AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

venerdì 20 maggio 2011

STELLA MARIS - CARMELITANI SCALZI DEL MONTE CARMELO

ll Carmelo è una catena di colline (in ebraico karmel che significa “Frutteto, giardino”; in arabo Gebel Mar Eljas). La catena che è prevalentemente di formazione calcarea, si stacca dal sistema montuoso centrale della Palestina e da sud-est si prolunga ver­so nordovest, lasciando a sud-est la pianura di E­sdrelon e terminando in un promontorio che domina il mare a sud della baia di Haifa. Misura 30 km di lun­ghezza e dai 12 ai 16 metri di larghezza, mantenen­dosi su un'altezza media di 500 metri. La catena del Carmelo segna il confine fra la Galilea e la Samaria. Solcato da frequenti valli, forato da numerose grotte che furono sicuro riparo ai perseguitati (Am 9,2-5) e con i fianchi ammantati di ricca vegetazione, il Carmelo è spesso ricordato nella Sacra Scrittura come simbolo di grazia e prosperità per la sua uber­tosità, o come simbolo di desolazione per il suo di­sboscamento (Is 55,9; Gcr 4,26; 50,19; Am 1,2). Nella spartizione della Terra Promessa il Car­melo venne a trovarsi in mezzo al territorio delle tribù di Aser, Zabulon e Issacar (Gs 19,26). A partire dal secolo IX a.C. divenne celebre come luogo di culto della religione monoteistica giudaica. Su una della sue cime pianeggianti (el-Muhraqah, 514 m) restò immortalato il sacrificio del profeta Elia (1 Rc 18,19-46). Invano i sacerdoti di Baal invocarono il fuoco dall'alto per bruciare la vittima sopra l'altare; mentre, alla preghiera di Elia, l'olocausto fu com­pleto sull'altare eretto su 12 pietre. Il Dio degli Isrealiti vi ebbe culto permanente: vi era celebrato il novilunio, il sabato e vi ebbe dimora il profeta Eliseo (2Rc 4,25). Il luogo è venerato da cri­stiani, ebrei e mussulmani. Al sorgere del cristiane­simo il Carmelo divenne luogo preferito da monaci ed eremiti. È sulle pendici di questo monte, già spiritual­mente legato alla memoria di Elia, che tra la seconda crociata (1147-49) e la terza (1189-92), alcuni devoti pellegrini di Dio, forse ex crociati, provenienti dal­l'Europa, si riuniscono accanto alla fonte del profeta. Il loro preciso intento è quello di vivere nell'os­sequio di Cristo, in santa penitenza, in uno stile rigo­rosamente eremitico, denso di solitudine e di silen­zio, di meditazione e di contemplazione. Dopo alcuni anni chiedono ad Alberto, patriarca di Gerusalemme (1206-1214), di essere riuniti in co­munità e da lui ottengono per iscritto anche la Regola. In essa appare che questi eremiti si sono sta­biliti presso la fonte (di Elia) sul Monte Carmelo e qui costruirono in mezzo alle loro celle... un piccolo ora­torio in onore di Nostra Signora; per la scelta del titolo sono poi chiamati Frati (fratelli) della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Il gruppo dei fratelli quando trasmigra nei primi decenni del 1200 in Europa, porta già il nome di Ordine di Santa Maria del Monte Carmelo, un titolo di privilegio, riconosciuto all'Ordine dalla stessa Sede Apostolica e che appare per la prima volta in un documento pontificio di Innocenzo IV (1252). È fuor di dubbio che già nella prima metà del 1200 l'Ordine è mariano, fondato in onore della Ver­gine, e che i religiosi si professano particolarmente dedicati alla Madre di Dio. Tale dedicazione - espres­sa fondamentalmente nella scelta di Maria quale Signora del primo luogo sul Carmelo - costituiva i fratelli persone poste al suo totale servizio. Con la scelta di Maria come titolare, quindi Domina (Signora), e professandosi fedeli suoi servitori, questi primi eremiti cominciano a vivere di fatto quella con­sacrazione, o affidamento, che costituisce il nocciolo della pietà mariana dell'Ordine. Appartenere a Maria, vivere in dipendenza da Maria, promuovere il culto a Maria: in ciò consiste l'orientamento vitale e l'aposto­lato caratteristico di un autentico figlio del Carmelo. Si può dire che la Vergine del Monte Carmelo, come viene sentita, venerata, contemplata dai suoi fratelli e da quanti partecipano alla loro vita - religiosi, con­fratres, terziari - è al centro dell'esperienza spirituale del gruppo costituitosi in Terra Santa, con il fine della perfezione evangelica, in una solitudine con­templativa centrata sulla preghiera continua e l'a­scolto della Parola, in un clima di semplicità, povertà e lavoro, come la vita di Maria a Nazareth. Il riferimento che nel nome della Madonna si dà al Monte Carmelo è semplicemente geografico - sto­rico, quale indicazione del luogo dove i frati sono nati. Per questo, in origine, il titolo Santa Maria del Monte Carmelo non si riferisce a un'immagine spe­ciale o a un aspetto nuovo di culto. Tanto è vero che nella manifestazione concreta della loro pietà, espressa subito anche nei titoli delle varie chiese, i Carmelitani accentuano per lo più gli aspetti della maternità divina, della verginità, dell'immacolata concezione, dell'annunciazione. Perciò, nella tradizione primitiva, Santa Maria del Monte Carmelo è semplicemente la Madonna del van­gelo, la purissima Vergine Maria, che accoglie e custodisce la Parola e con il suo Fiat (sì) diventa Madre del Figlio di Dio fatto uomo. Tenuti, per Regola, a meditare giorno e notte nella Legge del Signore (la Sacra Scrittura), se nelle pagi­ne dell'Antico Testamento scoprono l'esemplarità di Elia, in quelle del Nuovo, riscontrano in Maria un modello esimio di vita consacrata: accessibile… imitabile, anche se impareggiabile. Senza voler accentuare troppo quest'aspetto, si può affermare che i fratelli del Carmelo guardano a Maria di Nazareth, ancella del Signore, come all'ispi­ratrice, guida e signora della vita. Per questo la sen­tono madre e sorella insieme, in un'atmosfera d'inti­mità che li orienta a vivere in pienezza la vita teolo­gale "nel servizio di Cristo", in un clima di semplicità e di austerità. È quanto esprime la prima vitae formula, che presto, fin dal 1300, gli scrittori dell'Ordine vedono incarnata nello stile di vita della giovane donna di Nazareth che nel silenzio della sua casa rimane in preghiera mentre le tornano in mente tutti gli avve­nimenti del Figlio e li custodisce nel cuore. Da allora l'Ordine del Carmelo non cessa di ripensare, riformulare e soprattutto di riappropriarsi dei legami che lo uniscono così strettamente alla prima discepola del Signore, la madre sua Maria. Tra tutte le leggende fiorite attorno all'amore che la Vergine dimostra verso il Carmelo, autentici fio­retti dell'epopea che circonda sempre gli inizi di avvenimenti importanti, alcune sono già presenti nei primi scritti giunti sino a noi: si pensi alla lettura in chiave mariana della nuvoletta del Carmelo (1 Re 18,44) apparsa ad Elia e da lui proposta ai suoi discepoli; al racconto delle visite di Maria coi genitori alla comu­nità del Carmelo (Nazareth dista una trentina di chilometri); al culto che dai Carmelitani sarebbe sta­to tributato alla Vergine sin dall'antichità o, almeno, dai tempi apostolici. Tali leggende non sono che l'e­spressione, forse maldestra e goffa, del desiderio af­fettuoso che i Carmelitani hanno di vedersi coinvolti con il destino di colei che vedono già possedere in pienezza ciò che essi stanno ancora faticosamente cercando.

iL CULTO LITURGICO A NOSTRA SIGNORA DEL MONTE CARMELO
In un luogo molto bello e grazioso abitano gli ere­miti latini che vengono chiamati fratelli del Carmelo; hanno costruito là una piccola chiesa molto bella a Nostra Signora. La scelta della dedicazione di questa piccola chiesa molto bella dà il punto di partenza di quello che pos­siamo chiamare il culto liturgico a Nostra Signora del Monte Carmelo. Infatti, il luogo di cui parla que­sto itinerario per i pellegrini (1220-1229) è il Monte Carmelo, e gli eremiti latini non sono altro che i Fra­telli della Beata Vergine Maria. Nel pensiero medio­evale la scelta del nome di una chiesa indicava un orientamento spirituale e metteva quella comunità al servizio del santo patrono dell'edificio. Maria diventava dunque ufficialmente e liturgica­mente la Patrona dei Fratelli del Monte Carmelo; un fatto, questo, che i pontefici romani riconosceranno con l'utilizzazione nella denominazione dell’ordine del nome Santa Maria del Monte Carmelo, già dal 1252. Siamo nell'epoca delle Crociate e del diritto feu­dale, i Fratelli Carmelitani si sono consacrati al ser­vizio e all'obbedienza di colei che ha detto sia fatta la tua volontà. Una lunga lista di prescrizioni liturgiche per il servizio a Nostra Signora dava ai Fratelli la possibilità di rivolgere frequentemente il pensiero e il cuore verso la Vergine: digiuni nelle vigilie delle festività di Maria, prescrizione della Santa Comunione in queste stesse festività, Ore del giorno del Piccolo Uffìcio, Salve Regina con cui i Carmelitani terminavano i loro impegni comunitari, commemorazione settimanale della Santa Vergine, chiese dedicate a qualche mistero della Vergine Maria. Nel 1282 il Generale dell'Ordine Padre Pierre de Millaud, rivolgendosi al Re d'Inghilterra per solleci­tare la sua protezione, dichiara che: l'Ordine è stato fondato al di là dei mari (cioè in Palestina) per la lode e la glorficazione della Vergine Maria. Questa definizione dell'Ordine sarà ripresa nel 1287 al Capitolo generale di Montpellier. Con l'arrivo in Europa dei Carmelitani ci fu anche un cambiamento di mentalità e si cominciò a consi­derare Maria, Madre e Sorella piuttosto che Signora nel senso medioevale. Ma, sia come Signora che come Madre, il legame di obbedienza e di servizio restò ugualmente fatto di amore e d'imitazione. La festa patronale dell'Ordine è sempre stata una festa della Vergine Maria. Agli inizi, nel XIII secolo fu l'Annunciazione, in seguito in molte Province del­l'Ordine l'Assunzione. Quando nel XIV secolo i Car­melitani divennero difensori, con i Francescani Minori, dell'Immacolata Concezione, si fecero un dovere di solennizzare questa festa, che divenne la principale dell'Ordine. Sappiamo che ad Avignone la Curia Pontificia si recava nella chiesa dei Carmelitani nella festa del­l'Immacolata Concezione, per venerare la Patrona del­l'Ordine, come vi era l'abitudine di venerare ugualmente San Domenico, San Francesco e Sant'Agostino nelle loro rispettive feste. La commemorazione solenne di Nostra Signora del Monte Carmelo apparve forse in Inghilterra verso la fme del XIV secolo. In Inghilterra gli argomenti dei Fratelli Carmelitani furono ritenuti validi per ciò che concerne il titolo mariano dell'Ordine, contro gli attacchi dei frati predicatori. È chiaro che tale festa voleva essere un riconosci­mento a Maria quale Patrona e autrice "della pace" dell'Ordine rispetto alle lotte esterne, sostenute in Europa dopo la fuga dalla Palestina invasa dai mus­sulmani. In Europa infatti non si voleva dar spazio a questo nuovo Ordine eremitico. È importante sottolineare che la primitiva data della festa - 17 luglio - sembra richiamarsi alla data dell'ultima sessione del concilio di Lione (17 luglio 1274) nella quale si decretò: Concediamo all'Ordine Carmelitano di rimanere nel suo stato attuale, finché non si decida altrimenti. Vi è qui una confusione storica, poiché tale de­creto si pronunciò soltanto sull'esistenza dei Dome­nicani e dei Francescani, lasciando in sospeso i Car­melitani e gli Agostiniani. Fu in effetti nel 1298 che papa Bonifacio VIII mise fine a questa incertezza dopo un serio richiamo all'Ordine di colei che è Madre della Chiesa. La cele­brazione solenne si aggiunse alle celebrazioni ordi­narie che avevano luogo ogni settimana. Alla fine del XV secolo la festa venne anticipata al 16 luglio. Nel '500 la festa, già diffusa in altre nazioni eu­ropee e nella stessa America, pur non perdendo la sua fisionomia primitiva di celebrazione di Maria Patrona, assunse gradualmente, fino a prevalere, il carattere di festa dell'abito. Ciò anche a causa del mol­tiplicarsi dei fedeli che, specialmente in Spagna e in Italia, venivano aggregati all'Ordine per mezzo dello Scapolare, segno di devozione alla Vergine, e insieme della sua protezione nell'ora della morte. Ciò che ulteriormente accentuò tale nuovo carat­tere fu pure la cosiddetta Bolla sabatina con cui papa Giovanni XXII (1322) che riferirebbe una sua visione della Vergine, la quale avrebbe promesso la libera­zione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte per i Carmelitani e anche per i confratelli dell'Ordine che avessero osservato la castità del loro stato, ele­vato preghiere e portato l'abito del Carmelo. L'abito, che all'inizio era specialmente il mantello, presto venne inteso solo come Scapolare. In un Cerimoniale del 1616 troviamo i quattro ele­menti che caratterizzano la festa del 16 luglio, dalla sua istituzione ai nostri giorni: - l'effetto potente del Nome a cui si sono legati i fratelli eremiti: Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo; - la gloria e le promesse unite alla vestizione del suo Abito; - l e molteplici manifestazioni della sua diretta protezione sull'Ordine; - i benefici ricevuti dall'Ordine dalla sua fonda­zione fino ad oggi. I Superiori Carmelitani resero universale per l'Ordine la pratica di questa solennità dal 1609, data in cui furono composte le lezioni dell'antico breviario Cum sacra Pentecoste, riviste dal cardinale Bellarmino. In quest'epoca cominciò anche la celebrazione dell'ottava. A partire dal XVI secolo le chiese locali, soprattutto in Spagna e in Italia, chiesero delle indulgenze per la celebrazione della festa di Nostra Signora del Monte Carmelo. In alcune regioni della Francia troviamo delle narrazioni di feste popolari proprio il 16 luglio, par­ticolarmente in Bretagna. Nel 1674 la festa si estese a tutta la Spagna. A poco a poco si diffuse in molti stati e anche tra i Ma­roniti del Monte Libano. È certo che le due assente promesse a San Simo­ne (salvezza eterna) e a papa Giovanni XXII (libera­zione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte) incisero molto sulla diffusione della devozione alla Madonna del Carmine (come è più usualmente chia­mata tra i fedeli) e sul moltiplicarsi di confratelli ag­gregati all'Ordine mediante il piccolo abito (abitino) o Scapolare. Non è quindi strano che la festa del 16 luglio si sia imposta man mano come festa dell'abito, fino a divenire nel 1606 festa delle confraternite carmelitane. Tale festa, dapprima si diffuse spontaneamente in molte nazioni, e anche nei riti mozarabico, caldeo, maronita, ambro­siano, greco-albanese; poi papa Benedetto XIII, con il Breve del 24 settembre 1726, la estese alla Chiesa uni­versale con una Messa propria. Nella semplificazione del calendario, richiesta dal Concilio Vaticano Il, la festa si è conservata con il grado di memoria facoltativa. Quindi la celebrazione della Madonna del Carmelo è la festa dell'Ordine e di quanti in qualsiasi modo sono uniti al Carmelo nel riconoscere Maria quale sorgente di ogni bene in Cristo, e quale modello evangelico nel vivere l'ideale della preghiera contemplativa. Contemporaneamente la festa mostra la certezza di fede nell'aiuto di grazia di Maria. L'amore particolare e la fedele imitazione di Maria danno sicura speranza che colei che ha l'ufficio di essere madre nell'ordine della grazia... ha cura dei fratelli del Figlio ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni fino a che non siano introdotti nella patria beata (LG nn.61-6). Ella sarà perciò segno di sicura speranza e consolazione per coloro che, attraverso l'umile segno della particolare dedizione, cer­cano di rifletterne la presenza nel mondo, sia in mezzo alle prove della vita, sia nei dolori dell’ultimo combattimento. Allo stesso modo sarà segno di spe­ranza anche nel luogo della purificazione che prepara l'incontro eterno con l’Amore, fino a che non siamo introdotti nel cielo. Le Costituzioni dei Carmelitani Scalzi (1986) in­dicano quattro punti liturgici per valorizzare il ca­rattere mariano dell'Ordine: a) le festività della Beata Vergine Maria saranno celebrate degnamente, secondo la loro solennità. Il suo culto sarà incoraggiato nelle nostre chiese e l'im­magine della Madre di Dio sarà esposta in una posizione d'onore; b) la celebrazione della Beata Vergine Maria; c) nei sabati del tempo ordinario in cui è permessa una memoria ad libitum si farà ordinariamente me­moria di Santa Maria nella celebrazione eucaristica e nella liturgia delle Ore; d) il sabato e nelle solennità e feste della Beata Ver­gine Maria, o nelle vigilie, si canterà l'antifona Salve Regina. Quanto alle Costituzioni delle Carmelitane Scalze (1991), ci ricordano al n.56 che: ... nella liturgia la Chiesa venera la Vergine Maria unita all'opera di sal­vezza di suo Figlio con un legame indissolubile e la con­templa come il modello dell'atteggiamento spirituale con cui si devono celebrare e vivere i misteri divini. Alla luce dei testi del Messale dell'Ordine Carmeli­tano, vediamo qual è il modello di atteggiamento spiri­tuale che siamo chiamati a segnire: Tu hai dato, Signo­re, all'Ordine del Carmelo la gioia di portare il nome della Vergine Maria, Madre di tuo Figlio; poiché oggi noi la festeggamo solennemente, accordaci, per la sua protezione, di giungere alla vera montagna, il Cristo, nostro Signore. Possiamo constatare che si ritrovano i punti tra­dizionali del legame tra il Carmelo e Maria: il Nome della Vergine Maria ricevuto dal Signore, la ricono­scenza che si esprime attraverso la festa solenne, la protezione diretta di Maria sui suoi figli e la meta, Cristo, verso cui ci orienta la Vergine. Nel secondo Prefazio ritroviamo gli stessi ele­menti con l'aggiunta del richiamo all'Abito ricevuto da Maria e dal suo ruolo d'identificazione nel mondo: ella ci ha rivestito dell'Abito del suo Ordine, perché sia­mo, nel mondo, sua vivente immagine. Questo Prefazio ci ricorda anche la nostra dimen­sione contemplativa con la sua particolare nota car­melitana: ... che non cessiamo, con Lei (Maria), di con­templare il tuo Verbo, che noi amiamo i nostri fratelli con il suo stesso cuore e che li attiriamo a Cristo donando, per essi, la nostra vita. Sottolinea altresì il rapimento del profeta Elia e il Privilegio Sabatino, che apparivano così chiaramente nell'antico Messale carmelitano: .. A voi che avete rivelato al Beato Profeta Elia, attraverso una piccola nube sorgente dal mare, l'Immacolata Vergine Maria, e che avete voluto che Ella fosse onorata in modo speciale dai figli del Profeta... Coloro dunque che la Beata Vergine Maria ha adottato con il santo Scapolare come figli di predilezione e che muoiono piamente, rivestiti di quest'A­bito, degnatevi di condurli al più presto alla Vostra Santa Montagna. Come si vede, il culto liturgico di Nostra Signora del Monte Carmelo consiste prima di tutto nel silen­zio e nell'imitazione della Vergine Maria che conduce alla vera montagna, il Figlio unico e Salvatore. La Vergine stessa ce lo mostra nel segno profetico della sua apparizione a Santa Bernadette a Lour­des. La sua diciottesima e ultima apparizione ebbe luogo il 16 luglio 1858; apparve silenziosa e in pre­ghiera. Bernadette portava lo Scapolare e Maria era più bella che mai; nonostante le barriere che le impe­divano di avvicinarla la fanciulla era felice. Come ha scritto Padre Joseph Baudry, la lode del Carmelo alla Vergine Maria è certamente una pre­ghiera liturgica, ... ma si tratta soprattutto di un culto spirituale che conduce a offrire a Dio la persona tutta intera come ostia vivente, a immagine del Fiat della Ver­gine. Lontana dall'aggiungersi all'obbedienza a Gesù Cristo, la lode di Nostra Signora, così intesa, non ha altro scopo che condurre ad essa. Vivendo pienamente la nostra preghiera liturgica nel cuore della Chiesa, con la nostra fedeltà filiale e ferma, lasceremo sviluppare in noi l'amore della Vergine Maria, che ci renderà capaci di contemplare il Verbo e di amare il nostro prossimo con il suo stesso Cuore Immacolato poiché il tesoro della Madre appartiene ai figli.

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