AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 25 aprile 2016

L'artista celeste - micro e macro

Desidero riproporvi un articolo che avevo pubblicato nel 2011, e che ormai è rimasto in coda a molti altri. Lo ripubblico, perché sabato scorso, nell'incontro con il nostro Padre Assistente Ocds, avevamo parlato di come a il Signore ci parla, se solo avessimo l'attenzione di ascoltarlo. Lui ci ha donato tantissime cose e le diamo per scontate. Che peccato!

L'ARTISTA CELESTE - MICRO E MACRO


E’ cosa nota che un tramonto dai colori pastello, o una luna che si riflette su uno specchio d’acqua, dona un’immagine poetica e ci riporta al Creatore come un Artista di indubbia bravura. Così come ogni cosa in natura: un bel paesaggio, un fiore particolarmente profumato o in un trionfo di colore. Credo che molti abbiamo cantato le meraviglie del creato, ma pochi si siano soffermati su alcuni dettagli che di norma sfuggono.
Una sera, seduta su un gradino fuori della porta di casa, osservavo uno strano spettacolo che si presentava ai miei occhi: un piccolo nocciolo contorto, spoglio delle foglie, mi mostrava i suoi rami sinuosi, stranamente illuminati come da tante lucine led. Erano gocce di pioggia che i rami trattenevano, senza farle cadere e che, illuminati dal plenilunio, decoravano in modo superbo quei rametti all’apparenza insignificanti: un piccolo albero di Natale rivestito di pioggia e di luce. Nulla di tecnologico, Il tocco della Creazione mi aveva donato uno spettacolo invernale totalmente gratis!
Mi è tornato alla mente, allora, una situazione analoga, in tempo d’estate, sempre prodotta dalla natura. Stesso luogo: il prato verde di erba appena nata, sembrava disseminato di tanti diamanti che creavano un effetto iridescente, esattamente come i cristalli o i solitari esposti alla luce di una lampada o del sole. Sfaccettature rosse, arancio, verde e blu, che brillavano come il diadema di una regina, sparse a profusione per un grande tratto del giardino. Veniva voglia di chinarsi e raccogliere quei cristalli luminosi, ma altro non erano che gocce di rugiada accarezzate dai primi raggi del sole mattutino.
Ho descritto questi doni quotidiani, eppure straordinari, della natura, per sottolineare che a volte andiamo a cercare meraviglie in luoghi sperduti e lontani, che i nostri sensi non sono mai appagati abbastanza, e la ricerca dello straordinario conduce l’umanità a guardare il macro (deserto, orizzonti infiniti, spazi immensi, costellazioni e oceani…) e non si accorge che il micro offre allo sguardo e di conseguenza alla mente ed allo spirito, spettacoli che incantano e non costano nulla!
Tutto questo mi fa riflettere: vogliamo che la nostra vita sia piena di emozioni forti, di “cose” che decorino i nostri giorni: abbigliamento, cosmetici, profumi, gioielli sul nostro corpo, e oggetti d’arredamento sempre più ricercati e costosi, per la nostra casa. Auto di grossa cilindrata, fuoriserie o SUV circolano nelle strade sempre più trafficate, dove a dirla tutta, non è più possibile correre ad alta velocità o viaggiare in spazi privi di traffico. A cosa servono queste auto, se non ad ingombrare ancor più un mondo già troppo pieno di suppellettili prive di reale utilità? Cosa serve un’auto sportiva, superveloce, se poi non puoi schiacciare l’acceleratore e “volare” alla velocità che vorresti? E un SUV, in città dove le strade sono sempre più strette, a che serve? Anche gli oggetti sono dunque suddividibili tra micro e macro. L’auto serve, ma non è assolutamente necessaria per i nostri spostamenti un’auto di grossa cilindrata, basta che abbia le ruote, sia confortevole, e ci porti dove dobbiamo recarci. Per vestirci, non serve indossare abiti firmati, basta che l’abito sia caldo e ben fatto, e potrei continuare all’infinito: le “cose” servono, perché dobbiamo vivere, però serve anche la moderazione affinché un mondo sempre più povero possa distribuire un po’ più equamente le risorse ad ogni popolazione. Così per i viaggi: possiamo cercare il bello anche a pochi chilometri da casa, dove noi italiani abbiamo mari e monti, laghi e colline in abbondanza. E città piene di opere d’arte da ammirare. Quei soldi in eccesso, spesi per andare alle Maldive o ai Carabi (ora per altro bisognosi più che mai di aiuti umanitari) per acchiappare il sole che se vogliamo andare a vedere, è esattamente lo stesso sole che illumina il nostro Paese, potrebbero essere devoluti a chi non ha neppure una goccia di rugiada o di pioggia da guardare con meraviglia, a chi il sole brucia la pelle perché non ha dove ripararsi. E quei cenoni pantagruelici che alla fine rovinano fegato e stomaco, non potrebbero diventare pasti più discreti, e condividere quanto si sarebbe speso in caviale e champagne, con chi non ha neppure un pugno di riso e un bicchier d’acqua al giorno?
Sempre questione di macro e micro! Chi ha troppo e chi non ha nulla!
Pensiamoci! Se una goccia di pioggia o di rugiada ha deliziato i miei occhi, tanto più potremmo accontentarci di poco, per dare a chi non ha neppure lacrime per piangere!
Che questo 2011 ci porti ad essere più generosi! E semplici come una goccia di rugiada: leggiamo Santa Teresa del Bambino Gesù, cosa scrisse alla sorella Celina il 25 aprile 1893
  Una goccia di rugiada: che cosa vi è di più semplice e di più puro? Non sono le nuvole che l'hanno formata, perche' la rugiada discende sui fiori quando l'azzurro del cielo è stellato. Essa non è paragonabile alla pioggia e la vince per la sua bellezza e freschezza. La rugiada non esiste che la notte. Appena il sole diffonde i suoi caldi raggi, fa distillare quelle perle meravigliose che brillano ai margini dei fili d'erba del prato e la rugiada si muta in vapore leggero. Celina è una goccia di rugiada che non è stata formata dalle nubi, ma scesa dal cielo luminoso, la sua patria. Durante la notte della vita, la sua missione è quella di nascondersi nel cuore del Fiore dei campi.
Nessuno sguardo umano deve scoprirla; il solo calice che la possiede conoscerà la piccola goccia e tutta la sua freschezza.

Fortunata gocciolina di rugiada, conosciuta solo da Gesù, non fermarti a considerare il corso fragoroso dei fiumi che costituiscono l'ammirazione delle creature, non invidiare neppure il limpido ruscello che serpeggia nel prato. Senza dubbio, il suo mormorio è tanto soave, ma può giungere agli orecchi delle creature, e poi il calice del Fiore dei campi non lo potrebbe contenere. Non può essere solo per Gesù.

Per appartenere a lui, bisogna essere piccoli, piccoli come una goccia di rugiada! Oh! come sono poche le anime che aspirano ad essere piccole così. "Ma, esse dicono, il fiume e il ruscello non sono più utili della goccia di rugiada? Che fa questa? Non è buona a nulla, fuorchè a rinfrescare per qualche istante un fiore campestre che oggi è e domani sarà bell'e sparito" (Reminescenza di Mt. 6. 30)a


Danila Oppio

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