AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 30 gennaio 2017

MIRACOLI? di Danila Oppio

MIRACOLI?


(come potete vedere, il sistema solare si trova in posizione periferica rispetto al nucleo della galassia denominata Via Lattea. Se tutto il sistema solare appare come un puntino, immaginate quale microbo sia il nostro Pianeta!)

Nei Vangeli si legge dei miracoli di Gesù, ed io ci credo perché nessuno potrebbe resuscitare i morti (Lazzaro e la figlia di Jairo) così come non possiamo, noi comuni mortali, ridare la vista a un cieco nato o far camminare un paralitico. E qui occorre aver fede in Cristo.
Gli scienziati e i fisici ricercatori studiano la biologia, per capire e spiegare come avvengano certi fatti naturali. Gli studiosi dell’universo si avvicinano sempre più alla conoscenza dei corpi celesti sparsi nell’universo.
Grazie per il loro incessante lavoro, ma credo che occorra andare oltre.
A mio avviso, i più straordinari miracoli sono i meno visibili. Come mai le stelle e i pianeti restano sospesi nello spazio senza cadere? Rispondono gli studiosi che tutto dipende dal loro movimento. Dal big bang è partita un’esplosione che ha sparato la materia nello spazio, causando la rotazione di masse informi, dando corso, durante un tempo quasi incalcolabile, alla sfericità delle stesse. Sono d’accordo, e non proseguo, perché ignoro molti studi effettuati, anche se in parte mi sono documentata. Retrocedo a “prima del big bang”. Qualcuno mi sa spiegare come, dal nulla, si sia formato il brodo primordiale, e poi la massa dalla cui esplosione si sono formati i corpi celesti, donando, in seguito la vita, sulla terra, a multiformi creature? Non nascondo che mi pare impossibile che non vi sia vita intelligente anche su altri pianeti. Mi pare impensabile che un pianeta così periferico com’è la nostra Terra, sia l’unico a possedere una forma di vita.
Vi siete mai chiesti quale posto occupiamo nell’universo? L’umanità fin da tempi più antichi si è sempre messa al centro di tutto, troppo presuntuosa e, a quel tempo, parecchio ignorante. Ma oggi, grazie alla scienza e alla tecnologia, sappiamo che le cose non stanno proprio così. La Via Lattea è una galassia a spirale barrata, dai dati di cui siamo in possesso, dovrebbe essere simile alla galassia M109 (NGC 3992), una galassia spirale barrata che si trova a 55 milioni di anni luce di distanza da noi nella costellazione dell’Orsa Maggiore.
Il codice M109 indica l’appartenenza al catalogo Messier. Il catalogo compilato dall’astronomo francese C. Messier, fu pubblicato nel 1774 che, arricchitosi col tempo, arrivò ad aver catalogati oltre 100 oggetti celesti  (nebulose, galassie ed ammassi stellari) che venivano indicati con una lettera M seguita dal numero d’ordine. Col tempo furono creati altri cataloghi e la sigla NGC 3992 si riferisce al New General Catalogue.
La Via Lattea è solo una dei miliardi di galassie esistenti. Il nostro sistema solare non sta al centro ma si trova sul bordo di un braccio della spirale, chiamato Braccio di Orione, ed è a circa due terzi del cammino dal centro della nostra galassia. Tra il Sole e il centro della Via Lattea ci sono circa 26.000 anni luce, che corrispondono circa a 246 miliardi di miliardi di chilometri. La fitta polvere interstellare ci permette a occhio nudo di vedere dalla terra solo circa 9.000 stelle.
Il nostro Sole e noi, insieme a lui, siamo lì, in cammino insieme alle stelle. Il nostro piccolo sistema solare è indistinguibile a un ipotetico osservatore in tale immensa moltitudine.
Quanto riportato è solo un sunto semplificato di quanto i ricercatori abbiano scoperto finora, ma rende chiara l’idea che noi siamo un bruscolo dentro l’immensità dell’universo. Specifico, di quel che finora è stato scoperto. Ma, oltre a questo nostro meraviglioso universo, non abbiamo ancora scoperto cosa vi sia. Il nulla? E se così fosse, da dove si è formata quella massa iniziale? Da una cacca di piccione? Scusate la battuta, ma mi pare ovvio che ci sia stato qualcosa che l’ha formata. E a me viene spontaneo dire: Dio! Voi chiamatelo come meglio credete: entità superiore, energia, oppure cercate di spiegarlo con ragionamenti scientifici. E’ pur vero che i nostri antichi predecessori, dotati di un’immensa ignoranza in materia, hanno creduto di trovarsi al centro del mondo, ma poi abbiamo scoperto che così non è. Ed è altrettanto vero che ancora non conosciamo l’origine dell’universo, se non a larghe linee. Ancora l’uomo non è arrivato alla conoscenza perfetta. E forse, se continuerà a credere solo in se stesso (il peccato originale insegna: la superbia è un gran brutto difetto!), non andrà molto lontano.
Tutto questo lungo discorso per arrivare a bomba, per affermare che il più grande miracolo è la Creazione. Che le scoperte scientifiche si discostino dalla Bibbia, non è poi così vero. Nella Genesi si apprende che Dio creò il tutto in sette giorni. Noi sappiamo che, secondo il simbolismo ebraico, il numero sette era il simbolo generico per tutte le associazioni con Dio, ed era il numero religioso favorito dell’Ebraismo, rappresentando l'alleanza di santità e santificazione, e anche tutto ciò che fosse santo e santificante in intento. Il candelabro aveva sette lampade, e gli atti di espiazione e purificazione erano accompagnati da aspersioni eseguite sette volte. L'istituzione dello Shabbat, dell’anno sabbatico (shmita), e di quello giubilare, erano basati sul numero sette, come i periodi di purificazione e di lutto. Il sette è il numero divino di completamento. Un codice, un simbolo, non altro. Chi sorride, pensando che a Dio, per quanto onnipotente, gli sia stato impossibile creare l’universo e quel che contiene in soli sette giorni, ha ragione nel farlo, ma non può tacciare le Sacre Scritture di menzogna, senza conoscere la simbolicità del loro contenuto.
Ecco una semplice spiegazione riguardante i sette giorni della creazione. Con il numero sette, la creazione fu ultimata. Se poi leggiamo la sequenza dei giorni della creazione, vedremo che, espansi in miliardi temporali pressoché incalcolabili, l’evoluzione si è svolta nello stesso ordine con cui gli scienziati l’hanno studiata.
E ora permettetemi di scherzare. Per mera ipotesi, se quel brodo primordiale non fosse stato altro che una colossale eiezione di un immenso gigante, noi saremmo solo microorganismi. Invece che “figli delle stelle”, saremmo solo “figli di sterco”. Mi servo di questa favoleggiante metafora, per porre la successiva domanda, nell’assurda eventualità dell’esistenza di quel gigante: Da chi nacque quel gigante? E siamo punto e accapo. Dobbiamo perciò pensare a qualcuno di veramente grande, tanto immenso da non riuscire neppure a immaginarlo.
Tengo a precisare che questo mio dire, non è un discorso prettamente scientifico né tanto meno teologico. Gli scienziati si farebbero grasse risate, e i teologi mi taccerebbero da eretica. Ho semplicemente voluto premettere questi miei ragionamenti per arrivare al nocciolo della questione.
Nessuno, e lo potete confermare, conosce ancora la provenienza dell’universo. Si è retrocessi fino al caos primordiale e dò fiducia agli scienziati, che sia vero quanto affermano, ma…? Ma da dove proviene quel caos? Chi è quell’ingegnere così perfetto da far girare ogni corpo celeste, senza che questo debba precipitare nel vuoto? Ammesso che esista il vuoto.
Io mi riallaccio a Dio, voi definitelo come preferite. Torno a Dio Padre, per maggior precisione: Lui ha creato tutto quel che esiste nell’universo, compresi noi esseri umani, per cui ne siamo i figli naturali, poiché proveniamo dalla sua stessa creazione.
Ora mi avvicino a piccoli passi verso la nostra umanità. E vi racconto quel che ho provato quando è nata la mia prima figlia e la stessa cosa si è ripetuta con gli altri. La sentivo muoversi dentro di me, ma non la vedevo, la immaginavo soltanto. Lei, nel mio seno, era un pesciolino che cresceva di giorno in giorno. Un pesciolino? Certo, perché nuotava nel liquido amniotico, quindi non respirava con i polmoni. E pensai che anche durante l’evoluzione della specie i primi esseri viventi nacquero dal mare, ovvero nell’acqua. Quando la mia primogenita nacque, provai una gioia così intensa, che mi misi a piangere come una fontana. (Altra acqua sorgiva!). E mi trovai a riflettere: questa piccolina non l’ho fatta io, non sarei mai stata in grado di donarle la vita, se non ci fosse stato qualcosa di più grande, adoperare per conto mio.
Ripensai a Michelangelo, ai suoi capolavori David e Mosè…sculture di una perfezione unica ma, per quanto meravigliose, assolutamente prive di vita,  Invece mia figlia, come tutte le creature, quando nacque pianse, allargando i polmoni, e poi  strinse un dito della mia mano, coi sui minuscoli pugnetti, e agitò le gambette…insomma, era piena di vita. Quella vita che solo una mente divina avrebbe potuto concepire. E tutto questo ancora non basta, per innalzare lodi al Creatore. Crescendo, un essere umano diventa intelligente. Cos’è esattamente l’intelligenza?
Dal latino: inter fra lègere scegliere.
L'intelligenza non è uno sciocco giochino di test per scoprire il proprio quoziente intellettivo. E nonostante la rilevanza dell'ambito, non è nemmeno esaurita dall'efficienza di studio nell'acquisire informazioni. Tantomeno ha qualcosa a che vedere con la cultura o la memoria.
L'intelligenza è una forma di accortezza, una sorta di saggezza efficace e concreta che si manifesta nel modo d'acquisire e utilizzare conoscenze e nel gestire le situazioni in cui ci si trova. Non è un muscolo innato di scienziati illuminati e intellettuali da torre d'avorio: è invece l'attitudine a comprendere le cose nel loro profondo e nella loro contestualità, a scegliere tra le proposte della vita con discernimento, aggiustando le vele di conseguenza.
Direi che, dopo questa semplice spiegazione, l’intelligenza è un dono naturale che non tutti, purtroppo, possiedono, poiché la natura non sempre è perfetta, a volte si dimentica di inserire un cromosoma, o ne aggiunge uno in più, oppure semplicemente li altera. Mia figlia è nata sana, e la prima cosa che ho fatto, è stata quella di ringraziare il Signore. Se l’essere umano non fosse dotato di una straordinaria intelligenza, rispetto a quella animale o vegetale, saremmo ancora a camminare su quattro zampe come le scimmie.
Se non ci fosse dato l’intelletto, con quel soffio vitale che è la ruah, quell'alito di vita intelligente che Dio soffiò sull'uomo (mi permettete di chiamala Anima?) l'uomo non avrebbe avuto la possibilità di studiare le origini della sua stessa vita, e dell'universo intero. Sarebbe ancora lì, ad adorare il Sole, come fosse un dio, non sapendo che si tratta della stella più vicina a noi. Una dei miliardi di stelle che popolano l'universo.
Eh, ma noi siamo superbi...! E' tutto merito nostro se siamo intelligenti, se stiamo imparando cose che ai tempi in cui la Bibbia fu scritta, erano sconosciute. E quindi ci pare "intelligente" dire che la Bibbia è un libro pieno di inesattezze, di stupidaggini, per non dir di peggio. Non è così. La Bibbia fu scritta da persone istruite, come potevano esserlo ai loro tempi. Ma fu anche ispirata. Per cui quei sette giorni dedicati da Dio nella creazione, seguono la stessa evoluzione che oggi conosciamo, descritta in modo semplificato, per coloro che istruiti non erano.
Il primo capitolo della Genesi, conosciuto come la creazione del mondo, è un testo molto ricco di significati che a prima vista possono essere letti come fantastici, come un'antica favola creata dai popoli mesopotamici per spiegarsi l'origine del creato. 

Ma non è così. 

Cercherò ora di analizzare alcuni dettagli di questo testo. 

Innanzitutto i sette giorni della creazione ci portano a ricordare la Legge del Sette, quella legge che indica le sequenze temporali (le ottave). Quindi, sette non sono necessariamente sette giorni, ma una sequenza temporale, una melodia, un percorso. In principio, cioè prima del primo giorno (cioè nell'ottava precedente), l'Assoluto aveva già creato il cielo e la terra, ma la terra era informe e deserta, le tenebre coprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (ma non c'era ancora la divisione fra le acque del cielo e le acque della terra). Come sappiamo oggi, la terra si stava formando.
Primo giorno 
Dio crea la luce, differenziando il giorno dalla notte, il mattino dalla sera. 
La terra si trova alla giusta distanza dal sole, per ottenerne il calore e dare inizio alla vita.
Secondo giorno 
Dio separa le acque del cielo da quelle della terra. Si forma l’atmosfera, Le acque evaporano dalla terra, e di conseguenza avviene la benefica pioggia.
Terzo giorno 
Dio separa il mare dalla terraferma e comanda alla terra di produrre i vegetali e a questi di essere autosufficienti. La vita inizia a nascere, a cominciare dai vegetali, i primi dei quali furono le alghe, nate nell’acqua.

Quarto giorno 

L'Assoluto crea il Sole, la Luna, le stelle e crea la suddivisione del tempo. Qui ritengo voglia significare che il sole la luna e  le stelle cominciano a diffondere il loro beneficio sulla terra,  e avvengono le stagioni.
Quinto giorno 

Dio crea i pesci per il mare e gli uccelli per il cielo.
Si tratta delle specie ovipare.
L’idea dell’evoluzione delle specie secondo Darwin è avvenuta nello stesso modo.
Il primo “essere vivente” probabilmente era una piccola sfera, un sacchettino contenente materiale organico e capace di scambiare materiale con l’ambiente esterno, una protocellula il cui habitat era l’oceano ad almeno 10 metri di profondità, dove la radiazione ultravioletta arrivava molto attenuata.
Per almeno due miliardi di anni gli esseri viventi furono solo organismi unicellulari che però divennero via via più complessi. Già 3,5 miliardi di anni fa ebbe inizio la fotosintesi clorofilliana: tramite l’energia solare, questi organismi assorbirono acqua ed anidride carbonica e le trasformarono in glucosio ed ossigeno. Successivamente, queste molecole di glucosio, probabilmente all’inizio solo per caso, ( così sostiene la scienza, io direi che il caso qui non c’entra, ma piuttosto si tratti di un progetto ben definito voluto dal creatore) si legheranno fra loro in lunghe catene andando a formare amido e cellulosa.
Grazie alla fotosintesi l’atmosfera del pianeta si arricchirà sempre più di ossigeno, dando la spinta definitiva alla successiva evoluzione della vita sulla Terra.
Infine, circa 700 milioni di anni fa appaiono i primi organismi pluricellulari. Poi l’evoluzione farà il resto. E arriviamo al sesto giorno.

Sesto giorno 
Dio crea gli animali terricoli e l'uomo, cui viene affidato il compito di continuare l'evoluzione del creato. 
Settimo giorno 
Dio si riposa. Ha portato a compimento la creazione, donando l’intelligenza all’uomo, affinché progredisse sempre più. Quel soffio vitale alitato sulle sembianze di Adamo - composto dagli stessi minerali con cui è fatto l’uomo - altro non è che un’allegoria per spiegare che il nostro organismo è fatto dalle stesse sostanze della terra, ma che, senza l’alito di vita - sarebbe solo una scultura. E’ come se Dio avesse pensato: io vi ho donato la vita, la terra sulla quale esistete, ma voi dovete utilizzarla nel miglior modo possibile. Se non lo fate, sono cavoli vostri, vi ho dato il libero arbitrio, e se non lo sapete gestire, non prendetevela con me. Le cose mal riuscite, ogni male che accade (guerre, assassini, inquinamenti, costruzioni pericolanti che alla prima scossa di terremoto cadono come la capanna  di paglia dei tre porcellini,  aggiungete voi quel che vi viene in mente) dipendono solo dalle vostre scelte sbagliate. Per questo vi ho inviato il mio Figlio prediletto, perché vi faccia conoscere chi sono veramente Io, il Padre di tutti voi. E che v’insegni (poiché lo avete dimenticato nel corso della vostra permanenza sulla Terra) come vivere secondo giustizia e amore, la sola ragione per la quale vi ho creati esseri intelligenti.
Per concludere: Dio c’è! Ci ha donato gli strumenti per proseguire da soli. Noi dobbiamo solo ringraziarlo e lodarlo. Non possiamo chiedergli la luna, perché ce l’ha già data! E i miracoli cosa c’entrano con tutto questo?  Ma non lo avete ancora compreso, che il miracolo più grande è la nostra stessa vita? E che la fede in Lui e nel figlio suo Gesù è il compendio per chiudere in Bellezza?
E il secondo miracolo? La fede, che non s’impara sui libri di scuola, e non si insegna. La fede è un altro dono del Signore, e chi la possiede, non deve vantarsene o fingere di non credere, perché si vergogna di ammettere di credere in Dio! Chi ha fede, deve solo testimoniarla con la propria esistenza.
Dovremmo affermare: io esisto perché mi ha creato Dio! E sono un miracolo.

Danila Oppio

Ciclo sulla Chiesa di S.Francesco del Vomero a Napoli











sabato 28 gennaio 2017

Origine dei VANGELI (Fotomontaggio?) di Padre Claudio Truzzi - Parte Terza

3 – ORIGINE DEI VANGELI [Fotomontaggio?]

Un montaggio di ... diapositive
Tuttavia – poiché si tratta di una cosa, per moltissimi cristiani, sconosciuta –, crediamo che valga la pena soffermarci ancora ed approfondire meglio tali passaggi.
*    I primi discepoli hanno seguito Gesù, dietro l'invito del loro maestro Giovanni Battista, senza sapere esattamente chi egli realmente fosse. Lo hanno ascoltato con attenzione, come si ascolta un profeta. Sono persino giunti a pensare che potesse essere il Profeta, il Messia. Ma soltanto dopo la Pente-coste essi iniziano a scoprire chi fosse quell'uomo loro amico: il Figlio di Dio! I ricordi degli anni passati con lui vengono ad assumere perciò un'importanza tutta nuova ed essi cercano di ricostruirli.
*    Questo lavoro di ricostruzione diventa ancora più importante man mano che gli anni passano.
Verso la fine della vita di Gesù, essi avevano cominciano a credere che con lui arrivasse il Regno di Dio o, in altre parole, secondo la credenza del tempo, la fine del mondo. Ma i mesi e gli anni tra-scorrono: bisogna organizzarsi nella lunga durata dell'attesa. Per vivere, ogni società ha bisogno di darsi delle regole. MA Gesù NON ha lasciato nulla di scritto.
       Gesù, infatti, non ha scritto nulla, eccetto una volta... sulla sabbia. Ha, invece parlato, ha vissuto: tutto qui. Cosa non meno importante. [Socrate non ha lasciato nessuno scritto, ma Platone, suo discepolo, ha redatto gli insegnamenti del suo maestro. Ora si studiano le opere di Platone, ma ci si interessa alla persona di Socrate]. 
Ciò è ancora più vero per Gesù.  Alle origini della buona novella, del Vangelo, c'è Lui, la sua persona. Se egli avesse scritto, noi avremmo potuto essere tentati di considerarlo soltanto come un “maestro di sapienza”. Ma, poiché egli ha semplicemente “vissuto”, noi siamo rimandati – è giocoforza –  alla sua stessa persona. Proprio la sua persona, con tutto il suo mistero, ha impressionato i discepoli.
Un laboratorio fotografico
I discepoli sono stati “impressionati” dalla figura di Gesù.  
Questa parola è usata anche nel linguaggio fotografico: quando si fotografa un oggetto, la pellicola ne è impressionata; 1'oggetto vi è registrato. Ma ancora non si vede nulla. Affinché appaia l'immagine registrata, affinché quest'immagine sia rivelata, occorre che la pellicola sia immersa in un bagno di acidi speciali che si chiama “rivelatore”.
Si potrebbe dire, allo stesso modo, che i discepoli sono stati “impressionati” dalla persona di Gesù: dal suo modo di vivere, dalle sue parole e dai suoi atti. Ma, in quel momento, ne erano inconsapevoli e dopo la Pentecoste, tutto resta nero. Affinché l'immagine molteplice che essi conservano di lui appaia biso-gnerà che essi vengano immersi in un “bagno rivelatore” che è la vita delle diverse comunità.
Si sa che lo sviluppo in laboratorio è importante: la fotografia sarà più o meno “contrastata” a secon-da dei tempi di esposizione o dei prodotti usati; la si può far variare nei colori; si può far apparire questo o quel particolare... Allo stesso modo, le immagini di Gesù saranno un po' differenti a seconda del "rive-laore", a seconda delle comunità nelle quali saranno trattate, a seconda dei problemi che vengono posti.
Allo stesso modo, durante gli anni che seguono, la Pentecoste, la Palestina, l'Asia Minore e la Grecia possono essere paragonate ad un immenso laboratorio fotografico in cui le diverse comunità spingono i discepoli a rivelare le immagini molteplici del loro maestro. Immagini diverse perché le comunità erano diverse: alcune composte da vecchi giudei divenuti cristiani, altre da pagani, alcune da proletari e schiavi, altre da artigiani, professionisti...
La vita come “rivelatore”
La vita delle comunità viene dunque a essere il “bagno rivelatore” che permette alle immagini di Cristo di apparire. Tutto ciò avviene soprattutto secondo tre attività principali.
1. – La predicazione.
Sin dagli inizi, i discepoli proclamano la loro fede in Gesù risorto, con brevi frasi che riassumono l'es-senziale della buona novella. [Gli specialisti chiamano questa predicazione con una parola greca, kerygma, cioè il grido dell'araldo, la proclamazione pubblica di qualcosa].
• I discepoli affermano: “Questo Gesù che voi avete crocifisso, Dio l'ha risuscito, lo ha esaltato, l'ha costituito Signore: noi ne siamo i testimoni. Egli c'invia il suo Spirito. Credete alla buona novella e sarete salvi”.
• Si raccolgono anche le diverse beatitudini  che Gesù dovette pronunciare per proclamare questa buona novella: ormai i poveri non sono più poveri, perché Dio viene a stabilire il suo regno ...
• Si raccontano i miracoli di Gesù che mostrano la sua vittoria sul male, sulla malattia, sulla morte...
• Si riprendono anche le  parabole, insegnamenti sotto forma di racconto, che esprimono bene e con semplicità la felicità che Gesù viene a  portare e la necessità di scegliere..
         2.  La celebrazione. I discepoli ripetono l'ultima Cena di Gesù che dà un senso alla sua morte.
– Fino a che ci sono soltanto i primi discepoli, non si sente il bisogno di entrare nei particolari: essi san-no bene di che cosa si tratta. Ciascuno può persino esprimere ciò che ha capito, aggiungere particolari. Possiamo facilmente immaginare Pietro che racconta come ha tradito il suo Signore, Giovanni che dice ciò che ha vissuto ai piedi della croce...
  Molto presto, però, si aggiungono altri discepoli che non hanno conosciuto direttamente Gesù, e biso-gna spiegar loro il significato di certi gesti, come “spezzare il pane” e “bere la coppa”...  Nel contesto liturgico ci si ricorda anche di certe azioni di Gesù che permettono di comprendere meglio questa cena: la moltiplicazione dei pani, p. es, pasto prodigioso coi quale Gesù ciba le folle.
Il racconto sulla "Passione” – come tutti gli altri racconti su Gesù – viene fatto alla luce della sua   resurrezione. [è forse così che ben presto nacque un primo racconto della passione].
Quando infatti fanno questa narrazione, non raccontano la passione e la morte di uno che è morto, bensì di un vivente; e questo cambia tutto. [Allorché, infatti, si racconta per es., la malattia molto grave di una persona cara, lo si fa di certo in modo molto diverso, a seconda che questa si trovi all'ospedale, tra la vita e la morte, oppure a casa, quando è guarita]. Nella Eucaristica, Gesù si rende presente alla comunità e allorché i discepoli raccontano la sua morte, lo fanno con lui vivente.
Il racconto della passione, come tutti gli altri racconti su Gesù, si fa quindi alla luce della resurrezione.
         3. L'insegnamento o catechesi
I nuovi battezzati, ora, devono vivere da discepoli di Gesù. 
E per sapere come vivere in comunità, per  rispondere ai problemi posti dalla vita quotidiana, bisogna tornare alla vita di Gesù, alle sue parole e alle sue azioni.
– Si riprendono le parabole adatte all'attualità: bisogna vegliare, restare vigilanti, essere come la buona terra... Si cerca un insegnamento nuovo nei miracoli: la piccola comunità ha coscienza di essere una fragile barca sbattuta dai flutti tempesta; riesce a salvarsi dal naufragio soltanto perché Gesù risorto interviene nella tempesta, dietro la preghiera della sua chiesa: "Signore salvaci!"
– Come devono comportarsi i responsabili della comunità? Si richiamano alla memoria le parole di Ge-sù: “Voi siete al servizio degli altri”; e non lasciava loro che due regole: la misericordia e il perdono...
Così, ovunque si formino comunità cristiane, emergono alla memoria dei discepoli immagini di Gesù. Queste immagini, questi flash, si raggrupperanno rapidamente in sequenze.
§ Ma prima di considerare questo aspetto, occorre ricordare un avvenimento importante: il teologo giudeo Saulo o Paolo è diventato cristiano. §
I primi discepoli, Pietro, Giovanni... erano gente senza grande cultura religiosa. Paolo è invece un rabbino. Ha passato la sua giovinezza a studiare le Scritture. Sulla via di Damasco il risorto “afferra” questo teologo giudeo, per fame un teologo cristiano, uno che rifletta sul mistero di Gesù, sul suo ruolo nel disegno di Dio. Durante quindici anni (dal 36 ai 50), Paolo predica e fonda comunità; durante i quindici ultimi anni della sua vita scriverà pure alle comunità delle lettere che sono a volte dei veri trattati di teologia. Ciò aiuterà gli altri discepoli a reinterpretare i loro ricordi su Gesù.
       Un montaggio di diapositiveDurante le sere d'inverno viene in mente di raccogliere le diapositi-ve prese durante le vacanze, per ordinarle, per fame un montaggio. Consideriamo le diverse fasi attra-verso cui si deve passare. Immaginiamo di essere stati, durante le vacanze, al mare, in montagna, in campagna e di aver fatto foto-grafie di ciò che ci piaceva, senza un'idea precisa: paesaggi, monumenti, scene familiari… Queste foto-grafie, “rivelate” in laboratorio, sono diventate diapositive.
• Per fare il montaggio, però, dobbiamo prima raccoglierle in sequenze.
 A questo punto ci chiediamo: come raggruppare le foto? Si può farlo secondo i luoghi: montagna, mare ... o secondo i generi: foto familiari (non importa se in montagna o al mare); oppure possiamo semplice-mente rispettare la cronologia per ripercorrere tutti gli spostamenti successivi.
Allo stesso modo, le diverse immagini di Gesù, rivelate nelle diverse comunità, si vanno raggruppando anch'esse in sequenze. – Si raccolgono, ad esempio, i miracoli, le parabole; mentre i detti isolati di Gesù saranno riuniti insieme per formare discorsi. – Oppure i cristiani di Cafarnao o di Gerusalemme si ricor-deranno tutto ciò che Gesù ha detto e fatto tra loro.
Aprite i vangeli, e si ha l'impressione che la mattina Gesù si domandi: “Che devo fare oggi?”. Consulta la sua agenda: “Oggi, miracoli...”, e Marco ci mostra Gesù che compie dieci miracoli uno dopo l'altro. Il giorno dopo di nuovo sull'agenda: “Oggi, parabole...”.
Chiaro che le cose non sono andate così. Ci si accorge facilmente che gli Evangelisti hanno integrato nella loro opera chiare sequenze, già formate, di miracoli, di parabole, di discorsi.
O ancora, all'inizio del Vangelo di Marco si trova quella che è chiamata “la giornata di Cafarnao”. Gesù chiama i primi 4 discepoli sulla riva del lago. Entra con loro a Cafarnao, predica nella sinagoga, caccia un demonio, guarisce la suocera di Pietro; la sera la città intera si riunisce: Gesù fa dei miracoli; giunta la notte, egli va in un luogo deserto a pregare, Pietro va a cercarlo e ripartono per la predica-zione... Un vero "tour de force". è chiaro che tutte le “immagini” sull'attività di Gesù a Cafarnao si raggruppano in una sola sequenza.
  Ora il Montaggio. –  Una volta raggruppate le nostre foto in sequenze, occorre fare il montaggio.
Mettiamo una dopo l'altra le sequenze. Vi aggiungiamo magari qualche foto dell'anno precedente o acquistata in un negozio [un monumento, per esempio] e chiamiamo gli amici per vedere insieme, una sera, le diapositive delle vacanze.
Attraverso il montaggio, emerge il modo con il quale noi ora ripensiamo alle vacanze passate. Con le stesse diapositive si avrà un risultato diverso se a fare il montaggio saranno, per esempio i genitori o i figli. Il montaggio mostra il modo in cui ciascuno ha vissuto quegli stessi avvenimenti.
Analogamente, in tempi diversi e in diverse comunità, i 4 discepoli (che la tradizione ha chiamato Matteo, Marco, Luca e Giovanni) hanno intrapreso il loro montaggio su Gesù. Raccolgono a tale scopo le diverse sequenze già formate, aggiungono episodi che loro stessi hanno raccolto e ne fanno un film. Quattro film che presentano il modo in cui essi stessi e le loro comunità vedono Gesù.
Così i Vangeli ci parlano di Gesù, ma ci parlano anche delle comunità nelle quali i Vangeli sono nati, perché ogni comunità ha fatto emergere di Gesù gli aspetti, le parole, le azioni che più le servivano per rispondere alle loro aspettative, ai loro bisogni.
CONCLUSIONE
 è  nell'ambito di “questa” Chiesa primitiva, come appare dalle fonti, sono sorti i nostri 4 Vangeli.
Resta vero che essi provengono direttamente dalla fede, dalla predicazione, dalla vita della Chiesa primitiva e dalla personalità di ciascun evangelista. E resta ancor vero che essi servivano innanzitutto alla fede, alla predicazione, alla vita della Chiesa  primitiva.
Proprio da tali origini provengono tante loro caratteristiche proprietà, specialità, discordanze su parole, su particolari, sull'ordine degli episodi.
La predicazione viva si permette tutto questo, e non vi bada, a differenza dello studio scientifico, o del documento di archivio, o del magnetofono.

Come pure essa può e deve servirsi dei “generi letterari” in uso fra la gente per esprimere in modo facile e comprensibile per gli ascoltatori il proprio messaggio; e si può capire anche perché i singoli Evangelisti – tra loro, e più ancora nei confronti di altri scrittori del Nuovo Testamento –, diano accentuazioni e sfumature diverse e complementari alla figura e alla parola di Gesù Cristo, e saranno un po' differenti a seconda del “rivelatore”, a seconda delle comunità nelle quali saranno trattate.

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi