AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

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venerdì 14 febbraio 2014

San Giovanni d'Avila


San Giovanni d 'Avila
1499 - 1569
San Giovanni d'Avila è citato più volte da Santa Teresa di Gesù nell' Autobiografia. La santa lo aveva interpellato per la sua dottrina e aveva ricevuto in risposta due lettere che apprezzavano i criteri operativi che lei intendeva adottare per la riforma dell'Ordine Carmelitano e che nello stesso tempo la rassicuravano delle sue esperienze mistiche. La famiglia di Giovanni, della piccola nobiltà di Almodovar del Campo, era benestante, possedeva miniere d'argento. Il padre, di ascendenze ebraiche, educò il  figlio nella fede cristiana insistendo sui valori dell'amore per il prossimo e del sacrificio. Giovane studente a Salamanca frequentò, ma non completò i corsi di diritto; la sua vera formazione culturale avvenne ad Alcalà de Henares dove si laureò in filosofia e teologia manifestando un particolare amore per la Mistica.  Il suo secolo, il siglo de oro, si era aperto con grandi prospettive che Giovanni seppe accogliere con intelligenza, erano i valori umani del Rinascimento, il rinnovamento della Chiesa e la recente scoperta dell'America apriva nuovi orizzonti di attività e di missione che la cultura umanistica di Giovanni valorizzava alla luce del Vangelo. Nel 1525 venne ordinato sacerdote, con l'occasione donò ai poveri l' eredità che gli spettava. Nel 1527 si disponeva a partire per il Messico come missionario, ma il vescovo di Siviglia, dopo averlo conosciuto come predicatore, lo confermò nell'incarico destinandolo all'Andalusia dove  esercitò questo ministero incontrando e convertendo persone di ogni età e ceto sociale. Fondamentale fu il suo ruolo nelle conversioni di San Francesco Borgia,  viceré di Carlo V, che  si fece gesuita  e del futuro fondatore dei Fatebenefratelli,  San Giovanni di Dio. Amico  stimato di Sant'Ignazio di Loyola, che lo avrebbe voluto con sé, favorì invece la crescita della Compagnia inviandogli molti giovani da lui diretti spiritualmente. Giovanni d'Avila fu scrittore e mistico che si rivelò profondo conoscitore del cuore umano e un innamorato del Vangelo e del suo protagonista, Gesù, proposto come modello di verità e vita per tutti anche se, scrive: "Gli uomini sono diversi per indole e c'è grande diversità nella conformazione delle loro menti", ma, soggiunge: "Dio dando doni diversi a individui differenti permette la realizzazione di una santità personale a cui tutti sono chiamati e che realizzano non per le doti personali, ma applicandosi e agendo per amore del prossimo imitando Cristo nelle proprie situazioni esistenziali".  Nel 1531, per invidia e per una predicazione mal interpretata, fu denunciato all'Inquisizione e incarcerato per eresia per circa due anni. In carcere a Siviglia stese la prima versione dell' Audi, filia, un classico della spiritualità. La sua assoluzione fu gioiosamente festeggiata a squilli di tromba. Mistico, ma con i piedi per terra, anticipò i tempi con la sorprendente proposta dell'istituzione di un Tribunale Internazionale di arbitrato per evitare le guerre. Avrebbe potuto frequentare le corti dei nobili e ricevere onori e cariche, ma preferì mantenersi a contatto con il popolo preoccupandosi dell'educazione dei bambini e dei giovani, in particolare di quanti si avviavano al sacerdozio. I temi ricorrenti nella sua predicazione erano l'Eucarestia, Maria, Dio Amore, Gesù Crocifisso. "L'amore per il prossimo, diceva, è la dimostrazione più autentica dell' amore per il Signore". Per carità verso gli accusatori aveva taciuto nel processo per non denunciarne pubblicamente la pessima condotta. Nel 1554, spossato dall'intensa attività si ritirò  in una modesta casa a Montilla (Cordova) dove condusse  una vita ascetica e di studio  mantenendo una fitta corrispondenza con tutti e dando la redazione definitiva alle sue opere. Fu fino all'ultimo apprezzato direttore spirituale trascorrendo molte ore al confessionale.  Morì a Montilla il 10 maggio 1569.  Per la bellezza e la profondità dei suoi insegnamenti è stato proclamato Dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI il 7 ottobre 2012.

Roberto Arioli

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