AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

venerdì 16 marzo 2018

V SETTIMANA DI QUARESIMA esercizi spirituali carmelitani





1. “Vogliamo vedere Gesù”
Vangelo di Gesù Cristo secondo san Giovanni 12,20-33
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. 
    “Vogliamo vedere Gesù” domandano dei greci a Filippo. Che desiderio sorprendente c’è nel cuore di queste persone? Sono stati forse testimoni di una esortazione amorosa di Cristo alla folle che ascoltavano assiduamente il suo insegnamento e sorpresi della sua libertà? Si sono forse sentiti interpellati dal racconto di uno dei suoi miracolati? O semplicemente la corrispondenza tra la parole e gli atti di Gesù spinge questi uomini a domandare di potersi avvicinare a lui, Gesù, e poter così parlargli e conoscerlo un po’ meglio. In effetti non abbiamo molti elementi che aiutino a capire la loro domanda. Poco importa, il loro desiderio è ben presente e molto lontano da un voyerismo di bassa lega e sempre condannabile.
    Desiderare vedere Gesù, seguire Gesù, stare con Gesù. Potrebbe essere l’augurio di questa ultima domenica di quaresima. Possiamo porci una domanda: siamo esseri di desiderio, e del desiderio di Dio? In effetti questa domanda: “Vogliamo vedere Gesù” può essere per noi come una leva che apre un cammino autentico di rinnovamento della nostra fede. Accettare di essere chiamati in causa sulla nostra voglia di avvicinare Gesù in modo diverso da una definizione del catechismo, per quanto importante, per avere il coraggio di ritornare alle radici della nostra fede, potrebbe essere l’atteggiamento al cuore della nostra quaresima. Dobbiamo  inaugurare un nuovo cammino che consisterà a porci la domanda fondamentale: siamo le sentinelle di Dio? Esseri che si interrogano su Dio e sul suo Inviato, Gesù. C’è sempre il rischio di limitarci a ciò che si sa, anche se siamo insoddisfatti, piuttosto che aprire uno spazio di domande che rischierebbero di risvegliare in noi la domanda fondamentale della nostra fede: che cosa diciamo di Gesù ? Chi è Egli per noi ?
    Possiamo rilevare che ogni incontro di Gesù, di cui i vangeli sono testimoni, provoca in coloro che sono visitati, in un modo o in un altro, una liberazione. Una nuova potenza di vita è stata data loro, spingendoli ad una audacia seppellita da molto tempo e che gli anni avevano reso sterile. Poiché desiderare di vedere Gesù diventa allora la chiava di una trasformazione interiore, radicale e mobilizzante, che spinge sino a proporre ad altri di affrontare lo stesso cammino, un cammino di liberazione. Non si può rinchiudere Dio o suo Figlio Gesù in una definizione, per quanto bella! Incontrare Gesù, significa rischiare di liberare in noi parole e gesti che avranno la loro unica sorgente nel Vangelo e non questo o quello codice di buona condotta, questa o quella morale. Significa allora avere il coraggio di chiamare per nome ogni paura, e aprire uno spazio di rinascita, come Gesù l’ha proposto a Nicodemo: “Bisogna nascere di nuovo (cfr. Gv 3,3). 
    Desiderare di vedere Gesù significa anche prendersi un altro rischio: di essere spossessato di ogni volontà propria per entrare nella via del Vangelo che ci spingerà ad andare da inizio ad inizio, in una dinamica di vita che si svilupperà continuamente. Significa aprire una breccia nelle nostre certezze e capire se non stiamo prendendo una strada sbagliata idolatrando i nostri desideri, i nostri modi di fare, come fosse volontà di Dio. Significa riconoscere che siamo chiamati a fare delle scelte che non abbiamo altre radici che quelle dell’amore di Dio e degli altri. Significa rifiutare tutto a priore per lasciare che lo Spirito Santo, lo Spirito d’amore del Padre e del Figlio, irrighi la nostra vita. Significa abbandonare alcune certezze che negli anni si sono consolidate e scegliere la via stretta, la via in Dio, ascoltando lo Spirito Santo. Significa riconoscere che siamo all’aurora della vita e che il tempo in cui credevamo di possedere Dio se ne è andato, per liberare lo spazio della vita in Dio. Accetteremo di accogliere questa nuova Alleanza proposta da tanti testimoni biblici, in particolare i Profeti?
    Dio vuole nel nostro cuore la sua legge di amore e di misericordia.“Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”, affermava il profeta Geremia (I lettura). Siamo pronti a ricevere questa Legge d’amore? Ma Dio ci conosce e ci viene incontro con le mani piene di misericordia. Questo balsamo che ricrea e ridà vita. Poiché Dio è impaziente di incontrarci così come siamo, senza maschera, a volto scoperto. Vuole rivelarsi a noi. Chiede un incontro vero, gioioso, senza restrizioni. Non sopporta più di vederci prendere tante strade senza uscita. Ci invia il suo Figlio per incontrarci in verità.
    “Vogliamo vedere Gesù”. Durante la settimana sarà questo il nostro desiderio? Sarà una felicità avere il coraggio di porre questa domanda. Anche se imperfetta, anche se azzardata, Dio viene sempre a trovarci nel suo Figlio Gesù. Riceviamolo! Non aspettiamo che tutto sia in ben sistemato, andiamogli incontro Ci conosce. O meglio, ci ama.



2. Conversare interiormente con Gesù
    “Vogliamo vedere Gesù” domandano dei greci. Potrebbe essere la nostra domanda. Ma nel più profondo del nostro cuore si fa sentire una voce, quella di Gesù. Ci mormora allora: “Sono qui, alla porta del tuo cuore e busso. Mi aprirai?” Lasciamo che Lorenzo della Risurrezione ci aiuti a domandare questa grazia di vedere anche noi Dio. Precisa in una lettera ad una religiosa, come cercare di vedere Dio mediante la fede e la pratica della conversazione interiore con Lui:
“Le invierò uno di quei libri che trattano della presenza di Dio: ecco, a mio avviso, ciò in cui consiste tutta la vita spirituale e mi pare che, praticandola come si deve, si divenga spirituali in poco tempo.  So che per questo occorre che il cuore sia libero da ogni altra cosa, poiché Dio lo vuole possedere solo per sé; e siccome non può possederlo da solo senza svuotarlo di tutto ciò che non è lui, così non può agirvi né farvi ciò che vorrebbe.
Non c’è al mondo un modo di vivere più dolce né più delizioso della conversazione continua con Dio; possono comprenderla solo coloro che la praticano e la gustano. Non le consiglio, tuttavia, di farlo per questo motivo: non sono le consolazioni che dobbiamo cercare in questa pratica, ma facciamolo per un principio d’amore e perché Dio lo vuole.
Se fossi un predicatore, non predicherei altro che la pratica della presenza di Dio; e se fossi un direttore spirituale, la consiglierei a tutti, tanto la ritengo necessaria e anche facile.
Ah1 se conoscessimo la necessità che abbiamo delle grazie e degli aiuti di Dio, non lo perderemmo mai di vista, nemmeno per un momento. Mi creda, d’ora in avanti prenda la santa e ferma decisione di non allontanarsene mai volontariamente e di vivere il resto dei suoi giorni in questa santa presenza, privata per il suo amore, se egli lo ritiene opportuno, della consolazione del Cielo e della terra. Si metta all’opera; se lo fa come si deve, le assicuro che ne vedrà ben presto gli effetti, io l’aiuterò con le mi preghiere, per quanto povere siano. Mi raccomando molto caldamente alla sue e a quelle della sua santa comunità, restando per tutte e in particolare per lei” (Lettera 3).
fr. Didier-Joseph  Caullery, ocd (Convento d’Avon)


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