AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

martedì 21 luglio 2015

Il 21 luglio 1515 nasceva S. Filippo Neri

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La Chiesa, quella di Roma in particolare, vive la vigilia dell’anniversario di uno dei suoi Santi più popolari: il 21 luglio 1515 nasceva a Firenze Filippo Neri, che ben presto si trasferirà nella città del Papa per dare inizio a una straordinaria esperienza di carità tra i più poveri, intessuta di una letizia e una spontaneità rimaste come uno dei segni più noti e amati dell’apostolato di San Filippo. Anche Papa Francesco, lo scorso 26 maggio ha voluto rievocare in un Messaggio questo anniversario. Il servizio di Alessandro De Carolis
Pietro e Paolo, e Filippo. Da 500 anni gli “Apostoli di Roma” sono tre. E questo la dice lunga sull’amore di una città per un uomo nato a Firenze ma rinato, per i romani, tra le piazze della Città Eterna e i vicoli, quelli più degradati, dove un pastore santo può anche avere l’odore delle pecore ma le pecore hanno addosso il puzzo della malattia e della povertà, che svuota le tasche e l’anima.

Tra le periferie del centro
Quando Filippo Neri arriva a Roma nel 1534, è come se una luce venisse accesa nel buio della miseria che annida tra le glorie dell’Ara Pacis e i lustri travertini dei palazzi nobiliari. Il centro dell’Urbe ha la faccia sporca delle periferie e lì Filippo andrà a prendere una stanzetta, a San Girolamo a via Giulia. Di giorno, viso simpatico e cuore lieto che porta a chi incontra il calore di Dio, senza nemmeno essere un prete, accompagnandolo se può con un pezzo di pane. O una carezza sulla fronte, un conforto sussurrato, a chi si lamenta sui pagliericci dell’Ospedale degli Incurabili. Di notte, un’anima di fuoco, Filippo, perso in un dialogo talmente intimo con Dio che il suo letto può essere senza problemi il sagrato di una chiesa o la pietra di una catacomba.


Il sorriso sempre
Questo – ricorda il Papa nel suo messaggio per il 500.mo – lo rese “appassionato annunciatore della Parola di Dio”. Questo è stato il segreto che fece di lui un “cesellatore di anime”. La sua paternità spirituale, osserva Francesco, “traspare da tutto il suo agire, caratterizzato dalla fiducia nelle persone, dal rifuggire dai toni foschi ed accigliati, dallo spirito di festosità e di gioia, dalla convinzione che la grazia non sopprime la natura ma la sana, la irrobustisce e la perfeziona”. “Si accostava alla spicciolata ora a questo, ora a quello e tutti divenivano presto suoi amici”, racconta il suo biografo e il Papa commenta: “Amava la spontaneità, rifuggiva dall’artificio, sceglieva i mezzi più divertenti per educare alle virtù cristiane, al tempo stesso proponeva una sana disciplina che implica l’esercizio della volontà per accogliere Cristo nel concreto della propria vita”.


L’ora dell’Oratorio
Tutto questo affascina chi, conoscendo Filippo, vuole fare come lui. L’“Oratorio” nasce così, tra i tuguri fetidi profumati giorno per giorno da una carità fatta di carne e non per un progetto disegnato sulla carta e calato dall’alto come un’elemosina data a freddo. “Grazie anche all’apostolato di San Filippo – riconosce Papa Francesco – l’impegno per la salvezza delle anime tornava ad essere una priorità nell’azione della Chiesa; si comprese nuovamente che i Pastori dovevano stare con il popolo per guidarlo e sostenerne la fede”. E pastore lo diventa lui stesso, Filippo, che nel 1551 approda al sacerdozio senza per questo cambiare vita e stile. Col tempo, attorno a lui prende corpo la prima comunità, la cellula della futura Congregazione che nel 1575 riceve il placet di Gregorio XIII.


“State bassi”
“Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi”, ripete ai suoi padre Filippo, che ricorda che per essere figli di Dio “non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare”. E colpisce, da un’anima tanto contemplativa come Maria ai piedi di Gesù, il piglio di Marta che convive nel suo cuore quando afferma: “È meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione”. Filippo Neri, il terzo Apostolo di Roma, chiude gli occhi alle prime ore del 26 maggio 1595. Mai spento è il dinamismo del suo amore e a Roma che si prepara al Giubileo della misericordia sembra che ripeta: “Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni”.

venerdì 17 luglio 2015

Autori in rete

Da oggi, grazie ad una splendida iniziativa di Anna Montella, per La Luna e il Drago, ho una pagina su Autori in rete, dove potrete leggere il mio profilo e quanto da me realizzato, quasi tutto grazie alla bravura di Anna Montella. Infatti, a parte Canto a due voci, che ha avuto come editore L''ArgoLibro, e Balì, editato da Aletti Editore, tutto il resto è stato realizzato da Anna.
Ecco il link cui accedere, cliccando sulla scritta azzurra:


Quando avrete aperto la pagina, troverete i titoli dei miei libri, se cliccate sugli stessi, aprirete gli e-book e potrete leggerne il contenuto, mentre per gli altri, accederete alla pagina dell'editore, per averne un'idea (e se lo desiderate, ordinarne una copia).

martedì 14 luglio 2015

La Vergine del Carmelo: nostra Sorella e Madre

La Vergine del Carmelo: nostra Sorella e Madre
Sfogliando il Carmelo Oggi, ho letto con interesse l’Editoriale in prima pagina, di Padre Giorgio Rossi. Ha dato una visione più ampia e chiara, riguardo alla Madonna del Carmelo, e poiché dello scapolare ne abbiamo parlato a lungo, nell’Insieme degli scorsi anni, vi propongo alcuni passi coinvolgenti.
“Nel prologo del suo libro Ascesa alla verità, dedicato alla Madonna del Carmelo. Menton scrive: “…La Santa Vergine è venerata come Patrona dei contemplativi”, soprattutto di quei contemplativi che cercano di condividere con gli altri i frutti della loro contemplazione.  Il fine dell’Ordine, fondato in suo onore, è di far raggiungere ai suoi membri, sotto la di lei guida, le vette della contemplazione mistica e di far conseguire ad altri questo stesso fine attraverso la sua intercessione”.
Per saperne di più, vi consiglio di leggere Il Carmelo Oggi - giugno-luglio 2015.Intanto incominciamo con lo specificare che la Vergine non va adorata, essendo un aggettivo spettante solo al Dio Uno e Trino. La Madonna va venerata, ma non come si venerano i santi, sarebbe meglio dire: super-venerata.  Il termine più indicato per lei è però quello di BEATA.
Questa spiegazione è talmente vera ed esatta che Maria la conferma dicendo: “Ecco che fin d’ora tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Chiamare beata Maria equivale a esaltare con parole e gesti le meraviglie che Dio ha operato in Lei, vale a dire venerarla: “Poiché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Luca 1,49).
Dal libro scritto da Padre Claudio Truzzi ocd, titolato “La devozione a Gesù e Maria” a pag. 58 troviamo nel capitolo Innamorati di Maria, quanto segue:
“La devozione a Maria è stata uno dei fili conduttori e caratteristici del pontificato di San Giovanni Paolo II, il quale aveva scelto come motto del suo ministero, l’espressione “Totus tuus”. Il Papa desiderò ardentemente che ogni credente potesse servirsi di Maria per giungere più speditamente a Cristo. Maria è infatti “La Stella del mare”, colei che nella navigazione della fede ci aiuta a virare sempre verso Cristo”. Nello stesso libro, alla pag. 66, troviamo una definizione ancora più bella. “TI saluto, o piena di grazia…”L’angelo non l’ha chiamata col suo nome Maria. L’ha interpellata col nome nuovo, dato da Dio: “piena di grazia”.Il termine greco è quasi intraducibile kekharitomén. Possiamo dire: Colmata di grazia, Tu che hai avuto il favore di Dio, Preferita da Dio, Tutta graziosa, Beneamata da Dio, insomma, la Privilegiata, colei che è diventata l’oggetto dell’amore di Dio. Resta il fatto che il nome nuovo, quello che possiede nel disegno di Dio, rimane un nome misterioso e, fortunatamente, intraducibile. Così com’è misterioso e inesprimibile l’Amore”.
Chi poi ha tanto bene cantato l’amore e la figura della Vergine, se non il Sommo Vate? Dante, nel Paradiso - Canto XXXIII della Divina Commedia!  Qui potete leggere la parafrasi di alcuni suoi versi, poiché il testo originale potrebbe risultare di non facile comprensione.

     “Vergine Madre, figlia del tuo stesso figlio,
umile ma glorificata più di ogni altra creatura,
termine fermo della Sapienza eterna,
tu sei colei che nobilitò a tal punto
la natura umana, che Colui che la creò
non disdegnò di diventare anch’Egli creatura.
Nel tuo ventre si riaccese l’amore
grazie al cui calore è germogliato
questo fiore nell’eterna beatitudine.
Qui sei per noi fiaccola ardente 
di carità e, giù tra i mortali,
sei fontana inesauribile di speranza….

…dall’Amor che muove il sole e le altre stelle.
Dante Alighieri

Desidero ricordare che lo scapolare non è un amuleto scaramantico, ma un modo per sentire accanto a noi la presenza della Vergine, che ci ha promesso di accompagnarci ogni giorno, sulla Terra, per poi condurci al Figlio, in Paradiso.
Buona festa del Carmine!
Danila Oppio ocds




domenica 5 luglio 2015

Laura Vincenzi - Una santa in più?

Non conoscevo Laura Vincenzi, mai sentita nominare prima di ieri, quando Padre Nicola Galeno OCD mi ha inviato una sua poesia. Gli ho chiesto chi fosse Laura, mi ha risposto: "Vai a cercare sui meandri di internet. Detto - fatto! Mi sono permessa di "rubare" questo articolo dal blog di Raminelli, poiché ne ha scritto molto bene la biografia.
Ora so chi è Laura, la sua forza spirituale e la possibilità che diventi santa.


LAURA VINCENZI (1963-1987) - UN RAGGIO DELL'AMORE DI DIO
Post n°36 pubblicato il 08 Marzo 2012 da g.raminelli



In memoria di Laura Vincenzi nel venticinquesimo anniversario della morte.
(ora sono trascorsi 28 anni dal suo ritorno al Padre)
In occasione del primo anniversario della morte di Laura Vincenzi, venni investito dell’incarico di scriverne una biografia “Laura Vincenzi. Storia d’amore e di croce”, che andò letteralmente a ruba esaurendosi in brevissimo tempo. Non ho conosciuto personalmente Laura ma ho avuto la straordinaria opportunità di leggere moltissimi suoi scritti, di conoscerla nei racconti dei famigliari, di apprezzarla nelle testimonianze di amici e conoscenti. Io sono convinto che non vi fosse nulla di morboso nel desiderio di alcune migliaia di lettori di entrare in possesso di quelle 94 pagine stampate dalla Artigiana Stampa di Ariano nel Polesine e propagandate pure in un mensile, appositamente dedicato alla Vincenzi, “Il Fiore della Bassa”, che ebbe, purtroppo, vita assai breve fra i periodici ferraresi della fine degli anni ’80 del Novecento: chi si accostava alla vicenda terrena di Laura, stroncata a soli 23 anni da un male incurabile, lo faceva nella convinzione di trarne alimento per l’anima, per capire come si può essere segno di speranza proprio nel momento in cui l’entusiasmo giovanile lascia lo spazio al marchio quotidiano del dolore. Laura, in unione a Gesù, era di conforto ad altri anche dal suo letto di dolore (“Resta con me, così splenderò del tuo stesso splendore e potrò essere luce per gli altri” - Madre Teresa). Sono altresì convinto che l’immagine di una ragazza così serena, con l’anima inondata dall’amore di Cristo, gioiosamente inserita nell’ambito comunitario e in quello dell’Azione Cattolica, abbia oggi – a distanza di venticinque anni dalla morte  - un motivo in più per essere additata come esempio luminosissimo e frutto maturo di vita umana e cristiana. Le odierne vuote rappresentazioni televisive di una gioventù che vorrebbe accreditarsi per spigliatezza, per apertura mentale, per anticonformismo, sono lontane anni luce da ciò che Laura ha incarnato nel suo pur breve tragitto terreno sia come membro di una famiglia che di una comunità, sia come giovane studentessa che come fidanzata. La libertà dei figli di Dio è ben superiore all’amaro sapore della schiavitù dei media, alle pruriginose mascherate senza senso di un sesso volgarmente esibito privo di inibizioni; è una libertà che non ha bisogno della contestazione fine a se stessa, dell’individualismo e del turpiloquio esibiti come vessilli di maturità e di forza. Nel calvario vissuto da Laura verso l’incontro con il Cristo, nel dolore e nella sofferenza dell’esperienza quotidiana, ella ha scoperto i segni del compimento pieno e totale della Salvezza. Cioè i suoi occhi hanno letto sempre più consapevolmente, nel tragitto della sua vita e nell’amore di chi la circondava, gli strumenti per evitare di essere sconfitta dal male, dal dolore, dalla disperazione. L’amore e la croce, l’abbandono fiducioso a Colui che tutto può nel segno della accettazione paziente della vita nel suo scorrere quotidiano. Chi ha letto la biografia di Laura Vincenzi, chi poi ha letto anche l’altro testo “Lettere di una fidanzata (Vincenzi Laura, 2000, Ed. Città Nuova a cura di Guido Boffi), non può che contemplarne l’esempio di una vita – anche di relazione - totalmente affidata a Cristo, profondamente immersa nel Suo Amore, intimamente segnata dalla Grazia; chi Le si è avvicinato e ne ha conosciuto l’esempio di vita non può non chiederle oggi l’aiuto a perseverare nell’amicizia con Gesù e nella vita di Grazia. Per questo Laura Vincenzi, a venticinque anni dall’incontro definitivo con l’amico Gesù, è ancora un giovanile e luminoso raggio di sole che ci aiuta a non fermarci nel vuoto in cui spesso ci si può smarrire ma a godere di un amore grande e misericordioso, che non si è ancora stancato della nostra debolezza. Nella preghiera composta da Laura il 27 gennaio 1987 e riferita ai giovani che incontrarono il vescovo in visita pastorale è scritto: “…guarda, o Signore, a queste loro ansie, alla loro voglia di vivere e di impegnarsi, al loro entusiasmo. Conservali sempre così, ma rendili anche attenti ascoltatori e lettori della Tua Parola; rendili persone pazienti, cioè capaci di adeguarsi ai Tuoi tempi, e sempre più sensibili nei confronti dei loro amici”. Parole e richieste attualissime nel mondo d’oggi, soprattutto per quello giovanile, da avanzare nella speranza che l’esempio di Laura non venga dimenticato e sia sempre stimolo per la crescita cristiana delle nuove generazioni.
Giovanni Raminelli
Copyright 2012 - G.Raminelli



La Diocesi di Ferrara sta promuovendo la causa di canonizzazione di Laura Vincenzi, vissuta a Tresigallo, morta a 24 anni per malattia negli anni Ottanta. La sua vicenda rappresenta la testimonianza di una grande sofferenza aperta però alla speranza, come emerge dalle lettere commoventi inviate al fidanzato. La commissione istituita da Azione Cattolica e parrocchia di Tresigallo è pronta a presentare la documentazione storica e le testimonianze sulle virtù di Laura per promuovere ufficialmente la causa di canonizzazione. Le notizie si fermano al 2012, Non ho trovato altro di più recente, ma c'è questa poesia di Padre Nicola, che aggiorna i tempi.

Dal blog di Luigi Accattoli
Laura Vincenzi: «C’è una ragazza qui a Ferrara che ti vuole un mare di bene»
Laura ama Guido, l’ha conosciuto a Spello, a un ritiro: un amore incantato dei vent’anni. Che dura solo tre anni e mezzo, troncato dalla morte di lei, il 4 aprile 1987, per tumore alle ossa. Di questa storia toccante riporto il primo e l’ultimo saluto scritti da lei a lui: un messaggio d’amore nascente e l’addio per sempre, nella speranza del ritrovamento in Cielo.
Questa è l’alba innocente di quell’amore:
Ciao vita mia, quanta dolcezza sento per te, quanta dolcezza nasce dal ricordo dei bellissimi momenti vissuti insieme in questi giorni (…) Un momento senz’altro tra i più teneri è stato l’incontro di giovedì mattina che, come per magia, ha annullato il senso del tempo: dopo una “notte” di distacco, che dolce ritrovarti all’alba di un nuovo mese, lungo Corso Giovecca, col tuo valigione e sorriderti, scambiare le prime parole sul tuo viaggio, per poi essere accolta fra le tue braccia, una festa di dolcezza, di sguardi e parole: eh sì, tanti discorsi li abbiamo cominciati durante la sosta al parco e in attesa della corriere. Una festa che si è prolungata il pomeriggio con lo scambio dei regali: un rito tutto nostro di cui ho riassaporato interamente il gusto.
Questo è il saluto di una delle tante lettere di Laura, festose anche nel dramma:
Allora ciao tesoro mio lo sai, c’è una ragazza qui a Ferrara che ti vuole un mare di bene!
Ecco il saluto in Dio:
Quando me ne andrò:
- Io continuerò ad essere viva, ad amarti, ad interpellarti, a pregare per te.
- sarò nella Gioia… ma mi piacerebbe tanto che tu continuassi ad essere un bravo figlio di Dio, a mantenerti in una dimensione di verticalità: preghiera, ascolto della Parola, vigilanza, testimonianza.
- Io ti aiuterò sempre con tutta la forza di Dio: sarò il tuo angelo custode.
- Ti aspetterò per riabbracciarti.
- So che non sarà facile per te, Amore mio, o che perlomeno sarà diverso… ma io ce la metterò tutta e forse dall’aldilà ti potrò dare un aiuto più grande di quello che riesco a darti ora umanamente.
- Ho però fiducia che tu ce 1a farai: fiducia grande in te come persona, nelle tue risorse personali. Perché è vero che noi ci aiutiamo reciprocamente, ma non siamo indispensabili.
Ho conosciuto la storia di Laura Vincenzi dal volume Lettere di una fidanzata. A cura di Guido Boffi, Città Nuova, Roma 199, pp. 150. I passi citati sono alle pagine 19, 27, 142. Qui un testo di Giovanni Raminelli su Laura: http://blog.libero.it/GioRam/11132881.html. Qui un profilo facebook a lei dedicato:http://www.facebook.com/pages/Per-Laura-Vincenzi/319473018102093. Nel 25° della morte di Laura l’Azione Cattolica di Ferrara e la Parrocchia di Tresigallo (dove Laura era nata e viveva) iniziano la raccolta della documentazione necessaria per l’avvio della causa di canonizzazione.
[Dal volume Cerco fatti di Vangelo, SEI 1995 – aggiornamento all’ottobre 2012]

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi