nicola Galeno

venerdì 29 giugno 2012

Ismaël Lo~Yaye Boye

Ismaël Lo - Dabah

OPPRESSIONE


(sognare le vacanze e non poter partire)

Opprime
Il torrido calore
Di questi giorni
Afosi d’umidità

Opprime
Il desiderio di fuga
Verso altre mete
Di fresca libertà

Opprime
Non poter muover passo
Legata a un ceppo
Che imprigiona

Opprime
Ma il dovere
Va rispettato poiché
Coscienza non perdona

Danila Oppio
Inedita





giovedì 28 giugno 2012

PAULO COELHO: AFORISMA


PAULO COELHO: AFORISMA


IL VENDITORE DI ANGURIE


Il venditore di angurie

di Renzo Montagnoli

Franco Pedrina: Anguria - olio su tela




Una volta assai più numerosi, ora meno frequenti, ma chi non ha mai visto quei chioschi in fregio alle strade di uscita dalle città, oppure ai lati di certe provinciali preferite dal traffico veicolare perché più sgombre di auto? Una baracca, con il tetto di lamiera, sovente coperto da un po’ di paglia, un bancone ricoperto di alluminio, o più recentemente di plastica, come le quattro o cinque sedie messe lì alla rinfusa accanto a un tavolo di legno segnato dagli anni e dall’uso, una tinozza piena d’acqua con le angurie al fresco e, nella migliore delle ipotesi, un grande frigorifero con la porta a vetro ed in bella mostra delle fette rosse del frutto tipicamente estivo, oppure bene ordinate in un contenitore fra pezzi di ghiaccio che la calura va sciogliendo sempre più rapidamente: questa è una melonaia, annunciata lungo il nastro d’asfalto da cartelli scritti in un italiano spesso approssimativo, evidenziata nelle notti d’estate da una ghirlanda di luci multicolori.

Ce n’è una anche vicino a casa mia: è lì, come il suo proprietario, da quasi trentacinque anni. Si anima con i primi caldi e si chiude non appena le sere si rinfrescano. Dietro il bancone c’è Claudio, capelli bianchi che un tempo erano biondi, occhi chiari, il volto segnato dalle rughe, la voce che si è fatta roca per via di quei sigari che costituiscono al tempo stesso il suo vizio e il suo passatempo.

Di giorno apre i battenti verso le nove e la sera chiude quando non ci sono più avventori. 

Lo conosco da quando ero ragazzino; è un po’ più vecchio di me e non ha avuto una vita fortunata, perché il matrimonio si è rivelato un fallimento e l’unico figlio, che adorava letteralmente, una sera di novembre non è più tornato dal lavoro: a un incrocio, complice la nebbia, un autocarro gli si è parato davanti; inutile è stata la frenata e in quel fragore di lamiere contorte e vetri infranti con cui si è spenta quella giovine esistenza è iniziata per Claudio una lunga vita di solitudine che sembra non avere mai termine.

Per lui la melonaia non è solo un’attività, ma è molto di più, perché rappresenta un breve intervallo di vita; ascolta le chiacchiere degli avventori, si unisce alle stesse, arriva perfino a sorridere.

Quest’anno l’estate è cominciata prima del solito e già ai primi di giugno il caldo è stato soffocante, e con esso l’arsura, che solo una fetta di anguria dolce, tenera e saporita può calmare. Ho deciso, quindi, di comprarne una intera e ovviamente, anziché ricorrere al supermercato, dove peraltro costa meno, sono andato da Claudio.

mercoledì 27 giugno 2012

PASSERI



Non lontano da qui
riposa ogni cosa perduta
e avanzano in luoghi conosciuti
le orme dei passeri.

La pupilla si dilata
in battiti di eterni minuti
e nel disgelo degli anni
sale, fra la salsedine e il bosco,
il canto dolce di antichi pensieri.

Non lontano da qui
è ancora possibile sognare. (anno 2000
Annamaria Gatti
Poesie in smalto

sabato 23 giugno 2012

Sonny's Dream



Un canto irlandese molto commovente, qui sotto,  lyrics:


Sonny lives on a farm, in the wide open space
You can kick off your sneekers, and give up the race
You can lay your self down, by a sweet river bed
Sonny always remembers, what it was his moma said

Chorus

Sonny don't go away, I am here all alone
And your daddy's a sailor, and he never comes home
And the nights get so long, and the silence goes on
And I'm feeling so tired, I'm not all that strong

Sonny caries a load, He is barely a man
There's not all that much to do, still he does the best he can
And he lives in a room, at the top of the stairs
And the sea keeps on rollin in it's done that for years

Chorus
[ Lyrics from: http://www.lyricsmode.com/lyrics/v/valdy/sonnys_dream.html ]
Sonny don't go away, I am here all alone
And your daddy's a singer, and he never comes home
And the nights get so long, and the silence goes on
And I'm feeling so tired, I'm not all that strong

Towns a hundred miles away Sonny's never been there
He just goes to the highway and he stands there and stares
And the mail comes at four and the mail man is old
Yet he's still dreaming dreams filled with silver and gold

Chorus

Sonny don't go away, I am here all alone
And your daddy's a sailor, and he never comes home
And the nights get so long, and the silence goes on
And I'm feeling so tired, I'm not all that strong
Sonny don't go away, sonny don't go away


More lyrics: http://www.lyricsmode.com/lyrics/v/valdy/#share

IL CARMELO NELLA STAMPA E NEL WEB


PADRI CARMELITANI SCALZI DI TREVISO


Ci piace andare alla ricerca di quanto si pubblica sulla stampa o sul Web 2.0 : può aiutarci a conoscerci  e diffondere il carisma della nostra santa fondatrice; può spronarci a metterci in contatto anche con altre realtà carmelitane. Vi consigliamo di visitare, per esempio, il sito della comunità dei
Carmelitani Scalzi di Treviso, di cui è Priore Padre Giuseppe di Santa Teresa di Gesù Bambino (Giuseppe Pozzobon) che molti di noi conoscono per la serie di catechesi su Teresa d’Avila tenute a Radio Maria.
Tra le iniziative di questo mese, segnaliamo
“Rallegrati!” il pellegrinaggio notturno a piedi per i giovani che si svolgerà il 23 e 24 giugno e si muoverà dal Santuario della Madonna delle Grazie di Preganziol al Santuario di Santa Maria Mag- giore (Madonna Granda) di Treviso. “Per chi viene da lontano - spiegano gli organizzatori - sarà possi- bile pernottare in convento la notte tra il venerdì e il sabato o riposare la domenica mattina prima di ritornare a casa.
Chiaramente, per motivi organizzativi è necessario che voi comunichiate la vostra adesione e se desiderate fermarvi in convento”(www.carmelitanitreviso.it).

CARMELITANO SECOLARE. DIVENTA CIO' CHE SEI


L’intervento di p. Aldo Formentin a proposito della conferenza del Generale all’ocds
Carmelitano Secolare: «Diventa» ciò che «sei»

Siamo grati a padre Aldo Formentin Assistente nazionale dell’Ocds che ci ha inviato questa sua riflessione sulla conferenza all’Ocds iberico del Padre Generale (pubblicata sul numero scorso). Siamo contenti di poter avere nuovi stimoli per approfondire quel testo e soprattutto per attuare una verifica del cammino delle nostre fraternità. Una verifica che richiede coraggio e limpidezza. Possiamo bleffare con chiunque, ma con Dio, con Chi ci ha chiamati a questo cammino no. Stiamo camminando come Lui vuole?
di P. ALDO FORMENTIN Carmelitano Secolare: «Diventa»
1
Il P. Saverio Cannistrà, in sostanza, ha invitato ogni carmelitano secolare a scoprire la propria identità a partire da ciò che lui « è ». In questo modo ha come capovolto il punto di partenza della sua indagine. Invece di formulare la propria riflessione a partire da ciò che il Carmelitano Secolare Teresiano è stato lungo il tempo, è partito senz’altro da ciò che il carmelitano secolare «è e deve essere» di fatto ciò che «sei» , diventa ciò che Dio ha fatto di te! ”
Potremmo riassumere in questo modo quanto detto dal Preposito Generale dei Carmelitani Scalzi al IV Congresso OCDS della Penisola Iberica riunitosi in Avila lo scorso 1° maggio 2012.
Giugno 2012L’INTERVENTO DI P. ALDO FORMENTIN
oggi per la chiesa e nel mondo.
In particolare, per riflettere sulla sua vocazione, la sua vita e la sua missione in modo adeguato, ha preso in considerazione i tre aspetti essenziali dell’identità del cristiano secolare teresiano: la laicità, la specificità della vocazione al Carmelo Teresiano e la forma- zione o cura della sua vocazione.
La laicità
Circa la “laicità”, il P. Generale si pone, prima di tutto, la domanda: «Come possiamo capire e spiegare l’appartenenza comune di laici e di religiosi alla medesima famiglia o, più precisamente, al medesimo Ordine?”.
E dopo avere affermato che la risposta non è né facile né scontata, e che la laicità non «può con- sistere né nel trasformare i laici in religiosi, né nel “laicizzare” la vocazione dei religiosi», conclude perentoriamente dicendo che «la difficoltà non si risolve mettendo tra parentesi le differenze che caratterizzano la vita del religioso e quella del laico» ma partendo «dalla chiara definizione e rispetto delle differenze».
Chi è dunque un cristiano « laico »? Riprendendo alcuni documenti [in particolare in n.31e48 della Lumen Gentium e in n.15e17 della Christifideles laici] con i quali la Chiesa spiega che un cristiano è detto «laico» quando è posto – per divina vocazione – a vivere e a farsi santo seguendo Cristo nel mondo e trattando le cose del mondo, il P. Generale arriva a concludere che, come per tutti i cristia- ni laici, anche per il carmelitano secolare «il mondo con le sue concrete realtà, situazioni e impegni, è lo strumento di cui la grazia di Dio si serve per la sua santificazione»...
L’urgenza di porsi una domanda
Se tutto questo è vero, ogni carmelitano secolare dovrebbe allora chiedersi: “Come cristiano «laico», ho capito che – per vivere la mia umanità alla sequela di Cristo – il « posto » che Dio ha assegnato alla mia vita è nel «mondo», all’interno della mia famiglia, del mio lavoro, delle incombenze della vita quotidiana?
Oppure sono convinto che, per essere una persona che segue sul serio Cristo, Dio mi aspetti il più spesso possibile in chiesa e mi chieda di lasciar da parte gli altri e gli affanni quotidiani e familiari per dedicarmi a frequenti pratiche di pietà come è chiesto a un frate o a una suora?
Sono convinto che la mia vita quotidiana « è » amicizia vissuta con Dio [Vita di Orazione] perché il lavoro, la fatica, le contrarietà, l’uso del denaro, la gestione dei beni che possiedo ecc... sono il « segno sacramentale » della Presenza «amica» di quello stesso Cristo che mi viene incontro nel gesto della mia quotidiana Orazione ?...
E la formazione?
A livello formativo invece, occorrerebbe chiedersi: “Quante lezioni sono previste – all’interno dell’Iter formativo – per la spiegazione e lo studio della dimensione laicale della vita del cristiano cosicché i formandi siano debitamente introdotti nella corretta mentalità laicale della loro vita cristiana?
Siamo proprio sicuri – analizzando concretamente il nostro Iter formativo – che non stiamo incorrendo nell’ambiguità deprecata dal P. Generale per cui stiamo trasformando «i laici in religiosi» o, in modo religiosamente più accettabile, stiamo insegnando ai nostri formandi a“laicizzare la vocazione dei religiosi”?...
La vocazione carmelitana
Per sviluppare il secondo tema – “la specificità della vocazione del carmelitano al Carmelo Te- resiano” – il P. Cannistrà inizia col chiedersi che cosa qualifichi oggi un Ordine Secolare. A partire da quanto scritto nel canone n. 303 del Codice di Diritto Canonico, precisa innanzitutto che “dal punto di vista canonico, le promesse (o i voti) non fanno parte degli elementi caratterizzanti gli Ordini secolari. Nel diritto universale non se ne fa cenno e in molti Ordini secolari essi non sono previsti”.
Sono invece la “ricerca della perfezione cristiana” e “l’impegno apostolico” gli elementi caratterizzanti che definiscono e giustificano la vita di quei cristiani che si costituiscono in Ordine Secolare, per vivere –all’interno di una condizione di vita non religiosa ma secolare – attingendo ispirazione al carisma di un Istituto Religioso.
Alla luce di questo, il Preposito Generale conclude dicendo che “Il laico carmelitano può essere defi- nito come una persona che ricerca la santità, ossia la pienezza della sua vocazione battesimale, e vive una “vita apostolica” non solo assumendosi tutta una serie di impegni e attività di apostolato, ma mettendo l’intera propria vita a servizio di Cristo e del vangelo senza modificare la sua condizione di vita nel mondo, ma accettandone tutte le varie dimensioni – affettive, economiche, sociali, politiche e culturali – e vivendole fino in fondo, evangelizzandole nella sua stessa persona, unendole cioè al Cristo di cui egli è membro».
Santi, ma come?
Detto questo però, puntualizza il P. Generale, rimane da chiarire quale sia di fatto il tipo di santità al quale il carmelitano secolare deve aspirare. “Perché – continua – nonostante sia passato quasi mezzo secolo dal concilio Vaticano II, l’immagine ancora prevalente del santo non è quella del laico, ma quella del martire, del pastore, del missionario, della religiosa o del religioso. Spesso anche nel presentare la santità di un laico si insiste su aspetti eccezionali, quasi a dire che la sua santità si è rea lizzata nonostante le condizioni di vita laicale, e non all’interno e a motivo di esse. Che un uomo politico, ad esempio, possa aver cercato la santità attraverso la sua attività politica o un imprenditore attr verso la sua attività economica, risulta tutt’altro che evidente”.
E individua nel fatto che dei laici facciano ancora le “Promesse” di vivere secondo lo spirito delle Beatitudini e dei Consigli Evangelici la traccia del permanere di un’idea di santità derivata dalla Pro- fessione dei Voti propria dei Religiosi. Cosa che ha fatto spesso degli Ordini Secolari altrettante “copie in formato ridotto” degli stessi Ordini Religiosi.
Ma la santità – prosegue il P. Generale non è questione di promesse, voti o pratiche ascetiche ... non è semplicemente un dovere morale o un impegno virtuoso”. Ma “è un modo di vivere, di pensare l’esistenza ... è una vita dello Spirito che pulsa in noi e chiede di venire alla luce”. È “l’impegno decisivo di vivere la sequela di Gesù Cristo, di vivere “in obsequio Jesu Christi” in mezzo al mondo”!
E spiega che un carmelitano secolare impara da S. Teresa un’idea di santità che innanzitutto “nasce e si definisce come risposta alla scoperta di essere amati da un Dio fatto uomo, amati così come si è, senza condizioni o riserve, amati nell’essere poveri e peccatori”. E, in secondo luogo, come esperienza della “sollecitudine per l’altro”: per l’altro uomo, per la comunità, per la chiesa. Così che per il carmelitano secolare teresiano “toccato misteriosamente, ma indubitabilmente” dall’amore del Divino Amico “non ha nessun senso vivere in un altro modo, vivere senza perdere la vita”...
Potremmo a questo punto chiederci: “Noi che abbiamo accettato la vocazione al Carmelo Secolare Te resiano, con “determinada determinación”, riteniamo che diventare santi sia un “non appartenersi più, non avere niente per sé, ma al tempo stesso di possedere tutto in un modo nuovo”?
La Promessa con la quale ci siamo legati al Carmelo è un aiuto a realizzare il nostro Battesimo con un “impegno decisivo di vivere la sequela di Gesù Cristo[casto, povero e obbediente], di vivere “in obsequio Jesu Christi” in mezzo al mondo”, o è un semplice legame giuridico che ci rende partecipi di diritto al gruppo dell’Ordine Secolare Teresiano?
Per affrontare l’ultima questione – il valore formativo della comunità” – il P. Generale parte da quanto espresso nel n. 40 delle Costituzioni OCDS – che naturalmente deve venire completato da quanto offerto sullo stesso argomento dalla Ratio Institutionis OCDS ai nn. 24-29 e 81-85 – per ribadire la necessità, per chi vive nell’OCDS, di una reale vita comunitaria. Dove è combattuta sia la convinzione che la “dimensione comunitaria si riduca solo alle questioni organizzative e di gover- no”. Sia l’idea che aderire all’OCDS significa avere la possibilità di compiere un cammino spirituale «privato», come se a Dio ci si potesse avvicinare in modo del tutto “solitario”. “In realtà – dice il P. Generale – Teresa non è stata soltanto maestra di orazione e di contemplazione per i singoli cristiani ... Ella conosceva per esperienza le difficoltà e i rischi che tale cammino presenta quando si è soli ... Ha [invece] voluto fondare comunità oranti.[Ed] è significativo che per Teresa l’amore reciproco sia la prima condizione per poter affrontare un cammino di orazione”. In questo senso parla della «compagnia dei buoni» come di un «vantaggio» [Vita, 40,19] e di una «grande grazia» [Vita 2,8] per chi desidera imparare a vivere in intimità con Dio.
Chi viene a contatto, dunque, con il carisma di Teresa deve sapere che dalla «quotidiana amicizia con Dio» nell’Orazione può nascere solo una «vita quotidiana concepita come amicizia». “Per cui – spiega il P. Generale – ciò che tiene uniti i membri di una Comunità OCDS è il fatto di camminare insieme, nella stessa direzione, condividendo obiettivi e finalità, ciascuno nella particolare situa- zione di vita in cui si trova... crescendo nella fiducia e nella conoscenza reciproca, in modo che la parola possa essere scambiata con libertà, senza timore di essere giudicati, fraintesi o addirittura traditi”.
A questo punto ci potremmo chiedere se è proprio questo il “clima” fraterno nel quale vivono le nostre Comunità/ Fraternità dell’OCDS? Ogni Fraternità non deve avere paura di “interrogarsi seriamente se stia facendo questo cammino di maturazione e se il suo ruolo nella vita dei propri membri sia effettivamente importante o solo marginale ... [perché] – conclude confortandoci il P. Generale – a questo siamo stati chiamati il giorno in cui abbiamo varcato la soglia del Carmelo”.
P. Aldo Formentin ocd

Ringrazio Stefania De Bonis per l'invio del bollettino del mese di giugno, della fraternità secolare della Provincia Campana, dal quale ho desunto la relazione sopra riportata di Padre Aldo Formentin.
Mi conforta apprendere che il discorso del Padre Generale è perfettamente in linea col mio pensiero, infatti una comunità deve saper creare quel luogo di conoscenza e libertà reciproca di poter manifestare apertamente le proprie esperienze, i propri dubbi e le proprie speranze, senza timore di essere giudicati fraintesi o addirittura traditi. 

venerdì 22 giugno 2012

charade live Jerago beach 2008



Qui con Charade Band

The New Story - Blind

The New Story - More Than Life videoclip



Da mamma orgogliosa, presento un vecchio video di quando mio figlio Matteo suonava la batteria con i The New Story. Ora ha cambiato genere.

BREVE DIALOGO TRA DUE ANIME




In una caotica mattinata di giugno, esattamente un venerdì, quando il sole 
accompagnato da una piacevole brezza, riscaldava ed accarezzava con i suoi raggi, le membra, due anime si sono incontrate. Tra loro nasce un dialogo, breve ma profondo:

Sai, dice, una delle due anime all’altra:  “ ti ringrazio per avermi dato 
questo passaggio”.
- L’altra anima, replica: … “figurati, sono così contenta di esserti utile”.

Dopo poco tempo, l’anima che ringraziava l’altra, le dice: …“ mio marito è 
dispiaciuto per non avermi potuto accompagnare, oggi, gli uomini devono 
pregare per mezz’ora. Questo è il momento che lui deve farlo… é un uomo ed è obbligato...purtroppo coincide con l’ora che io devo fare questa commissione”…
- Non ti preoccupare….Capisco...

 Dopo un attimo di silenzio, replica l’anima che ascoltava l’altra …comunque è bello pregare!-
- Sì, è vero, risponde.
L'altra aggiunge:
- È così appagante, tu più preghi e più senti il bisogno di farlo. Sembra di 
entrare in un mondo nuovo, profondo e piacevole.
- Soprattutto, dice l’altra, quando leggi i brani della Bibbia, quelle letture 
ti lasciano dentro quella pace, quel silenzio, ti acquietano….proprio dentro.
- È vero, hai proprio ragione…
- Allora anche a te accade la stessa cosa? 
- Sì…

- É così bello entrare in contatto con questa parte che è in noi..!

Dopo un po’ una di loro, riprende il discorso
- …il 14 luglio iniziamo il nostro digiuno… fino alla metà di agosto…
Replica l'altra: oggi è venerdì, è il giorno del mio digiuno.

- Sì lo so, tu mangi pane ed acqua, oggi.
L’altra aggiunge, poi...: Come fa bene, fare queste cose, mi fanno sentire bene.
- Anche io, sto bene… è vero quello che tu dici
Ricomincia l'altra... Noi donne dobbiamo pregare… ma per l’uomo, è proprio obbligatorio farlo … noi dobbiamo fare cinque preghiere al giorno …possiamo farne di più, ma l’importante è non farne meno…

Così, queste due anime si scambiano le rispettive confidenze più intime …mentre una riflette sul piacere di questo dialogo, sulla sincerità di queste 
confidenze, fa pertanto alcune considerazioni:
- …. “Che bello, vivere questo sentimento.. vivere e respirare questa intimità 
con quest’anima, lei africana…. io sudamericana…e pensare che tra noi due 
esiste una differenza d’età…lei più giovane di me e poi, lei é musulmana ed io sono cristiana…. Ambedue siamo in terra straniera eppure ci unisce un 
sentimento così bello, così candido quale è l’Amore per un Dio che può cambiare nome per lei e per me, ma credo che possiamo chiamarlo con un solo nome, Amore. 
Un Amore che significa solidarietà, carità, fraternità…

- Alla prossima, cara sorella africana
- Grazie, sorella sudamericana
- Domani, ci incontreremo con i nostri fratelli italiani
- Infondo, siamo tutti fratelli  e non siamo stranieri in questa terra….noi 
che condividiamo un Amore così profondo…Ciao! A domani.


Nelly Irene Zita García

mercoledì 20 giugno 2012

The Dubliners - Fields Of Athenry

HAIKU

Pane spezzato
Sapore di grano e di forno
Sapore di TE

Danila Oppio
Inedita

domenica 17 giugno 2012

GALLERIA D'ARTE: ANDREJ RUBLEV

SS. TRINITA'
SAN PAOLO
Cristo Re



















Ascensione del Signore

La Sacra Famiglia
Vergine della tenerezza
San Giorgio
Volto di Cristo
San Giovanni Battista
                                                  Della vita di Rublëv si conosce pochissimo. Non è noto né dove né quando, esattamente, sia nato. Con ogni probabilità visse nel monastero della Trinità di San Sergio (Troice-Sergieva Lavra), il più importante monastero e centro spirituale della Chiesa ortodossa russa, al tempo di Nikon di Radonež, il primo successore (nel 1392) del fondatore del monastero, Sergio di Radonež.
Le prime notizie su Rublëv risalgono al 1405, quando decorò con icone e affreschi la cattedrale dell'Annunciazione del Cremlino di Mosca, lavorando insieme a Teofane il Greco e a Prochor di Gorodec. Il suo nome era in coda alla lista dei pittori, segno che allora era il minore sia per fama sia per età.
Altre cronache informano che nel 1408 lavorò presso la cattedrale dell'Assunzione di Vladimir e nel1425-1427 presso la cattedrale della Trinità nel monastero di San Sergio. In seguito si spostò al monastero di Sant'Andronico a Mosca; qui dipinse il suo ultimo lavoro, gli affreschi della cattedrale del Salvatore, prima della morte, avvenuta il 29 gennaio 1430.
Canonizzato nel 1988 dalla Chiesa ortodossa russa, la sua ricorrenza è celebrata il 4 luglio.

SIRIA E I BAMBINI


Non posso pensare
che un bambino così dolce
possa essere stato usato
come scudo umano
Perché tanta crudeltà
contro gli indifesi?

IL MIO MOMENTO GIORNALIERO CON DIO


SIGNORE,  SUL FINIRE DI QUESTO GIORNO, TI RENDO GRAZIE PER TUTTO QUELLO CHE HO RICEVUTO DA TE!

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi