AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 7 dicembre 2019

BEATITUDINI - 8 parte - Conferenze di Padre Claudio Truzzi OCD




8 (VII)Beati i pacifici 

“SHALOM” è una parola  biblica che serve di saluto per esprimere all’altro il tuo sincero desiderio che goda di felicità, di benessere e di vita pienamente assaporata.  «»
“SHALOM” lo traduciamo con “PACE”. Con tal espressione i giudei volevano ed intendono esprimere una relazione armoniosa con Dio, con se stessi e pure con gli altri.
VEDIAMO...
1.   Chi sono coloro che “lavorano per la pace”?
Non è facile definirli, anche se è molto semplice riconoscerli.
Iniziamo, innanzi tutto, da coloro che “non sono” i destinatari di questa settima Beatitudine.
E, come dato di fatto, che ...
1. Non sono i semplicemente i cosiddetti “tipi pacifici”. Cioè:
– coloro che non cercano guai.
– coloro che desiderano che tutto il mondo li “lasci in pace”.
– coloro che fuggono da qualsiasi tensione personale, familiare o sociale.
Naturalmente non costruisce pace la mamma (o il papà) che concede tutto ai capricci del figlio, basta che stia zitto e la lasci tranquilla. E quando diciamo “mamma”, includiamo i nomi di tanti altri allorché vengono meno ai loro obblighi nelle relazioni familiari, sociali, politiche... “purché – dicono – non si smuovano le acque”...
– e, neppure, gli eterni cercatori di un certo tipo di armonia cosmica.
      [Simili accezioni di “pacifico” – anche se può sembrare già molto –, evangelicamente parlando, è ancora poco].
  E non lo sono neppure i cosiddetti “pacificatori”. Ci riferiamo a tutta la specie di persone che, per il potere o l’influenza che detengono, si dedicano a “santificare” le cartine geografiche parlando di pace, raccomandando la pace, imponendo la pace, fino a giungere a reprimere duramente chi non vuole ammettere la “loro” pace.
[Giornalmente vediamo lodate – per esempio – le operazioni che conducono in tutto il mondo i “pacificatori” dell’O.N.U. Però, tutto questo lo facevano anche gli imperatori romani che, talvolta, anche loro si facevano chiamare “pacificatori”, anche se la pace che potevano ottenere sembrava maggiormente alla “pace dei cimiteri”].
  E, infine, neppure quella che ultimamente etichettiamo dei “pacifisti”. È esclusa pure questa, anche se essa in molte circostanze può diventare un’efficace preparazione degli animi verso un’attitudine di vero amore per la pace. Non vogliamo affermare che il loro impegno non sia positivo. Può esserlo, e in molti casi lo è. Risente, però, ancora troppo di gruppo di pressione, partito politico, ideologia guidata, ecc..., e non troppo di Vangelo.
2 – La pace che proclama Gesù, e cui spinge, è un’altra, molto differente.
Com’è la pace di Cristo?
 La pace di Gesù è innanzi tutto il frutto della sua obbedienza, del suo impegno radicale per «compiere la volontà del Padre». E di compierla umiliandosi (Lui, Dio) sino a farsi uomo, prima, ed a morire di Croce, poi.
   La pace di Gesù è, nel contempo, una pace che riconcilia e perdona ..., eleva e livella..., unifica e riunisce tutti i lontani ed avvicina fino al medesimo Padre e in un unico Spirito (Efes 2, 14-18).
  La pace del Signore, non soltanto pacifica interiormente e con i fratelli, ma, ci riempie di gioia e di contentezza nel saperci ed essere figli di Dio (Giov 1, 12). Tal esperienza della nostra filiazione divina è, infatti, il primo ed il più importante di tutti i frutti che tale pace ci procura. La nostra Beatitudine li proclama “beati”, più che per i servigi prestati, per il fatto che «saranno chiamati figli di Dio».
   Tale pace di Cristo, però, non agisce in noi, così spontaneamente. Esige la nostra cooperazione. La esige al punto che, in moltissime occasioni, dovremmo farci vera violenza per raggiungerla. L’esperienza insegna: non senza sforzo riusciremo a vederci liberi dal nostro egoismo, dalla nostra superbia, da tante attitudini di peccato che c’impediscono il passo verso la pace.
Proprio per questo ci avverte nostro Signore: «Non crediate che sia venuto sulla terra a seminare la pace; ma la guerra. Sono venuto a contrapporre il figlio a al padre, la figlia alla madre ... Chi ama suo padre e sua madre più di me, non è degno di me... Ci vuole conservare la propria vita, la perderà; e colui che perde per amor mio, la conserverà» (Mt 10, 34-39).
   Tale pace, infine, è una pacificazione interiore che può accompagnarsi a lotte, fatiche e contraddizioni esterne. La pace di Cristo, infatti, è qualcosa che sperimentiamo nel profondo dell’anima, molto intima-mente. Questo fa sì che possa conservarsi persino in momenti di lotta e di turbamenti.
Simile pace consiste, soprattutto, in una radicale ed assoluta convinzione del fatto che Dio ci ama;
e che in Lui devo amare tutti e tutto nella misura con Lui ama.
***
I profeti chiamarono il Messia principe della pace" (Is 9,5); affermarono che una pace senza fine avrebbe caratterizzato il suo regno (Is 9,6; 11,6). In occasione della nascita di Cristo, gli angeli del cielo proclamarono la pace sulla terra agli uomini di buona volontà (Lc 2,14). Gesù stesso afferma: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo» (Gv 14,27). Sul monte degli Ulivi, contemplando la maestà di Gerusalemme, Gesù, con le lacrime agli occhi ed il cuore gonfio, rimproverò il suo popolo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace!» (Lc 19,42).
La pace è il dono apportato dal Redentore. Egli ci procurò tale dono per mezzo della sua sofferenza e del suo sacrificio, della sua morte e risurrezione. S. Paolo afferma: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia» (Ef 2,13-14).
Quando, risuscitato dai morti, si mostrò agli apostoli, Gesù offrì loro innanzitutto la pace, prezioso dono del riscatto. Quando si mostrò a loro, augurò ai suoi discepoli: «Pace a voi!». Vedendoli spaventati e sperduti, li rassicurò dicendo loro che era proprio lui, risuscitato dai morti, e ripeté loro: «Pace a voi!».
Gesù ha voluto elargire questo dono prezioso del riscatto la pace e l'ha fatto, non soltanto agli apostoli, ma anche a tutti quelli che credevano e avrebbero creduto in lui. Per questo inviò gli apostoli a proclamare il Vangelo della redenzione in tutti i paesi del mondo, dando loro il potere di portare la pace dell'anima per mezzo dei sacramenti del battesimo e del pentimento, per mezzo dell'assoluzione dai peccati. Inoltre, in quell'occasione, Cristo soffiò sugli apostoli e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimette-rete, i peccati saranno rimessi ed a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,21-23).
Beati coloro che credono in Dio senza averlo mai visto con i loro occhi, percepito con i loro sensi, compreso completamente con la loro intelligenza. La fede è una grazia; essa supera la conoscenza.
La fede è un abbandonarsi con fiducia, non è un dato scientificamente dimostrato.
Da ciò possiamo capire che la fede è meritoria e dunque benedetta. Accettare, infatti, un sapere scientifico certo non costituisce in nessun modo un merito [è semplice “constatazione” – afferma s. Agostino], mentre credere in qualcosa che non possiamo capire, rappresenta un sacrificio e, perciò, un merito.
La mano tesa di Dio
Da sempre Dio cerca quell'uomo che, per amore, ha creato: per stringere con lui un' amicizia duratura.
La sua mano è tesa a tutti, senza distinzione alcuna.
Occorre, però, che da parte dell'uomo, da parte nostra, un'altra mano si tenda incontro alla sua.
Occorre essere disposti ad accoglierlo nella nostra vita.
Ascoltare la sua voce in una preghiera costante e sincera;
cercare con tutto il cuore la sua volontà:
ecco come “prendere Dio sul serio”.
Egli che, nel mondo d'oggi, sembra a molti assente, tornerà a farsi vedere e sentire.
A partire dall'esperienza di chi, lasciandosi guidare e trasformare da Lui, renderà ancor oggi visibile la potenza del suo eterno amore.
Quindi, innanzitutto, la pace con Dio. La fede ci unisce a Dio e stabilisce uno stretto legame con lui.
2.  L'armonia con Dio sfocia, a sua volta, in un accordo con il proprio Io: accordo che assicura una vera e propria pace con se stessi.
Per giungere ad essa necessitiamo, oltre che della fede, del pentimento che ci libera dai peccati riscat-tandoci. Perché è la colpa, il senso di colpa che suscita in noi l'inquietudine e provoca tormenti spirituali, e ci procura rimorsi: tutto ciò è dovuto ad una coscienza appesantita dai peccati.
La colpa non ci lascia in pace. Dice bene il profeta: «Non c'è pace per i malvagi» (Is 48,22). Mentre il salmo ci rassicura: «Grande pace per chi ama la tua legge» (Sl 119,165).
Il sorriso della vita
Viviamo in un mondo di arrabbiati. Non per cattiveria.
Solo perché ci sentiamo come sommersi da troppe cose cui badare.
Costretti a un ritmo di vita non più umano, non siamo più in pace.
Dobbiamo ritrovare il sorriso della vita. Sorridere agli altri,
incontrando il loro volto con nel cuore l
a disponibilità alla fiducia, alla comprensione, al dialogo.
Sorridere a Dio, ritrovando in lui il segreto profondo del filo contorto della nostra esistenza:
essa è sempre e comunque nelle Sue mani amorose e sapienti.
3.  Fare pace con la società:
I doni di cui Dio ci ha generosamente arricchiti non sono soltanto per il nostro uso; ci sono stati dati affinché ne facciamo parte a tutti, con la stessa generosità.
I tanti bisogni, le infinite sofferenze e solitudini, le ingiustizie ed i problemi della nostra società devono scuotere la nostra tranquillità.
Si può forse essere cristiani «tranquilli»?
«... [Tutto ciò] è una provocazione per tanti cristiani a ricordarsi della loro vocazione, a uscire dalla pigrizia e dall'anonimato, per essere nuovamente testimoni del Vangelo, in una vera identità cristiana»  (CEI, a. 24)
Come Gesù, anche noi siamo chiamati a vivere nel mondo: per essere, come lui, un segno che Dio ama tutti gli uomini, e gli uomini come sono, e anche quelli di oggi.
– Se noi viviamo separati;
– se disprezziamo la convivenza sociale e le sue istituzioni;
– se ci atteggiamo sempre e soltanto, dall'esterno, a giudici severi;
– se non facciamo che lodare nostalgicamente il passato...
come potrà l'uomo di oggi pensare che Dio vuol bene anche a lui?
I doni di cui Dio ci ha generosamente arricchiti non sono soltanto per il nostro uso; ci sono stati dati affinché ne facciamo parte a tutti, con la stessa generosità.
«Noi siamo chiamati a dare oggi testimonianza di una Chiesa e di cristiani che amano il paese e il mondo, e che di nessuna altra sapienza e potenza possono vantarsi, se non della Croce del Signore Gesù Cristo, vita e speranza ultima per la famiglia umana»  (Ibid., a. 40,)
4. Fare pace nella Chiesa.
«Noi siamo chiamati a dare oggi testimonianza di una Chiesa e di cristiani che amano il paese e il mondo, e che di nessuna altra sapienza e potenza possono vantarsi, se non della Croce del Signore Gesù Cristo, vita e speranza ultima per la famiglia umana»  (Ibid., a. 40,)
Al mercato ognuno cerca di attirare clienti al proprio banco, per vendergli la propria merce.
A volte, anche nelle nostre comunità si assiste a un concitato dividersi e contrapporsi di gruppi. Invece che cercare tutti l'unico Regno di Dio, ognuno mira a porre in mostra (“a fin di bene”, si capisce), le proprie idee e iniziative, e a conseguire i propri interessi.
Quand'è così, dobbiamo convertirci. Divisa, la Chiesa perde il suo scopo.
Diviso, il Corpo di Cristo, perde la sua forza: lo Spirito di unità e di amore.
«Donaci il tuo Spirito, affinché sia tolto ogni ostacolo sulla via della concordia,
e la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di unità e strumento della tua pace»
(Preghiera eucaristica della Riconciliazione)
***
  Chi sono, allora, i “costruttori di pace” che Gesù proclama “beati”?
In primo luogo – e non c’è contraddizione con le affermazioni sin qui esposte – colui che non soltanto non genera discordie, ma che semina piccole o grandi scintille di pace intorno a sé: nel suo corpo, nella sua mente, nella sua famiglia, fra le sue amicizie e, magari, anche a livelli più alti.
Sicuramente, Gesù, colui che promise di non lasciare cadere neppure un bicchiere d’acqua, ricompenserà il più piccolo sforzo che facciamo affinché i figli di un medesimo Padre vivano realmente come fratelli.
CHIEDIAMOCI...
Nel “Catalogo dei Pacifici”, di cui sopra, qual è – secondo me – la specie più numerosa?
A quali assomiglio maggiormente?
    Fino a che punto sono consapevole di Colui in cui mi sono fidato, come diceva san Paolo? Mi sento amato? Non soltanto amato, ma persino coccolato da Dio, rannicchiato e protetto sotto le sue ali? Come me la cavo con quelle virtù che chiamiamo confidenza  ed abbandono  nelle mani della Provvidenza
   Vivo in pace con me stesso? Mi accetto? E riguardo agli altri e agli estranei? Sono propenso a ringraziare? O piuttosto a lamentarmi? All’ottimismo, o al pessimismo?     
   Genero, semino, irradio pace là dove mi muovo? La gente mi cerca per la serenità che infondo, o teme la mia presenza?
    Sono capace di ripetere una, mille volte, le parole di questa preghiera che recita:
Signore, fa’ di me uno strumento della Tua pace:
dov'è l'odio, io porti l'amore;
dov'è l'offesa, io porti il perdono;
dov'é la discordia, io metta l'unione;
dov'è l'errore, io porti la verità;
dov'è il dubbio, io porti la fede;
dov'è la disperazione, io porti la speranza;
dove sono le tenebre, io porti la luce;
dov'è la tristezza, io porti la gioia!
Fa' che io cerchi di consolare, piuttosto che essere consolato;
cerchi di comprendere, piuttosto che essere compreso;
di amare, piuttosto che essere amato;
perché solo donando si riceve;
solo dimenticandosi si ritrova se stessi;
solo perdonando si è perdonati;
       solo morendo si risuscita alla vita eterna!
... Poiché ...
quest’attitudine di “lavorare per la pace” è una grazia,  un “dono dello Spirito”, da richiedere...
                 ... preghiamo...
1 – Il nido della pace  è il nostro cuore
Signore: che io non dimentichi mai questo dettaglio,
il particolare che è il cuore dell’uomo, il vero ricettacolo
della guerra e della pace.
     Come ce l’hanno ben ricordato i tuoi ultimi Vicari da Roma, Signore!
«La pace non si può dare nella società umana
se prima non risiede nel cuore di ogni uomo», ricordava la “Pacem in Terris”.
     La pace è impossibile senza un cambiamento di cuore. Rammentacelo.
Dobbiamo rinunciare all’intransigenza, all’odio che portiamo dentro.
Dobbiamo convertirci in esseri fraterni e solidali,
che riconoscono la dignità e la necessità dell’altro,
cercando la collaborazione per creare un mondo in pace.
     Però, fa' che che non prendiamo abbagli, Signore.
Che non ci fermiamo sulla discussione tra quali dei due cammini verso la pace sia il primo:
la conversione del proprio cuore o il cambiamento delle strutture della società!
Ambedue le cose.
Senza un mutamento del nostro cuore, non cambieranno le nostre strutture.
E se non cambiano queste, anche il cuore continuerà ad essere quello di prima...
Con la fame, per esempio, non si avrà pace.
