AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 27 febbraio 2010

ADDIO A FRA' GIUSEPPE DEL SS. REDENTORE - RIGO




Caro Fra' Giuseppe, quando si vuol bene ad una persona, si vorrebbe che fosse eterna, non solo nell'anima, ma anche nel corpo! La tua era una veneranda età, 90 anni fra un mese esatto, dalla data del tuo funerale, avvenuto ieri, 25 febbraio 2010, in Legnano. Però io avrei voluto averti ancora qui con noi. Come sono egoista!! Il Signore ti ha chiamato, e quindi è giusto che tu l'abbia raggiunto: ora sei nella gioia eterna, e non in questa valle di lacrime!
E' triste dirsi addio, ma io so per certo che la tua anima è salita direttamente presso il Padre, tanto eri buono! Modesto, semplice, pieno di profonda fede! Hai servito i tuoi confratelli finché ti è stato possibile, sei partito missionario in Giappone, e confezionavi dei bellissimi rosari, di cui ne conservo uno, che hai fatto appositamente per me, in madreperla. Ma ciò che ricordo con maggior piacere, è la dolcezza con cui ti accostavi alla gente, e come ti sapevi far amare da tutti, per quel tuo sguardo pieno di amore per il Signore, che riuscivi a riversare sul tuo prossimo.
Saliremo quella scala che porta al Cielo, così come l'hai salita tu, gradino dopo gradino, poiché vogliamo incontrarti nella pace eterna!
Quindi, non addio, parola che sembra segnare un distacco totale e definitivo, ma a Dio, dove ci potremo ritrovare, perciò.....arrivederci! Almeno lo spero per tutte quelle anime che cercano il Signore!

venerdì 26 febbraio 2010

ESSERE CRISTIANI OGGI ( ANCHE NELLA POLITICA)

Questo è un mio dipinto ad olio! Così mi faccio conoscere anche da un lato artistico! Ma ho scelto di pubblicarlo per un buon motivo. Come potete vedere, sullo sfondo appaiono le rovine di un antico castello. Il laghetto però è tranquillo, e una coppia di cigni vi nuota placidamente.
Così è il mondo attuale? Quanto durerà?
Le opere dell'uomo, anche se antiche, finiscono per deteriorarsi, le opere della Creazione, durano millenni!
O è forse un'utopia?  Le opere della Creazione durano millenni, se l'umanità rispetta l'ambiente. Da quando, infatti, c'è stato l'avvento dell'era tecnologica, l'uomo ha pensato solo a incrementare il fatturato delle proprie attività, senza tener in alcun conto che l'industria, la globalizzazione, l'eccessivo consumo di materie prime, i conseguenti residui delle stesse, gli imballaggi e quant'altro non riciclabile, avrebbero causato un grave disastro ecologico.
Ora si potrà mai correre ai ripari? Potremo anche noi nuotare nel "mare della tranquillità"? Non parlo di quella fossa che si trova sul nostro satellite Luna, parlo della nostra coscienza. Molti scienziati denunciano i pericoli cui stiamo andando incontro, e quelli che già sono presenti, ma nessun governo ha mai preso seriamente in considerazione il problema. Arricchire le proprie entrate, a sfavore della gran parte delle popolazioni mondiali, è l'unico scopo dei governanti. E mi chiedo? Ma questi signori non hanno famiglia, figli e nipoti? Non pensano al danno che provocano alle generazioni presenti e future?
La corsa alla cementificazione, senza rispettare i basilari criteri nell'edilizia, ha portato all'abbattimento di spazi adibiti a verde: polmoni necessari per la produzione di ossigeno, e di cui le radici delle piante impediscono lo smottamento del terreno. Si arriva a fabbricare in terreni friabili, o sotto i quali scorrono falde acquifere. L'acqua, filtrando nel sottosuolo, finisce col far marcire le fondamenta degli edifici.
Sono tutte situazioni non teoriche, ma effettivamente accadute quest'anno nella nostra bella Italia. E' palese che l'amore per la propria terra è svanito, sostituito con l'amore per il danaro. Se una Nazione non difende le proprie risorse naturali, come ci si può attendere che si occupi dell'intero Globo terrestre? L'Italia era il giardino dell'Europa, ora è diventata la bidonville del mondo. Viviamo nell'emergenza: emergenza rifiuti, emergenza smottamenti, emergenza crolli. Certo il terremoto non si può fermare, ma se le case fossero state costruite con i criteri antisismici, avremmo potuto limitare i danni a persone e cose.
In ogni caso, non desidero discutere su argomenti tecnici, che non mi competono, ma piuttosto sulla coscienza degli italiani che hanno in mano le sorti del nostro Paese.

mercoledì 17 febbraio 2010

MERCOLEDI' O DOMENICA DELLE CENERI


Oggi, per le Diocesi che appartengono al Rito Romano, è il giorno delle Ceneri, mentre per la Diocesi di Milano, sarà domenica prossima.
All' inizio del Tempo Liturgico della Quaresima, tutti siamo invitati ad unirci nella preghiera attorno al nostro pastore ed implorare con lui la divina misericordia affinché questo tempo sia per ciascuno un proficuo periodo di conversione e di grazia rinnovatrice. 
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"Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore, la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare. La Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia." (dal messaggio per la Quaresima 2010 del Santo Padre Benedetto XVI)

domenica 14 febbraio 2010

L'AMORE DI GESU'


Tanto ti ho amato! Hai mai pensato che il Mio cielo sia la tua anima e Io trovi in te le Mie delizie? 
Tanto ti amo, che ti sono sempre accanto, in ogni momento della tua giornata, ma tu lo sai? Ti ricordi di me solo quando hai bisogno di una grazia, di un favore speciale? Sappi che io sono sempre al tuo fianco, devi solo accorgerti della mia presenza, allora cammineremo insieme: io avrò il tuo amore, e tu prenderai coscienza di quanto io ti ami! Allora sarai felice, perché avrai reso felice Me! 
A S. Valentino si festeggiano gli innamorati, si scambiano frasi d'amore, ma io sono l'Innamorato per eccellenza, ti amo così tanto da aver accettato la Croce per te, vorrei sentirmi dire da te, quanto mi ami anche tu!!! 





