AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

martedì 3 dicembre 2019

PARAFRASI DI PENSIERI DI GIANNETTA BOSCHI (1869-1903) - Parte quarta



PARAFRASI DI PENSIERI DI GIANNETTA BOSCHI  (1869-1903)

     Giovanna Francesca Luigia Boschi, familiarmente detta Giannetta, nasce a Lugo (RA) il 22.02.1869. I suoi genitori persone  stimate e religiosissime hanno 10  figli oltre a Giannetta quartogenita; uno dei figli Angelo (*) diverrà sacerdote e sarà suo direttore spirituale nell’ultima parte della vita; in famiglia anche tre sorelle divengono suore e un fratello seminarista muore prematuramente.
    La prima Comunione che Giannetta riceve a 10 anni (21 Giugno 1879) segna un profondo cambiamento nel carattere piuttosto vivace, irascibile e capriccioso della bambina che da quel momento cercherà sempre di dominare divenendo silenziosa, rispettosa, affabile con tutti, dedita ai lavori di casa e all’assistenza dei bisognosi.
   Scrive nel suo Diario :“ dalla mia prima Comunione alla quale mi preparai con tanta ansia e spasimo , giorno e notte quell’Ostia nel Sacramento fu il mio particolare tormento. Gesù in quel tempo mi elevava nella santa Comunione facendomi passare davanti tutta la sua vita crocifissa punto per punto.
   A 15 anni una mattina nel riceverlo così mi disse: Sponsabo te mihi in fide (Ti sposerò nella fede, Hos.2,20) e ciò con tanta mia sorpresa e stupore. Così altre volte pure mi venne ripetuto” . “In quel giorno solenne [della prima Comunione] domandai al Signore di servirlo e amarlo nello stato di vita che mi sarebbe stato di maggior sacrificio, per rendermi vera vittima”.
   Devotissima al Sacro Cuore di Gesù (che famigliarmente chiama “il mio Cuoricino” ), che divulga in molti modi e all’Adorazione perpetua,  Giannetta desidera per tutta la vita poter diventare monaca di Clausura nelle Adoratrici Perpetue del Sacro Cuore di Lugo ma molti impedimenti oltre a una salute cagionevole lo impediranno.
   Tale rinuncia rientra nella particolarità della sua chiamata ad essere “oblazione totale”, che conferma definitivamente  il 17.3.1896 consacrandosi durante la S. Messa quale  vittima  e con voto perpetuo al Cuore adorabile di Gesù”.
   Giannetta vive una vita in continua unione con il Signore che le si mostra in visioni intellettuali, parlandole al cuore, suggerendole come pregare. Le sofferenze fisiche accompagnano tutta la sua vita, vessata dal demonio che spesso la colpisce con violenza o la istiga al peccato. Nella sua missione di vittima Giannetta fa particolare riferimento al Sangue Preziosissimo delle Sante Piaghe di Gesù nelle quale tutta si immerge.
   Dopo vari presagi e visioni il  2 agosto, giorno del perdono d’Assisi dell’anno Santo 1990 avviene lo sposalizio mistico con Gesù  che le si rivela nell’eucarestia come Cuore fiammeggiante coronato dalla croce , ferito da una freccia collegato a 7 catene che lo tenevano sospeso: sono i 7 voti con cui Gesù la vuole legata con maggiore amore e perfezione al suo Cuore Ferito: povertà, castità, obbedienza, voto  di vittima, voto della maggior perfezione, di clausura, e adorazione.
   Giannetta muore  il  5.8.1903, dopo aver intensamente pregato per l’anima del Papa Leone XIII recentemente trapassato e per il nuovo futuro Papa Pio X. (Marta Montanari Titonel)
……………………………….
(*) Don Angelo Boschi, Giannetta Boschi. La vittima universale- 1869-1903. Memorie biografiche scritte da un suo direttore spirituale,  Faenza, Società Tipografica Faentina, 1927
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   A questo punto mi pare doverosa una precisazione. Quelle che seguono sono LIRICHE,  che inquadrano diversi momenti ed atteggiamenti di Giannetta. I lettori troveranno il testo originale del Diario scritto dal fratello sacerdote in una sezione a parte. Voglio sperare che i più volenterosi si sentano invogliati a portare avanti una loro ricerca personale! Questa volta le immagini sono costituite esclusivamente da decorazioni floreali del Servo di Dio Don Giuseppe Mazzanti, Fondatore delle Piccole Suore di S. Teresa di G. B. nel 1923.

Ciclo sulla Vocazione di Giannetta Boschi  (1869-1903)


Il fratello sacerdote Don Angelo s’interroga con frequenza sulla strana vocazione di Giannetta, che sembra uscire dagli schemi ordinari…


IL PENSIERO DI DON ANGELO SULLA VOCAZIONE DI GIANNETTA

(Parafrasi dal Diario, pag. 35)

Continuo a ripensare cosa voglia
veramente il Signor da mia sorella
tanto abbattuta per le porte chiuse
del Monastero a lungo sospirato.

Come potrò convincere Giannetta
ad accettar la strana vocazione
d’essere vittima stando nel mondo,
sacrificando ogni sogno claustrale?

Nel programma divino sembra inclusa
pur la rinuncia a questa vocazione,
che par il solo anelito del core.
Ripenso allor al patriarca Abramo…

Quello stesso Signor, che a lui concesse
il figlio sospirato, adesso chiede
il sacrificio dell’unico erede.
Vuol metter alla prova la sua fede!

L’altra sorella suora le ripete:
“Davvero non sei fatta pel Convento.
Ti resta questa sola vocazione:
sacrificarla per voler di Dio!”.
  
Giannetta non può non ripensare alla sorella suora ed al fratello sacerdote…


IL CROGIUOLO DI GIANNETTA

(Parafrasi dal Diario, pag. 36)

La sorella Maria, quando entrò
in Monastero, era quasi trentenne
e quattro giorni prima suo fratello
Angelo fu ordinato sacerdote…

Le due circostanze spasimare
facevano Giannetta: loro due
raggiunsero la meta finalmente
di quanto più premeva al loro core…

Soltanto questa povera Giannetta
nel mondo deve ancora rimanere
e fino a quando questa lacerante
attesa la dovrà martirizzare?


Giannetta riflette profondamente sulla travagliata vocazione della sorella suora…



INEVITABILE CONFRONTO

(Parafrasi dal Diario, pag. 36)

Un’altra cosa accresce di Giannetta
quell’intimo dolore. A sedici anni
la sorella Maria si sentì
chiamata a consacrarsi dentro al chiostro.

Era riuscita a strappare il consenso
dei Genitori, ma un’infermità
durata tredici anni la bloccò.
Eppur non venne meno il desiderio.

Miracolosa davver fu creduta
la sua guarigione. Qual colomba
tanto provata fece alfin l’ingresso
nel nido da lei tanto sospirato!

Giannetta allor conclude: “Se già morto
sembrava quell’anelito claustrale,
vederlo soddisfatto accende in me
la brama di congiungermi al Signore!”.


Giannetta comincia a rendersi conto che anche la salute è  un requisito importante per la sua vocazione religiosa... 


QUANTI OSTACOLI!

(Parafrasi dal Diario, pag. 36)

Non sono poche le difficoltà
da sormontare per questa ventenne
dal fisico davvero indebolito
anche per via delle penitenze,
veglie, martirio interiore del core

e soprattutto per le infermità,
che seppero per mesi pur bloccarla
a letto. L’organismo era estenuato,
scorreva poco sangue nelle vene.
Quando il chirurgo dovette operarla

al braccio, dubitava di poterle
rimarginar la ferita. Capì
d’esser di fronte a una tempra ostinata:
quella ragazza ignorava il “non posso”,
ma conosceva soltanto “lo voglio!”.

Giannetta non demorde ed ha uno scambio vivace col fratello Sacerdote…



BOTTA E RISPOSTA TRA DON ANGELO E GIANNETTA

(Parafrasi dal Diario, pag. 39)

“Se il Signore davvero ti volesse
monaca, ti darebbe pur le grazie
per abbracciare una siffatta vita.

Le tue qualità morali sono
indubbie, ma ti mancano le forze
fisiche. Tu presumere non puoi

che lui ti chiami a vita religiosa.
Per le stesse ragioni il sacerdozio
venne da me abbracciato, ma non scelsi

la vita conventuale, pur sentendo
d’aver un qualche stimolo nel core”.
Giannetta mi risponde: “Se il Signore

davvero non mi vuole, perché mai
permette un tal martirio dentro al core?
Perché sentirmi sempre sopraffatta

dal desiderio di lasciar il mondo
per vivere solinga col mio Dio?”.
M’azzardo ad obiettarle: “Può Gesù

darti tal desiderio perché possa
alfin sacrificarlo. Meritoria
mi sembra una siffatta vocazione!”.

Giannetta non demorde: “Provar voglio.
Se questo è il desiderio di Gesù,
le forze necessarie mi darà.

Se non mi vuole, almen avrò capito
che inutile non fu questa mia prova!”.
Che dir? Mi debbo arrendere a Giannetta…

   Giannetta si decide a fare un ultimo tentativo, scrivendo ad un Canonico che tanto stimava…



LA LETTERA AL CANONICO ENRICO SANI

(Parafrasi dal Diario, pag. 39)

“Caro Canonico, sento persone,
che mi conoscon, fratello compreso,
avanzar forti dubbi sulla mia
presunta vocazione, definita
soltanto esaltazione ed un prodotto
di debolezza fisica. Mi dica
davvero schiettamente se mi vuole
Iddio a questo genere di vita.
Lei sa che sol m’appoggio alla divina
Grazia ed ai meriti del Salvatore
per superare le difficoltà,
che la vita monastica comporta.

Se ciò non è possibile, saprò
tutto dimenticare. Non decido
da sola: sono certa che qualcuno
l’aiuto necessario mi darà!”.
 …………………………….

(Ponderano 2-12-2019), Padre Nicola Galeno

Seguono ora le citazioni dirette del “Diario di Giannetta Boschi, vittima universale”, scritto dal fratello sacerdote Don Angelo Boschi.


IL PENSIERO DI DON ANGELO SULLA VOCAZIONE DI GIANNETTA
CAPITOLO IV, Doloroso martirio

   “Si è già visto che Giannetta Boschi anelava rendersi religiosa adoratrice del SS. Sacramento, sentendosi a ciò stimolata da interno movimento della grazia. Noi non pos­siamo affermare che la sua vocazione fosse un puro desiderio di un'anima profondamente pia, che aborrisce il mondo e cerca solo le cose celesti e la solitudine che ad esse più avvicina ; neppure ci pare che fosse una chiamata speciale a servire Iddio in un Istituto dove fosse in vigore l'adorazione perpetua ; bensì, malgrado gl'interni stimoli che ve la spin­gevano; crediamo, e lo proveremo pure, che la sua vera vocazione fu quella di vittima in mezzo, al mondo e che nel programma divino vi era pure incluso fra gli altri sacrifici, forse il più grande di tutti, quello della propria vocazione, ossia della vocazione creduta divina per gl'interni stimoli, le naturali inclinazioni e i consigli ricevuti dai direttori di spi­rito. Nello stesso modo che il Signore chiese ad Abramo il sacrificio del figlio Isacco, sacrificio che poi non voleva in effetto, così alle volte finge di volere da un'anima una cosa che poi non vuole in realtà, essendo a Lui più gradito il sacrificio della medesima. Questo pensiero io aveva anche prima che Giannetta facesse gli ultimi sforzi per persuadersi della vera volontà del Signore su di lei, e ricordo che sempre diceva la sorella: Voi non siete fatta per il Convento, ma la vostra vocazione è sacrificare la propria vocazione”. (Pagina 35 e 36)
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IL CROGIUOLO DI GIANNETTA

   “Dopo la sua uscita dall’Istituto di S. Giuseppe di Lugo, Giannetta passò nove anni in famiglia, menando quella vita che si è descritta nel capitolo precedente. Genitori e fratelli pensavamo che più non si sarebbe verificato un nuovo distacco dalla famiglia, benché ella manifestasse sempre l'inclinazione allo stato religioso, e soprattutto all’Istituto delle Adoratrici perpetue del S. Cuore di Gesù, che stava a un passo da casa; ma l’ingresso nello stesso Monastero della sorella maggiore, Maria, le pose tal febbre nel cuore che non poté più resistere.

   Maria aveva 29 anni quando entrò in Religione e fece il suo ingresso il 24 Settembre del 1896, quattro giorni dopo la celebrazione della mia prima Messa. Queste due circostanze unite facevano spasimare Giannetta la quale diceva : D. An­gelo e Maria hanno già raggiunto la meta dei loro desideri ; solo la povera Giannetta è ancora qua nel mondo e chi sa per quanto tempo” ! (Pagina 36)

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INEVITABILE CONFRONTO

   “Ma un'altra cosa si aggiungeva ad accrescere il dolore della buona sorella e nello stesso tempo le sue ansie di entrare in Religione, ed era che Maria aveva manifestato fin dai sedici anni il desiderio di farsi monaca e ne aveva chiesto pure fin d'allora il consenso ai genitori. Solamente un'infer­mità sopraggiunta e che le durò tredici anni, e della quale guarì, si può dire, miracolosamente, le aveva impedito realiz­zare il suo desiderio, che conservò durante sì lungo tempo, confidando sempre in Dio, finché piacque a Lui togliere l'osta­colo e lasciare libero il volo alla povera colomba anelante di correre al suo nido. Ora l'avere veduto Giannetta il compi­mento di una vocazione che sembrava già morta, o soffocata, accendeva sempre più le sue brame e mostrandole possibile anche l'esecuzione della sua, le faceva tardare assai di poter dare anch’ella l'addio al mondo e volare in seno a Gesù nella pace del chiostro”. (Pagina 36 e 37)
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QUANTI OSTACOLI!


"Nondimeno le difficoltà da sormontare non erano poche. Primieramente ella che sempre era stata di complessione gracile anche prima dei venti anni, dopo la sua uscita dal Convento di S: Giuseppe si pose ancora più debole a cagione delle penitenze, delle veglie, del martirio ineteriore del cuore e soprattutto di varie malattie che durante questo periodo aveva sofferto e le quali parecchie volte l'obbligarono al letto per lunghi mesi. Il suo organismo era estenuato, nelle sue vene non c'era più sangue e più volte il chirurgo che dovette operarla in un braccio dubitava che potesse resistere all'operazione e non sapeva come fare rimarginare la ferita per mancanza di nutrizione e di vita.
Quanto ella faceva era per puro sforzo eroico di volontà di ferro che possedeva. Per lei non c'era nessun "non posso", ma unicamente "lo voglio". E forse era in virtù di tanta volontà che Giannetta non vedeva le difficoltà o, per meglio dire, l'impossibilità di farsi monaca per mancanza di salute, parendole che la sua volontà, aiutata dalla grazia divina che la chiamava, avrebbe dovuto sormontare e vincere tutto fino alla morte". (Pagina 37)
  
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BOTTA E RISPOSTA TRA DON ANGELO E GIANNETTA


“Il giorno 23 Luglio dell'anno 1898, previo il permesso di Mons. Luigi Tesorieri Vescovo d'Imola, essendo superiora Suor Maria Annunziata Vincenza del Sacro Cuore di Gesù, Giannetta fece il suo ingresso nel Monastero delle perpetue Adoratrici del S. Cuore di Gesù di Lugo. Io non credeva e neppure la famiglia che ella potesse reggere alla vita monastica, poiché entrò in uno stato da far compassione, ma essa voleva provare e assicurarsi della volontà di Dio. Io le diceva : " Se il Signore vi volesse monaca vi darebbe tutte le condi­zioni necessario per abbracciare tal genere di vita. Voi avrete le qualità morali, ma vi mancano le forze fisiche. Come dun­que potete presumere che il Signore vi chiami alla vita reli­giosa ? Per le stesse ragioni io ho abbracciato il Sacerdozio, ma non la vita regolare, sebbene non nego averne avuto stimoli. " Ma Giannetta rispondeva: “ Se il Signore non mi vuole, perché mi dà questo martirio di desiderio di vita religiosa? Perché io sento queste ansie di lasciare il mondo e di (Pagina 38) vivere in solitudine con Gesù ? " Io ribatteva l'obbiezione dicendo " Può darsi che Gesù vi dia questo desiderio per sacrificarlo. Per me è più meritoria una vocazione di questo genere. " Ma Giannetta non si dava per vinta. " Andrò a provare — diceva — e se Gesù mi vuole mi darà, quanto mi bisogna, e se non mi vuole non sarà male l'avere provato". (Pagina 38)
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LA LETTERA AL CANONICO ENRICO SANI

    “Non si creda però che Giannetta per ostinazione e disub­bidienza volesse riabbracciare lo stato religioso. In uno scritto a un suo direttore ella manifesta i suoi dubbi e i suoi timori, fondati specialmente sulla mia opposizione, e chiede consiglio sul da farsi, disposta anche ad abbandonare l' idea se così lo giudichi chi dirige l'anima sua. Mi pare che lo scritto men­zionato, senza direzione come tutti gli altri, e solo intestato colle parole " Molto Rev.do Padre. " fosse inviato al Cano­nico Enrico Sani, Parroco di S. Girolamo in Bagnacavallo, uomo di gran dottrina ed espertissimo in ascetica e mistica, a cui Giannetta ricorreva per consiglio di quando in quando, e questo lo deduco dalla calligrafia più grossa, cosa che recla­mava sempre il suddetto sacerdote a Giannetta, la quale soleva scrivere in carattere minutissimo. " Mi confermo nei miei dubbi al sentire le persone che mi conoscono, come sarebbe D. Angelo, che la mia vocazione non è che un'esaltazione e un prodotto di debolezza fisica. Mi dica schiettamente se Iddio mi vuole per questo genere di vita e se sono io abile (appog­giata sempre alla forza e onnipotenza divina e ai meriti di Gesù) a superare tutte le difficoltà che si trovano nella vita monastica, oppure se devo porre ciò in dimenticanza. Da me sola nulla concluderò: qualcun converrà mi presti aiuto". (Pagina 39)


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