Però senza di Te nel cuore; senza il tuo Amore, la nostra bramosia di denaro, genererà
più fame ancora.
2 – Preghiera affinché ... si manchi di pace...
Dacci, Signore, la pace – la “tua” pace –  di ogni giorno.
La pace di non sentirci del tutto soddisfatti;
di non trovare ora la meta agognata,
né l’albero misterioso dell’ombra perenne;
di non poter bere dell’acqua che non ci lascia ancora assetati,
né del vino che faccia scaturire il canto troppo sicuro e potente.
Che mai possano i nostri rivi sboccare in mare,
che mai incontrino un nido caldo i nostri desideri,
che non ci stanchiamo mai di cercare cammini: più nuovi e più lunghi,
né di scalare montagne, né di sondare abissi.
Fa’ che mai ci stanchiamo per avere un cuore troppo sicuro,
già ben “sistemato” nel suo sangue e nel suo ritmo.                           (Arbeloa)

Scambiatevi la pace!
Siamo in una macelleria, in Polonia.
Parecchie persone sono in coda per far la spesa.
Poco a poco, a misura che passa il tempo e la riserva di carne si va esaurendo e si capisce che non basterà per tutti, la relazione fra le persone si fa aspra, affiorano i nervi e pure l’aggressività.
Nel momento di maggior tensione e lotta per conseguire ciò che avanza,
risuona la voce di uno dei clienti che dice con autorità:
“Scambiatevi fraternamente la pace!”.
C’è un momento di sorpresa e d’indecisione.
Tuttavia, produce immediatamente effetto il suggerimento ... e ritorna la pace...
A volte dichiariamo la guerra, combattiamo, per conseguire la pace. Gridiamo ed insultiamo affinché ci “lascino in pace”. Abbiamo bisogno della pace; non possiamo vivere senza di essa.
Dio è un Dio di pace. Chi confida in lui, vivrà e riposerà nella sua pace. La pace, la regala Dio ai suoi figli, ai suoi amici; è frutto dello Spirito (Gal. 5,22); però come ogni dono di Dio, esige la cooperazione umana.
In mezzo ad un mondo diviso, il cristiano dev’essere fermento di unità e di pace.
Il gesto che si scambia nella Messa di allungare la mano a chi ci sta di fianco – sia un bambino, un anziano, un giovane, gente d’ogni classe e colore –, dev’essere messaggio di un impegno che provenga da una fede viva.
Dio non regna se non in un’anima pacifica e disinteressata – affermava san Giovanni della Croce. Dio vive soltanto in un mondo che ha conseguito la pace fondata sul dono di sé e sull’amore; in un mondo disarmato non solo di bombe, ma di odi.
«Il cuore della pace è la pace dei cuori» (Giov. Paolo II). Se, cioè, regna pace nei cuori, la si avrà anche in ogni famiglia e in ogni paese. Siamo invitati da “scambiarci la pace”, ad essere costruttori di una convivenza pacifica.
«Consegui la pace interiore, e una moltitudine di uomini troveranno la salvezza vicino a te» (Oscar Wilde)

“Fare pace”
e un gesto bellissimo e dimenticato, nella Chiesa, per fare pace:
*  Quando, deciso a cambiare strada, vuoi ritornare a Dio, riconosci i tuoi sbagli, t'impegni in un concreto miglioramento...,
è Dio che, ancora una volta, ti prende sulle spalle, pecora smarrita e ferita, per riportarti a casa.
E provare la pace di un cuore pentito.
*   Quando, testimone pigro e incostante della vita cristiana, ritorni alla Chiesa per dire a un prete e a tutti fratelli che vuoi di nuovo ricominciare,
è la Chiesa-madre che, ancora una volta, ti accoglie, per te prega, soffre e gioisce con te.
In essa sei rinato, con essa ti rinnovi.
E provare la pace della famiglia di Dio...
è il Sacramento della riconciliazione.

Affinché sia di nuovo pace:
«Apri le tue braccia, corri incontro al Padre: oggi la sua casa sarà in festa per te!».

***



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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi