AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

domenica 15 maggio 2011

MESE DI MAGGIO - MESE DI MARIA - CONOSCIAMOLA MEGLIO

LA MADRE DI DIO CROCEVIA DELLA FEDE

Un Padre della Chiesa, S. Cirillo di Alessandria, chiama Maria "scettro della retta dottrina"[Omelia tenuta nel Concilio di Efeso …]. Un’antica preghiera liturgica rivolta a Maria dice: "tu da sola hai sconfitto tutte le eresie in tutto il mondo".

Perché il senso della fede del popolo cristiano ha attribuito a Maria un tale titolo ed un tale compito?
1. Esso, in primo luogo, si fonda sul rapporto unico che Maria ebbe con l’avvenimento dell’incarnazione del Verbo, sul suo coinvolgimento assolutamente singolare [nessuno lo fu come lei] nel fatto che Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Questo coinvolgimento è costituito dalla maternità verginale di Maria. Ascoltiamo come il rapporto unico di Maria col fatto dell’incarnazione del Verbo viene descritto dalla fede della Chiesa: "Essi [i santi padri] non dubitarono di chiamare madre di Dio la Santa Vergine, non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è stato generato [da lei] secondo la carne" [DS 251].
Poiché Maria è entrata dentro al mistero dell’incarnazione del Verbo mediante la generazione fisica del Medesimo, il fatto centrale della nostra fede, "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" [Gv1,14], è realmente collegato con tutta la nostra realtà umana.
La fisicità, se così posso dire, dell’avvenimento dell’incarnazione del Verbo è manifestata indiscutibilmente dalla maternità verginale di Maria. Questa difende ogni evasione dalla concretezza storica di quel fatto.
Quello poi che è vero di ogni maternità, lo è soprattutto della maternità di Maria. Essa non è stata un fatto puramente biologico, ma ha comportato una partecipazione di tutta la persona di Maria. Ha comportato una libera corrispondenza della libertà di Maria alla grazia di Dio: "eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" [Lc 1,38].
Questa dimensione dell’incarnazione del Verbo fa risplendere in Maria la fondamentale verità cristiana sull’uomo: questi è un soggetto libero chiamato a cooperare realmente alla sua salvezza. La redenzione dell’uomo cioè assume la figura dell’alleanza di questi con Dio. E’ l’alleanza nella quale l’iniziativa è presa da Dio: iniziativa non motivata in nessuna maniera dai nostri meriti, ma solo dall’immensa bontà del nostro Dio. L’Alleanza è posta in essere dalla grazia. Ma è grazia che chiede e suscita la nostra risposta libera. Nel consenso mariano la persona umana scopre la verità più profonda su se stessa: essa è chiamata a corrispondere alla grazia di Dio, e la sua libertà si esprime eminentemente non nei confronti dei vari beni creati, ma di Dio stesso.
Nel mistero mariano pertanto si incrociano e si illuminano reciprocamente sia il mistero del Verbo incarnato sia il mistero [della libertà] dell’uomo: ella difende nella e colla sua maternità verginale l’intera verità di entrambi.
Se la fede cristiana si caratterizza in maniera inconfondibile con qualsiasi altra visione del mondo, religiosa o non, perché afferma il fatto dell’incarnazione del Verbo, Maria è la figura, lo "strumento" più adeguato per custodire intatta questa fede. Se la concezione cristiana dell’uomo si caratterizza per l’affermazione della dignità in qualche modo infinita di ogni persona umana, Maria è l’organo più sublime per custodire intatta nell’uomo la consapevolezza di questa dignità. "Per questo non ci si può meravigliare che la fede specificamente cattolica regredisca e quasi si atrofizzi, quando diminuisce la comprensione di Maria come sommo esponente dell’incarnazione di Dio" [L. Scheffczyk, Maria, crocevia della fede cattolica, Eupress ed., Lugano 2002, pag. 46]. Ed anche ci capisce il posto che occupa il culto e la devozione mariana nella vita cristiana: è un posto che non può essere occupato da nessun santo e neppure dagli Apostoli. Nessun santo o Apostolo è stato coinvolto nel mistero della redenzione come e quanto Maria.
2. Il rapporto unico che Maria ebbe con l’incarnazione del Verbo duemila anni or sono, produce un rapporto unico di Maria con la Chiesa che, come insegna il Concilio Vaticano II, "per una non debole analogia … è paragonata al mistero del Verbo incarnato" [Cost. dogm. Lumen gentium 8,1; EV 1/304]. "Infatti", continua il Concilio, "come la natura umana assunta serve al Verbo divino come vivo organo di salvezza indissolubilmente unito a lui, in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito vivificante di Cristo come mezzo per far crescere il corpo" [ib.]
Dopo che Maria ha concepito e partorito il Verbo nella nostra carne, Questi salito al cielo, ha donato lo Spirito Santo perché si costituisse la Chiesa, in ogni tempo e luogo. E’ attraverso l’organismo sociale, visibile della Chiesa che lo Spirito Santo genera Cristo nelle persone umane che accolgono nella fede la predicazione del Vangelo. Ciò che è accaduto in modo eminente e singolare a Maria e in Maria, accade ora alla Chiesa e nella Chiesa. Come infatti Maria ubbidendo alla parola di Dio, ha concepito per opera dello Spirito Santo il Verbo nella nostra carne, così la Chiesa ubbidendo al Vangelo, concepisce per opera dello Spirito Santo l’uomo nella vita nuova ed immortale. Della Chiesa Maria è membro sovrimente e singolarissimo, sua figura concretissima: ella compendia in sé ed irraggia il mistero della Chiesa. E’ per questo che Maria è lo "scettro della retta dottrina sulla Chiesa". Questo rapporto di Maria colla Chiesa è oggi particolarmente importante.

Infatti oggi nella Chiesa avanza una concezione che intende la Chiesa stessa come un’associazione umana attorno alle richieste di Gesù o attorno al suo messaggio. In questa interpretazione, la Chiesa è la comunità di coloro che si schierano con libera iniziativa umana attorno ad un’idea derivata da Gesù. La Chiesa assume così il carattere di una costruzione umana razionale che sorge e cresce tramite la volontà e l’efficienza umana. A una tale Chiesa manca ogni radice di grazia e di mistica. Non è più il grembo materno dal quale nasce in modo misterioso la vita soprannaturale e che porta in sé il mistero della pienezza divina. Questo malinteso sociologico-umanistico della Chiesa, però, procede di pari passo con l’inefficacia della fede in Maria Madre di Dio; perché dove Maria non viene più riconosciuta nel senso salvifico come madre, anche la Chiesa perde i suoi tratti materni-salvifici e diventa un’organizzazione di interessi umani e scopi razionali". [L. Scheffczyk, op. cit., pag. 48]
Ecco la  vera ragione ed il fondamento ultimo della devozione mariana. Non sono la singolare santità di Maria né i suoi privilegi unici. Il fondamento della devozione mariana è il posto singolare che Maria occupa nel mistero dell’incarnazione del Verbo e quindi nel mistero della Chiesa: dunque, dentro al mistero della nostra vita.
Dante espresse tutto ciò in modo insuperabile: Nel ventre tuo si raccese l’amore/ per lo cui caldo nell’eterna pace/ così è germinato questo fiore. Nel ventre di Maria è accaduto quell’avvenimento che ha consentito all’uomo di realizzare il suo destino, nella pace della Chiesa celeste in cui si compie la Chiesa terrestre.
Fonte: Card.Caffarra Arcivescovo Metropolita di Bologna 

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