L'ARDORE DELLE CONSORELLE




L’ARDORE DELLE CONSORELLE     17193

Giammai potrò dimenticar l’ardore
da voi mostrato nel desiderare
la morte per Amor del vostro Sposo!

(Ferrara 13-2-2010), Padre Nicola Galeno


Per seguire l'argomento del precedente articolo su Maria de Salazar, ecco una bellissima immagine, con una toccante didascalia poetica di P.Nicola Galeno.
Insisto col dire che siamo dei vasi comunicanti, e ciò che è stato detto anche secoli fa, può ancora essere a tutt'oggi, strumento per la nostra crescita spirituale.

sabato 13 febbraio 2010

SIAMO SOLO SERVI INUTILI?

Stamattina ho pubblicato un articoletto su Suor Maria di san Giuseppe Salazar, e di alcune sue impressioni su S. Teresa. La prima lettura di oggi, V settimana del tempo ordinario dell'Ufficio delle Letture del sabato, è:
Dalla lettera ai Galati di San Paolo, apostolo 5,25-6,18


(Consigli riguardo alla carità e allo zelo)
Fratelli, se viviamo dello Spirito, camminiamo secondo lo Spirito. Non cerchiamo vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni gli altri, così adempirete la legge di Cristo.
Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna sé stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in sé stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. Non vi fate illusioni: non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione: chi semina nello Spirito dallo Spirito raccoglierà la vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene, se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede......."

A me pare bello che due santi, stamattina S. Teresa, attraverso i ricordi di una consorella, e nel pomeriggio S. Paolo, mi abbiano parlato della stessa cosa: l'attenzione verso i fratelli, la delicatezza, l'aiuto reciproco, nell'istruirci vicendevolmente, nell'accoglierci, anche con allegria, nel portare i pesi l'uno dell'altro, sono insegnamenti che provengono dal Signore stesso, e ogni seguace di Cristo (i Santi per primi) ma anche tutti noi cristiani, possiamo farlo! C'è un segreto (svelato da molti santi!!!) che consiste nel vedere nel volto del prossimo, tanto meglio se ci è fratello in Cristo, il volto di Gesù. ( Quello che avete fatto a questi  è come l'aveste fatto a Me).
Sono certa che il Signore ci parla, servendosi della voce di altri, e noi dobbiamo imparare a trovare il Signore nelle creature, che sono fatte a immagine e somiglianza di Dio Padre!!
Siamo solo servi inutili? Per il Signore, sempre! Ma per il prossimo, possiamo essere di grande aiuto!!

QUARESIMA - RINASCITA

QUARESIMA – ATTESA DELLA RINASCITA

La Quaresima è uno dei momenti forti che la Chiesa Cattolica celebra lungo l’anno liturgico.
 E’ il periodo che precede la celebrazione della Pasqua, dura quaranta giorni, ed è caratterizzato dall’invito insistente alla conversione a Dio.
Nel Nuovo Testamento ci sono alcuni passi chiave nei quali si parla di 40 giorni:
- i 40 giorni che Gesù passò nel deserto
- i 40 giorni in cui Gesù ammaestrò i suoi discepoli tra la Sua Risurrezione e l’Ascensione
Ma anche nell’Antico Testamento questo numero ricorre numerose volte. Le risonanze principali che hanno a che fare con la Quaresima sono:
-         i 40 giorni del Diluvio universale
-         i 40 giorni passati da Mosè sul monte Sinai
-         i 40 giorni che impiegarono gi esploratori ebrei per perlustrare la terra in cui sarebbero arrivati
-         i 40 giorni camminati dal Profeta Elia per giungere al monte Oreb
-         i 40 giorni di tempo che, nella predicazione di Giona, Dio dà a Ninive prima di distruggerla

Dopo questi dati, vorrei riprendere un discorso che il Pontefice fece due anni fa, e che spiegava cosa significasse “entrare in Quaresima”.

“Significa iniziare un tempo di particolare impegno nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi ed intorno a noi. Vuol dire guardare il male in faccia e disporsi a lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è satana. Significa non scaricare il problema del male sugli altri, sulla società o su Dio, ma riconoscere le proprie responsabilità e farsene carico consapevolmente. A questo proposito, risuona quanto mai urgente, per noi cristiani, l’invito di Gesù a prendere ciascuno la propria “croce” e a seguirlo con umiltà e fiducia (cfr Mt 16,24). La “croce”, per quanto possa essere pesante, non è sinonimo di sventura, di disgrazia da evitare il più possibile, ma opportunità per porsi alla sequela di Cristo e così acquistare forza nella lotta contro il peccato e il male. Entrare in Quaresima significa pertanto rinnovare la decisione personale e comunitaria di affrontare il male insieme con Cristo. La Via della Croce è infatti l’unica che conduce alla vittoria dell’amore sull’odio, della condivisione sull’egoismo, della pace sulla violenza. Vista così, la Quaresima è davvero un’occasione di forte impegno ascetico e spirituale fondato sulla grazia di Cristo.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2010



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2010 , 04.02.2010



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

ogni anno, in occasione della Quaresima, la Chiesa ci invita a una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici. Quest’anno vorrei proporvi alcune riflessioni sul vasto tema della giustizia, partendo dall’affermazione paolina: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).

Giustizia: "dare cuique suum"

Mi soffermo in primo luogo sul significato del termine "giustizia", che nel linguaggio comune implica "dare a ciascuno il suo - dare cuique suum", secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo. In realtà, però, tale classica definizione non precisa in che cosa consista quel "suo" da assicurare a ciascuno. Ciò di cui l’uomo ha più bisogno non può essergli garantito per legge. Per godere di un’esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente: potremmo dire che l’uomo vive di quell’amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza. Sono certamente utili e necessari i beni materiali – del resto Gesù stesso si è preoccupato di guarire i malati, di sfamare le folle che lo seguivano e di certo condanna l’indifferenza che anche oggi costringe centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine -, ma la giustizia "distributiva" non rende all’essere umano tutto il "suo" che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio. Nota sant’Agostino: se "la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio" (De civitate Dei, XIX, 21).

Da dove viene l’ingiustizia?

L’evangelista Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: "Non c'è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male" (Mc 7,14-15.20-21). Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene "da fuori", affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente il Salmista: "Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre" (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?

MADRE MARIA DI S. GIUSEPPE SALAZAR

Ho sempre pensato che dove si trova accoglienza, amore fraterno, dolcezza e attenzione, lì c'è Dio.Ho però sempre l'abitudine di andarmi a documentare,per trovare chi, più esperto di me, e soprattutto santo, possa meglio di me spiegare quello che con le mie povere parole, non riesco ad esprimere al meglio. 
Madre Maria di S. Giuseppe Salazar (1548 - 1603) una discepola di S. Teresa d'Avila, nel suo "Libro delle Ricreazioni" R II 28-29, così dice, in riferimento al pensiero della nostra Santa Madre:

"In questo periodo, dopo che la Nostra Madre aveva fondato i monasteri di Avila e di Medina del Campo ed era venuta a Toledo nell'anno 1568 prima di Quaresima insieme alle Madri Anna degli Angeli e Antonia dello Spirito Santo per la fondazione del monastero di Malagòn appartenente a Donna Luisa di La Cerda, vedendo e frequentando la Nostra Madre e le sue compagne, sentii che il Signore mi chiamava alla religione: esse con la loro vita e la loro conversazione ammirevole mi appianarono la strada rimuovendo ogni ostacolo. Ciò che mi determinò a seguirle fu la SOAVITA' e la GRANDE DISCREZIONE della nostra buona Madre.  CREDO VERAMENTE CHE SE COLORO CHE HANNO IL COMPITO DI AVVICINARE LE ANIME A DIO USASSERO L'ACCORTEZZA E L'ABILITA' CHE USAVA LA SANTA, NE AVVICINEREBBERO IN NUMERO MOLTO IU' GRANDE DI QUANTO NON FACCIANO. Poiché la nostra natura è portata a cercare la soddisfazione e fuggire la fatica, dipingere la virtù e il servizio di Dio come aspro e difficile, significa intimorire i deboli che NON HANNO PROVATO QUANTO E' SOAVE IL PATIRE PER CRISTO. Molto mi rallegrai al veder le religiose così sante, NON RANNUVOLATE E TRISTI, MA CHE MOSTRAVANO CON LA LORO GIOIOSA CONVERSAZIONE CHE L'ORAZIONE, IL RITIRO, IL SILENZIO E GLI ESERCIZI SPIRITUALI NON SIGNIFICANO MALINCONIA E DISPERAZIONE".

Se a quei tempi, parliamo di quasi cinquecento anni fa, c'era già quest'ottica nel presentare la gioia nella sequela di Cristo, oggi più che mai abbiamo il dovere di trasmettere la felicità dell'incontro con Lui!!
Il sorriso, l'allegria, la buona disponibilità d'animo, fanno meglio sopportare le piccole o grandi fatiche della nostra esistenza, e con l'aiuto di Gesù, il rapporto tra le persone, siano esse riunite in una congregazione, in un Ordine, in una comunità, che nella propria famiglia o nei luoghi di lavoro, diventa gioia esso stesso!!! 
Santa Teresa di Gesù l'aveva ben compreso, ed applicato nei suoi " piccoli collegi" dove vigeva il delicato suggerimento della Santa Madre, di non farsi coinvolgere in pettegolezzi, in inutili gelosie, ma di guardare alle sorelle più deboli spiritualmente, con sguardo amorevole.
L'esempio (questo lo aggiungo io, ma balza evidente dagli insegnamenti di S. Teresa) a volte val più di molte parole, e trascina gli altri ad agire di conseguenza. Mi pare che sia ben spiegato da suor Maria di S. Giuseppe, quanto in lei stessa sia nata la vocazione, proprio attraverso la dolce allegria della nostra Santa Madre!!!

venerdì 12 febbraio 2010

TERESINA IN POESIA

Un omaggio a P: Nicola Galeno!!! Così insieme al ricordo di Teresina, unisce quello del Giappone, dove è stato missionario per moltissimi anni!






















Ho dimenticato di   aggiungere al post precedente, che ci si può affiancare al Carmelo unendosi anche al Movimento dello Scapolare, ai gruppi di preghiera teresiani,al Movimento ecumenico dello Scapolare, o semplicemente indossare l'abitino (scapolare), fattosi apporre con una speciale cerimonia da un Padre Carmelitano, e in sua assenza, da un sacerdote.Anche Papa Karol ne indossava uno!

UNA PICCOLA TESTIMONIANZA SU S. TERESINA

Credo di aver raccontato a mezzo mondo, come Teresina mi abbia "accalappiato" il cuore.
Ma forse c'è ancora qualcuno che non lo sa!!!
Essere cattolici, non significa conoscere vita, morte e miracoli di tutti i santi in Paradiso: spesso ne sentiamo parlare, ma altrettanto sovente non riusciamo ad inquadrarli in un contesto storico preciso, e neppure nel luogo ove hanno vissuto.
Un po' credo dipenda dal fatto che in Italia c'è l'abitudine di italianizzare i nomi stranieri. Ho sempre pensato che Cartesio fosse italiano, per via del nome, che fu tradotto nella nostra lingua dal latino Renatus Cartesius, poi trasformato in Renato delle Carte, e quindi Cartesio. Il suo vero nome era René Descartres ed ovviamente di nazionalità francese.
Lo stesso vale per S. Teresina del Bambino Gesù. Con un nome così, per me era italianissima!!
Ammetto quella che era mia somma ignoranza! Perciò la conoscevo sin da piccola, come nome, ma altro non sapevo, se non che fosse Santa. Stesso discorso per altri Santi e Sante, tra cui S. Teresa d'Avila che, portando lo stesso nome di Teresina, per me erano la stessa persona! Incredibile essere cristiani, e non sapere certe cose, ma per me fu così per lungo tempo!
Abitavo a Milano, e la mia vita di cattolica ha avuto momenti lineari, ed altri un po'  di stanca, momenti in cui la fede traballa, la Messa annoia, tante domande senza risposte vere dentro la testa. Ma, insomma, ciò che i miei genitori, cattolici praticanti, mi avevano insegnato, non era andato perduto. Con i figli cominciai a tornare sui miei passi, che si erano un po' allontanati dalla Chiesa, fino a che il coadiutore della mia parrocchia milanese, mi chiese di essere catechista.
Mi trasferii qualche anno dopo, in una città nei pressi di Milano. Trasloco in estate, vacanze, ripresa della scuola dei figli. L'ultimo doveva iniziare il catechismo, e lo iscrissi all'iniziazione cristiana in una parrocchia poco distante da casa mia. Non sapevo sotto quale parrocchia fosse la mia via. Qualcuno mi disse poi che la mia parrocchia era quella dei Padri Carmelitani, titolata a S. Teresina del Bambin Gesù, e che la prima domenica di ottobre, ricorreva la Festa Patronale, con tanto di  processione per le vie con la statua della Santina. Era doveroso andarci!! Appena arrivai davanti al Santuario, vidi un cartellone appeso a fianco del portone principale della Chiesa, accanto alla fotografia della Patrona, c'era questa scritta: "NEL CUORE DELLA CHIESA, MIA MADRE, IO SARO' L'AMORE".

IL PROSSIMO

La Famiglia

Abitualmente si considera famiglia, quella piccola comunità, unita nel Signore, formata da papà e mamma, e dai figli nati dalla loro unione, o dalla scelta  di adozione dettata dal loro amore.
Giusto, di norma questa è l’immagine di un nucleo familiare. Ma non dimentichiamo che ogni casa è il nido di persone unite da legami affettivi e di sangue: due coniugi anziani sono una famiglia, una madre o un padre soli coi figli, a causa di una vedovanza o di una separazione, fratelli che scelgono di condividere l’esistenza sotto lo stesso tetto, persone che un tempo avevano qualcuno da amare, e sono rimaste sole.  E’ sempre famiglia.
E superando certe barriere preconcette, seguiamo i consigli dei Cardinali e dei Vescovi, di accogliere con uno sguardo d’amore anche quelle famiglie che hanno scelto il matrimonio civile, o la convivenza. E se ci sono difficoltà economiche, di relazione, di malattia, non chiudiamoci in un guscio pensando che nessuno può risolverle. Parliamone. Anche il solo fatto di aver condiviso le nostre sofferenze è d’aiuto. Non ci sentiamo soli, qualcuno ci ascolta. Perciò dobbiamo anche saper ascoltare.
Con la crisi economica, molte aziende stanno chiudendo e mettendo in cassa integrazione (alla meno peggio) o licenziando i loro dipendenti.
Questi lavoratori sono spesso padri e madri, ancor giovani e con figli piccoli o adolescenti che devono studiare per crearsi un futuro. Possiamo pensare concretamente di far qualcosa per loro?

La Parrocchia

Da tempo il Cardinale ci aiuta a vedere la Parrocchia come la Famiglia delle famiglie. E’ il luogo dove si impara ad uscire dal proprio “piccolo mondo”, per allargare i nostri orizzonti verso i bisogni essenziali del prossimo.
La Parrocchia può aiutare concretamente chi versa in situazioni difficili. Come? Una proposta potrebbe essere fattibile. Ne riparleremo, ma fin da ora chi può contare su un reddito sicuro, può considerare di prestare aiuto a chi non vive la stessa tranquillità economica. Dobbiamo davvero guardare fuori dalla nostra finestra e non limitarci a commentare le spiacevoli situazioni causate dalla crisi economica. Rimbocchiamoci le maniche e diamo una mano, con tutto l’amore di cui siamo capaci!
E' basilare rendersi conto che non siamo soli, né che dobbiamo chiuderci dentro il nostro piccolo mondo, composto da noi stessi e da qualche persona che ci è particolarmente cara. Guardiamoci intorno: molta gente soffre per malattia, spiritualmente, psicologicamente, economicamente. E poi guardiamoci dentro: cosa abbiamo da offrire agli altri? Tempo - denaro - cure - compagnia - sostegno morale - volontariato - e altro.
Tutto non possiamo fare, ma basta una di queste cose, fatta con il cuore, per alleviare almeno in parte, le sofferenze del prossimo.
E se siamo noi quelli che hanno bisogno di aiuto, di un qualsiasi aiuto? Non chiudiamoci a riccio, non facciamoci prendere da una forma di orgoglio che ci impedisce di esprimere il nostro disagio, parliamone.
Ad un sacerdote, ad un amico che si impegna nelle varie attività parrocchiali, sicuramente saprà indicarci la strada giusta per risolvere, almeno in parte, i nostri guai. Sicuramente ci ascolterà e ci starà vicino.
E CERTAMENTE CAPIREMO DI NON ESSERE PIU' SOLI!
E NON DIMENTICHIAMO CHE ABBIAMO UN AMICO CHE NON CI ABBANDONA MAI:
IL SIGNORE GESU'!
                                                                                   

     

giovedì 11 febbraio 2010

LA MADONNA DI LOURDES



GESU' HA DETTO CHE SI AVRA' UN ALTO GRADO DI GLORIA IN PARADISO A CHI RECITERA' ANCHE UNA SOLA VOLTA QUESTA PREGHIERA:
        Questa preghiera va recitata a voce non solo letta......grazie a tutti a Nome di Dio!
Gesu' mio misericordia, perdonami!
In riparazione delle bestemmie, Sempre sia lodato, benedetto, amato, adorato, glorificato, il Santissimo, il Sacratissimo, l'adoratissimo eppure incomprensibile - Nome di Dio in cielo, in terra e negli inferi, da tutte le creature uscite dalle mani di Dio. Per il Sacro Cuore di nostro Signore Gesu' Cristo nel Santissimo Sacramento dell'altare. Amen
Insegnata da Gesù stesso alla Serva di Dio suor Saint Pierre - carmelitana di Tours (1843) - l'Apostola della Riparazione.
Recitatela almeno una volta!
Oggi Festeggiamo la Madonna di Lourdes, e di conseguenza ricordiamo anche Bernadette! Ho pubblicato la preghiera qui sopra, perché è stata divulgata da una suora Carmelitana- Proprio  in questa giornata non voglio dimenticare il Carmelo, per il quale rivolgo una speciale preghiera alla Vergine di Lourdes, affinché abbia per l'Ordine Carmelitano uno sguardo del tutto speciale!!

mercoledì 10 febbraio 2010

VOGLIO PASSARE IL MIO CIELO A FARE DEL BENE SULLA TERRA

                                                                   LA PICCOLA TERESA

                                                                    Sei piccola, Teresa, di statura
              fisica, ma gli slanci del tuo cuore
              fanno sembrare nani pur i monti
              sì fieri delle nevi scintillanti.
              (Ferrara, 9-2-2010) P. Nicola Galeno

              LA PIOGGIA DI ROSE DI TERESA

              Teresa, non ti stanchi di versare
                                                                    sull'assettata terra la tua pioggia
                                                                    di rose col profumo del Signore
                                                                     (Ferrara, 9-2-2010) P. Nicola Galeno
LO SGUARDO DI TERESA
Lo sguardo di Teresa dice tutta
L'ostinazione di un possente amore
che infrange pur i ceppi della morte
(Ferrara, 9-2-2010) P. Nicola Galeno)

Desidero ringraziare P. Nicola Galeno, per avermi messo a disposizione la foto della croce posta sulla tomba di Teresina, a Lisieux, so che per procurarmela, ha dovuto fare una laboriosa ricerca!
Sulla croce si legge: "Je veux passer mon ciel à faire du bien sur la Terre" (voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra).
Ringrazio P. Nicola anche per il trittico poetico da lui composto, in onore della Santina. Purtroppo mi è stato impossibile trasferire sul blog le splendide immagini che completano le didascalie poetiche.
Ancora una volta, ho voluto parlare di Santa Teresa del Bambino Gesù, per sottolineare la scelta del titolo di questo blog. Teresina ce lo ha detto in mille modi: IL PARADISO NON PUO' ATTENDERE, perciò dobbiamo al più presto metterci in contatto con il Cielo, pregando, poiché le orazioni sono più veloci di un fax, di un sms, di una email o di una telefonata!!! Infatti, nel momento stesso in cui cominciamo una preghiera, Dio l'ha letta già tutta nella nostra anima!!!













NOVENA DELLE ROSE






Seppure questa novena è nata a seguito del "miracolo" delle rose ricevute da Padre Putigan, quello che importa nella recita della Novena è la devozione a Santa Teresa di Lisieux e la nostra disposizione d'animo a chiedere ed eventualmente ricevere la grazia.
Non esiste e non può esistere una regola secondo la quale a preghiera corrisponde rosa a cui corrisponde grazia. Non possiamo pregare per sapere se riceveremo una grazia. E soprattutto è pericoloso e fuorviante cercare di interpretare dei segni. Non sono quelli che importano. Se per qualsiasi motivo, rose o non rose, hai la sensazione che la Santa ti ascolti e senti il suo aiuto in determinate situazioni, bene, ringraziala e continua a pregare per la sua intercessione presso Dio (perchè qualsiasi grazia arriva sempre) 

  NOVENA DELLE ROSE.

Santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo io vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l'anima della Vostra serva Santa Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo, Dottore della Chiesa, durante i suoi ventiquattro anni trascorsi su questa terra e , per i meriti di questa Vostra Santa Serva, concedetemi la grazia che ardentemente desidero (qui si formula la grazia che si vuole ricevere) se è conforme alla Vostra Santa Volontà e per il bene della mia anima.
Aiutate la mia fede e la mia speranza , o Santa Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo; realizzate ancora una volta la Vostra promessa di passare il vostro Cielo a fare il bene sulla terra, permettendo che io riceva una rosa come segno della grazia che desidero ricevere.

Si recitano a seguito 24 "Gloria al Padre..." seguiti da: Santa Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo, prega per noi.


Santa Teresa disse queste parole, e noi non possiamo dimenticarle: mai infatti è stato spiegato e sentito così bene il concetto di "Comunione dei Santi"! Eccole:
"Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita. Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra"
(Santa Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba).
 (la comunione dei Santi).
Desidero però riportare il testo integrale che si trova nelle opere complete della Santa di Lisieux.

Ultimi colloqui - quaderno giallo:
17 luglio 1897

sabato, alle 2 del mattino, aveva sputato sangue. 

"Sento che sto entrando nel riposo...Ma sento soprattutto che la mia missione sta per cominciare, la mia missione di far amare il Buon Dio come io lo amo, di dare la mia piccola via alle anime. Se il Buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio Cielo trascorrerà sulla terra sino alla fine del mondo. si, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra. Non è impossibile, perché nel seno stesso della visione beatifica gli Angeli vegliano su di noi. Non posso essere felice di godere, non posso riposarmi, finché ci saranno anime da salvare...Ma quando l'Angelo avrà detto: "Il tempo è finito!", allora mi riposerò, potrò godere, perché il numero degli eletti sarà completo e tutti saranno entrati nella gioia e nel riposo. A questo pensiero il mio cuore esulta..."

Dopo queste parole, dobbiamo essere certi che S. Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, non ha promesso invano, e la Novena delle Rose è la forma di intercessione più adatta affinché Teresina accolga la nostra supplica, e la esaudisca. Ma occorre avere molta fede!! 
Le preghiere non sono amuleti, portafortuna o parole scaramantiche per risolvere i nostri problemi. Le preghiere sono un dialogo diretto con il Cielo ed i suoi abitanti, e fanno bene a noi ed alle persone per cui preghiamo: se non dovessero essere esaudite, non significa che il Signore ed i Santi non le abbiano accolte! E' possibile che il disegno del Signore sia un altro per noi o per chi ci è caro, oppure che non è ancora giunto il tempo, o che le grazie richieste vengano ricompensate con altre grazie ancora maggiori, anche se diverse da quelle espresse! 
Aver fede significa fidarsi di Dio, e se ci affidiamo tra le Sue braccia accoglienti e amorevoli, è perché sappiamo che il nostro Padre Celeste vuole solo il nostro bene, e chi meglio di Lui sa quale sia veramente?

martedì 9 febbraio 2010

BONTA' O BUONISMO?

Come mia abitudine, a seguito del post di ieri, titolato "Il valore della vita", ho fatto seguire oggi il discorso del Santo Padre ai componenti della XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, dove il Pontefice dà indicazioni su come la Chiesa deve seguire la Pastorale Familiare, fin dai primi anni di vita dei suoi fedeli.
Fa sempre piacere apprendere di non aver scritto "eresie", quando si trova conferma immediata da fonte infallibile!! La mia preoccupazione costante resta infatti quella di informare i lettori in modo corretto, anche se scritto nel mio stile molto semplice.
Mi pareva d'essere stata un po' troppo dura, riguardo le scelte che noi cattolici siamo tenuti ad osservare. Ritengo però che siano scelte che dovrebbero essere dettate dal profondo desiderio di fare la volontà del Signore, altrettanto profondamente convinti che il Signore ci ha dato istruzioni per il nostro bene più vero, e quindi facilmente perseguibili. 
Fare il possibile affinché la famiglia resti unita, e che la nostra vita, in tutte le sue attività in tutti  i suoi pensieri, e nelle scelte più vere, diventi una rampa di lancio per il Cielo, è prioritario per un vero cristiano.
Si deve accogliere con comprensione, coloro che hanno fatto scelte diverse dalle nostre, facendo il possibile per dimostrare loro che vivere cristianamente rende più felici che non farlo, ma non dobbiamo farci influenzare dalle loro stesse scelte, pensando che ormai "tutti lo fanno". 
A mio parere, "tutti lo fanno", perché ormai non c'è più nessuno che abbia il coraggio di dire chiaramente: "così non va bene"! I cattolici non possono accettare di mettere da parte i comandamenti del Signore, come un vecchio abito in disuso. Ormai i peccati mortali vengono trattati alla stessa stregua dei veniali. cosa vuoi che sia, oggigiorno! Per timore di passare per coloro che usano termini drastici, si sorride e si accetta tutto.
Ma la bontà è una cosa, il buonismo, un'altra. E' cosa buona pronunciare un netto NO, NON SI FA, proprio per il bene del prossimo, anche se pare un modo duro per offrire il bene. Ad un bambino che si sporge dal balcone, si da perfino una bella sculacciata, onde evitargli una rovinosa e drammatica caduta. A noi adulti, si deve parlare con: SI SI, NO NO, come insegna il Vangelo. Oltre tutto, ci sentiremo rassicurati. Comprenderemo i limiti che non vanno superati, ma non per quel senso di "divieto" che potrebbe irritare, ma proprio per capire fin dove arriva il recinto che ci protegge, e scavalcando il quale, ci si va a trovare  in un terreno pericoloso, nel quale potremmo perderci. Agire in questo senso, indicando chiaramente i confini tra il lecito e l'illecito, è cosa buona e giusta. E' BONTA' !!
Se cominciamo a dire, riguardo una coppia che vive more uxorio: ma sì, convivono però si vogliono bene, che vuoi che sia, in fondo il matrimonio è una cerimonia, e oltre tutto costosa! Se lo dice uno che è cristiano cattolico, avalla una scelta non voluta da Cristo. Non va bene affatto!! Questo è BUONISMO! Diciamo le cose come stanno: vivono nel peccato. Vediamo piuttosto se riusciamo a convincerli, con la dolcezza del Vangelo, che sarebbero molto più felici se avessero la benedizione di Dio, se fossero proprio loro i ministri del sacramento del Matrimonio. Senza puntare loro addosso il dito, ma anche con una certa fermezza nella nostra fede. Altrimenti perdiamo di credibilità noi stessi, poiché non fungeremmo da esempio, e correremo il rischio di farci noi stessi plagiare da una corrente permissivista che, alla fine, potremmo far nostra.. Attenzione, il rischio è grosso!

IL SANTO PADRE AL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA


DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle
!

All’inizio della XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sono lieto accogliervi con il mio cordiale benvenuto! Tale momento istituzionale vede quest’anno il vostro Dicastero particolarmente rinnovato non soltanto nel Cardinale Presidente e nel Vescovo Segretario, ma anche in alcuni Cardinali e Vescovi del Comitato di Presidenza, in taluni Officiali e coniugi Membri, come pure in numerosi Consultori. Mentre ringrazio di cuore quanti hanno concluso il proprio servizio al Pontificio Consiglio e coloro che tuttora vi prestano la loro preziosa opera, invoco su tutti copiosi doni dal Signore.
Il mio grato pensiero va, in particolare, al defunto Cardinale Alfonso López Trujillo, che per ben 18 anni ha guidato il vostro Dicastero con appassionata dedizione alla causa della famiglia e della vita nel mondo di oggi. Desidero, infine, manifestare al Cardinale Ennio Antonelli le espressioni della mia viva gratitudine per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, e per aver voluto illustrare i temi di questa importante Assemblea.
La presente attività del Dicastero si colloca tra il VI Incontro Mondiale delle Famiglie, celebratosi a Città del Messico nel 2009, e il VII, in programma a Milano nel 2012. Mentre rinnovo la mia riconoscenza al Cardinale Norberto Rivera Carrera per il generoso impegno profuso dalla sua Arcidiocesi per la preparazione e la realizzazione dell’Incontro del 2009, esprimo fin d’ora la mia affettuosa gratitudine alla Chiesa Ambrosiana e al suo Pastore, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, per la disponibilità a ospitare il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Oltre alla cura di tali eventi straordinari, il Pontificio Consiglio sta portando avanti varie iniziative per far crescere la consapevolezza del fondamentale valore della famiglia per la vita della Chiesa e della società. Tra queste si collocano il progetto "La famiglia soggetto di evangelizzazione", con cui si vuole predisporre una raccolta, a livello mondiale, di valide esperienze nei diversi ambiti della pastorale familiare, perché servano di ispirazione ed incoraggiamento per nuove iniziative; e il progetto "La famiglia risorsa per la società", con cui si intende porre in evidenza presso l’opinione pubblica i benefici che la famiglia reca alla società, alla sua coesione ed al suo sviluppo.

lunedì 8 febbraio 2010

IL VALORE DELLA VITA

Ma lo siamo davvero, dei buoni cristiani? Me lo sono spesso chiesta, pensando a come posso testimoniare l'imitazione a Cristo.
Ieri si è festeggiata la Giornata per la Vita. Ho letto e sentito molti discorsi in proposito, che mi hanno fatto riflettere parecchio.
Tempo fa ho apprezzato un articolo di Antonio Socci: parlava della tragedia di Haiti, di quanto tutti ne parlassero....per mezz'ora, per poi tornare ad occuparsi delle loro solite cose, anche le più banali. La morte si rimuove, fa paura! Siamo diventati insensibili alla sofferenza umana, perché non ne vogliamo sentir parlare.
Mi ha colpito questa sua affermazione: tutti abbiamo una  "malattia terminale", che non è aids, né un cancro devastante, né altre malattie di origine fisica o neurologica: questa  "malattia" si chiama VITA.
Si nasce per morire, non c'è via di scampo: l'esistenza ha un percorso più o meno lungo, ma finisce. Però nessuno ci vuol pensare: tutto concorre per distrarre la nostra mente da questo fantasma incombente.
Nell'antica Roma, quando un generale tornato vittorioso dalla guerra sfilava tra il pubblico, per evitare che si riempisse di superbia, gli veniva detto "memento mori": ricordati che devi morire. Questo motto venne poi ripreso dai frati trappisti, che se lo ripetevano ogni giorno, e quotidianamente scavavano la loro fossa, per la sepoltura.
Ora accade tutto il contrario: si fa di tutto e di più per credersi eterni, ma non di quell'eternità futura, nell'altra vita. Si pensa di vivere eternamente questa vita. Si ricorre al bisturi, per ringiovanire quelle parti del corpo che il tempo ha modificato, si consumano i ritrovati farmaceutici più all'avanguardia, per combattere i radicali liberi, per mantenersi attivi sessualmente, anche quando l'età è giunta alla pace dei sensi. E altro ancora. Penso sia giusto mantenere in buona salute corpo e mente, e se ci sono preparati medicinali che possono aiutare a star bene, giusto usarli. Ma non eccedere.
Ma tutto questo ha poco a che fare con la fobia della morte, nostra e degli altri.
Tutto dipende da quanto abbiamo curato prima la nostra anima, quanto abbiamo compreso dagli insegnamenti del Signore. Gesù ci ha detto, e anticipato con la Sua Risurrezione, che avremo la vita eterna, se seguiamo la Sua Via. Quindi è vero, siamo eterni, ma non qui, ed il passaggio da una all'altra vita non deve essere fonte di preoccupazione, o peggio, di terrore. Non per noi cristiani. Per cui si deve pensare alla morte come alla sequenza naturale della vita corporea: si nasce, si cresce, si invecchia (Dio volendo!) e si muore. Il destino naturale di ogni esistenza, sia essa di un filo d'erba, che di un Imperatore!!
Però abbiamo un'anima, che era già presso Dio, nel Suo pensiero, e a Lui tornerà: un'anima immortale. Questo ci deve interessare, e di questa dobbiamo aver cura. Più della nostra "crisalide" esteriore, dobbiamo pensare alla "farfalla" che abita in lei. Così mi piace definire l'anima, che è molto più bella del corpo, così proprio come la farfalla è meravigliosa, rispetto al bozzolo che la avvolge!!
Un esempio per tutti: se una persona è "bella dentro", straordinariamente anche il suo sguardo, il suo sorriso, l'intero aspetto diventa bello, mentre se una persona è "brutta dentro", anche se ha un bell'aspetto fisico, alla fine non raccoglie plauso.
Perché dunque preoccuparsi eccessivamente per il proprio aspetto fisico, e trascurare l'aspetto interiore, che ha un valore immenso?

domenica 7 febbraio 2010

IL PARADISO NON PUO' ATTENDERE



Il  "Paradiso non può attendere" è il nuovo titolo del blog che prima si titolava "Carmel secol". Avrei anche desiderato titolare questo blog: In cima al Monte, rifacendomi a S. Giovanni della Croce, ma sono piccola, per poter affrontare una così alta spiritualità. La semplicità di Teresina e di Elisabetta, mi è più congeniale.
Ho scelto questa frase, dunque, poiché sia Santa Teresina del Bambino Gesù, che la Beata Elisabetta della Trinità hanno parlato molto, nei loro scritti, del Cielo (o Paradiso), che si può già trovare su questa terra, in questa vita.
Ci viene facile pensare che l'esistenza umana è una cosa, e la vita eterna, un'altra. Come se non esistesse una continuità, come se fossero due mondi totalmente distaccati l'uno dall'altro. Per i Santi non è così, e ce lo spiegano chiaramente, affinché possiamo capirlo anche noi.

Teresa del Bambino Gesù, Teresina, nel Manoscritto A, al paragrafo 109, dice testualmente, parlando del giorno della sua Prima Comunione, durante il quale la sua mamma era assente, volata in Paradiso quando Teresina aveva solo quattro anni: "Non c'era forse il Cielo nella mia anima, e la Mamma non vi aveva forse preso posto da tanto tempo? Così, ricevendo la visita di Gesù, ricevevo anche quello della mia Mamma diletta che mi benediceva e si rallegrava della mia felicità".
Nello stesso Manoscritto, al paragrafo 140, la Santina dice: "Non è per restare nel Ciborio d'oro, che Egli discende ogni giorno dal Cielo, ma per trovare un altro Cielo che gli è infinitamente più caro del primo: il Cielo della nostra anima, fatta a Sua immagine, il tempio vivente del'adorabile Trinità".
E ancora, sempre nel Manoscritto A, par. 236: "Capisco e so per esperienza che " il Regno di Dio è dentro di noi". Gesù non ha affatto bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Dottore dei dottori, Egli insegna senza rumor di parole. Non l'ho mai udito parlare, ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare. Scopro, proprio nel momento in cui ne ho bisogno, delle luci che non avevo ancora visto: il più delle volte non è durante le orazioni che sono più abbondanti, ma piuttosto tra le occupazioni della giornata.

sabato 6 febbraio 2010

ECCOMI DI NUOVO

Questo è il mio nuovo blog. Sono sempre io, Danila, che lo gestisco, ma per le ragioni che ho postato recentemente, ho scelto un nuovo titolo, anche se i contenuti rimarranno invariati. Come da "Benvenuto", tratterò di spiritualità, portando qualche testimonianza, ma sempre con lo sguardo rivolto al Carmelo.
Sono una carmelitana secolare, e il titolo del precedente blog (Carmel Secol) ne era l'abbreviazione. Ma onde evitare che il mio blog fosse scambiato per quello ufficiale del Carmelo Secolare, su suggerimento dello stesso, ho scelto un altro titolo. Spero che "Il PARADISO NON PUO' ATTENDERE" vi sia gradito, e spero che i lettori e visitatori del precedente blog CARMEL SECOL,  seguano con altrettanto interesse anche l'attuale.
In effetti non è cambiato nulla, se non l'intestazione del blog!!!
Vi attendo e vi ringrazio fin d'ora per l'attenzione
Danila

mercoledì 3 febbraio 2010

DIO VEDE TUTTO (Salmo 138, 1-12

. SALMO 138, 1-12   (I) Dio vede tutto
Chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato il suo consigliere?





Alle spalle e di fronte mi circondi *
e poni su di me la tua mano. 
Stupenda per me la tua saggezza, *
troppo alta, e io non la comprendo. 



Spesso cerchiamo il modo giusto per parlare di Dio. Con le nostre parole che possiamo dire, che non sia giù stato detto?

AMA IL TUO PROSSIMO




Sono due immagini che appaiono diverse: luoghi differenti, stagione differente. Ma entrambe rappresentano paesaggi che ammiriamo su questa terra. Pur rappresentando la primavera e l'autunno, sono mesi che appartengono allo stesso anno.
L'introduzione al commento della liturgia odierna, vuole esemplificare il commento stesso: il nostro prossimo appartiene al genere umano, non importa la sua origine, il suo stato sociale, la sua tradizione, il suo carattere, la linea politica alla quale aderisce, e non ultimo, neppure il suo credo religioso.
Il Signore ci ha detto di amare il prossimo, non ci ha specificato quale, o se dobbiamo selezionarlo suddividendolo per categorie: EGLI HA DETTO
AMA IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO!


È con gioia che Gesù è ritornato a casa sua, nel suo villaggio. In quella sinagoga dove ha così spesso ascoltato commentare le Scritture, egli, a sua volta, le spiega. Lo fa con semplicità e profondità, con “autorità”. Ma coloro che lo ascoltano sono sbalorditi. Non capiscono come il bambino, il giovane uomo, l’operaio che hanno conosciuto durante gli anni della vita comune, possa essere un profeta. È uno di loro, dunque non è possibile.
Gesù “si stupisce” della loro mancanza di fede e non può compiere miracoli.
Vi è nell’essere umano, colpito dal peccato, una strana cecità e, nello stesso tempo, una forte tendenza alla gelosia, spesso camuffata in zelo per la giustizia e in ricerca dell’uguaglianza.
Noi accettiamo la diversità con difficoltà. Il diverso, soprattutto se ci è vicino, ci fa paura. Quando è lontano, viene accettato. Colui che ci assomiglia ed è nostro vicino non può essere migliore di noi.
La nostra epoca vive di astrazioni e di dichiarazioni formali che tranquillizzano la coscienza: i diritti dell’uomo, l’uguaglianza per tutti, la giustizia per gli oppressi, la negazione solenne di ogni razzismo... Perché, allora, le esplosioni di razzismo, di odio, di violenza, che scaturiscono dove e quando meno ci si aspetterebbe? Perché vi è in ogni cuore un razzista potenziale. Le belle dichiarazioni che escono dalle nostre labbra, che traducono le nostre convinzioni intellettuali nascondono sempre qualche eccezione concreta nel nostro cuore. Amiamo tutti, certamente; rispettiamo tutti, certamente... tranne due, tre o quattro eccezioni molto vicine a noi che non “meritano” la nostra simpatia. Queste eccezioni sono la bomba a scoppio ritardato che rischia un giorno di far saltare le nostre convinzioni così mobili.
Ecco perché il Signore non ha mai detto: “Amate tutti”. Egli ha detto: “Ama il tuo prossimo”. Cioè il tuo vicino, chi è di fianco a te, chi incroci per la strada, chi incontri in metropolitana... Colui che ti sembra diverso, colui che non pensa come te, colui che ti dà fastidio... Riconosciamo umilmente che il nostro cuore ha tendenza a fare delle discriminazioni, e lottiamo contro l’apartheid che lo tenta. Quando noi amiamo uno dopo l’altro, uno a uno, coloro che ci sono vicini, il nostro cuore si dilata e prende a poco a poco le dimensioni del mondo.www.lachiesa.it/liturgia

martedì 2 febbraio 2010

SAN BIAGIO

San Biagio o San Biagio di Sebaste fu un vescovo che visse tra il III e il IV secolo a Sebaste inArmenia (Asia Minore). È venerato come santo dalla Chiesa cattolica (che celebra la sua memoria il 3 febbraio) e dalla Chiesa ortodossa.
Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato nel 316.
San Biagio muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell'Impero Romano (313). Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I eLicinio, i due imperatori-cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.

Leggende 

Gli sono stati attribuiti diversi miracoli, tra cui il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce.
Nella Basilica di San Biagio a Maratea, alla destra della Regia Cappella dedicata al santo, vi è la palla di ferro sparata dai cannoni francesi durante l'assedio del dicembre 1806; su questa palla di ferro, inesplosa, sono ben visibili delle impronte che, secondo la tradizione, sarebbero le dita della mano destra di san Biagio.
Relativamente alla sola esperienza della cittadina di Fiuggi, si narra che nel 1298 fece apparire delle finte fiamme sul paese, proprio mentre questi era in procinto di essere messo sotto assedio dalle truppe papali. La cittadina, che all'epoca si chiamava Anticoli di Campagna, era feudodei Colonna che a loro volta erano in guerra con la nobile famiglia romana dei Cajetani. L'intenzione dei Cajetani era quella di attaccare il paese da due lati: dal basso scendendo dal castello di Monte Porciano e dall’alto, alle spalle di Fiuggi dalla parte di Torre Cajetani; in virtù di tale piano divisero le proprie forze. San Biagio avrebbe fatto apparire delle finte fiamme che indussero le truppe nemiche, che oramai si accingevano all'attacco, a pensare di essere state precedute dalle forze alleate. Di conseguenza mossero oltre, ritornando ai loro alloggiamenti. I fedeli il giorno successivo lo elessero patrono della città

Tradizioni

§                     Nella città di Milano, dove il culto di san Biagio è molto vivo, è tradizione mangiare insieme in famiglia ciò che è rimasto del panettone natalizio. In questo giorno si vendono a poco prezzo i cosiddetti panettoni di san Biagio, gli ultimi rimasti dal periodo festivo

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi