AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 29 febbraio 2012

UN PO' DI POESIA!

                                  EMOZIONI
Tu non sei travagliato dall’amore che sempre t’inonda.
Ecco una chiazza d’entusiasmo, invitante e superficiale.
Quando si asciuga – senti forse il vuoto?
Tra cuore e cuore resta un intervallo
E vi si penetra adagio –
La vista si abitua al colore, l’orecchio al ritmo.
Ama dunque cercando il profondo, raggiungi la volontà
perché del cuore tu non senta la fuga
e del pensiero il controllo stancante!
KAROL JÓZEF WOJTYŁA

domenica 26 febbraio 2012

Collocazione Provvisoria



SEMPLICEMENTE MERAVIGLIOSA! Grazie don Tonino!

DON TONINO BELLO . BIOGRAFIA

Mons. Tonino Bello

Ho appena inserito quel bellissimo video che narra la vicenda di "Collocazione Provvisoria", un racconto di don Tonino Bello, molto avvincente e commovente. Per chi non conosce don Tonino, o che ne ha solo sentito parlare, pubblico una breve biografia di questo grande sacerdote e uomo. 

Nato ad Alessano (Lecce) il 18 marzo 1935, Antonio Bello rimarrà sempre, anche quando sarà Vescovo,” don Tonino. Figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una donna semplice e di grande Fede, trascorre l’infanzia in un paese ad economia agricola ed impoverito dall’emigrazione. Assiste alla morte dei fratellastri e del padre.
Ragazzino sveglio, finite le elementari, è mandato, per poter continuare gli studi, in seminario, prima ad Ugento poi a Molfetta. Frequenterà l’ONARMO (opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai).
L’8 dicembre 1957 è ordinato Sacerdote e dopo un anno sarà nominato maestro dei piccoli seminaristi. Nei successivi 18 anni sarà capace di mediare tra severità del metodo ed esigenze giovanili. Lavorerà per la diocesi come redattore di “Vita Nostra”.
In una pagina del diario del 1962 dirà di sé:”(…)Dio mio, purificami da queste scorie in cui naviga l’ anima mia, fammi più coerente, più costante. Annulla queste misture nauseanti di cui sono composto, perché ti piaccia in tutto, o mio Dio”.
Alla fine degli anni ’70 è nominato parroco di Tricase: l’esperienza in parrocchia gli fa toccare con mano l’urgenza dei poveri, dei disadattati, degli ultimi.
Nel 1982 viene nominato Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi e nel 85, presidente di “Pax Christi”.
Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono i perni su cui svilupperà la sua idea di Chiesa (la “Chiesa del Grembiule”) Lo troviamo così assieme agli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, insieme ai pacifisti nella marcia a Comiso contro l’installazione dei missili, insieme agli sfrattati che ospiterà in episcopio (“Io non risolvo il problema degli sfrattati ospitando famiglie in vescovado. Non spetta a me farlo, spetta alle istituzioni: però io ho posto un segno di condivisione che alla gente deve indicare traiettorie nuove(…),insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa.).
Rinuncia ai “segni di potere” e sceglie il “Potere dei Segni”: nascono così la Casa della Pace, la comunità  per i tossicodipendenti Apulia, un centro di accoglienza per immigrati dove volle anche una piccola moschea per i fratelli Musulmani.
L’inevitabile scontro con gli  uomini politici si fa durissimo quando diventa presidente di Pax Christi: la battaglia contro l’installazione degli F16 a Crotone, degli Jupiter a Gioia del Colle, le campagne per il disarmo, per l’obbiezione fiscale alle spese militari, segneranno momenti difficili della vita pubblica italiana. Dopo gli interventi sulla guerra del Golfo venne addirittura accusato di incitare alla diserzione.
Eppure c’è stata sempre una limpida coerenza nelle sue scelte di uomo, di cristiano, di sacerdote, di vescovo. E’ stato così coerente da creare imbarazzo perfino in certi ambienti, compresi quelli curiali: sapeva di essere diventato un vescovo scomodo.
Ma la fedeltà al Vangelo è stata più forte delle lusinghe dei benpensanti e delle pressioni di chi avrebbe voluto normalizzarlo.
La marcia pacifica a Sarajevo, di cui fu ispiratore e guida, sebbene già malato, rappresenta la sintesi epifanica della vita di don Tonino: partirono in 500 da Ancona il 7 Dicembre 1992, credenti e non, di nazionalità diverse uniti dall’unico desiderio di sperimentare “un’altra ONU”, quella dei popoli, della base. Nel discorso pronunciato ai 500 nel cinema di Sarajevo dirà: ”Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà(…).Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.
Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993, consumato da un cancro, muore senza angoscia e con grande serenità.   


sabato 25 febbraio 2012

RIVELATA L'IDENTITA' DELLA "PIETA' YEMENITA"-COMMENTO ALLA NOTIZIA



Si è appreso, in questi giorni, l’identità della donna yemenita fotografata da Samuel Aranda che ha vinto il primo posto del Word Press Photo Award.
Paragonata alla Pietà del Michelangelo, questa immagine che ha fatto il giro del mondo,  venne scattata durante gli scontri che diedero vita alla “primavera araba”.
Pare che la donna sia Fatima Al-Qaws, ed è la madre di un giovane manifestante, rimasto ferito negli scontri.
La donna sostiene di non essersi accorta di chi aveva intorno, quindi neppure dello scatto del fotografo, tanto era felice di aver trovato il figlio, dopo ricerche affannose tra i corpi dei morti, e negli ospedali dove furono ricoverati i feriti. Il figlio era quasi asfissiato dai gas lacrimogeni, e ferito, ma fortunatamente vivo.
Mi è stato fatto presente che potrebbe trattarsi di una notizia falsa, e che altra persona, per appropriarsi dell’insperata fama, malata di protagonismo, si sia fatta identificare per quella donna.  Dire pubblicamente il proprio nome, affermare che si tratti proprio di lei e del figlio Zayed, pare che per una donna musulmana sia negare perfino il significato del suo velo, che nell’Islam ha la  valenza di un voto.
Ho tenuto in debito conto queste considerazioni, ma ritengo che la madre di un dimostrante possa ben condividere le scelte del figlio, che in qualche modo si sia schierata con le idee progressiste, e che dunque sia una musulmana “sui generis”.
Ritengo inoltre, e spero di non essere in errore, che una qualsiasi madre cerchi disperatamente tra i cadaveri, quello del figlio e non trovandolo, si rechi in ogni ospedale o punto di raccolta, nella speranza di ritrovare il figlio magari ferito, ma vivo. Sfido qualunque madre a non farlo, sia essa musulmana o di altra fede.
Parto anche dal presupposto che nessuna persona si abbassi a “rubare” l’identità altrui, di fronte ad un fatto tanto tragico e, se si fosse trattato di altra donna musulmana ad agire in modo tanto subdolo,  anche questa avrebbe infranto le regole della religione di Maometto. Rifacendomi alle leggi giuridiche, abbiamo il dovere di tenere in debita considerazione che l’accusato è innocente, fintanto che non vi siano prove certe della sua colpevolezza.
Termino con una domanda: per quale ragione un fatto tanto significativo non debba essere preso come buona notizia, in un mondo inondato da cronaca nera, da delitti i più efferati ? Finalmente una buona notizia: quella fotografia, simbolo della pietà, ha un esito felice: il ragazzo è vivo!  Ma, in un mondo dove tutto concorre alla ricerca di notizie che fanno scalpore, forse si sarebbe preferito che quel ragazzo rappresentasse davvero il Cristo crocifisso, per meglio identificarlo con la Pietà di Michelangelo? Insomma, meglio morto e sconosciuto, che vivo e con tanto di nome?  La notizia dell’identificazione dei due personaggi ha cancellato l’aura di mistero racchiusa in quella splendida fotografia? Invece di gioire per la conclusione positiva di quella vicenda, ne siamo desolati?  Preferiamo pensare ad un furto d’identità? Per quale motivo tendiamo a vedere il male anche laddove non c’è? Sono certa che nel mondo alberghi ancora tanto bene, tanta gente che lotta per salvare quel briciolo di speranza che ancora resta, in un mondo migliore.

(Tengo a precisare che le donne arabe, pur indossando il burka come da tradizione, non sono per questo donne prive di cultura. Usano i cellulari e i pc esattamente come noi occidentali, frequentano le università, hanno lavori di un certo prestigio, ci sono tra loro giornaliste, donne impegnate politicamente- Vorrei sfatare quella convinzione che le donne arabe siano totalmente sottomesse al governo ed alla famiglia. Solo laddove non esiste cultura, dove c'è il degrado morale e materiale, la donna musulmana è ancora donna oggetto, proprietà assoluta del padre o del marito. E, se proprio vogliamo mettere il dito nella piaga, forse che da noi in occidente c'è qualcosa di diverso? Quanti mariti e padri, non musulmani, trattano le donne, le loro donne, come fossero oggetti usa e getta? )

venerdì 24 febbraio 2012

ABBASSO IL CARNEVALE - VIVA I CLOWN-TERAPISTI

DETESTO:                                                  AMO: 
IL CARNEVALE                                         IL NATALE
HALLOWEEN                                             LA PASQUA
LA MENZOGNA                                         LA VERITA'
IL QUALUNQUISTA                                 L'IMPEGNATO
L'INDIFFERENZA                                      L'ATTENZIONE
LA MEDIOCRITA'                                      L'ECCELLENZA
IL PREGIUDIZIO                                        L'OBIETTIVITA'
L'IGNORANZA                                            LA CULTURA
Sono però solo alcuni esempi di sinonimi e contrari, ne avrei un'intero elenco, ma ve lo risparmio!
Si tratta solo di un gioco, nato in questo periodo carnevalesco, che non ho mai amato, ma mi piacciono tantissimo i clown del circo, e in modo particolare quelli della clown-terapia!
A loro i miei più vivi complimenti!  Come non citare I Clun di Fofò che sono un gruppo di "Clun" appunto, che prestano servizio al volontariato totalmente gratuito, presso il reparto di ematologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria!? Li cito, li cito!! E con loro, tutti quelli che si adoperano per rendere meno doloroso il ricovero ospedaliero, soprattutto per i più piccoli. 


RIVELATA L'IDENTITA' DELLA "PIETA' YEMENITA"

Sanaa, Yemen - La fotografia che si è aggiudicata il primo posto del World Press PhotoAward è stata scattata dallo spagnolo  Samuel Aranda in Yemen lo scorso anno, durante gli scontri che diedero vita alla cosiddetta "primavera araba". L'immagine, per intensità e pathosè stata paragonata alla Pietà di Michelangelo: una madre che piange il figlio tra le sue braccia. Ma chi è la donna che si cela dietro al burqa? Sarà la madre, la moglie dell'uomo o una donna qualsiasi? Si chiama Fatima Al-Qaws ed è la madre di un giovane manifestante, rimasto ferito negli scontri.
Fatima racconta così la scoperta dello scatto: "Quel giorno, il 15 ottobre 2011, ci furono manifestazioni e dei manifestanti sono caduti in un'imboscata. Ho capito che era successo qualcosa perché c'era un black-out. Mi sono sempre preoccupata perché mio figlio è sempre andato alle dimostrazioni e perché era già stato ferito in precedenza, volta in cui andai a recuperarlo in un ospedale di campo. Ho guardato tra i morti e tra i feriti. Ho girato per molto tempo, fino a che finalmente l'ho trovato in una piccola sala, non lontano dalla moschea. Aveva difficoltà a respirare e sapevo che aveva respirato il gas dei lacrimogeni. Così l'ho preso tra le mie braccia e l'ho tenuto vicino a me. Non sapevo cosa gli fosse successo, sapevo solo che era stato ferito. Non mi importava di quello che stava accadendo intorno a me, la mia preoccupazione era mio figlio. Forse c'erano delle persone intorno a me, ma la mia unica preoccupazione era mio figlio. Ero davvero arrabbiata, ma allo stesso tempo stavo pensando che mio figlio era diventato un martire, come tanti gli altri martiri dello Yemen, che erano tutti giovani. Io piangevo perché avevo trovato mio figlio e non era ancora morto ".
Un racconto drammatico, ma che cela la gioia di Fatima di aver ritrovato suo figlio vivo. La forza della foto, e forse anche il dettaglio che l'ha portata alla vittoria, sta proprio nel mistero che si cela dietro al velo. Nonostante il burqa, quello che si avverte è una forza e drammaticità che non hanno bisogno di palesarsi con l'espressione del viso. La tensione del corpo è già sufficiente a trasmettere la disperazione della donna, che, ignara di quello che stava accadendo attorno a lei, racconta come ha saputo di quell'immagine: "Prima di tutto non sapevo nulla della foto scattata. Ma ricevetti una telefonata da mia sorella dagli Emirati Arabi in cui mi disse che suo figlio aveva visto la foto e pensò si trattasse di me e Zayed. Io in un primo momento non ci credetti, soprattutto perché si trattava di una donna molto coperta. Ma poi vidi la foto su facebook e alcuni amici mi mandarono l'immagine sul mio cellulare. Fu così che la scoprii. Mi ricordavo con esattezza il momento in cui lo abbracciai, perché pensavo stesse per morire. Io piangevo, ma non piangevo perché ero triste, piangevo perché avevo trovato mio figlio e non era morto".
Mai avrebbe pensato, Fatima, di poter avere una popolarità di tale portata. Lei è grata per lo scatto di Aranda, tanto da dichiarare: "Sono orgogliosa di essere una donna, di essere una madre e fiera di essere yemenita. Sono molto orgogliosa del fatto che questa foto stia facendo il giro del mondo. Soprattutto mi rende ancora più felice che gli occidentali abbiano scelto questa foto". Il coraggio di un giovane e l'amore incondizionato per un figlio, è questa la sintesi della foto più bella del 2011.

giovedì 23 febbraio 2012

UN PO' DI POESIA!


L’orizzonte
Dove lo sguardo
Non incontra
La fine

Mare e cielo, confusi
In un unico
Azzurro cobalto

L’onda
Che pare morire
Sulla battigia, si ritrae
Nel mare profondo

L’inganno dell’apparenza
Come miraggio
Su desertiche dune

Danila Oppio

PAULO COELHO: SULLA SPONDA DEL FIUME PETRA MI SONO SEDUTA E HO PIANTO


PAOLO COELHO

Sulla sponda del fiume Pietra mi sono seduta e ho pianto  

Lo amavo anch’io: Un minuto dopo l’altro, un secondo dopo l’altro, questo amore si ingrandiva e mi trasformava. Avevo riacquistato la fede nel futuro e, a poco a poco, stavo riguadagnando la fede in Dio.
Non voglio più parlare con le mie tenebre.Una caduta dal terzo piano è dannosa quanto una dal centesimo. Se proprio dovrò cadere, che sia da un punto molto alto.
Nell’angolo più remoto della mia anima, io esistevo ancora e credevo ai sogni. Ed è per questo, per quel poco di me che restava, che l’amore mi è venuto incontro, dopo avermi cercato ai quattro angoli del mondo. L’amore mi è venuto incontro, benché l’Altra (sdoppiamento della personalità) avesse costruito una barriera di preconcetti, di certezze e di libri in una tranquilla via di Saragozza. Ho aperto la finestra ed il mio cuore. Il sole ha inondato la camera e l’amore ha pervaso la mia anima.

E’ stato nei momenti in cui non abbiamo parlato che ho capito quanto gli fossi vicina. E’ inutile parlare dell’amore, perché l’amore ha una propria voce e parla da sé.

Non esiste niente di più profondo dell’amore. Nei racconti dell’infanzia, le principesse baciano I rospi e questi si trasformano in principi. Nella vita reale, le principesse baciano I principi e questi si trasformano in rospi.
E’ bene ricordare che la saggezza degli uomini è follia davanti a Dio, Se ascoltiamo il bambino che abbiamo nell’anima, I nostri occhi torneranno a brillare. Se non perdiamo il contatto con questo bimbo, non smarriremo il rapporto con la vita.
E’ necessario correre dei rischi. Riusciamo a comprendere il miracolo della vita solo quando lasciamo che l’inatteso accada.
Meschino è colui che ha avuto paura di correre rischi. Perché forse non sarà mai deluso, né soffrirà come coloro che hanno un sogno da perseguire.
Ma quando quell’uomo guarderà dietro di sé, perché capita sempre di guardare indietro, sentirà il proprio cuore dire “ Che cosa ne hai fatto dei miracoli di cui Dio ha disseminato i tuoi giorni? Come hai impiegato le doti che il tuo Maestro ti ha dato? Le hai sotterrate in una fossa profonda, perché avevi paura di perderle? Allora la tua eredità è questa: la certezza di aver sprecato la tua vita”
Meschino colui che sente queste parole. Allora crederà ai miracoli, ma gli istanti magici della vita saranno ormai passati.
Ma le parole in quel momento, non servivano a nulla: l’amore si scopre soltanto amando.

Per ritrovare Dio, basta soltanto guardarsi intorno. Ma non è facile. Più Dio ci rende partecipi del proprio mistero, più noi ci sentiamo disorientati: perché Lui ci chiede continuamente di seguire i nostri sogni ed il nostro cuore. Ma comportarsi così è difficile, perché siamo abituati a vivere in maniera del tutto diversa. E scopriamo, con sorpresa, che Dio ci vuole felici, perché Lui è il Padre. Noi facciamo parte del Suo sogno, e Lui vuole un sogno felice. Tutto ciò che ci porta alla tristezza e alla sconfitta è colpa nostra. E’ questo il motivo per cui uccidiamo Dio. Sulla Croce, nel fuoco, nell’esilio e nel nostro cuore.

UN PO' DI POESIA!

Viaggiando soltanto di notte

Viaggiando soltanto di notte
ho scoperto quanto è solo il mondo
quanto è solo l'uomo
e l'universo.
Ho scoperto che la vita è un deserto
che la vita è una valle buia
che l'uomo è un fantasma.
Mi sono fermata
in mezzo a una grande campagna
a masticare fili d'erba nel buio
Non c'era una voce
né un animale
e nemmeno il vento provò a parlare
Il profumo della terra era sparito
e il sapore del fieno era finito.
Finchè la luna oltrepassò le nubi
lentamente
e prese a illuminare la pianura.
Che pazzia
credere il mondo un deserto buio
e l'uomo un pensiero vagabondo:
Furono i sensi a dirmi questo.






Il primo premio ad Aurelio
Il 14-15 giugno 2008 all'Abbazia di Poppi (Arezzo) si è svolta la cerimonia di premiazione della 33a edizione del Premio Casentino che ha visto vincitore Aurelio (La nostra vela nel vento) l'ultima opera edita di Angela Fabbri.

Un'altra poesia che mi è piaciuta tantissimo, di Angela Fabbri, e che sono certa piacerà anche ai lettori di questo blog. Ho voluto pubblicare anche alcune sue fotografie, scattate nel giugno 2008, durante la 33°'edizione del Premio Casentino,  svoltasi presso l'Abbazia di Poppi (Arezzo), durante la quale Angela si è aggiudicata il Primo Premio con la sua opera AURELIO (La nostra vela al vento).
Congratulazioni ad Angela Fabbri, per l'inesauribile vena letteraria, per la passione con cui si adopera a rendere preziosi pezzi di scrittura, anche delle "normali" email. Angela non ha nulla di "normale" è semplicemente straordinaria! 

martedì 21 febbraio 2012

UN PO' DI POESIA!

Faglie in due dita di seta
by ~Gabbagabbahei

Ho accolto tra le braccia
una famiglia devastata
dai venti, tempestosi,
coperta come nuvole nel cielo,
di vento e di pioggia.
Poveri più dei  poveri
con le lacrime
nere come cenere
e le mani tra il freddo,
imbevute di rughe.
Ho preso tra le mani
le lacrime silenziose
stracolme di colpa
d'una madre sperduta
e l'ho restituita
alla fonte gioiosa.
Tra le parole, brividi,
sospiri, come,
faglie in due dita di seta

Navigando in internet, alla ricerca di un mondo poetico, oramai desueto, ma da me tanto amato, mi sono imbattuta in questa poesia che, pur identificandosi con gabbagabbahei, appartiene a Livio Cotrozzi,(Roma 4 agosto 1962) che è autore, scrittore, editor video ed inoltre si è cimentato in vari generi, tra cui quello poetico, e' anche autore di programmi radiofonici (RPM, SCR7) e televisivi (Campionato Campionato, Pressing) e di due blog. Attualmente collabora come redattore al web magazine Periodico  Italiano, Non ha certo bisogno dell'appoggio di questo blog per rendere visibili le sue opere, ma piuttosto è questo blog ad essere arricchito dai componimenti poetici di questo bravo autore. Ringrazio sentitamente Livio Cotrozzi per aver scritto questa toccante poesia.


lunedì 20 febbraio 2012

UN PO' DI POESIA!

Padre Nicola Galeno ha scritto, durante il suo mandato missionario in Giappone, questa bellissima poesia, che ha vinto il Primo Premio nella sezione Poesia Estera al concorso bolognese "La Felce d'oro 1995".

Caro P. Nic, sai come ho avuto questa poesia, e la commozione che ho provato, quando ho saputo che l'hai inviata a Sevon. Il ragazzo non vedente africano, ha appena perso la sua mamma, e tu con questa poesia gli hai donato quella consolazione al suo dolore, che tanto cercava.  E' un gesto meraviglioso! 

LETTERE DALLA MAMMA       
Lettera, che mi rechi il profumato
Dono dell'amicizia, qual colomba
Che il verde ramoscello nel beccuccio
Mostra festante al Patriarca ansioso,
Tu sei compagna dolce di chi lungi
Vive dal suol natio! Tu gli parli
Con la cadenza amata dall'infanzia,
Risusciti nel cuore i bei ricordi
E le distanze annulli per incanto...
Mi paion trasparenti le montagne
E i mari sconfinati quando veggo
La mano della Mamma vecchierella
Tremare sul quel foglio ormai bagnato
Da lacrime di calda nostalgia
Pel figlio missionario sì lontano...
Quelle parole avanzan lentamente
E sento che al profumo dell'inchiostro
Si mescola del core la preghiera!
Da tempo ormai la Mamma non mi scrive...
Ora son io che piango nell'esilio
Terreno. Eppure vedo che dal Cielo
Il suo messaggio or giunge più puntuale:
Son lettere dal riso celestiale!
Davvero non si perde mai la Mamma!
In terra o in Cielo lei sa sempre amare...
   ( Oita 17-1-94 )         



PRECETTO CINESE

Il denaro può comperare una casa
però non una famiglia


Il denaro può comperare un orologio
però non il tempo


Il denaro può comperare un letto
però non il sonno


Il denaro può comperare un libro
però non la conoscenza


Il denaro può comperare un medico
però non la salute


Il denaro può comperare una posizione
però non il rispetto


Il denaro può comperare il sangue
però non la vita


Il denaro può comperare il sesso
però non l'amore



MONACHE, PADRI E FRATI CARMELITANI A MILANO E A CASSANO VALCUVIA

QUI SOPRA, LE MONACHE DI CLAUSURA DEL MONASTERO DI LEGNANO, INSIEME A PADRE GIULIANO BETTATI, PADRE FAUSTO LINCIO, PADRE MASSIMO FIORUCCI E FRA MAURIZIO COSTA ALL'EREMO DI CASSANO VALCUVIA!E I PADRI E FRATI DEL CONVENTO DEL CORPUS DOMINI, A MILANO. Per gentile concessione di Fra Maurizio, che appare in tutte le foto!

SAPER ASCOLTARE

Ho pubblicato il video dove Joshua Bell, uno dei maggiori violinisti mondiali, suona dentro un Metro di Washington, tra l'indifferenza generale. Ciò fa riflettere! Se un virtuoso del violino suonasse in un grande Teatro, si scatenerebbero applausi a non finire e standing ovations! Ma in un luogo non atto allo scopo, il grande violinista appare come un musicista di strada. (che poi non è detto che i musicisti di strada non siano bravi! Ho ascoltato suonare un gruppo di orchestranti, davanti al Covent Garden di Londra, e mi ha emozionato!)
Si tratta di un esperimento, ed è un esempio di come non sappiamo ascoltare! Non solo sotto il profilo musicale, ma in tutte le occasioni in cui dovremmo intuire di doverci fermare, ed ascoltare. Ascoltare chi vuole dirci qualcosa, ed invece tiriamo avanti nella più totale indifferenza. Ascoltare chi ci chiede attenzione e amore, e invece gli giriamo le spalle. Ascoltare anche chi non riesce a parlare, a dirci quello che ha nel cuore, perché timoroso, perché ha problemi più grandi di lui, e non sa come risolverl
Ascoltare.....è così difficile? Sappiamo ascoltare solo quanto il nostro egoismo ci chiede, per accontentare solo noi stessi, e perdiamo l'occasione di essere di aiuto agli altri, che è un grande modo per 
sentirsi felici. Certo, perché la felicità la si ottiene solo rendendo la nostra esistenza utile ai fratelli, donando i nostri orecchi all'ascolto; i nostri occhi per vedere le necessità altrui; le nostre mani, per dare un aiuto concreto; la nostra parola, per confortare, e il nostro cuore, per amare!
Will one of the nation's greatest violinists be noticed in a D.C. Metro stop during rush hour? Joshua Bell experimented for Gene Weingarten's story in The Washington Post: http://wpo.st/-vP (Video by John W. Poole)

Stop and Hear the Music

PREGHIAMO


«Meu Deus,
fostes vós que criastes todas as coisas,
vede as ervas do jardim,
fostes vós que as criastes:
elas têm necessidade do sol,
da chuva para não perecerem;
vós também me criastes,
eu sou como as pequenas ervas do jardim,
eu tenho necessidade de vós,
eu tenho necessidade da chuva,
eu tenho necessidade do sol.
Tende piedade de mim,
só vós me podeis fazer viver como as ervas».
B. Maria de Jesus Crucificado, Diário

sabato 18 febbraio 2012

FACCIAMO UN CAPOLAVORO - QUARESIMA AMBROSIANA DEI RAGAZZI


7.02.2012
sussidio fom quaresima ragazzi 2012
Per prepararsi alla Pasqua e vivere bene il periodo di Quaresima, la diocesi ha pubblicato il sussidio “Facciamo un capolavoro” (In dialogo, 56 pagine, 7,50 euro) per i rgazzi. Il fascicolo è pensato anche come cammino di avvicinamento al VII Incontro mondiale delle famiglie. Si tratta di un itinerario a partire dal Vangelo delle domeniche ambrosiane e si sviluppa in preghiere, giochi e attività che ribadiscono il tema della settimana. Nel cuore del percorso c’è l’invito rivolto ai ragazzi a crescere nella fedeltà ai propri impegni quotidiani per fare della loro vita un “capolavoro” a imitazione di Gesù e sostenuti dal dono che lui fa di se stesso.

I temi dell’itinerario quaresimale in oratorio sono il frutto di una rilettura delle catechesi (6 e 7) in preparazione del raduno internazionale dal titolo “Il lavoro risorsa per la famiglia” e “Il lavoro sfida per la famiglia”. I testi delle catechesi sono disponibili sul sito internet www.family2012.com.
Di settimana in settimana verranno proposti ai ragazzi anche piccoli gesti «per il proprio bene e quello degli altri» come il digiuno, l’elemosina e la preghiera, nel rispetto della loro giovane età.
Il tempo di Pasqua parte dalla partecipazione dell’oratorio alla “Festa cittadina” proposta per il 15 aprile e continua con la promozione di altri momenti di festa che condurranno sino all’accoglienza delle famiglie del mondo in occasione del Family 2012. Nel periodo pasquale la stessa liturgia dovrà essere ben curata, con un’animazione rinnovata delle messe domenicali. Tutte le parrocchie saranno invitate alla creatività, in particolare per l’allestimento dell’oratorio in vista dell’ospitalità delle famiglie del mondo. Ma non c’è solo l’aspetto logistico: la diocesi chiede anche di promuovere attività che possano stimolare la conoscenza reciproca.
La proposta dei giochi e delle preghiere per il tempo di Pasqua si trovano anch’esse nel sussidio “Facciamo un capolavoro” con la rilettura delle catechesi preparatorie 8, 9 e 10 al VII Incontro mondiale dal titolo rispettivamente “La festa tempo per la famiglia”, “La festa tempo per il Signore”, “La festa tempo per la comunità”. I testi delle catechesi sono disponibili sul sito internet www.family2012.com.

venerdì 17 febbraio 2012

ITALIANI TUTTI NETTA CESSI?

Italiani tutti netta cessi? Oliviero Toscani meglio che badi alla sua fattoria, glielo chiedo in rima…di Danila Oppio

Alcuni giorni fa ho ascoltato in TV un’intervista rilasciata dal noto fotografo Oliviero Toscani. L’argomento trattava delle pensioni, e pur avendo compreso quanto voleva esprimere con le sue affermazioni, credo che abbia esagerato. Sostiene che chi svolge un’attività – come la sua – che piace, non dovrebbe aver diritto alla pensione.  Alla domanda dell’intervistatrice, che gli chiedeva se almeno gli altri ne possono aver diritto, ha risposto che sì, ovvio che chi netta i cessi per tutta la vita, poveretto, almeno la pensione se l’è guadagnata.

Una domanda, signor Oliviero Toscani che guadagna fior di soldoni con la sua attività, ma lo sa che esistono anche le vie di mezzo? Secondo lei, gli italiani  sono tutti apprezzati fotografi, oppure nettano cessi?
Chi non ha compreso la sua battuta, peraltro poco lusinghiera, si riterrà profondamente offeso, e a giusta ragione. Per questo, mi sono permessa di scriverle un libello, sa, quelle pasquinate che tanto piacevano ai romani. Lei ha fatto della satira? Le rispondo in rima!
 VORREI RISPONDERE
 AD OLIVIERO TOSCANI
A QUELLA SUA DICHIARAZIONE,
A PROPOSITO DELLA PENSIONE
DEI POVERI ITALIANI.
“IO LAVORO PER DIVERTIMENTO
E DELLA  PENSIONE
NON NE VOGLIO TRAR GIOVAMENTO
E’ GIUSTO CHE VENGANO CONCESSI
A QUEI LAVORATORI, POVERETTI
CHE PER TUTTA LA LORO VITA
HANNO LAVATO I CESSI.”
SFIDO IO, CARO TOSCANI
LEI NON CONDUCE CERTO
UNA VITA DA CANI
CON I SUOI GROSSI EMOLUMENTI
PUO’ GRIDARE AI QUATTRO VENTI
TUTTE LE INSULSAGGINI DEL MONDO
HA PINGUI CONTI CORRENTI
UNA  GRANDE FATTORIA IN TOSCANA
DOVE ALLEVA I SUOI ARMENTI
UNA  DIVERTENTE PROFESSIONE
CHE SE NE FA DELLA PENSIONE?
MA IL RESTO DEGLI ITALIANI
CHE PER ANNI HAN FATICATO
SENZA RIUSCIRE A RISPARMIARE
NEANCHE UN SOLDO BUCATO
ADESSO NON POSSONO  NEPPUR SPERARE
QUEI QUATTRO SOLDI DI PENSIONE?
MA CARO MIO,  FACILE PARLARE
SENZA SAPERE, SENZA RAGIONARE.
SI FACCIA  UNA BELLA CALVALCATA
NEI PASCOLI DELLA SUA FATTORIA
E SPERO CHE LA SUA BOUTADE
VENGA PRESTO DIMENTICATA!
E PER FAVORE,  ASCOLTI  VADA VIA!!

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi