AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

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domenica 10 febbraio 2013

APPROFONDIAMO ALCUNI SIGNIFICATI DELLA QUARESIMA AMBROSIANA



Il calcolo dei quaranta giorni.
Nel rito romano la Quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri, quando i fedeli ricevono sul capo le ceneri benedette. Nel rito ambrosiano nello stesso giorno si è ancora in pieno Carnevale e la Quaresima inizia solo la domenica successiva. Perché questo diverso computo? Semplificando, se prendiamo il calendario e, tornando indietro partendo dal giovedì santo e contiamo quaranta giorni, giungiamo esattamente alla prima domenica di Quaresima. Così, i quaranta giorni di penitenza iniziano alla sesta domenica prima di Pasqua e giungono fino al triduo pasquale escluso, che comincia ai vespri del giovedì santo. Questo, a grandi linee, è il conteggio originario della Quaresima, conservato nel rito ambrosiano. Si considera la Quaresima come un periodo di quaranta giorni di penitenza, ma non di stretto digiuno, poiché secondo un’antichissima tradizione, di domenica non si doveva digiunare. Nel Medioevo subentrò l’idea dei quaranta giorni effettivi di digiuno, e la Quaresima fu intesa come un periodo di preparazione alla domenica di Pasqua, che non al triduo pasquale. Da qui fu necessario un nuovo computo: se infatti partiamo dal sabato santo e contiamo a ritroso quaranta giorni, saltando però le domeniche in cui non si digiunava, giungiamo proprio al mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima. Il conteggio fu accolto dalla Chiesa romana e si diffuse in tutto l’Occidente, tranne che a Milano.
Ho pensato che molti di noi, me compresa, si stiano chiedendo il motivo di questa differenza dell’inizio Quaresima, tra il rito romano e quello ambrosiano, ho quindi svolto una ricerca, e spero di essere stata esaustiva.
Il significato dei venerdì “aliturgici”
Una delle particolarità più caratteristiche del rito ambrosiano, durante questo periodo quaresimale, è quella dei venerdì “aliturgici”, parola un po’ tecnica che significa “senza liturgia eucaristica”. Chi entra, un venerdì di Quaresima, in una chiesa di rito ambrosiano, trova sull’altare maggiore una grande croce di legno, con il sudario bianco che rappresenta simbolicamente il Calvario come segno di lutto e di abbandono. Si crea così un vero e proprio senso di vuoto, acuito dal fatto che per tutto il giorno non si celebra la Messa e non si distribuisce ai fedeli l’Eucaristia. Ricercare l’origine storica di questa tradizione non è facile. Per alcuni studiosi, in questo la liturgia ambrosiana si avvicinerebbe alle chiese orientali, nelle quali, in Quaresima, tutti i giorni della settimana sono aliturgici, ad eccezione del sabato e della domenica. Secondo altri, e tra questi il più eminente è il Beato Card. Schuster, l’origine sarebbe molto antica e risalirebbe ai tempi in cui la liturgia eucaristica quaresimale era celebrata al calar del sole, poiché di venerdì la preghiera vespertina si prolungava con una veglia composta di salmi, letture e orazioni che terminavano con una Santa Messa, quando ormai spuntava l’aurora del sabato, cosicché il venerdì restava privo della Celebrazione Eucaristica.
Comunque, a prescindere da un punto di vista storico, in pratica la Chiesa ambrosiana ha sempre gelosamente conservato questa particolarità della sua liturgia quaresimale.
L’allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini (Papa Paolo VI), con parole che conservano tutt’oggi la loro carica spirituale, disse:
“La proibizione di celebrare la Santa Messa e di distribuire la Comunione nei venerdì di Quaresima, fa parte dell’estrema accentuazione del carattere penitenziale dei questo periodo: si arriva alla coscienza dolorosa della propria indegnità ed all’esperienza, che sa di morte, della perdita del Dio vivo. La devozione di chi comprende il mistero del peccato e della croce, deve arrivare a questa tremenda avvertenza, che rasenta il confine dello spavento e della dispersione”.
Forse sono parole forti, quelle di Montini, che difficilmente riusciremo a comprendere, se non ci immedesimiamo totalmente nella sofferenza di Gesù, quando venne perseguitato, arrestato, vilipeso, messo a morte innocente, su quella terribile Croce. E se non riusciremo a comprendere che il Sacrificio di Cristo è stato perpetrato per la nostra Salvezza di peccatori che, con i nostri errori, feriamo Dio e l’intera umanità.
Questi venerdì quaresimali richiamano ad un profondo significato spirituale. Chiedono la meditazione del cristiano sul misero della morte di Cristo in croce, il dramma della Chiesa-Sposa che si ritrova desolatamente privata del suo Sposo e Signore. E così, il non poter ricevere la Comunione, se da un lato provoca un senso di vuoto e di mestizia, dall’altro costringe a riflettere sull’essenziale, fa sperimentare che cosa significhi essere privati della presenza di Cristo strappato dalla morte alla Sua Chiesa. Aiuta, quasi pedagogicamente, attraverso uno speciale “digiuno” dall’Eucaristia, a comprendere più in profondo il valore di questo sacramento, alla luce del sacrificio di Cristo in croce.
Spero di aver potuto chiarire, attingendo informazioni da uno scritto di Mons. Marco Navoni, Dottore della Biblioteca Ambrosiana, due domande che spesso ci poniamo, e alle quali non troviamo adeguate risposte.
                                                                                     Danila Oppio

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