AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

giovedì 23 maggio 2013

MESSAGGIO DEI DUE CONSIGLI GENERALI OCARM E OCD A TUTTA LA FAMIGLIA CARMELITANA

(Aylesford, 10-17 maggio 2013)
Nell’Anno della Fede, noi, membri dei due Consigli Generali, OCarm e OCD, ci siamo recati in pellegrinaggio a Aylesford, in Inghilterra, un luogo molto significativo per tutta la Famiglia Carmelitana. Qui infatti, da dove vi scriviamo questa lettera-messaggio nella festa di San Simone Stock, si trova l’antico convento carmelitano, fondato nel 1242 da alcuni pellegrini-eremiti del Monte Carmelo. Il loro ritorno dalla Terra Santa in Europa, il loro passaggio dalla vita eremitica alla vita mendicante, la loro esperienza di Dio e soprattutto il loro umile e fraterno affidamento alla Madonna in un tempo di crisi culturale sono stati per noi fonte di ispirazione e di ripensamento della nostra missione nei tempi odierni – il tema a cui abbiamo dedicato gran parte del nostro lavoro, guidati dal P. Benito De Marchi, missionario comboniano.
A Aylesford, siamo stati ospiti della comunità locale dei frati OCarm, ai quali vogliamo esprimere il nostro vivo ringraziamento per la calorosa e premurosa accoglienza. È stato un tempo di preghiera, di fraternità e di riflessione, durante il quale abbiamo anche vissuto due significative esperienze ecumeniche. Abbiamo celebrato i primi Vespri della domenica insieme ai fratelli anglicani nell’antica cattedrale di Rochester (risalente all’anno 604). Il secondo incontro è stato a Cambridge con l’arcivescovo-emerito di Canterbury, dr. Rowan Williams, fine teologo ed eccellente conoscitore della spiritualità e dei santi del Carmelo. Questi due incontri di preghiera e di riflessione teologica ci hanno aiutato a capire che la missione oggi deve essere svolta in stretta collaborazione con le altre confessioni cristiane, in un atteggiamento di apertura ecumenica.
Dal nostro pellegrinaggio alle fonti del Carmelo in Europa è scaturita l’umile convinzione che il nuovo tempo, caratterizzato dalla globalizzazione, dalla mobilità in tutte le direzioni, dall’irruzione dell’”altro”, dall’affermazione del “soggetto” e dalla dimenticanza di Dio, richiede un nuovo cuore missionario. Richiede cioè un cuore sempre più evangelico e meno sicuro di sé. Quello infatti che vogliamo condividere con gli altri non sono le visioni del mondo e gli atteggiamenti del nostro uomo vecchio, ma l’umanità nuova donataci da Dio Padre tramite il suo Figlio morto e risorto e plasmata continuamente dallo Spirito Santo. Rowan Williams, nel suo apprezzato intervento all’ultimo Sinodo dei Vescovi, riferendosi a santa Edith Stein, ha chiamato questa umanità nuova “l’umanità contemplativa”. Riprendendo questa felice espressione, di sapore tipicamente carmelitano, noi l’abbiamo descritta, nelle nostre riflessioni, come un’umanità dimentica di sé, silenziosa, libera dall’affanosa ricerca di soddisfazioni personali e dalla pretesa di rendere felici gli altri imponendo le proprie concezioni e i propri progetti. Tale umanità, rivolta verso il Padre, è capace di vedere tutti gli uomini, specialmente i poveri, gli emarginati e sofferenti, con occhi pieni di compassione. È un’umanità ospitale, pronta a intraprendere un pellegrinaggio incessante per trovare insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo la via che ci conduce più profondamente nel cuore della vita trinitaria.
Immaginare questa umanità nuova è per noi impossibile senza “liberare il carisma per un tempo nuovo” (P. Benito De Marchi), senza cioè liberare il suo potenziale contemplativo e missionario da tutte le superficialità, superbie ed egoismi, che impediscono di vedere l’amore trinitario e ci chiudono in un circolo autoreferenziale. In modo positivo, liberare il carisma vuol dire sperimentare in maniera viva le relazioni trinitarie nella vita fraterna e comunitaria; vuol dire ritrovare la gioia evangelica e gustare il sapore dell’unità e della semplicità esistenti tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, per testimoniarle in ogni luogo, in ogni momento, in ogni situazione in cui siamo mandati.
In tutto questo ci accompagna Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Per noi carmelitani Ella è il modello umano sublime dell’ascolto della Parola e della contemplazione del Dio vivo. Lei, contemplativa per eccellenza, si avvicina ad ognuno di noi e si fa pellegrina con noi. Ci abbraccia col suo amore materno e fraterno e accende nei nostri cuori la fiamma della carità. Povera e umile, con il semplice segno dello scapolare protegge questa fiamma nei nostri fragili corpi umani e la trasforma in una grande passione evangelizzatrice e missionaria. La sua discreta ma eloquente presenza nella nostra vita fa sì che tutti coloro che indossano lo scapolare sono chiamati ad impegnarsi allo stesso amore verso il prossimo. In questo senso giustamente la Vergine del Carmelo è stata chiamata “Missionaria popolare” (Oscar Romero).
Cari fratelli e sorelle, ripartiamo da Aylesford con una rinnovata consapevolezza del dono della nostra vocazione e della missione connessa a tale dono. Il Signore Risorto ci invita a non avere paura delle difficoltà, a non scoraggiarci di fronte alle inevitabili prove e ai possibili fallimenti. C’è in tutti noi, piccoli e poveri, una forza più grande, che ha vinto il mondo. È la forza dell’amore con cui il Padre ci ama, è la forza della sua Parola e del suo Spirito che ci spingono ad andare verso il mondo, ad aprirci a tutti coloro che il Signore vorrà porre sul nostro cammino. Molti uomini e donne ci attendono, attendono che la famiglia del Carmelo manifesti loro la tenerezza del nostro Dio. Che il Signore ci aiuti a non deludere la loro speranza.

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