AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

domenica 4 marzo 2018

ESERCIZI SPIRITUALI CARMELITANI QUARESIMA 2018




Quest’anno sarà il carmelitano fra Lorenzo della Risurrezione (1614-1691) che ci accompagnerà lungo questa quaresima. Troverete qui le prime tre settimane dei questa Quaresima, che non sono riuscita a pubblicare prima, in seguito inserirò le successive. 


 
“Fra Lorenzo” “Brother Lawrence”: è stranamente più conosciuto in ambiente anglosassone che in Francia, la propria patria! Eppure fra Lorenzo della Risurrezione (1614-1691) ha vissuto la parte essenziale della sua vita nel convento dei carmelitani scalzi di Parigi. È lì che ha scoperto e poi insegnato ciò che verrà chiamata “la pratica della presenza di Dio”.
 
Questo umile frate prima cuoco e poi calzolaio esercitò una grande influenza durante la sua vita e il suo messaggio è arrivato sino a noi.
 
Ci aiuta a vivere gli aspetti più banali della vita quotidiana sotto lo sguardo di Dio. La preghiera non è più confinata a tempi specifici. È tutta la nostra esistenza che diventa una relazione viva con il Signore. Durante questa quaresima, ci lasceremo plasmare da questo Mistero.

 


Esercizi Carmelitani Online Quaresima 2018



1. Elementi biografici di fra Lorenzo della Risurrezione (1614-1691)
Nicolas Herman nasce in Lorena nel 1614 in Lorena in una famiglia profondamente cristiana. All’età di 18 anni vive una esperienza spirituale decisiva che sotto vi racconteremo. Sceglie allora di fare il soldato a fianco del duca di Lorena. Ma rischia per due volte la morte e viene gravemente ferito tanto da dover abbandonare la carriera militare all’età di 21 anni. Durante la convalescenza decide di consacrare la propria vita a Dio, diventa eremita ma non trova la pace cercata.
Nicolas parte allora per Parigi dove diventa valletto di un consigliere del re. A 26 anni decide di entrare nel convento dei carmelitani scalzi di rue de Vaugirard come fratello converso. Vi riceve il nome di fra Lorenzo della Risurrezione. Dopo essere stato per quindici anni il cuoco della comunità, diventa calzolaio. I suoi primi dieci anni di vita religiosa sono  oscuri dal punto di vista spirituale, caratterizzati da un senso molto forte dei suoi peccati.  Si abbandona tuttavia al Signore e si esercita a vivere semplicemente sotto lo sguardo di Dio in ogni cosa e in ogni momento della giornata. In questo modo trova la pace. Da quel momento questo frate inizia a irraggiare a vasto raggio la sua esperienza spirituale : riceve molte visite, come per esempio quella di Fénelon. Fra Lorenzo consuma la sua vita in una relazione semplicissima con il Buon Dio che raggiungerà il 12 febbraio 1691 all’età di 77 anni.  
Una biografia scritta da un suo amico lo farà conoscere rapidamente assieme al suo messaggio sull’esercizio della presenza di Dio. Questo insegnamento si diffonderà ampiamente, anche oltre l’ambito cattolico, in particolare negli ambienti anglofoni in cui l’influenza di Brother Lawrence si è dimostrata duratura.


2. Passare dalle ceneri alla vita
    Con il mercoledì delle ceneri si apre oggi il tempo di quaresima. Le ceneri ? Realtà ben triste! Ma ascoltiamo ciò che nostro fra Lorenzo dice di se stesso attraverso ciò che un testimone riferisce nei suoi Dialoghi: “Vidi fra Lorenzo per la prima volta. Mi disse che Dio gli aveva fatto una grazia singolare nella sua conversione. Un giorno d’inverno, guardando un albero spoglio e pensando che, dopo qualche tempo le sue foglie sarebbero apparse di nuovo, poi i fiori e i frutti, ricevette una sublime visione della provvidenza e della potenza di Dio che non si è mai cancellata dalla sua anima” (3 agosto 1666). 
    La nostra vita potrebbe assomigliare a questo albero che l’inverno ha spogliato delle sue foglie. Ci fermeremo a questa constatazione o saremo capaci di aprire uno spazio nuovo in cui Dio possa far germogliare semi di vita nuova, di amore, di speranza, di fede? Guardiamo ciò che ci insegna la Parola di Dio – questa lettera d’amore del Creatore per la sua creatura -.
    La Parola si offre a noi oggi in un modo particolare. Essa è il nutrimento che ci accompagnerà tutti questi 40 giorni. Come con la manna che Dio donava agli Ebrei ogni mattina nel deserto, anche noi dovremo chinarci per raccoglierla. Andiamo allora anche noi insieme a raccogliere nei sacchi questo cibo che Dio ci offre nel primo giorno di quaresima. 
    Il profeta Gioele ce lo ha detto: è urgente tornare al Signore. Uno squillo di tromba annuncia il digiuno e tutta Gerusalemme è convocata per la preghiera: non si risparmia nulla pur di tornare nella grazia di Dio. Quale tromba ci avvertirà durante questi 40 giorni, quali saranno i mezzi pratici che adotteremo per restare desti? Quali appuntamenti stabiliremo con Dio per non lasciarci sovrastare dalle molteplici sollecitazioni della vita? Spetta ad ognuno sedersi per immaginare come vorremo vivere questi tempo di ritiro: che disponibilità offriremo a Dio? A coloro che ci stanno vicino? Come gestire meglio questo tempo, che sembra sempre mancarci, per offrire a Dio momenti di incontro autentico, tempi d’ascolto? 
    Ma tutte queste dimostrazioni di zelo sarebbero inutili se non portassero a ciò che piace al Signore, cioè la conversione del cuore. Per cui non moltiplichiamo i mezzi, siamo realisti. Mettiamoci in cammino pieni di gioia. Non ci siamo iscritti ad una gara. Non conta la quantità di atti virtuosi ma la fedeltà ai mezzi scelti per vivere questa quaresima. Con meno rumore, ma con urgenza non minore, siamo invitati dal profeta Gioele (I lettura delle Ceneri, Gl 2,12-18) ad aprire una via che non si chiuderà dopodomani ma si rinnoverà mediante una fedeltà quotidiana.
    Nella sua lettera ai Corinzi (II lettera delle Ceneri, 2Cor 5,20-6,2) Paolo ci invita: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Dio ci precede sempre. Non è l’uomo che ha preso l’iniziativa della riconciliazione, è stato il Padre ci ha inviato il suo proprio Figlio quando eravamo ancora peccatori. Apriamoci oggi alla sua grazia, Egli farà di noi figli nel suo Figlio prediletto, Gesù.  
    Ed infine il Vangelo (Mt 6,1-6.16-18) si offre a noi con la forza della sua verità. Questa pagina ci spinge a rifiutare ogni forma di ipocrisia che si può celare in ogni iniziativa, per quanto bella. Il Maligno può deviare il nostro progetto iniziale. Bisogna prestare attenzione che l’orgoglio non si infili in questa o quella iniziativa durante questo tempo di quaresima. Ciò pervertirebbe la nostra volontà di avvicinarci a Dio e al prossimo. Per questo Gesù ci propone un rinnovamento autentico della preghiera, della condivisione, del digiuno. Il rischio è di metterci al centro di queste tre pratiche inquinando così il nostro cammino di quaresima.
    Questa pagina di Vangelo ci dice che ci sono tre dimensioni del nostro essere che devono essere convertite:  il nostro rapporto con Dio, con la preghiera; il nostro rapporto con le cose, con il digiuno ; in nostro rapporto con l’altro, con la condivisione. Gesù ci invita tuttavia alla moderazione. Se vogliamo vivere nell’autenticità, non si tratta di mettersi in mostra ma di scendere verso ciò che fa “vivere” ogni uomo, verso ciò che è essenziale, questo cuore che deve essere convertito
    “Se volete vivere da giusti, evitate di agire davanti agli uomini per farvi notare” ci insegna il Vangelo. Muniti della Parola, coscienti della nostra debolezza, ma sempre chiamati a superare la nostra paura, procediamo allora su questa strada di quaresima, con il libro della Parola in mano e lo sguardo fissato sulla Croce.

3. Il programma degli esercizi spirituali
Vi proponiamo di camminare con il Signore e con fra Lorenzo attraverso sette tappe sino al giorno di Pasqua. Sarà un percorso per lasciarci plasmare dalla Parola di Dio e per imparare a vivere il nostro quotidiano alla sua presenza :
· I settimana: lasciarsi scolpire 
· II settimana: scrostare la nostra immagine di Dio
· III settimana: quando Gesù ci scuote…
· IV settimana: abbandonare le nostre ingratitudini
· V settimana: desiderare di vedere Gesù
· VI settimana: lasciarLo fare

Buona quaresima. Buona rinascita. La Chiesa vi invita a ciò. Dio ci aspetta. Il mondo ha bisogno di testimoni gioiosi della Buona Notizia che scaccino dalla loro vita ogni « faccia da quaresima » ! Buon cammino verso Pasqua.
 
fr. Didier-Joseph Caullery, ocd (Convento d’Avon)


1. La Quaresima: un arcobaleno di colori!
Lettura del libro della Genesi (Gn 9, 8-15)
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne.
    Eccoci alla soglia dei 40 giorni di preparazione alla celebrazione della Pasqua di Cristo. Ma l’entrare in quaresima non attrae ed è troppo spesso associato alle parole: “sforzo, penitenza, rinuncia”. Invece la Parola di Dio di questo tempo forte ci apre ad una speranza, ad un tempo di ri-creazione, un’abbondanza di vita che vuole discendere in noi.
    Più che un carico aggiuntivo, la quaresima può iniziare ad essere per noi un tempo di liberazione, uno spazio per respirare l’aria pura del Vangelo, un rimettere da parte tutto ciò che nella nostra vita è solo accessorio per permettere all’essenziale di prendere il proprio posto. In poche parole: il tempo di quaresima è un tempo di vita nuova offerto a tutti coloro che hanno ancora un po’ di libertà e di audacia per rimettersi in cammino. Strada verso Dio, cammino in famiglia, tra amici, come Chiesa. Strada che potrà raggiungere i sentieri pericolosi della Palestina scelti da Cristo durante i suoi anni di vita pubblica. La parola di Dio si apre davanti a noi e ci guida su questa strada. Sarà il nostro bastone nella traversata delle nostre esperienze di vita. Dio ci parla e si espone: ci offre il suo Amore, o meglio, ce Lo confida. 
    Soffermiamoci ora sulla prima lettura. Che cosa propone Dio a Noé dopo il diluvio? Un regalo: una ALLEANZA. Dio dà colore all’uomo. Gli offre i colori dell’arcobaleno. Dio non somiglia ad un imbianchino che decide di stendere la calce sulla faccia della terra per renderla più bella, ma desidera manifestare all’umanità, dopo la prova del diluvio, la sua tenerezza, il suo amore e la sua misericordia. Come un mazzo di fiori offerto a chi si ama, a chi si vuole festeggiare, Dio disegna in cielo il suo arco, simbolo d’alleanza. Manifesta dunque, come l’uomo e la donna con la fede nuziale. Che lui, Dio, si lega all’umanità per sempre. La collera di Dio, la sua delusione di fronte all’ingratitudine umana, non ci saranno più. Lo ha promesso e noi ereditiamo felicemente questa grazia.
    Non c’è forse per ognuno di noi un arcobaleno da ricevere, sette colori per illuminare il nostro quotidiano? Diamo un orientamento ad ogni colore, e a ogni giorno della settimana, un colore. Proviamo a descrivere ciò che potrebbe essere la nostra settimana e forse la nostra quaresima. 
1/ Avere il coraggio di una parola e un gesto per esprimere un perdono che il tempo stava rendendo sempre più difficile.
2/ Aprire la mano, troppo spesso chiusa sulle ricchezze, per condividere con coloro che hanno poco. Le occasioni sono numerose. Non diciamoci tuttavia con troppa facilità: “Perché dare? A chi? Come verrà utilizzato ciò? 
3/ Congiungere volentieri le mani per pregare, non per forza di abitudine ma in un dialogo in cui è ancora più bello ascoltare che parlare. 
4/ Considerare la nostra vita quotidiana e cercare di illuminarla con il Vangelo. 
5/ Aggiungere ogni giorno un po’ più di colore ai miei occhi per guardare meglio gli altri, e in particolare coloro che mi stanno vicino. In essi c’è molto di più e molto meglio di quanto io abbia il coraggio di credere. 
6/ Dire « SÌ » a ciò che posso essere e fare in conformità con Cristo.
7/Dire « NO » alle pulsioni idolatriche ed egocentriche che ci alienano e contraddicono la nostra relazione con Dio, con gli altri, con le cose, con noi stessi; queste relazioni sono chiamate ad essere intrise di libertà e d’amore (Enzo Bianchi).
    Abitato da questi colori, accetto di lasciarmi sorprendere. Ecco un test adatto da  utilizzare durante questa traversata, questa crociera di quaresima. Sempre ci scopriamo in flagranza del delitto di rinchiudere l’uno o l’altro in un solo tratto caratteriale, e raramente a suo favore. E se accettasi di guardare i colori che sono in lui/lei? Di scoprire l’arcobaleno che abita nel suo cuore e che non sono più capace di vedere, abituato come sono al mio proprio ambiente. Guardare al proprio marito, alla propria moglie, ai figli, agli amici, ai colleghi, ai confratelli della comunità e percepire la pietra preziosa che abita la loro esistenza … Lasciamo da parte i codici a barre per entrare in una relazione autentica, sbarazzandoci di ogni schema prefabbricato per raccogliere la novità che nasce nell’altro come in me stesso.
    Dio ha stretto con Noé una alleanza di misericordia e di perdono. Con Gesù questa alleanza prendere un volto. Anche lui, Cristo, si è lasciato sorprendere in ogni momento.  Lungo il suo cammino, ha lasciato che gli uomini e le donne che incontrava lungo il cammino lo disturbassero. Sempre in cammino, nulla può fermarlo. Incontra ammalati, visita la folla e si ferma davanti a dei volti per aprire con essi un dialogo. Essi hanno avuto allora il coraggio di raccontare la propria storia e di ricevere la certezza che la loro vita non doveva rimanere bloccata dal peccato o dalla malattia, dalla colpa o dall’errore di condotta … Gesù apre un futuro a tutto. Cristo non resta indifferente a nulla.
    Perché non avere il gusto di seguire Gesù più da vicino in questo tempo di quaresima?  “I tempi sono maturi, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo”. Vogliamo iniziare una quaresima colorata, una quaresima che vuole provare a sviluppare la bella parola “alleanza” e ciò per 40 volte. 
    Ascoltiamo il nostro fra Lorenzo esprimere un proponimento: “Non è necessario stare sempre in chiesa per essere con Dio; possiamo fare del nostro cuore un oratorio nel quale ritirarci di tanto in tanto per dialogare con lui dolcemente, umilmente e amorosamente. Tutti sono capaci di questi dialoghi famigliare con Dio, chi più chi meno: egli conosce le nostre possibilità. Cominciamo, forse egli si aspetta da noi solo una  generosa decisione” (Lettera 9).

Quaresima 2018
con fra Lorenzo della Risurrezione
Esercizi Carmelitani Online
 

I settimana : lasciarsi scolpire
 


1.   Lasciarsi scolpire da Dio
In una lettera indirizzata ad un direttore spirituale, fra Lorenzo scrive :
    «Talvolta mi considero come una pietra davanti a uno scultore della quale egli voglia fare una statua ; presentandomi così davanti a Dio, lo prego di formare nella mia anima la sua immagine perfetta e di rendermi totalmente simile a lui» (Lettera 2)
« Considerarsi come una pietra davanti a uno scultore della quale egli voglia fare una statua». 
Questa osservazione del nostro fra Lorenzo sarà la nostra linea di condotta durante questa quaresima. Permettere allo Spirito Santo d’imprimere in noi le tracce dell’Amore e della Misericordia di Dio, per mezzo dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia e della Riconciliazione, senza dimenticare la Parola di Dio : il nostro bastone nel cammino di questi 40 giorni.
Accettare, come un modello che posa davanti allo scultore, di lasciarsi plasmare da Dio. Progetto ampio che richiede perseveranza, a volte audacia, ma soprattutto una volontà di accogliere quotidianamente questo lavoro di Dio. Egli vuole che i suoi figli si convertano per amarlo, finalmente, e seguirlo, non  nella ripetizione stanca ed insulsa, ma nella bellezza di ogni “oggi” della nostra esistenza.  
Ciò è l’eco di quanto Dio proponeva già al profeta Geremia: “Àlzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola». Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto.Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Forse non potrei agire con voi, casa d’Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa d’Israele” (Ger 18,1-6).
Sia uno scultore, sia un vasaio, il modo di agire di Dio verso ognuno di noi è lo stesso. In questo tempo di quaresima, Dio apre una spazio di “ri-creazione” per plasmare in noi la sua immagine. Sin dalle prime pagine della Bibbia, nel libro della Genesi, vediamo Dio all’opera, in particolare nella creazione dell’uomo: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” (Gen 2, 7). Scolpire, modellare, formare … poco importa le parole che si scelgono. La realtà è la stessa: Dio viene per restaurare in noi la sua immagine che i giorni, le settimane o gli anni hanno forse sfigurato. Ci raggiunge nel nostro quotidiano, quale esso sia. Ascoltiamo allora la sua chiamata: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Lo sentiremo? Avremo il coraggio di aprire? Perché no! Dio si invita e aspetta la nostra risposta. Non è un giudice che si presente alla porta per fare i conti. È un Amico che vuole solo offrirci il suo amore e la sua misericordia. Perché  respingerlo? Fra Lorenzo della Risurrezione sarà nostro aiuto e sostegno.
Lorenzo della Risurrezione susciterà presto in noi, durate tutto questo cammino di quaresima, regolarmente, questa domanda: “Come vivere con Dio lungo tutta la giornata, come restare custodire la sua presenza? La risposta ce la da il nostro fratello carmelitano: “La pratica più santa e più necessaria nella vita spirituale è la presenza di Dio, che consiste nell’appagarsi e abituarsi alla sua divina compagnia, parlando umilmente e dialogando amorevolmente con lui in ogni istante, in ogni momento, senza regola né misura; soprattutto nel momento delle tentazioni, delle pene, delle aridità, del disgusto e anche delle infedeltà e dei peccati” (Costumi, 6).
 La Parola di Dio delle cinque domeniche di quaresima, gli scritti di fra Lorenzo tracceranno la nostra via … “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese …” ripeterà l’autore del Libro dell’Apocalisse. Tutto consiste in ciò. Procediamo, ascoltiamo e lasciamo lavorare il Maestro. Viene a ricrearci. Viene a scolpire in noi la sua immagine.
fr. Didier-Joseph Caullery, ocd (Convento d’Avon)


3. Pregare ogni giorno della settimana con fra Lorenzo
Quaresima 2018
con fra Lorenzo della Risurrezione
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II settimana : scrostare la nostra immagine di Dio

1. Vedere Gesù in modo diverso
Vangelo di Gesù Cristo secondo san Marco 9,2-10
“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”.
Gesù ci conduce con Pietro, Giacomo e Giovanni in disparte, su di una alta montagna. Che abitiamo in città o in campagna, in un luogo isolato o presso un incrocio, siamo tutti invitati in primo luogo a lasciarci condurre da Gesùstesso in un luogo sconosciuto ma abitato, senza lasciare la nostra dimora. Compito difficile, direte! Certo, esso è tuttavia essenziale in questo tempo di quaresima. Gesù ha bisogno della nostra attenzione, della nostra disponibilità. Bisogna dunque abbandonare, come i suoi apostoli, i percorsi troppo frequentati per permettere un certo spaesamento. Vuole attirare la nostra attenzione, aprire i nostri orecchi, permettere l’incontro. È uno sforzo ma può essere trasformato in grazia se lo vogliamo. 
Permettiamo a Gesù di disturbarci. Siamo spesso prigionieri delle nostre abitudini, dei nostri punti di riferimenti invecchiati con il tempo. Riceviamo questo invito come un dono ricevuto in questo tempo di quaresima. Dio viene per s’inscrivere nuovamente nelle nostre vite, in modo inatteso, imprevedibile. Lasciamoci togliere ciò che noi pensiamo di sapere per fare l’esperienza delle compagnia di Gesù stesso. Domandiamo, all’inizio della nostra preghiera, la stessa libertà che Dio donò al nostro Padre Abramo. Rileggiamo l’inizio del libro della Genesi che ci è offerto dalla liturgia di questa domenica: “Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!»”. Ripetiamo lentamente questa frase e mettiamo il nostro nome al posto di quello di Abramo. Rendiamoci disponibili, liberi e accoglienti verso Dio, pronti a dire con piena fiducia a Dio: « ECCOMI ! ».
Acquistata questa libertà, dobbiamo poi essere pronti a ricevere da Dio, nel suo Figlio, la sua visita. Sorpresa di questi tre compagni di Gesù. Cominciavano a conoscere Gesù, ad abituarsi, non senza difficoltà, al suo messaggio, alla sua persona; ed ecco che Gesù si trasfigura davanti a loro. Riconoscibile ma molto diverso. Le sue vesti divennero splendenti, tanto che nessun lavandaio riuscirebbe a fare altrettanto, volendo ottenere un risultato impeccabile. Gesù è accompagnato da Elia e da Mosè, due figure importanti dell’Antico Testamento.
Fermiamoci su questo verbo “trasfigurato”. Il dizionario dice: “Trasformare rivestendo un aspetto splendente e glorioso. Trasformare dando una bellezza e uno splendore non comune, trasformare in meglio”. È un testo prezioso per capire questo passo del Vangelo. Sembra disegnarsi un percorso nuovo. Non si tratta di ripetere una definizione imparata da molto tempo. Siamo nel tempo dell’irruzione di Dio nella nostra vita. Egli ci invita a riconoscerlo, a conoscerlo per amarlo meglio. Davanti a questa immagine trasfigurata di Gesù, si fa sentire una parola: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”.
Vedere Gesù in modo diverso, ascoltarlo diversamente. Ecco un buon esercizio per questo inizio di quaresima. Ci siamo spesso abituati a tutto. Non siamo più capaci di vedere  qualcosa di diverso da ciò che già sappiamo, sia nelle persone che negli avvenimenti. Le nostre orecchie rischiano di registrare sempre gli stessi suoni, le stesse parole, prima ancora che la persona incontrata apra la bocca. Se ci portiamo così con le persone umane, non faremo forse lo stesso con Dio? Rischiamo forse di imprigionare Dio in una definizione, in un’immagine che, per quanto bella, con il tempo ingiallisce, si consuma proprio mediante le stesse parole ripetute continuamente? Come possiamo, durante questa quaresima accettare di rinnovare, “scrostare” l’immagine di Dio che abbiamo costruito in noi per renderla “bianchissima così come nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderla”, come ci dice il Vangelo? Il Salmo 62 ci può aiutare in questo esercizio: “Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco”. Questa ricerca di Dio ci aiuterà a parlare con Dio con parole nuove, con parole impastate dalla preghiera così da diventare un buon pane, fresco e croccante, ancora caldo, e pronto ad un assaggio che delizia il cuore.
Come non fare nostro in questo giorno il bel testo del nostro Padre Giovanni della Croce che ci invita ad accogliere Gesù come PAROLA DEL PADRE. Rileggiamolo: 
Pertanto, chi ora volesse interrogare Dio o chiedergli qualche visione o rivelazione, non solo farebbe una sciocchezza, ma anche offenderebbe Dio, perché non fisserebbe gli occhi unicamente su Cristo senza cercare altre cose o novità. Dio potrebbe rispondergli così: Se ti ho già detto tutto nella mia Parola, che è mio Figlio, non ho altro da aggiungere. Cosa ti potrei rispondere o rivelare di più? Fissa il tuo sguardo unicamente su di lui, perché in lui ti ho detto e rivelato tutto e troverai in lui anche più di ciò che chiedi e desideri. Tu domandi locuzioni e rivelazioni particolari, mentre, se tu fissi gli occhi su di lui, vi troverai l’intera rivelazione, perché egli è tutta la mia parola, tutta la mia risposta, tutta la mia visione e tutta la mia rivelazione. Ora, io ti ho già parlato, risposto, manifestato, rivelato, quando te l’ho donato come fratello, compagno, maestro, caparra e premio. Il giorno in cui, sul monte Tabor, scesi su di lui con il mio Spirito, ho detto: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17,5). D’allora in poi ho interrotto ogni forma d’insegnamento e di risposta, rimettendo tutto nelle sue mani. Ascoltate lui, perché non ho altra verità di fede da rivelare né altre cose da manifestare”.
(Salita al monte Carmelo. Libro 2, capitolo 22, paragrafo 5)
Domandiamo allo Spirito Santo questa grazia: la grazia dell’inizio. Accettiamo d’accompagnare i nostri fratelli e sorelle catecumeni che si avvicinano al battesimo per fare con loro l’esperienza di una chiamata a rinnovare la nostra fede, il nostro SÌ a Gesù, la nostra volontà di seguirlo.


2. “Dio si dipinge nel fondo del nostro cuore” 
Il nostro fratello Lorenzo possono accompagnarci su questo cammino e aiutarci. Egli scrisse: “Dio stesso si dipinge nel fondo della nostra anima, e noi non lo vogliamo vedere lì: noi lo lasciamo per delle sciocchezze e non accettiamo di intrattenerci con il nostro Re, sempre presente in noi” (Costumi, 5) Il suo biografo aggiunge: “Per lo stesso motivo, preferiva, tra le sue poche letture, il santo Vangelo ad ogni altro libro perché vi trovava un nutrimento più semplice e più più puro per la sua fede, proprio nelle parole stesse di Gesù Cristo” (Costumi, 7). Domandiamo un attimo: quale è il  nostro rapporto con il santo Vangelo? 
Questo tempo di quaresima è certamente un tempo propizio per ridare al libro del Vangelo il posto che gli spetta. Sarà l’occasione favorevole per lasciare il Libro del Vangelo aperto e esposto  nella nostra casa come una presenza costante, in tutta la giornata. Potremo così, in diversi momenti della giornata, mettere gli occhi su questo Libro restato aperto dopo la nostra lettura. Lasciamo libera la Parola in modo che possa meglio raggiungerci e sviluppare una certa complicità con noi. Dio ci parla nel suo Figlio prediletto. Si rivolge a noi e usa le parole del nostro quotidiano per far crescere il suo Amore e la sua Misericordia. Dio ci scrive una lettera e noi non ci affrettiamo a leggerla, a rileggerla, a farla nostra nel profondo nel nostro cuore. Ci abbiamo pensato al fatto che noi siamo i destinatari di questa Parola, di ogni Parola che Dio rivolge al suo figlio prediletto. Ci sarà per noi un tempo in cui la Parola verrà per rendere feconda la nostra esistenza. Dio ci trascina fuori dai sentieri noti e troppo banali delle nostra vita cristiana per darci le primizie della sua Parola. Ma abbiamo il piacere, il gusto di leggere la sua Parola? Questo esercizio non è qualche cosa di particolare ma un esercizio costante per tutta la traversata della quaresima, senza dimenticare i nostri fratelli e sorelle cristiani che condivideranno con noi questa esperienza. Saliamo dunque questa montagna. Dio ci attende e ci indica il suo Figlio prediletto: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. Abbiamo il coraggio di liberarci per ascoltarlo. Come ci renderemo disponibili per accoglierlo? 
fr. Didier-Joseph  Caullery, ocd (Convento d’Avon)
Quaresima 2018
con fra Lorenzo della Risurrezione
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III settimana : quando Gesù ci scuote…

1. “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”
Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 2,13-25
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. 
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
    Ecco un messaggio diretto, senza attenuazione né accomodamenti. Questa divieto gettato ai frequentatori del Tempio risuona nelle nostre orecchie in questa terza domenica di quaresima. Possiamo essere sorpresi dal modo rude con cui Gesù si rivolge ai frequentatori del Tempio, religiosi e no. Collera, Indignazione, Richiamo, Tristezza. Altrettante parole necessarie che schioccano come colpi di frusta, frusta intrecciata da Gesù stesso con delle corde. Non è forse necessaria questa frusta? Poiché, oltre e ben lontano dalla collera dei cattivi c’è una collera che soffre e che si esprime. Come è potuto accadere che questo luogo di incontro con Dio, il Tempio, sia diventato nel corso del tempo, come una grande fiera? Un luogo di commercio, di scambi, di mercanteggiamenti? Luogo necessario per le offerte. Come tuttavia dimenticare il desiderio di re Davide di costruire una Casa per il Signore che sia un richiamo permanente della presenza di Dio per tutti? (II libro di Samuele, 7,2)? E tutta la storia d’Israele mostrerà quanto il popolo di Dio soffra della privazione di un luogo di riunione ed ancora di più per la mancanza della traccia di Dio presente in tutta la storia. Forse il popolo di Dio aveva perduto il ricordo di ciò che il Tempio rappresenta.
    Dimenticanza, stanchezza, insufficiente vigilanza, amore che scema di giorno in giorno … Succede alla nostra relazione con Dio ciò che caratterizza ogni relazione umana che con il tempo si esaurisce per la mancanza di momenti in cui ci prendiamo cura di questa alleanza. I parassita della noia, della stanchezza, della ripetizione sterile, compie la sua opera di distruzione. Per questo è un bene che un forte richiamo attraversi la nostra quiete immaginaria per risvegliarci, per farci uscire dal nostro sonno spirituale. In questo tempo di quaresima anche questo è in gioco. Dio ci invita a starcene in parte per plasmarci nuovamente, ridarci forze vive. È finito il tempo di una fede frutto d’abitudine. È il momento dell’incontro. È il momento della rinascita. Dio si invita e vuole entrare nella nostra storia. “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”, ci ricorda il libro dell’Apocalisse (3,20).
    Già nel libro dell’Esodo, la prima lettura di questa domenica, venivamo messi in guardia: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:  Non avrai altri dèi di fronte a me”(Es 20, 2-3). È una chiamata ad una memoria attiva. Non dimenticare! Ricordati dei benefici del Signore. E per noi oggi? In che condizione siamo? Siamo rimasti fedeli a questa parola? C’è sempre il rischio, davanti a noi, di costruire una propria relazione con Dio come si costruisce un idolo. Facile da fabbricare, facile da dominare. Poiché Dio è sempre Colui che libera il suo popolo dalla schiavitù. Ci vuole liberi. Siamo entrati in questo spazio di libertà che Dio ha voluto per i suoi figli, fedeli al progetto divino? In che Dio credo? In un Dio che libera, che salva suo Figlio Gesù o in un Dio che opprimerebbe, limiterebbe ogni libertà? Siamo invitati ad una relazione rinnovata e amante, ciò ad un incontro di un IO che si rivolge a un TU, cioè Dio che si rivolge a tutti noi, con la propria storia, i propri desideri, i propri peccati. Un dialogo incomincia con parole plasmate nel tempo e nella storia. Non hanno smarrito la loro forza e il loro sapore. Sono in una relazione aperta, di dialogo con il Dio rivelato in Gesù? La Legge del Signore è una via di libertà che apre ad un incontro? 
    San Paolo ci interroga nella seconda lettura di questo giorno, così come si è permesso di interrogare gli abitanti di Corinto. “Noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,23-24). Chi è questo Dio che desidero proclamare? Un prodotto della mia “fabbricazione” o il Dio rivelato nelle Scritture? Il libro delle Scritture è sempre aperto a casa nostra e davanti ai nostri occhi per nutrirci quotidianamente, o l’abbiamo velocemente chiuso dopo la scorsa settimana? Gesù, Messia crocifisso e Saggezza di Dio. Siamo portatore di questo messaggio o ne siamo impauriti? CI sono forse in noi momenti in cui preferiremo costruire una rappresentazione di Dio secondo i nostri criteri personali, cioè quelli che si accordano meglio con i nostri atteggiamenti, quelli con i quali noi saremmo in pari, quelli che ci piacerebbero? 
    Come l’annuncia Paolo, siamo chiamati a questa follia: esprimere l’amore di Dio per tutti nel suo Figlio Gesù, Messia crocifisso. Forse abbiamo attenuato il messaggio dei Vangeli per renderlo più ascoltabile da tutti, secondo i nostri criteri. Accetteremo invece di guardare questo messaggio di fede che vogliamo annunciare: è il messaggio che la Chiesa ci trasmette o la fabbricazione addolcita e riscritta, all’immagine di quei prodotti proposti nel commercio che non hanno più né sapore né colore, che non hanno più nulla di un prodotto di qualità? Ne possono avere il nome ed il gusto ma hanno perduto la forza. Questo tempo di quaresima e un tempo di revisione, di “controllo tecnico” della nostra vita di fedeIn chi abbiamo messo la nostra fede, la nostra speranza?


2. “Dio vuole possedere il nostro cuore per sé solo”
    In chi abbiamo messo la nostra fede, la nostra speranza? La domanda rimane aperta. Prendiamoci un po’ di tempo per rispondere. Il nostro fra Lorenzo della Risurrezione ci può aiutare con la sua testimonianza. Ci interroga sui mezzi che adottiamo per permettere a Dio di raggiungerci. Ammettiamo che le nostre preghiere sono fatte a volte di troppe parole: le moltiplichiamo, accumuliamo i gesti, dimenticando l’essenziale che è la nostra relazione. Lorenzo ci aiuta a non confondere i fini con i mezzi, lo scopo e le modalità. Un certo modo di pregare (novena, rosario, …) è utile se mi aiuta ad entrare in relazione con il Signore. Diventa invece un ostacolo se diventa un fine in se stesso, per farmi piacere. Ascoltiamo fra Lorenzo: 
     “Dio vuole possedere il nostro cuore per sé solo: se non lo svuotiamo da tutto ciò che non è lui, non può agire e fare ciò che Egli vorrebbe. (…) Ho, dice, tesori infiniti da darvi. (…) È, tuttavia, necessario riporre tutta la nostra fiducia in Dio, disfarsi di ogni altra preoccupazione, perfino della quantità di devozioni particolari per quanto valide, ma di cui spesso ci si carica a sproposito, poiché, in realtà, tali devozioni sono solo mezzi per giungere al fine. Così, quando, per mezzo di questo esercizio della presenza di Dio, noi siamo con Colui che è il nostro fine, è inutile per noi ritornare ai mezzi, ma possiamo continuare con lui il nostro scambio di amore, rimanendo nella sua santa presenza, talora con un atto di adorazione, di lode, di desiderio, talaltra con un atto di offerta, di ringraziamento, e in tutti i modi che il nostro spirito saprà inventare” (Lettera 4).
    A coloro che si stancano di sentire fra Lorenzo parlare sempre dell’importanza d’abituarsi a vivere nella presenza di Dio, il carmelitano parigino risponde: “Lei mi dirà che le dico sempre la stessa cosa. È vero: non conosco un mezzo più idoneo né più facile di questo! E, poiché io non ne pratico un altro, lo consiglio a tutti. Occorre conoscere prima di amare; per conoscere Dio occorre pensare spesso a lui; e quando l’ameremo, vi penseremo anche più spesso, perché il nostro cuore è laddove è il nostro tesoro! Pensiamoci spesso e pensiamoci bene” (Lettera 8). 

fr. Didier-Joseph  Caullery, ocd (Convento d’Avon)



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