AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 30 aprile 2011

TOTUS TUUS EGO, MARIA, ET OMNIA MEA TUA SUNT! KAROL BEATO!


Rit. Aprite le porte a Cristo!
Non abbiate paura:
spalancate il vostro cuore
all’Amore di Dio.
  1. Testimone di speranza
    per chi attende la salvezza,
    pellegrino per amore
    sulle strade del mondo. Rit.
  2. Vero padre per i giovani
    che inviasti per il mondo,
    sentinelle del mattino,
    segno vivo di speranza. Rit.
  3. Testimone della fede
    che annunciasti con la vita,
    saldo e forte nella prova
    confermasti i tuoi fratelli. Rit.
  4. Insegnasti ad ogni uomo
    la bellezza della vita
    indicando la famiglia
    come segno dell'amore. Rit.
  5. Portatore della pace
    ed araldo di giustizia,
    ti sei fatto tra le genti
    nunzio di misericordia. Rit.
  6. Nel dolore rivelasti
    la potenza della Croce.
    Guida sempre i tuoi fratelli
    sulle strade dell'amore. Rit.
  7. Nella Madre del Signore
    ci indicasti una guida,
    nella sua intercessione
    la potenza della grazia. Rit.
  8. Padre di misericordia,
    Figlio nostro Redentore,
    Santo Spirito d'Amore,
    a te, Trinità, sia gloria. Amen. Rit.
LO VOGLIO RICORDARE COM'ERA, QUANDO FU ELETTO PAPA (LO STESSO ANNO 1978 IN CUI MORI' IL MIO PAPA', ED IL CIELO VOLLE CHE AVESSI UN ALTRO PAPA', SENZA ACCENTO MA TANTO TANTO GRANDE! E DESIDERO RICORDARLO COM'ERA POCO PRIMA DELLA SUA PARTENZA PER IL CIELO, PATER DOLOROSO!
NON AGGIUNGO ALTRO, TUTTI I MEDIA PARLERANNO AMPIAMENTE DI LUI,  NON HO ALTRO DA DIRE, SE NON CHE LA  BENEDIZIONE RICEVUTA A ROMA, DALLA SUA PAPAMOBILE ,MI HA ACCOMPAGNATO DA ALLORA. 
KAROL, TI VOGLIO BENE E SO CHE DAL CIELO BENEDIRAI ANCORA E SEMPRE I TUOI PROTETTI!

venerdì 29 aprile 2011

RETTIFICA - La lezione dell'orchidea

Sono venuta a conoscenza del nome dell'autrice de "La lezione dell'orchidea". Il suo nome è Anna Maria Errera, e vorrei scusarmi con lei per non aver chiesto in anticipo il suo consenso per la pubblicazione su questo blog. Come ho già scritto all'autrice, l'articolo è talmente coinvolgente, testimonianza di una profonda fede e della Speranza che non muore, che mi sono detta: perché non divulgarlo ulteriormente, è un monito per molti, come lo è stato per me. Ad Anna Maria, in risposta alla sua meravigliosa orchidea, offro questa rosa blu, che a mia volta ho ricevuto da una cara amica. Mettere in circolo l'Amore del Signore, insieme all'amore tra fratelli, è quanto il Signore desidera da noi. Insieme ad una grande capacità di perdono!
Grazie Anna Maria, per quanto hai saputo donarmi con la tua meditazione floreale!

mercoledì 20 aprile 2011

BUONA E SANTA PASQUA A TUTTI GLI AMICI DI QUESTO BLOG

Per un disguido, l'articolo che ho pubblicato per la Santa Pasqua è in coda a due precedenti. Il titolo è: La Pasqua del Signore non viene una sola volta l'anno.......
Colgo l'occasione per augurare di nuovo a chi legge, una serena Santa Pasqua, e che la Pace del Signore sia nelle vostre case e nei vostri cuori.

sabato 16 aprile 2011

MARIA MADDALENA

Sulla figura di Maria Maddalena non si è fatta mai chiarezza e su di lei si è spesso equivocato. Era davvero una “peccatrice”, una prostituta, alla quale Gesù perdonò i suoi peccati e che divenne poi una sua seguace?

Molti hanno individuato in Maria Maddalena la peccatrice che bagnò di lacrime i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli. Nel quinto secolo dopo Cristo fu il Papa Gregorio a identificare questa peccatrice con Maria Maddalena. In verità, le cose stanno diversamente.

Maria di Magdala, risanata dal Signore Gesù, seguendolo lo serviva con grande affetto (Lc. 8,3). Alla fine, quando i discepoli erano fuggiti, Maria Maddalena era là in piedi presso la croce del Signore con Maria, Giovanni ed alcune donne (Gv. 19,25). Il giorno di Pasqua Gesù apparve a lei e la mandò ad annunciare la sua risurrezione ai discepoli (Mc. 16,9; Gv 20,11-18).
La Chiesa latina era solita accomunare nella liturgia le tre distinte donne di cui parla il Vangelo e che la liturgia greca commemora separatamente: Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta, l'innominata peccatrice "cui molto è stato perdonato perché molto ha amato", e Maria Maddalena o di Magdala, l'ossessa miracolata da Gesù, che ella seguì e assistette con le altre donne fino alla crocifissione ed ebbe il privilegio di vedere risorto. L'identificazione delle tre donne è stata facilitata dal nome Maria comune almeno a due e dalla sentenza di S. Gregorio Magno che vide indicata in tutti i passi evangelici una sola e medesima donna.
I redattori del nuovo calendario, riconfermando la memoria di una sola Maria Maddalena senz'altra indicazione, come l'aggettivo "penitente", hanno inteso celebrare la santa donna cui Gesù apparve dopo la Risurrezione. Al capitolo settimo S. Luca, dopo aver descritto l'unzione della peccatrice che irrompe improvvisamente nella sala del banchetto e versa sui piedi di Gesù profumati unguenti che poi asciuga coi propri capelli, prosegue così il suo racconto: "In seguito Gesù passava di città in città, di villaggio in villaggio... e con lui andavano i dodici, ed anche alcune donne, le quali erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, da cui erano stati cacciati sette demoni, Giovanna... e molte altre donne, le quali somministravano ad essi i loro averi".
L'ignota peccatrice, che per la contrizione perfetta ha meritato il perdono dei peccati, è distinta dalla Maddalena, ben conosciuta, che segue costantemente il Maestro dalla Galilea alla Giudea, fino ai piedi della croce e il cui ardente amore Gesù premia nel giorno della Risurrezione. Ella è inconfondibilmente "presso la croce di Gesù", poi in veglia amorosa "seduta di fronte al sepolcro", infine, all'alba del nuovo giorno è la prima a recarsi di nuovo al sepolcro, dove ella rivede e riconosce il Cristo risorto da morte. Alla Maddalena, in lacrime per aver scorto il sepolcro vuoto e la grossa pietra ribaltata, Gesù si rivolge chiamandola semplicemente per nome: "Maria!" e a lei affida l'annuncio del grande mistero: "Va' a dire ai miei fratelli: io salgo al Padre mio e Padre vostro, al mio Dio e vostro Dio". E’ questa la Maddalena che la Chiesa oggi commemora e che, secondo un'antica tradizione greca, sarebbe andata a vivere a Efeso, dove sarebbe morta. In questa città avevano preso dimora anche Giovanni, l'apostolo prediletto, e Maria, Madre di Gesù.
L’Ordine dei Predicatori l’annoverò nel numero dei suoi Patroni. Frati e Suore la onorarono in ogni tempo col titolo di “Apostola degli Apostoli”, come viene celebrata nella Liturgia Bizantina, e paragonarono la missione della Maddalena, di annunciare la risurrezione, col loro ufficio apostolico.
Quanto pubblicato sopra, è frutto di alcune ricerche, personalmente sono persuasa che Maria di Magdala (da qui Magdalena, e quindi Maddalena) potrebbe essere una delle tre Marie sotto la Croce: la prima, in assoluto, Maria Madre di Gesù, la seconda Maria di Betania (sorella di Lazzaro e di Marta), la terza, appunto, Maria Maddalena, ovvero l'ossessa guarita. Della peccatrice che unse i piedi di Gesù e li asciugò coi suoi capelli non se ne conosce il nome. Ma credo non sia importante sapere se si tratta di tre persone distinte che portano i medesimo nome, o di due, o di una sola. Penso che, come in ogni passo del Vangelo, ciò che è davvero importante sia l'assoluta dedizione al Cristo, l'Amore profondo per i Suoi insegnamenti, al punto che Maria, o le Marie, seguivano il Signore quali discepole. Maria di Betania pendeva dalle labbra del Maestro, al punto che la sorella Marta si lamentò per non essere aiutata nelle faccende di casa, e sappiamo bene quali siano state le parole di Gesù al riguardo. Maria di Magdala lo seguì sotto la Croce. Una di loro vide il Signore Risorto! Mia consolazione è sapere che Gesù, tra i suoi discepoli, non annoverava solo uomini, ma anche molte donne, e molte di loro hanno avuto una parte importante nella vita del Redentore, tanto è vero che a vederlo risorto, non è stato per primo un uomo, ma proprio Maria! In seguito Gesù Risorto incontrò i discepoli di Emmaus. Io credo che, rileggendo il Vangelo alla luce di questi fatti -  e di altri ancora - Gesù abbia dimostrato una relazione di vera parità tra i suoi seguaci e discepoli: ed infatti tuttora non si può e non si deve fare un distinguo tra la fede di un uomo o di una donna: chi incontra ed ama Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, viene trascinato dal Suo Amore a prescindere dal sesso cui appartiene! Penso quindi che se gli Apostoli erano uomini (e quindi divennero poi i predecessori dell'attuale clero), ciò non toglie che anche le donne avevano un posto di rilievo accanto al Signore, ed anche in seguito, negli Atti, vediamo quale ruolo attivo abbiano avuto le donne nelle prime Chiese (Lidia, Priscilla, ecc.). Mi pare quindi doveroso coinvolgere attivamente le signore nelle attività ecclesiastiche. Sono felice che ora ci siano molte lettrici occupate a proclamare la Parola all'ambone - le catechiste - le coriste - le consigliere parrocchiali, decanali, le insegnanti di religione nelle scuole, le teologhe, ecc.  Penso che non si debba chiedere di più, e la Chiesa ha un effettivo bisogno della collaborazione di quello che - impropriamente - viene definito sesso debole. Perché? Per il semplice fatto che sempre meno uomini restano fedeli al Signore...basti volgere un rapido sguardo durante le S. Messe, e valutare la preponderanza di donne alle Celebrazioni Eucaristiche. 
Temo, e prego che ciò non debba accadere mai, che a ricordare il Venerdì Santo non restino che poche Marie a piangere il Crocifisso! Spero che tornino molti Giovanni ad abbracciare con incrollabile fede il nostro Maestro e Padre! 

mercoledì 13 aprile 2011

TESTIMONIANZA DI CLAUDIA KOLL

la testimonianza di Claudia Koll è quella di una donna che ha sperimentato l'amore di Dio.
Claudia Koll ci insegna che guardando il volto di Gesù la nostra vita può cambiare perché ci da speranza e amore. Non bisogna perciò scoraggiarsi perché anche se siamo dei grandi peccatori l'amore di Dio può trasformarci in un bellissimo fiore per il Paradiso!
Nessuno dica che è impossibile cambiare
Nessuno puo' dire non ce la faccio piu'
 Niente è impossibile a Dio
 Dobbiamo lasciarci amare daDio.
 Tutto Lui puo' fare
Da un'intervista rilasciata da Claudia Koll:
Il Signore non ci lascia soli con la croce, ma la trasforma in amore, dobbiamo dunque abbracciare qualsiasi croce che ci viene incontro, sapendo che la lotta contro il male , è la lotta piu' dura ed è qui che dobbiamo essere consapevoli che senza l'aiuto di Gesù non possiamo vincerlo

ed è per questo che il Signore ci dice:
"IO SONO LA LUCE DEL MONDO, CHI SEGUE ME NON CAMMINA NELLE TENEBRE". "

colei che ha trovato l'amore piu' puro e pieno che mai si possa ricevere nella vita, sembra un mistero poter raggiungere tale pace, eppure è la cosa piu' semplice, è il dono che Dio ti fa per aver accolto il suo amore.

"Gesù ci ha fatto un grande dono, quello della Madre ai piedi della croce, la Regina della Pace che intercede per noi e ci aiuta a dire Si ogni giorno , come ha fatto lei ai piedi della croce.
Ci aiuta ad aver fiducia nel progetto del Signore per noi.
Gesù crocifisso ci rivela l'amore che il Padre ha per noi che è tale che ha saputo sacrificare il suo Figlio unigenito per noi e noi possiamo amare Gesu' amando le persone che soffrono perchè è li' che Lui dimora."

LA PASQUA DEL SIGNORE NON VIENE UNA SOLA VOLTA L'ANNO: E' CON NOI OGNI GIORNO



Gesù, quando incontrava i suoi conterranei, li salutava con “shalom”  ovvero, “la pace sia con te”. Se invece entrava in una casa, diceva: “shalom bayit” che significa “la pace sia in questa casa”.
Ricordo quando ero piccola che, incontrando un sacerdote, era consuetudine salutarlo con “Sia lodato Gesù Cristo” e il prete rispondeva: “Sempre sia lodato”.
Tutte espressioni andate in disuso, e come sarebbe bello ripristinarle!  Questi saluti non corrispondono ad un insignificante “ciao!” o, peggio ancora, perché molto freddo, “salve!”.  Portare la pace del Signore con noi, nelle nostre giornate, con un semplice saluto alle persone che incontriamo, dovrebbe essere un segno distintivo del cristiano. Ma ci mette a disagio! Eppure Gesù aveva detto: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”".(Marco 8,27-38).
Pare che tutto ciò che riguarda Dio sia un fatto privato, da non esternare pubblicamente. Si sente dire: “prego per i fatti miei”, la religione è cosa privata, la vita pubblica è altra! Quando diventeremmo davvero buoni seguaci di Cristo? Quando i nostri occhi brilleranno di vera gioia al solo sentire il Suo Santo nome?
Torno ancora sugli scritti di Maria Valtorta, poiché ritengo che pochi scrittori di opere spirituali abbiano così ben interpretato l’insegnamento di Cristo:

- Ecco, o Israele. Finito è l’inverno, tempo di attesa. Ora è la gioia della promessa che si compie. Il Pane ed il Vino stanno per esser pronti alla tua fame. Il Sole è fra te. Tutto, a questo Sole, prende più ampio e più dolce respiro. Anche il precetto della nostra Legge: il primo, il più santo dei precetti santi: “Ama il tuo Dio e ama il tuo prossimo”. Nella relativa luce che fin qui ti fu concessa, ti fu detto – non avresti potuto fare di più, perché su te pesava ancora il corruccio di Dio per la colpa di disamore di Adamo –  “ama coloro che ti amano e odia il tuo nemico”. E nemico ti era non solo chi varcava i tuoi patri confini, ma anche chi ti aveva mancato. Onde l’odio covava in tutti i cuori, poiché quale è mai quell’uomo che, volutamente o senza volere, non fa offesa al fratello? E quale quello che giunge a vecchiezza senza essere offeso? Io vi dico: amate anche chi vi offende. Fatelo pensando che Adamo, e ogni uomo per lui, è prevaricatore verso Dio, né vi è alcuno che possa dire: “Io non ho offeso Dio”. Eppure Dio perdona, non una ma dieci e dieci volte perdona, ma mille e diecimila volte perdona, e ne è prova il sussistere dell’uomo sulla terra. Perdonate dunque come Dio perdona. E se non lo potete fare per amore verso il fratello che vi ha nociuto, fatelo per amore di Dio che vi dà pane e vita, che vi tutela nei bisogni della terra ed ha predisposto ogni evento per procurarvi l’eterna pace sul suo seno. Questa è la legge nuova,la legge della primavera di Dio, del tempo fiorito della Grazia venuta fra gli uomini, del tempo che ci darà il Frutto senza pari che vi aprirà le porte del Cielo. –

Queste sono le promesse di Cristo, promesse che ha mantenuto lasciandosi immolare sulla Croce, per liberarci, per perdonarci, ma soprattutto per amarci! Il cristianesimo non è una religione fatta di precetti da ottemperare, come altre. L’unico e vero comandamento di Gesù è quello dell’Amore. Perché è chiaro che chi ama sa perdonare, chi ama non ferisce od offende il prossimo, e quindi attraverso l’Amore riflesso di Cristo, si rispettano i Comandamenti che Dio diede a Mosé sul monte Sinai. Il Decalogo è una serie di divieti, dato a gente di dura cervice, ma quei divieti non creano timore a chi pratica l’Amore di Cristo, così come Lui ce l’ha insegnato: l’Amore non compie che il bene!
Un Maestro così dolce, così affascinante come Gesù, non può essere relegato in un angolino del nostro cuore occupato da altri sentimenti, non può essere accantonato nella nostra mente troppo spesso affollata da pensieri materiali, non può essere dimenticato nei nostri discorsi, neppure nei nostri saluti. Dobbiamo portarlo con noi sempre. Allora, vivere la Pasqua del Signore sarà stabile nella nostra vita, ogni giorno sarà Pasqua nel nostro cuore. Il Signore non porta tristezza, non  scoraggiamento, non delusione né musi lunghi! Il Signore è davvero  nostra Gioia, nostra Forza, nostro Amico che ci cammina sempre accanto!
Una mia giovane amica, innamorata di Dio, chiudendo ogni sua comunicazione, mi saluta così: un abbraccio formato Paradiso! Lo estendo volentieri a tutti voi che mi leggete!
SHALOM BAYIT! La Pace sia nelle vostre case per una Santa Pasqua del Signore!                                        


                                                                                                                                    

RIFLESSIONE SUL VANGELO-DOMENICA DELLE PALME (C)

Che altro aggiungere? La riflessione e le immagini del video completano in modo commovente e aiutano alla meditazione ed a un profondo esame di coscienza. Le palme e i rami d'ulivo rappresentano la gioia dell'incontro con Lui e la nostra totale sottomissione alla Sua Parola!

lunedì 11 aprile 2011

LA LEZIONE DELL'ORCHIDEA


Mi è stata inviata questa riflessione, non so chi l'abbia scritta, ma mi trovo a condividere pienamente il pensiero. Spero che faccia riflettere anche voi! Se cliccate sul quadrato bianco, vedrete la bellissima orchidea che illustra l'articolo!

Su una mensola davanti al finestrone del nostro soggiorno abita una pianta di orchidee. 
Me l'aveva regalata mio papà per il mio onomastico, il primo dopo la morte della mia mamma, l'ultimo che ho potuto festeggiare con lui. 
Papà si era alzato presto quella mattina per andare a comperare quel dono. Non dimenticherò mai la sua emozione quando l'ha consegnata nelle mie mani. Il messaggio del suo silenzio e dei suoi occhi era chiaro: restavo l' unica donna della sua vita alla quale poter portare una pianta fiorita da custodire e curare. Alla sua sposa poteva portare ormai solo fiori recisi...e lo ha fatto con fedeltà fino a quando ha potuto.
Durante l' inverno, di questa pianta non restano che due rami spogli che sembrano morti e un cumulo di radici che continuo fiduciosamente a bagnare.
Davanti alla visione di ciò che resta della mia orchidea ogni anno la tentazione di dichiararla ufficialmente morta è molto forte.
Ma il desiderio di quella fioritura che si fa presenza, mi aiuta a nutrire la speranza e ad esercitare la pazienza.
E continuo ad attendere la vita che, contro ogni apparenza,  a febbraio puntualmente continua a nascere da quei due rami sfiniti. E i suoi fiori bianchi, e il cuore fucsia, sono il foglio sul quale mio padre continua a scrivermi i suoi tenerissimi biglietti d'auguri.
Per tutta la  mattinata, davanti agli avvenimenti  del mondo e del mio Paese, alla meschinità di chi pensa di poter comprare tutto, anche e soprattutto le coscienze, di chi traveste la menzogna di verità per seminare sofferenza e morte, di chi fa passare per bene comune  i propri interessi, mi sono sentita davanti alla storia come mi sento davanti ai due rami secchi dell'edizione invernale della mia orchidea.
Ho avuto la sensazione che la nostra storia sia avviata verso un inverno troppo lungo e rigido per non bruciare i fragili rami delle nostre esistenze.
Sono stata assalita da un'angoscia grande, la stessa che provo davanti alla mia orchidea, la stessa che sperimento ogni anno, il sabato santo, davanti i tabernacoli vuoti delle nostre chiese.
Ho interrotto il  lavoro per prendere un bicchiere d'acqua e sono passata davanti alla mia orchidea: illuminata dai raggi del sole, è davvero un trionfo di bellezza e altri tre boccioli promettono fiori.
Accolgo la sua umile lezione e attendo con fiducia che dai rami morti della nostra storia, il Signore della vita  faccia sbocciare una nuova primavera. 

sabato 9 aprile 2011

SULLA VIA DI DAMASCO


A destra della pagina iniziale del blog, potrete vedere uno slideshow di foto che ho scattato alcuni anni fa in Siria. I frati carmelitani avevano organizzato un pellegrinaggio sulle orme di S. Paolo, ma senza trascurare anche il lato artistico e storico della Siria. Il notturno ad Aleppo, come pure il museo archeologico di cui ho inserito la facciata, i reperti della civiltà ittita ad Ugarit,  i resti della Chiesa di San Simeone lo Stilita, e norie di Hamah, il deserto di Palmyra con i suoi resti romanici, Mahaloula, dove si trova il Monastero di s. Sergio e S. Tecla, Damasco con il suo Caravanserraglio, ma soprattutto la Chiesa costruita sul luogo dove fu fatto prigioniero S. Paolo, e l'antica e cripta di Anania, il santo che ospitò San Paolo durante la sua breve cecità, accaduta dopo la visione di Cristo sulla Via di Damasco. Sono ricordi bellissimi, e chi vi è stato sarà felice di rivedere quei luoghi. E' solo una piccola parte di quanto fotografato, ma rende l'idea di quanto sia bella la Siria, e ricordo con affetto gli abitanti di quello Stato, molto ospitali. Ora non vi è più quella pace che vi ho trovato allora, i cronisti ci raccontano che vi sono sommosse, manifestazioni e qualche cittadino ha perso la vita. Preghiamo per la pace nel mondo, tanto scosso da insurrezioni, da guerre, da catastrofi naturali, preghiamo tanto!

giovedì 7 aprile 2011

L'UDIENZA GENERALE DEL 6 APRILE 2011 DI BENEDETTO XVI



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa - continuando il ciclo di catechesi sui Dottori della Chiesa - ha incentrato la sua meditazione sulla figura di Santa Teresa di Lisieux (1873-1897).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Infine ha pronunciato un appello per la drammatica situazione delle popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Santa Teresa di Lisieux

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi di santa Teresa di Lisieux, Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, che visse in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo, conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo la morte e la pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle sante più conosciute e amate. La "piccola Teresa" non ha mai smesso di aiutare le anime più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XI nel 1939. Il mio amato Predecessore la definì "esperta della scientia amoris" (Novo Millennio ineunte, 27). Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la verità della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita, pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima. E’ un libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un Nome, è Gesù! La Santa parla continuamente di Gesù. Vogliamo ripercorrere, allora, le grandi tappe della sua vita, per entrare nel cuore della sua dottrina. 

Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, una città della Normandia, in Francia. E' l'ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari, beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Ebbero nove figli; di essi quattro morirono in tenera età. Rimasero le cinque figlie, che diventarono tutte religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della madre (Ms A, 13r). Il padre con le figlie si trasferì allora nella città di Lisieux, dove si svolgerà tutta la vita della Santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il "sorriso della Madonna" (ibid., 29v-30v). Ricevette poi la Prima Comunione, intensamente vissuta (ibid., 35r), e mise Gesù Eucaristia al centro della sua esistenza. 
La "Grazia di Natale" del 1886 segna la grande svolta, da lei chiamata la sua "completa conversione" (ibid., 44v-45r). Guarisce, infatti, totalmente dalla sua ipersensibilità infantile e inizia una "corsa da gigante". All'età di 14 anni, Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù Crocifisso, e si prende a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù. E' la sua prima e fondamentale esperienza di maternità spirituale: "Tanta fiducia avevo nella Misericordia Infinita di Gesù", scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa ama, crede e spera con "un cuore di madre" (cfr PR 6/10r).

mercoledì 6 aprile 2011

IL VOLTO DEL DIO DI GESU'

Le conferenze di Padre Claudio Truzzi Ocd
Ho potuto constatare che le conferenze di P. Claudio sono state accolte con vivo interesse, per questo motivo ne pubblico una seconda parte.

1 Quando parliamo del “ volto di Dio ” , non ci riferiamo alla sua faccia – che per altro non ce l ’ ha, anche se lo dipingiamo con un volto di Padre eterno, o di Giudice severo. Per “ volto ” intendiamo la persona stessa di Dio, il Mistero di comunione e d ’ amore che è Dio, a cui si giunge soltanto per la fede e l ’ amore, come il volto di Cristo è una persona umana-divina così come ce l’ha presenta il Vangelo. Questo Volto di Dio, visibile solo per fede, l' unico che ci possa illustrare come sia, descriverne la fi- sionomia, illuminarci suoi particolari, è Gesù Cristo. Dio, infatti, non l ’ ha visto mai nessuno; soltanto Gesù Cristo, Figlio unigenito che sta nel seno del Padre, ce l' ha fatto conoscere (Gv 1, 18). Gesù è il Volto di Dio. «Signore, cerco il tuo volto» (Sal 27,8). L ’ antico anelito del salmista non poteva ricevere una risposta migliore che nella contemplazione del volto di Gesù Cristo. In lui Dio ci ha veramente benedetto e «ha fatto brillare il suo volto sopra i nostri» (Sal 67,3). E ci rivela il Volto di Dio attraverso la sua condizione e vita umano-divina. Gesù ci fa conoscere il Volto di Dio attraverso le sue parole ed opere, che non sono altro che parole ed opere di suo Padre: «La parola che udite non è mia, ma del Padre che mi ha inviato» (Gv 14,25). Egli esprime e parla di ciò che il Padre gli ha comandato (Gv 12,49): «Le parole che vi dico non vengono da me, ma il Padre che dimora in me è chi opera» (Gv 14,10). Per questo, vedere Gesù equivale a vedere il Volto del Padre (Gv 14,9), ed ascoltare lui è ascoltare il suo Dio e Padre, giacché «ciò che vi ho dato a conoscere è tutto ciò che ho udito da mio Padre» (Gv 15,15). Gesù Cristo è la rivelazione del Volto di Dio. È il riflesso o splendore della sua gloria ed impronta della sua sostanza (Eb 1,3). Per ciò, che cosa ci risponderebbe Gesù ad una serie di domande sui dettagli, aspetti e particolari del Volto del suo Dio?
Gesù, qual è linea generale, il Volto del tuo Dio?
 Già nell ’ Antico Testamento, prima ancora della mia uscita da Lui per venire nel mondo, inizia a manifestarsi il Volto del mio Dio. Nella storia del popolo eletto, nei profeti, nella preghiera dei salmi, va prendendo forma il Volto di Dio sotto mille immagini, figure e antropomorfismi. Già lì il Volto del mio Dio appare abbastanza abbozzato, specialmente per quanto riguarda gli aspetti d ’ amore, misericor- dia, fedeltà, tenerezza. * In linee generali il mio Dio è un Dio buono: lui solo buono e fonte di bontà. Un giorno, uno dei miei capi mi chiese: «Maestro buono, che cosa io devo fare per ottenere la vita eterna?». Io gli rispo- si: «Perché mi dici buono? Nessuno è buono se non Dio solo» (Lc 18,18-19). E tale bontà, Egli la manifesta spargendola su tutti, perché una bontà che non si comunica, non è vera bontà. Il bene, la bontà è comunicativa. È come una fonte che sgorga sempre e dona abbondante acqua fresca. Se mi vedi buono, è perché il mio Dio ha sparso su me la sua bontà in abbondanza; e la esprime facendo splendere il sole sui buoni e suoi malvagi (Mt 5,45). Questa è la perfezione di mio Padre che dovete imitare: «Siate perfetti com ’ è perfetto il vostro Padre celeste ” (Mt 5, 48). * Il Volto del mio Dio è un volto misericordioso, tenero, perdonante, che non mantiene rancore, né invidia. È limpido e trasparente, e soltanto da un cuore limpido può esser visto. È allegro e gioioso, e fonte di pace: è un Dio di Pace. È un Dio santo e giusto (Gv 17, 11.25). * Il mio Dio è Spirito (Gv 4,24). Non è materiale. Chi dona la vita è lo Spirito; la carne non serve a nulla: ed essendo Spirito, tutto rinnova, si trova dovunque, non è soggetto né allo spazio né al tempo. Egli trascende ogni realtà. E se gli uomini lo rinserrano in un tempio materiale, Lui esce dal tempio e si reca presso gli esiliati (Ez 8,10); e non sarà ormai adorato né in Gerusalemme né sul Garizim, ma in spirito e verità. Il tempio è Lui stesso (Ez 11,16), e poiché è dovunque, dovunque può essere adorato. E dove si trova lo Spirito – che è il mio Dio – là ci sarà la libertà dei figli di Dio. * Nel Volto del mio Dio c ’ è posto anche per la cicatrice del dolore, rivelatosi nel mio dolore nel- l ’ agonia, passione e morte. Essendo uno con mio Padre (Gv 10,30), all ’ essere io uguale a Dio (Gv 5,18) , nel mio volto dolente si riflette il Volto sofferente del mio Dio; così come nel mio volto risuscitato riverbera la gioia della risurrezione del Volto di mio Padre. È un mistero; però, è così.
.2 Dei lineamenti del Volto di Dio, qual è il più caratteristico, quello che più lo definisce?
 Il più peculiare e nuovo è che Egli è PADRE: mi ha generato da tutta l ’ eternità: fin dal principio io esistevo con Lui, e mi ha concepito tanto a lui uguale che sono Dio come Lui (Gv 1,1), e lui ed io sia- mo uno (Gv 10,10), affinché con l ’ inviarmi a questo mondo potessi darlo a conoscere perfettamente. È mio Padre, ed è pure Padre di tutti, senz ’ accettazione di persone; è padre di chi mi accoglie nel suo cuore, credendo in me e vivendo una vita basata su tale fede (Gv 1,14). Dio è mio Padre e vostro Padre. Per questo, nella preghiera che vi ho insegnato per dirigervi a Lui, la prima invocazione non può essere altra che “ Padre nostro ” . Affinché il mio Dio vi ascolti, bisogna avvicinarsi a Lui con cuore e sentimenti di figli. Tutto questo si può dire che stia incluso nella linea dell ’ amore. Non c ’ è ora che trarne le conseguen- ze, come le trasse Teresa, innamorata di me e di mio Padre: «Volendo che vostro Padre ci ritenga per figli, ci date tutto quello che potete, e siccome la vostra parola non può mancare, obbligate vostro Padre ad esaudirci. E questo non è da poco per Lui, perché in tal modo ci deve sopportare…, perdonare come al figliol prodigo tutte le volte che ritorniamo ai suoi piedi, consolarci nei nostri dolori e procurarci di che vivere, come si conviene ad un buon padre : anzi, vincere, in bontà, tutti i padri del mondo, come Colui che è la perfezione d ’ ogni bene; ed infine renderci partecipi ed eredi con Voi d ’ ogni sua ricchezza » (CP 27,2). Essendo pa- dre, Egli ci deve amare senza misura. Il mio discepolo Giovanni definisce Dio, dicendo: Dio è Amore (1Gv 4,8). Questa è la natura, la condizione di Dio. Dio è Amore. Tanto amò il mondo da inviare il suo Unigenito (Gv 3,16). L ’ amore è la condizione del Padre; e se Lo trattate con l ’ amore, lo obbligherete a fare tutto ciò che volete. Il Padre è colui che genera per amore, assiste per amore, perdona per amore.

lunedì 4 aprile 2011

nada te turbe HD (solo Dios Basta) T A I Z E

SANTA TERESA D'AVILA - CAMMINO DI PERFEZIONE - Capitolo XII

CAPITOLO 12
Chi ama veramente Iddio deve far poco conto della vita e dell'onore

1 - Passiamo ad altre cose, anch'esse molto importanti, benché non lo sembrino.
Sulla via della perfezione ci sembra tutto gravoso, e giustamente, perché si tratta di muover guerra a noi stessi. Ma appena ci mettiamo all'opera, Dio ci accorda tante grazie e agisce sull'anima con tanta forza che essa considera subito per poca cosa tutto quello che in questa vita si può fare.
Per noi monache, poi, il più è fatto. Abbiamo rinunciato per amor di Dio alla nostra libertà, sottoponendola a quella degli altri, e ora pratichiamo tante penitenze, digiuni, silenzi, clausura e assistenza al coro. Anche a volerci trattare con delicatezza, come avrò fatto soltanto io nei vari monasteri in cui sono stata, non lo possiamo che assai raramente. Ora, perché tanta ritrosia a mortificare il nostro interno, quando questa mortificazione rende più perfetto e meritorio tutto il resto, e ci aiuta a praticarlo con maggior pace e soavità?
A questo stato, come ho detto, non si arriva che a poco a poco, rinnegando la propria volontà e i desideri della natura fin nelle più piccole cose, in modo da terminare con il pieno dominio dello spirito sul corpo.
Tutto, o quasi tutto, consiste nella rinunzia di noi stessi e delle nostre soddisfazioni. Chi comincia a servir davvero il Signore, il meno che gli può offrire è la vita.
E che ne deve temere chi gli ha già consacrata la volontà? Il vero religioso, o uomo di orazione che pretende di godere i doni di Dio, dev'essere pronto a morire per Lui, magari nel martirio. Del resto, non lo sapete anche voi, sorelle, che la vita del buon religioso, di colui che vuol essere fra i più intimi di Dio, non è che un lungo martirio?
Lo chiamo lungo, ed è tale in confronto a quello di coloro a cui fu troncata la testa. Ma la vita è breve. Per alcuni anzi brevissima. E noi non sappiamo se la nostra sia tale da venirci troncata un'ora, un istante solo, dopo la completa nostra dedizione al servizio di Dio.
E non è cosa impossibile. No, di ciò che finisce non bisogna fare alcun conto. Ogni ora potrebbe essere l'ultima: e chi di voi non vorrebbe impiegarla bene?

3 - Credetemi, sorelle, questo pensiero è molto efficace. Cerchiamo di rinnegare in tutto la nostra volontà, e a poco a poco, senza neppure accorgerci, arriveremo alla meta.
Sembra troppo rigido richiedere di non cercare in nulla soddisfazione. Ma perché insieme non ci si dice che un tal sistema procura fin da questa vita gioia, consolazione e sicurezza? Per voi che battete questa via, il più è fatto. Eccitatevi ora a vicenda, aiutatevi le une e le altre, e procuri ciascuna di sorpassare la compagna.

4 - Vigilate attentamente sui vostri moti interiori, specialmente su quelli che riguardano le preminenze.
Ci liberi Iddio, per la sua passione, dal fermarci a parole come queste: « Sono più anziana », « ho più anni », « ho lavorato di più », « quella è trattata meglio di me ».
Respingete questi pensieri appena si presentano, perché fermarsi in essi e più ancora parlarne è una peste, origine di grandi mali. Se avete una Priora che sopporta il più piccolo di questi discorsi, credete che Dio ve l'abbia mandata in castigo dei vostri peccati, e che questo sia il principio di ogni vostra rovina.
Pregate ardentemente il Signore a mettervi riparo, perché siete tutte in pericolo.

5 - Può darsi che mi domandiate perché insisto tanto su questo punto, tacciandomi forse di troppo rigorosa, posto che Dio concede le sue grazie anche a coloro che non sono giunti a questo completo distacco.
Io credo, perché Egli nella sua infinita sapienza vede che così conviene per meglio convincerli a distaccarsi da tutto. Non intendo già per distacco la semplice entrata in religione, perché vi possono essere ostacoli che l'impediscano: l'anima perfetta può essere umile e distaccata in ogni luogo, benché l'ambiente sia sempre una gran cosa, e le difficoltà siano maggiori più in un posto che in un altro. Ma dove regnano punti di onore e attacco ai beni terreni - difetti che possono trovarsi tanto fuori che dentro i monasteri, benché l'occasione sia quivi minore e maggiore la colpa, se vi allignano - credetemi, dove regnano questi difetti, non si arriverà mai al pieno distacco, né a godere il vero frutto dell’orazione, neppure se nell'orazione, o meglio, meditazione, si trascorressero molti anni.
Dico meditazione, perché l'orazione quando fosse perfetta, finirebbe col correggercene.

6 - Pensate quindi, sorelle, se questi consigli non siano importanti, tanto più che non siete qui che per questo. Facendo altrimenti, perdereste con l'onore anche i vantaggi che ne potreste guadagnare, rimanendovi con perdita e disonore.
Ognuna di voi consideri come si trovi in umiltà, e vedrà fin dove arrivano i suoi progressi. Il demonio è tanto astuto che in materia di preminenze non oserà tentare l'umile neppure in un primo momento, temendone un contraccolpo, giacché è impossibile che l'umile, quando è tentato, non progredisca in maggior umiltà e vi si fortifichi.
In questo caso egli ritorna sulla sua vita passata, esamina se ha servito il Signore come per riconoscenza gli doveva, considera i prodigiosi abbassamenti di un Dio per darci esempio di umiltà, e scorgendo infine i suoi peccati, nonché l'inferno che per essi si è meritato, ne ricava tanto vantaggio che il demonio, per paura di riportarne la testa rotta, non ha più il coraggio di tentarlo.

7 - Ecco un consiglio che vi prego di non dimenticare. Se volete far vendetta del demonio e liberarvi dai suoi assalti, non solamente dovete avanzare in umiltà nel vostro interno - senza di che sarebbe un gran male - ma cercare con i vostri atti esterni di far ridondare in profitto delle sorelle la stessa vostra tentazione, pregando la Priora, appena il maligno si presenta, d'imporvi qualche ufficio umiliante, o farlo da voi stesse meglio che vi sia possibile.

9 - Studiate di vincere la vostra volontà praticando cose che vi ripugnino: il Signore ve ne farà conoscere molte, e la tentazione cesserà.
Dio ci liberi da chi pretende servirlo e coltivare insieme il proprio onore! Questo è un calcolo sbagliato, perché, come ho detto precedentemente, l'onore tanto più si perde quanto più si ricerca, specialmente quando si tratta di preminenze.
Non vi è al mondo tossico che più distrugga la perfezione, quanto la preoccupazione del proprio onore.

8 - Direte che si tratta di sentimenti naturali, e che non bisogna farne caso. Guardate invece di non andar troppo alla leggera. L'attacco a questi punti di onore cresce come la schiuma: non vi è mai nulla di lieve quando il pericolo è così grave come allora che si va alla ricerca dei torti che si crede di aver ricevuti.
E sapete perché? Ecco una ragione che ne abbraccia molte altre. Il demonio comincia a tentarvi in una cosa tanto leggera che forse è da nulla. Ma il maligno fa che una consorella la giudichi assai grave. Ed ella allora crede di fare un atto di carità col venirvi a dire che non capisce come sopportiate tanto affronto, che l'offriate al Signore, che prega Iddio a darvi pazienza, e che di più non farebbe un santo.
Il demonio insomma mette sulla sua lingua ragionamenti che vi fanno impressione, e così, supposto pure che vi siate determinate a soffrire in pace, ne uscite con una tentazione di vanagloria per una prova, che, infine, non avete neppur sopportata come avreste dovuto.
La nostra natura è così fiacca, che anche quando la prova non è penosa, pensiamo sempre, sopportandola, di far qualcosa di grande e non lasciamo di crederlo.
A maggior ragione ne rimaniamo persuase se vediamo che per amor nostro lo credono le altre. Ma intanto l'anima perde un'occasione di merito, rimane più debole e lascia aperta la porta al demonio perché rinnovi l'assalto con maggiore violenza.
Può avvenire anche questo: voi avete già presa la risoluzione di soffrire con pazienza, ed ecco che una vostra compagna vi viene a dire che siete un'insensata, e che in certi affronti è bene risentirsi..
Per amor di Dio, sorelle, nessuna di voi si lasci andare a così indiscreta carità, mostrando compassione per dei torti immaginari! La vostra carità somiglierebbe a quella usata con il santo Giobbe da sua moglie e dai suoi amici.
 Santa Teresa di Gesù – Cammino di Perfezione

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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi