AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 5 giugno 2013

BEATO ISIDORO BAKANJA

Il Santo della settimana
Beato Isidoro Bakanja
1885 - 1909
Isidoro Bakanja nacque nell'attuale Repubblica Democratica del Congo allora un possedimento personale del re belga Leopoldo XI che nel 1908 ne decretò l'annessione al Belgio. Lo sfruttamento del territorio era condotto secondo i più rigorosi criteri del colonialismo ed era affidato a società private con l'obbligo di versare allo stato il 50% dei proventi. Quando Isidoro Bakanja, molto giovane, si trasferì dalla città nativa di Bokendela a Coquilhatville lavorò in una ditta statale come aiuto muratore. Qui ebbe inizio la sua formazione cristiana grazie ai monaci Trappisti presenti in città che lo accompagnarono nel suo cammino spirituale. Il 6 maggio 1906 col Battesimo prese il nome di Isidoro, il 25 novembre dello stesso anno ricevette la Cresima e l'8 agosto dell'anno seguente la Prima Comunione; i monaci gli regalarono un  rosario e lo scapolare del Carmelo che egli indossava abitualmente come semplice segno esteriore della sua fede. Motivato nel  lavoro, onesto e attento, non nascondeva la sua fede e non la confondeva con la vita professionale. Era un catechista impegnato e apprezzato da molti. Un colono belga lo assunse come domestico apprezzandolo per la sua onestà, ma quando questi cambiò residenza Isidoro dovette cercarsi un nuovo lavoro e fu assunto dalla S. A. B., Società Anonima Belga, che raccoglieva avorio e caucciù a Ikili, città dell'Alto Congo. Il nuovo lavoro non gli impedì di dedicarsi all'annuncio del Vangelo fra i compagni, ma qui incontrò l'ostilità del responsabile della società, un certo Van Cauter, persona crudele e contraria alla presenza di cristiani tra i servi e i lavoratori come diversi dirigenti della compagnia coloniale. Ateo dichiarato, ostile al cattolicesimo, non sopportava l'influenza di Isidoro sugli altri lavoratori, la sua presenza di cristiano nell'azienda e i segni esteriori che la evidenziavano, in particolare lo scapolare che portava al collo. Questa antipatia, che mascherava in realtà un odio profondo, trovava alimento anche dal comportamento irreprensibile e rispettoso del giovane. Nel febbraio del 1909 durante il pranzo Van Cauter ordinò sgarbatamente a Isidoro di togliersi lo scapolare che si intravedeva sotto la camicia. Il giovane con dignità gli rispose: "Capo, tu esigi che io tolga la veste della Santa Vergine, io non lo farò; come cristiano ho diritto di indossare il mio scapolare". Il risultato di questo rifiuto furono venticinque frustate. Nei giorni a venire Isidoro continuò la sua normale esistenza come lavoratore, cristiano e catechista senza evidenziare alcun risentimento, ma Van Cauter, sempre più intollerante, giunse a proibirgli ogni attività religiosa perché non voleva cristiani attorno a sé. Verso la fine del mese gli strappò lo scapolare,  lo gettò con disprezzo al  cane, poi ordinò al capo del personale di frustarlo con la frusta d'elefante munita di due chiodi minacciando di far patire lo stesso supplizio a chi si fosse rifiutato di eseguirlo. Durante la flagellazione la carne veniva strappata a lembi dai chiodi mentre Van Cauter colpiva il giovane a calci. I testimoni al processo di beatificazione parlarono di almeno duecento colpi. Dopo il supplizio Isidoro fu portato nell'essiccatoio del caucciù e Van Cauter gli mise due anelli ai piedi legati con una catena e lì fu abbandonato in un bagno di sangue. Proprio in quei giorni giunse a Ikili la notizia di una visita imminente di un ispettore della compagnia, allora Von Cauter ordinò di trasportare la sua vittima a Isako per nascondere il suo misfatto, ma non riuscì nel suo intento perché Isidoro si lasciò scivolare ai bordi di una palude nei pressi dell'imbarcadero e lì fu rinvenuto dall'ispettore Dorpinghaus che scoprì non un uomo, ma una piaga tutta coperta di mosche. L'ispettore lo fece subito trasportare in barca  a Busira per le cure, ma ormai l'infezione non poteva più essere arrestata. Nell'inchiesta che seguì si appurò che i dirigenti della S. A. B. stavano conducendo una vera e propria azione persecutoria nei confronti delle missioni cattoliche in Congo e che Isidoro Bakanja, innocente, era stato martoriato in odio alla fede e non per altri motivi. Isidoro morì serenamente dopo sei mesi di dolorose sofferenze il 15 agosto 1909 nella festa dell'Assunzione della Beata Vergine. Aveva perdonato il suo carnefice e, una volta in Cielo, disse, avrebbe molto pregato per lui. Van Cauter, al termine del processo, fu condannato  a due anni e mezzo di reclusione. 

Roberto Arioli

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