II
26 dicembre è volato in cielo il nostro caro P. Francesco di Gesù (Cellerino
Francesco), dopo una
vita tutta spesa per il bene della nostra
Provincia e dell'Ordine, prima come missionario in Centrafrica, poi a Roma come
Economo generale, e infine a Concesa e a Legnano, dove ha speso gli ultimi
rimasugli di forze come confessore e direttore spirituale.
Francesco
nasce a Cavaglià, in provincia di Vercelli, il 25 luglio del 1925. Qui passa
gli anni della
sua infanzia circondato da molti parenti, con
i quali si manterrà in buoni rapporti per tutta la vita. Ancora ragazzino si
trasferisce a Milano con la mamma, che affitta una casa di ringhiera sui
Navigli. Si riunisce a Marco, il fratello maggiore, che era già a Milano presso
alcuni parenti. Il papà preferisce restare al paese, dove continuerà a fare il
materassaio.
Siamo
nel periodo della guerra. Nel 1943 il Maresciallo Graziani chiama la sua classe
alle armi.
Francesco ha diciotto anni ed è impiegato in
qualità di supplente al servizio tecnico della Cassa di
Risparmio delle Provincie Lombarde. In quel
lontano '43 entra nell'appena costituito corpo dei bersaglieri volontari,
formato da studenti universitari e diplomandi. Le nove compagnie del suo
battaglione vengono trasferite in Liguria dove Francesco presta servizio in
qualità di aiuto infermiere e,
all'occasione, anche guardia costiera, fino
alla primavera del '45. Terminata la guerra può rientrare a Milano e
riabbracciare la sua amatissima mamma. La casa sui
Navigli viene bombardata e la famiglia,
buttando i materassi in strada (unica ricchezza salvata), se ne va e trova
un'altra abitazione tramite un collega di banca di Francesco.
Dopo
la guerra lui torna a lavorare in banca ed è in questi anni che conosce la
figura di suor Fausti
na Kowalska (morta da poco, nel 1938). La
devozione per Sr Faustina e la Divina Misericordia a lei
rivelata l'accompagneranno per tutta la vita.
La mamma, molto religiosa, lo solleciterà anche ad andare a S. Giovanni Rotondo
per incontrare P. Pio, il quale lo riceverà dopo molta attesa.
Nel
1952 muore la cara mamma. Francesco continua a lavorare. Diventa vicedirettore
di filiale alla Banca Popolare di Bergamo. Nel frattempo studia e nel 1956 consegue
la laurea di dottore in Scienze Sociali del Lavoro presso l'Università
Intemazionale degli Studi Sociali di Roma. Nonostante gli impegni lavorativi e
di studio Francesco trova il tempo di aiutare numerose famiglie povere, attraverso
la S. Vincenzo, e matura un forte desiderio di seguire più da vicino Gesù. Così
racconta:
«II Signore mi ha
lavorato poco a poco, direi molto da lontano. Mi ha fatto sperimentare la
realtà dell 'affermazione dell 'Imitazione di Cristo: "Tutte le cose sono
vanità, fuorché amare Dio e servire Lui solo". Preciso che non si è trattato
solo di una convinzione formatasi in me; ma di una singolare esperienza
profonda, sentita, vissuta nell'intimo, ogni qualvolta mi era dato di
raggiungere un traguardo, un successo umano nella società. Quindi la vanità di
tutte le cose; ma soprattutto quello che vale è l'amare Dio è ciò l'ho capito
attraverso l'incontro con S. Teresa del B.G. con la lettura di Storia di
un'anima».
Conosciuto
il Carmelo attraverso una signora anziana che faceva parte della S. Vincenzo,
France-
sco si presenta al Corpus Domini di Milano,
dove chiede di entrare nell'Ordine Carmelitano. Ha 36 anni. Viene accettato e
così può fare il noviziato a Concesa, dove emette la sua professione semplice
col nome di Fra' Michelangelo di Gesù. Compiuti gli studi di teologia a
Venezia, viene ordinato sacerdote nel monastero di Lodi il 23 dicembre 1967.
Racconta: «Ognuno è tenuto a mettere a frutto i talenti, i doni di Dio con volontà
per sentire e raggiungere la grande meta, la più sublime che Dio possa
assegnare a una creatura: sceglierlo come rappresentante dell'amore Suo in
mezzo agli uomini». «E prego che tutti coloro [che sono su questo cammino]
possano essere afferrati dall'infinita misericordia di Dio, così come ci sono
stato anch'io».
Il
grande desiderio di Francesco, divenuto carmelitano, è quello di andare in
missione. I superiori lo accontentano e così parte per il Centrafrica il 21 dicembre
del 1972. Gli viene affidato il compito di parroco nella Parrocchia di Bozoum e
un anno dopo (1974) viene raggiunto dal confratello P. Giuseppe Agosteo, che
diventerà parroco a Baoro. P. Francesco sarà attento a tutte le realtà della propria
parrocchia. Provvederà, infatti, non solo ad amministrare i Sacramenti, ma darà
aiuto anche ai bambini handicappati, ai carcerati e ai suoi "fratelli
lebbrosi". Così scriveva dalla missione:
«Gesù, il Divin Maestro, non ha forse detto che l'amore è servizio?
E Lui per primo ne ha dato l'esempio: "Io sto in mezzo a voi come colui
che serve"». Parlando poi dei lebbrosi scriveva: «Questi
nostri fratelli lebbrosi conservano tutti un'invidiabile serenità
di fondo. Penso che si tratti di una specie di "grazia di stato"...
perché, veramente, tutti la possiedono. Mai visto infatti uno di questi nostri
fratelli, non dico disperarsi, ma nemmeno lamentarsi della sua dolorosa
condizione».
Nel
1978 P. Francesco si offre di far parte della futura e ormai prossima comunità
formativa del noviziato africano in Zaire (missione della Provincia romana e
belga). Ma nel 1979 viene richiamato in
Italia per altri incarichi. Nel marzo del
1980 torna momentaneamente in Centrafica in compagnia di un ingegnere di Milano
suo conoscente (Ing. Enzo Gherarduzzi), che ha intenzione di contribuire al
riassetto dell'ospedale di Bozoum. Non avendo raggiunto un accordo con le
autorità locali, promette allora un sostanzioso aiuto economico per
l'ampliamento del lebbrosario di Baoro, che sarà veramente importante nel
tempo. P. Francesco tornerà nella sua amata Africa come missionario solo per un
breve periodo tra il 1991 e il 1992 in Cameroun.
Nominato
Economo Generale di tutto l'Ordine (1979-1990), P. Francesco trascorre gli anni
successivi a Roma. Questo suo trasferimento è motivato anche dal fatto che il
glaucoma, che lo ha colpito agli occhi, non è curabile in Africa. Dal 1994 al
2000 è nominato Economo del Teresianum. P Francesco racconta spesso ai propri
nipoti, a cui è molto affezionato, che non lo aggradava molto fare l'economo, ma
lo faceva per obbedienza. Il suo desiderio sarebbe stato quello di tornare in
Africa, in mezzo a tanti poveri che ancora avevano bisogno di lui, e per
evangelizzare tante persone, come lui diceva spesso, per "l'avvento del
Regno".
Nonostante
questa sua lunga attività a Roma, in mezzo a tanti problemi burocratici, P. Francesco
ri
mane una persona molto spirituale e
contemplativa. Trascorre molta parte delle
sue vacanze al Santuario di Oropa, come confessore, e contribuisce in modo
determinante alla stesura della positio per la canonizzazione della Beata suor Faustina
Kowalska, a cui fin da giovane fu molto legato. Tornato in
Provincia nel 2000, trascorre gli ultimi anni a Torino, a Concesa e infine a
Legnano. In quest'ultimo convento, sempre col rosario in mano, ascolta
volentieri Radio Maria, essendo ormai quasi cieco, e nel pomeriggio trascorre
ancora ore in confessionale, sempre con grande pazienza, ad ascoltare tante
persone che si rivolgono a lui.
I
Padri di Concesa raccontano che, quando era presso di loro, spesso scherzava
col sacrestano, fra' Celestino, suo coetaneo. P. Francesco un giorno gli disse
che, essendo lui (Celestino), il più vecchio dei due, l'avrebbe preceduto in
Paradiso. E Celestino replicò: «Sì, ma tu mi seguirai dopo qualche mese». E
così è stato. Dopo quattro mesi esatti dalla partenza di fra' Celestino, P.
Francesco l'ha raggiunto.
Ti
ringraziamo P. Francesco per il tuo esempio, per la tua preghiera, per la tua
pazienza, per la tua
fede. Così scrivevi un giorno dalla missione
in Centrafrica:
«Gesù chiama veramente a tutte le ore. Basta saperLo ascoltare ed
avere la generosità di dirgli di sì. Un sì deciso, senza compromessi né
limitazioni. Un sì che dice disponibilità piena a servirLo, nei fratelli, in
tutta umiltà ".
Dal
numero di febbraio 2014 de’ “IL CARMELO OGGI”.
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NB: Nel necrologio sono stati distrattamente omessi i
nomi di P.
Vincenzo Prandoni, allora Provinciale che venne incontro al
desiderio missionario di P. Francesco e P. Giuseppe Agosteo, e del Generale P. Filippo Sainz de Baranda, che lo volle
in Casa Generalizia a Roma in qualità di Economo Generale dell’Ordine.
Nel ricordo poetico di P.
Nicola, suo conterraneo e solerte corrispondente dai tempi della reciproca
Missione, nonché tifoso di calcio, anche se di squadre diametralmente opposte.
ARRIVEDERCI IN CIELO
Arrivederci in Cielo,
confratello
col quale combattemmo
cinquant'anni
sui campi piacentini e
veneziani
tifando l'uno per la
blasonata
Inter e l'altro solo
per il Bari...
Sapemmo dialogar pur
in Missione:
l'uno in Centrafrica e
l'altro in Giappone.
Ci ritrovammo a volte
pur a Roma:
lui nella stanza dei
bottoni ed io
in veste di devoto
pellegrino.
Tentammo pure di
risollevare
quella deserta Chiesa
di Torino,
un tempo roccaforte
teresiana
della Città sabauda
con il corpo
della Beata di Santa
Cristina...
Ci rivedemmo poi
saltuariamente.
Come Tobia diventasti
cieco.
Non feci in tempo a
portarti l'unguento
capace di ridar a te la
vista...
Ci rivedremo ormai
soltanto in Cielo!
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SULLA CIMA DEL CARMELO
Un caro Confratello
m'ha lasciato
per l'aldilà. Mi sento
ancor più solo
lungo l'erta penosa
del Carmelo.
Mi conforta il pensier
di ritrovarlo
sulla cima gioioso ad
aspettarmi!
(Parma 26-12-2013),
Padre Nicola Galeno