AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

martedì 31 maggio 2011

SANTA TERESA D'AVILA: Cammino di Perfezione Cap. XIX

 Salto di proposito alcuni capitoli, perché mi preme di entrare nell'orazione vera e propria                                         CAPITOLO 19
Comincia a trattare dell'orazione e parla delle anime che non possono discorrere con l'intelletto

1 -  E’ da tanto tempo che ho interrotto questo scritto senza più poterlo ripigliare, che per sapere cosa stavo dicendo mi occorrerebbe rileggerlo. Ma per non perder tempo, continuerò ugualmente, senza preoccuparmi dell'ordine.
Le persone di buona intelligenza, che essendo già pratiche della meditazione, possono raccogliersi in se stesse, hanno a loro disposizione un'infinità di libri ben fatti, scritti da autori di tal merito che sarebbe una sciocchezza far conto di questo mio.
Vi sono libri che presentano per ogni giorno della settimana meditazioni ben condotte e dense di dottrina sopra i misteri della vita e della passione del Signore, sul giudizio, sull’inferno, sul nostro nulla e sui doveri che abbiamo con Dio, con l'aggiunta di ottimi consigli per il principio e per la fine dell'orazione.
Chi segue il loro metodo, o vi è abituato, non occorre dire che per sì buona strada giungerà al porto della luce, e che a un sì santo principio risponderà una fine non meno santa.
Per questa via si avrà riposo e sicurezza, perché, una volta fermato l'intelletto, si procede con pace.
Ma ben altro è l'argomento che voglio svolgere: voglio cioè, con l'aiuto di Dio, suggerirvi alcuni consigli, e farvi comprendere che molte sono le anime che soffrono di non poter fermare l'intelletto, affinché non abbiate a contristarvi se siete anche voi di questo numero.

2 -  Vi sono intelletti e spiriti così mobili che possono paragonarsi a cavalli sfrenati che nessuno può fermare.
Vanno qua e là, sempre in agitazione, sia che ciò provenga dalla loro natura o che così permetta il Signore.
Io ne ho compassione, perché mi sembrano persone ardenti di sete, che vedono l'acqua molto lontano e vogliono andare ad attingerla, ma trovano nemici che sbarrano loro l'accesso al principio, nel mezzo e al termine del cammino.
Può darsi che dopo aver tanto faticato per vincere i primi nemici, si lascino sopraffare dai secondi, amando meglio morir di sete piuttosto di bere un'acqua che tanto costi, si perdono di coraggio e cessano da ogni lotta.
Altri invece abbattono anche i secondi, ma si smarriscono innanzi ai terzi, mentre forse non sono che a due passi da quella fontana d'acqua viva, di cui il Signore, parlando alla Samaritana, disse che chi ne beve non avrà più sete in eterno.
Oh, com'è vera questa parola pronunciata dalla stessa Verità!
L'anima che beve di quell'acqua non ha più sete di alcuna cosa terrena, ma va sempre più ardendo per le cose dell'altra vita, e le sospira con tale bramosìa da non potersi paragonare ad alcuna sete naturale.
Con quanta sete si desidera quella sete, di cui si comprende tutto il pregio! Benché sia penosissima ed estenuante, nondimeno porta con sé tanta dolcezza da temperarne gli ardori, perché, mentre distrugge l'affetto delle cose terrene, sazia l'anima con le celesti. La grazia più grande che Dio possa fare a un'anima quando si degna di dissetarla, è di lasciarla ancora assetata: più beve, più desidera di bere.

3 - A quanto ora mi ricordo, fra le molte proprietà dell'acqua se ne notano specialmente tre, che convengono al mio argomento.
La prima è che rinfresca.
Infatti, per quanto caldo si abbia, gettandosi nell'acqua se ne ha refrigerio. Così di un grande fuoco che si spegne anch'esso con l'acqua, a meno che non sia di catrame, ché allora si accende di più.
O gran Dio!
Com'è ciò meraviglioso!
Un fuoco che nell'acqua si ravviva, un fuoco forte, potente, non soggetto agli elementi, giacché l'acqua, che pure è il suo contrario, invece di spegnerlo l'accende!
Come mi sarebbe utile parlare con chi sapesse di filosofia per istruirmi sulle proprietà delle cose! Come mi saprei spiegare bene allora!
Sono cose che mi dilettano molto, ma non so dirle, e forse nemmeno intenderle!

4 - Quando Iddio,  sorelle, vi porterà a bere di quest'acqua, così come quelle che già la bevono, ne avrete piacere e intenderete che dominatore del mondo e degli elementi non è che l'amore di Dio, purché sia forte, sgombro di ogni attacco terreno e superiore a ogni cosa.
Non temete che possa essere spento dall'acqua che ha origine sulla terra. Benché gli sia contraria, non ha su di esso alcuna forza, perché è un fuoco dominatore, non soggetto agli elementi.
Non meravigliatevi, sorelle, se tanto insisto in questo libro perché vi procuriate tale libertà. Che bella cosa se una povera monaca di San Giuseppe divenisse padrona di tutta la terra e dei suoi elementi!
E vi è forse da stupirsi se col favore di Dio i santi han fatto degli elementi tutto quello che han voluto?
L'acqua e il fuoco obbedivano a San Martino; a San Francesco anche i pesci e gli uccelli, e così molti altri. Però, se sulle creature essi godevano tanto impero, era solo perché si erano sforzati di non stimarle, assoggettandosi sinceramente e con tutto il cuore al vero Padrone del mondo!
No, ripeto, l'acqua che nasce sulla terra non ha alcuna forza contro l'amore di Dio, perché le fiamme di questo amore, lungi dal prender origine in cosa tanto bassa, derivano da ben altro.
Altri fuochi di amor di Dio deboli e inerti si spegneranno per il più piccolo incidente, ma non questo; gli si rovesciasse sopra anche un mare di tentazioni, continuerebbe ad ardere ugualmente, fino a dominare anche quello.

5 - Meno ancora si spegne se l'acqua gli cade sopra dal cielo, perché allora i due elementi, nonché non essere contrari, provengono dal medesimo regno.
Né vi è da temere che si danneggino, anzi, l'uno contribuisce all’effetto dell'altro, perché mentre l'acqua delle vere lacrime, data dal Re del cielo nel tempo della vera orazione, ravviva il fuoco e lo rende più duraturo, il fuoco da parte sua aiuta l'acqua a sempre più rinfrescare.
Oh, splendido e meraviglioso spettacolo, gran Dio, vedere un fuoco che raffredda!
Sì, raffredda tutte le affezioni del mondo, purché vada commisto a quell'acqua viva che discende dal cielo, a quella sorgente, donde derivano le lacrime di cui ora ho parlato, concesse da Dio e non già procurate per nostra industria.
Quest'acqua, dunque, ci toglie ogni affezione per le creature e c'impedisce di arrestarci in esse, fuorché per accenderle di quel fuoco, tanto più che quel fuoco tende di natura sia, non già a contentarsi di poco, ma a consumare, potendolo, tutto il mondo.

6 - La seconda proprietà dell'acqua è di lavare. In che stato cadrebbe il mondo se non ci fosse l'acqua per lavare!
Orbene, sapete voi quanto lavi quest'acqua viva di cui parlo, quest'acqua celeste e chiara, quando cade dal cielo limpida e senza mistura di fango?
Anche a berla una sol volta, tengo per certo che lasci l'anima netta e pura di ogni colpa.
Essa, come ho detto altrove, significa l'orazione di unione, grazia totalmente soprannaturale, indipendente dalla nostra volontà.
Se Dio la concede all'anima è solo per purificarla, renderla più netta, mondarla dal fango e dall'ignominia in cui le sue colpe l'hanno precipitata.
Le dolcezze che si sperimentano nella meditazione mediante il lavoro dell'intelletto sono sempre, malgrado tutto, un'acqua che non si beve alla sorgente, ma che scorre sulla terra, perciò non tanto limpida, per ragione del fango che incontra nel suo corso.
Non a quest'orazione quindi, secondo il mio modo di vedere, si deve attribuire il nome di acqua viva, perché, entrandovi il discorso dell'intelletto, è facile che l'anima, malgrado ogni suo sforzo in contrario si attacchi a qualche cosa di terrestre, a cagione del corpo a cui è unita e a causa della nostra misera natura.

7 - Voglio spiegarmi meglio.
Stiamo meditando sul mondo e sulla fragilità dei suoi beni per disprezzarli.
Ed ecco che, quasi senza accorgerci, ci arrestiamo sopra cose che ci piacciono.
Cerchiamo subito di divertirne il pensiero, ma ciò non c'impedisce che ci fermiamo sia pur per poco, a pensare come fu, che ne avverrà, cosa si è fatto, cosa si farà; e così, nell'intento di fuggire un pericolo, s'inciampa in un altro.
Non è a dire con ciò che si debba rinunciare a queste considerazioni, ma soltanto che bisogna andar sempre guardinghi e mai trascurarsi.
Nell'orazione soprannaturale questa cura viene assunta da Dio.
Egli non vuol fidarsi di noi, ed è tale la stima che Egli ha per l'anima nostra che nel tempo in cui la favorisce di qualche grazia, non permette che s'immischi in cose che le siano di danno, ma subito l'avvicina a sé, e in un attimo solo le rivela tante verità, con così chiare cognizioni sulle cose del mondo, quali da sola non potrebbe acquistare neppur in molti anni, perché allora i suoi sguardi, nonché non essere liberi, sono offuscati dalla polvere che solleva camminando.
Qui invece Iddio ci porta al termine della giornata senza che ne sappiamo il modo.


8 - La terza proprietà dell'acqua è di togliere la sete.
Per sete, secondo me, s'intende il desiderio di una cosa di cui si sente così vivo bisogno, che, mancando, si muore.
Strano elemento l'acqua! Se ci manca, moriamo, e moriamo pure se l'abbiamo in abbondanza, come avviene negli annegati.
Oh, Signor mio perché non mi è dato di sommergermi in quest'acqua viva e perdere in essa la vita?
E’ forse questo impossibile? No, perché l'amore e il desiderio di Dio possono salire a tal punto da farci veramente soccombere, come è successo a molte persone che sono morte per davvero.
Io so di una la cui sete era così viva da vedere lei stessa chiaramente di essere vicinissima a morire, se il Signore non la soccorreva con darle di quell'acqua in così grande abbondanza da farla quasi uscire di sé con qualche grande rapimento.
Dico che la faceva quasi uscire di sé, perché in questo stato l'anima si trova nel suo riposo.
Asfissiata dalla noia che il mondo le procura, le pare di risorgere nel Signore. Indi Sua Maestà la rende capace di godere di quel bene, che, rimanendo in sé, non potrebbe godere senza morire.

9 -  Si vede da questo che, come non vi è nulla nel sommo Bene che non sia perfetto, così non vi è nulla di quanto Egli ci manda che non sia per il nostro vantaggio.
E così, per abbondante che possa essere quell'acqua, non sarà mai eccessiva, non essendovi nulla di eccessivo in ciò che procede da Dio.
Se ne dà molta, sa pure abilitarci a bere molto, a quel modo che il vetraio nel fare un vaso gli dà la capacità necessaria per contenere ciò che intende di mettervi.
Quando il desiderio procede da noi, è ben difficile che sia senza imperfezione. Se contiene qualche cosa di buono, è per l'assistenza di Dio: quanto a noi, siamo così privi di discrezione che per la dolcezza, di cui è fonte la pena di quel nostro desiderio, non pensiamo mai di dichiararcene sazi.
Perciò beviamo senza misura, stimoliamo quel desiderio con tutte le forze, e così qualche volta si muore davvero.
Morte felice, non lo nego; ma continuando a vivere, forse si sarebbero aiutati molti altri a morire dal desiderio di tal morte. Perciò temo che sia un'astuzia del demonio, il quale, vedendo il danno che tali persone gli possono fare restando sulla terra, le induce a rovinarsi la salute con indiscrete penitenze, ciò che per lui non è poco.

10 - Dico che quando un'anima è giunta a questa ardente sete di Dio, deve star molto attenta, perché può andar soggetta alla tentazione di cui parlo.
E allora, supposto pure che non muoia di sete, può darsi che si rovini la salute. Intanto ella lascerà trasparire, suo malgrado, i sentimenti che l'animano: cosa che si dovrebbe affatto evitare.
Non nego che qualche volta, nonostante ogni nostra diligenza, non potremo fare che assai poco, essendo impossibile contenerci come vorremmo; ma quando questi desideri ci assalgono violentemente e con impeto, cerchiamo almeno di non aumentarli, ma di scemarne soavemente la violenza con qualche altra considerazione, perché possono anche essere effetto di natura, la quale alle volte agisce tanto quanto l'amore:
vi sono infatti persone che non sanno desiderare una cosa, sia pure cattiva, se non con grande veemenza.
Ma non credo che ciò accada a persone molto mortificate: la mortificazione è utile in ogni cosa.
Frenare un desiderio tanto buono sembra irragionevole, ma non è così. Non dico però che si debba soffocare del tutto, ma soltanto moderarlo con qualche altro, che forse ci può esser di maggior merito.

11 - Voglio aggiungere qualche altra cosa per farmi meglio capire. Ecco che ci viene un grande desiderio di andar liberi dalla prigione del corpo e di vederci con Dio, come San Paolo.
L'anima ne soffre; ma la sua pena è così soave che per frenarla ha bisogno di non poca mortificazione, senza poi riuscirvi del tutto.
Talvolta il desiderio è così eccessivo da togliere l'uso della ragione. L'ho costatato poco fa in una persona di carattere ardente, ma che aveva spezzato così bene la sua volontà da sembrare, a quanto si è visto in varie circostanze, di non averla neppure.
Ebbene, ci fu un tempo in cui la vidi come veramente impazzita, tanta era la pena che provava e tanto violenti gli sforzi che faceva per dissimularla.
Sono d'avviso che si debba temere anche se queste sofferenze provengono da Dio, e ciò per un motivo di umiltà, non dovendosi mai credere che la nostra carità sia così grande da gettarci in tali angustie.

12 - Soggiungo, anzi, che non sarebbe male sforzarsi di mutare desiderio - sempre che lo si possa - con il pensiero che vivendo si servirebbe meglio il Signore, giovando a qualche anima che altrimenti potrebbe perdersi.
Pensate, inoltre, che più si serve Dio, più si merita e più intimamente lo si godrà, senza poi dire che bisogna sempre temere per il poco che finora lo si è servito.
Questi argomenti sono assai utili, aiuteranno a sopportare la prova e a mitigarne il tormento.
Non parliamo poi dei grandi meriti che tali anime si accumulano, se per il maggior servizio di Dio sopportano l'angustia di vivere quaggiù, nonostante la pena che ne sentono.
Per me sono come persone schiacciate sotto il peso di una prova terribile o di un profondo dolore, e le vado consolando dicendo loro: « Abbiate pazienza! Abbandonatevi nelle mani di Dio! Sottomettetevi in tutto alla sua volontà, nulla essendovi di più sicuro che rimettersi al suo divino beneplacito».

13 - Non è poi impossibile che un tale desiderio di vedere Iddio sia suscitato dal demonio.
Cassiano racconta di un eremita di asprissima penitenza che per il desiderio di andar presto a Dio fu istigato dal demonio a gettarsi in un pozzo.
Ma egli non doveva aver servito il Signore con rettitudine ed umiltà, perché Dio è fedele e non avrebbe mai permesso che si accecasse in una cosa così evidente.
Se quel desiderio gli fosse venuto da Dio, lungi dal portarlo al male, gli avrebbe recato luce, discrezione e saviezza.
E’ innegabile. Ma il nostro mortale avversario non trascura alcun mezzo per nuocerci e non dorme mai. Stiamo sempre all'erta anche noi.
Questo consiglio è utilissimo per molte cose, particolarmente per quando si tratta di abbreviare l'orazione, nonostante ogni sua dolcezza, allorché le forze corporali cominciano a risentirsene, o ne ha danno la testa. La discrezione è necessaria in ogni cosa.

14 - Voi ora, figliuole mie, mi potrete forse domandare perché mi sono sforzata di mostrarvi il fine che ci attende e vi abbia parlato del premio prima ancora del combattimento, descrivendovi la felicità dell'anima che arriva a bere alla celeste fontana dell'acqua viva.
Affinché, rispondo, lungi dallo scoraggiarvi per le contraddizioni e le difficoltà della strada, camminiate con energia senza mai stancarvi, perché, come ho detto, può darsi che già arrivate alla fontana e non avendo che d'abbassarvi per bere, abbandoniate ogni cosa e perdiate un bene così prezioso per paura di non avere forze sufficienti o di non essere da tanto.

15 - Pensate che il Signore invita tutti.
Egli è Verità e la sua parola non è da mettersi in dubbio. Se il suo invito non fosse generale, non chiamerebbe tutti; e quand'anche chiamasse tutti non direbbe: « lo vi darò da bere ».
In tal caso direbbe: venite tutti, ché non avrete nulla da perdere, e io darò da bere a chi vorrò.
Ma siccome non pose alcun limite e disse « Tutti », tengo per certo che, non fermandoci noi per la via, arriveremo a bere di quell'acqua viva.
Il Signore che la promette ci dia grazia, per Quegli che è, di cercarla come si deve!
 Santa Teresa di Gesù – Cammino di Perfezione

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