AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 13 gennaio 2010

POVERTA'

Ho inteso prendere dal sito del Carmelo secolare alcune informazioni generali su quanto concerne l'ocds.
Ma da questo momento, desidero raccontare di come io penso di applicare, provando e riprovando - si è sempre tanto fragili e si ricade spesso negli stessi errori - alcune regole di vita.
Frati, monache e laici secolari, tutti nel Carmelo abbiamo tre promesse: povertà, castità, obbedienza.
Tutti sanno, o immaginano, che per monache e frati sia normale rinunciare al possesso delle cose, ad un rapporto sentimentale con qualcuno, farsi una famiglia, e altrettanto semplice obbedire a Dio e ai superiori. Non sono scelte facili, e solo una profonda fede e una vera vocazione conducono ad accettare ed a emettere tali promesse.
Ma anche chi entra nell'Ordine secolare deve pronunciare il suo assenso alle stesse promesse: come è possibile mantenere tali promesse, se conduciamo un'esistenza dentro il mondo, nella famiglia, nei luoghi di lavoro, tra la gente?
E' una domanda che spesso mi sento porgere, e alla quale sui due piedi non è facile rispondere con chiarezza.
Allora ci provo, affrontando un soggetto alla volta: parlerò di POVERTA', di come va intesa nel contesto laico.
Essere poveri non significa privarsi delle cose che ci appartengono, ma piuttosto di dar loro il giusto significato. Non è l'avere che ci fa ricchi, ma l'essere!! Porto forse un esempio banale: se mi serve un'auto per spostarmi, per andare sul luogo di lavoro, per portare i bambini a scuola o in palestra, per andare a trovare un parente malato che abita lontano, non me ne posso privare. Però posso pensare ad un'auto che consumi poco, che non costi troppo, che faccia il suo servizio senza pretese di lusso. Cosa intendo dire? Che non farò a gara col vicino di casa per avere l'auto nuova di zecca, dell'ultimo modello appena uscito di fabbrica, della cilindrata superiore, per il vanto di "avere". Ma questo esempio può valere con ogni altro oggetto dell'apparire: abiti firmati o semplicemente costosi, arredamento o accessori tecnologici di ultima generazione, ecc. Ovvio, per la dignità della persona non si va in giro vestiti di stracci, né si abita in un tugurio, questo Gesù non ce l'ha chiesto, però ci ha chiesto di dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, ecc.
Allora, ciò che risparmiamo evitando gli sprechi, possiamo donarlo ai poveri.
Tu mi dirai: io ce la faccio appena ad arrivare a fine mese, col mio reddito, come posso donare agli altri ciò che manca alla mia persona, alla mia famiglia? I doni che si possono offrire al prossimo non sono solo quelli materiali, monetizzabili! Può essere un po' del tuo tempo, per andare a visitare i malati, o prendertene personalmente cura, per fare del volontariato, dare una mano in parrocchia, occuparti di un bambino in affido. Tutto è dono, e spesso un sorriso, una parola spesa nel giusto modo e nel momento opportuno, valgono più di un'offerta in danaro.
Povertà: può anche significare non voler primeggiare, gioire della felicità altrui, delle belle opportunità che altri hanno ottenuto. Se puoi far spazio agli altri, al posto di occuparlo tu, è un bel donare!

Io non so se mi sono state insegnate proprio queste cose, in linea di massima forse si, ma ho creduto elaborarle in questo modo, dopo averle personalmente attuate..o cercato di attuarle, il cammino non è sempre in discesa, a volte occorre combattere contro i propri limiti. In fondo, se ognuno di noi possiede un po' di fantasia, trova il modo di leggere questa "povertà" nella propria esistenza, e di metterla in pratica mortificando l'amor proprio, rinunciando alle cose che possono apparire importanti, e di cui in realtà se ne può davvero far meno!!



Povertà: capire che Gesù ha scelto non a caso di nascere in una capanna piuttosto che in una reggia, Lui che è il Re dell'universo: seguirlo con amore e cercare di essere perfetti come lo è stato Lui significa di sicuro rinunciare a molte cose, al nostro ego, ma poi durante il cammino, si guarda con occhio distaccato a tutte quelle cose che prima erano tanto importanti per noi.
Io stessa ho fatto questo percorso: amavo le cose belle, e chi non ama il bello? Ma poi ho capito che gustare la bellezza di un fiore, di un paesaggio, di un viso di bimbo, una bel rapporto di amicizia vale molto di più di un abito elegante o di un monile d'oro. I primi: sono frutti della Creazione, i secondi: idoli dell'uomo. Poca differenza tra il vitello d'Oro che ha fatto infuriare Mosè, e i falsi dei che ci costruiamo con le nostre mani e soprattutto con la nostra ambizione.
Per me vale questa certezza: quando arriverà il momento, dovremo lasciare tutto qui sulla terra, niente di quanto abbiamo accantonato, acquistato e desiderato di materiale, potremo portare con noi nell'Aldilà: perché dunque dare valore alle cose materiali, terrene e deteriorabili, quando si può aprire un conto in banca in Cielo, e per l'eternità?
Con questa certezza, ho smesso di affezionarmi alle cose, e a capire che i veri tesori per l'uomo sono amare Dio ed il prossimo. E allora, anche se non hai nulla di quanto il consumismo ti istighi a possedere, sai che hai una ricchezza nel cuore e nell'anima, da offrire a Dio e a tutti i fratelli.
E sia allora benedetta la povertà!!!








2 commenti:

  1. Ieri il Papa ha parlato degli ordini "mendicanti", cominciando proprio dall'aspetto della povertà, da loro ribadita.
    Ha detto anche : Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di Dio, per servire il prossimo. Il mondo, ascolta volentieri i maestri, quando sono anche testimoni."

    Il tuo post cade a fagiolo e spiega in maniera molto semplice quello che, in ogni caso, dovrebbe essere un impegno di ogni cristiano, non solo propriamente del carmelitano :)

    RispondiElimina
  2. Certo!! Hai pienamente ragione: l'impegno è di tutti i cristiani, però alcuni Ordini lo hanno come carisma proprio, e per i Carmelitani,la povertà è una delle armature che devono indossare! Dall'abito che porti ti si può riconoscere, ma soprattutto dalla vita e dalle opere che conduci. Noi ribadiamo sempre che prima di essere carmelitani, occorre essere buoni cristiani: le due condizioni vanno a braccetto!

    RispondiElimina

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi