AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 4 marzo 2019

TRINITÀ - conferenza di P.Claudio Truzzi OCD - parte terza




3 – Trinità – Dogma fondante la nostra fede

La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei «misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non divinamente rivelati». Indubbiamente Egli ha lasciato tracce dell'essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua Rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità  del suo Essere come Trinità  Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo.
«SENZA MISTERO NON SI CAPISCE NULLA»
Anche oggi troppi cristiani si trovano a disagio con questo mistero. O anche, semplicemente, col mistero. Per molti il mistero rappresenta un insulto alla ragione. Richiama qualcosa d'incomprensibile, di oscuro, una specie di rompicapo contro cui la nostra mente va a cozzare inutilmente. Pochi sospettano che il mistero sia «qualcosa che non può essere posseduto e compreso in modo immediato e definitivo, che chiede alla ragione umana di stare aperta ad una sempre maggior penetrazione. Il mistero quindi non va contro la ragione umana: la nostra fede non è infatti un'esperienza irrazionale; anzi, il mistero fonda la possibilità  del crescere del sapere umano, è lo sfondo su cui si gioca la nostra umana comprensione» (G. Ravasi).  Ancora più patetici quei predicatori che pretendono di spiegare tutto, di “chiarire” il mistero. Meritano l'ironia di G.V. Rossi che in una sua celebre pagina sbotta: «La religione non è fondata sulle  spiegazioni; la religione è fondata sul mistero... Ho letto giorni fa una spiegazione del perché Dio ha creato il mondo; e pareva che Dio avesse creato il mondo adoperando la testa di quello che faceva la spiegazione».
Il mistero non è limite, frontiera: è apertura sull'illimitato.
Dio rimane il trascendente, il «Totalmente altro», l'«Indisponibile» (Pascal). Non saranno certo i grimaldelli dei nostri sillogismi a far saltare la serratura di Colui che «abita in una luce inaccessibile». Noi non potremo mai «possedere», catturare Dio. Non riusciremo mai a tenerlo ostaggio nei nostri schemi mentali, ad incasellarlo nei nostri concetti. Di fronte a Lui non resta che confessare, come Isaia: «Veramente, tu sei un Dio misterioso». O, come Giobbe «Ecco, sono ben meschino... Mi metto la mano sulla bocca» (40, 4-5).
D'altra parte il mistero, che pur costringe a tapparsi la bocca, è offerto all'uomo affinché lo esplori, vi s'introduca, pudicamente, spoglio d'ogni presunzione, alla luce della fede più che della propria razionalità, soprattutto sotto la guida dello Spirito.  Allora le scoperte diventano una realtà veramente esaltante:
«...Quelle cose che occhio non vide, né orecchio non udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità  di Dio. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito...» (1 Cor 2, 9-13).
è questione di preghiera, contemplazione, adorazione, più che di elucubrazioni filosofiche e discussioni intellettualistiche. Nel campo del mistero, meglio le pagine di una s. Teresa d'Avila che quelle di parecchi eruditi. I mistici si trovano più a loro agio nelle profondità  del mistero che non gli studiosi.
Eppure tale atteggiamento di poca considerazione del mistero Trinitario da parte dei cristiani è veramente deleterio e mortificante. Esso conduce – come ha fatto notare la Congregazione della dottrina della Fede«ad una specie di “agnosticismo” [= Dio e tutto ciò che riguarda lo spirituale non può essere conosciuto, e quindi neppure parlarne] inaccettabile...
Se Dio, infatti, è più  grande di tutto ciò che possiamo sapere di Lui, la Rivelazione cristiana ci assicura che questo “di più” è sempre trinitario.
«La verità  incorrotta di questi misteri è di somma importanza per tutta la rivelazione di Cristo, perché  essi [i “due” misteri] fanno talmente parte del suo nucleo, che, se vengono alterati, viene falsificato anche il restante tesoro della Fede. La verità  di questi stessi misteri non è meno importante per la vita cristiana, sia perché niente manifesta così bene la carità di Dio, di cui tutta la vita dei cristiani deve essere una risposta..., sia perché gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura». (Congreg. Dottrina della fede, 1972)




LA SANTA TRINITà  NELLA DOTTRINA DELLA FEDE
1 – La formazione della dottrina trinitaria
La verità  rivelata della Santa Trinità  è stata, fin dalle origini, alla radice della fede vivente della Chiesa, principalmente per mezzo del battesimo. Trova la sua espressione nella regola della fede battesimale, formulata nella predicazione, nella catechesi e nella preghiera della Chiesa.
– Simili formulazioni compaiono già negli scritti apostolici, come ad esempio questo saluto, ripreso nella Liturgia eucaristica: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13,13).
– Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di formulare in maniera più esplicita la sua fede trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza della fede, sia per difenderla contro errori che l'alteravano.  Fu questa l'opera degli antichi Concili, aiutati dalla ricerca teologica dei Padri della Chiesa e sostenuti dal senso della fede del popolo cristiano.
  Per la formulazione del dogma della Trinità , la Chiesa ha dovuto sviluppare una terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: “sostanza”, “persona” o “ipòstasi”, ecc. Così facendo, non ha sottoposto la fede ad una sapienza umana, ma ha dato un significato nuovo, insolito a questi termini assunti ora a significare anche un Mistero inesprimibile, «infinitamente al di là  di tutto ciò che possiamo concepire a misura d'uomo».
La Chiesa adopera
– il termine «sostanza» (reso talvolta anche con «essenza» o «natura») per designare l'Essere divino         nella sua unità,
– il termine «persona» o «ipòstasi» per designare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella loro reale         distinzione reciproca,
– il termine «relazione» per designare il fatto che la distinzione tra le Persone divine sta nel riferimento     delle une alle altre.

2 – Il dogma della SS. Trinità
La Trinità  è una.
Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: «La Trinità  consustanziale».
Le tre Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero:
«Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio è tutto ciò che è il padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura».
«Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina».
Le tre Persone divine sono realmente distinte tra loro.
«Dio è unico ma non solitario». “Padre”, “Figlio” e “Spirito Santo” non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'essere divino [eresia modalismo]; essi infatti sono realmente distinti tra loro: «il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio».
Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: è il Padre che “genera”, il Figlio che “è generato”, lo Spirito Santo che “procede”». L'Unità  Divina è Trina.
Le Persone divine sono relative le une alle altre.
La distinzione reale delle Persone divine tra loro – poiché non divide l'unita divina – risiede esclusivamente nelle relazioni che le pongono in riferimento le une alle altre:
«Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al padre e lo Spirito santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza». «Per questa unità  il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito  Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio».
Ai catecumeni di Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno consegna questa sintesi della fede trinitaria: «Innanzitutto conservatemi questo prezioso deposito per il quale io vivo e combatto,... che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi dono una sola divinità e Potenza, che è Uno in Tre, e contiene i tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa... Di Tre infiniti è l'infinita con-naturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intero...: Dio, le Tre persone considerate insieme... Ho appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho 
appena iniziato a pensare alla Trinità, ed ecco che L'Unità  mi sazia...».


Le “Operazioni” divine e le “Missioni” trinitarie
Dio è eterna beatitudine, vita immortale, luce senza tramonto. È amore: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dio liberamente vuol comunicare la gloria della sua vita beata.
Tale è il disegno di benevolenza, disegno che ha concepito prima della creazione del mondo nel Figlio diletto, «predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo» (Ef 1,4-5), cioè «ad essere conformi all'immagine del Figlio suo» (Rm 8,29), in forza dello «Spirito da figli adottivi» (Rm 8,15).
Tale progetto è una «grazia che ci è stata data... fin dall'eternità» (2 Tn 1,9-10) e che ha come sorgente l'amore trinitario. Esso si dispiega nell'opera della creazione, in tutta la storia della salvezza dopo la caduta, nella missione del Figlio e in quella dello Spirito, che si prolunga nella missione della Chiesa.
•• Tutta l'Economia divina è opera comune delle tre Persone divine.
Infatti la Trinità , come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione.
«Il Padre, il Figlio e lo Spirito santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio». Tuttavia, ogni persona divina compie l'operazione comune secondo la sua personale proprietà .
Così la Chiesa, rifacendosi al Nuovo Testamento, professa: «Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù  Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo nel quale sono tutte le cose».  Le missioni divine dell'Incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà  delle Persone divine.
Tutta l'Economia divina – opera comune e insieme personale –
svela tanto la proprietà delle Persone divine, quanto la loro unica natura.



approfondimento
Tre persone di un’unica natura
La rivelazione del mistero trinitario ci eleva alle cime della trascendenza divina.
Al concetto di Dio – inaccessibile, ineffabile, “totalmente altro”, che pone l’uomo serio e riflessivo in uno stato d’adorazione e di sconcertato stupore –, si aggiunge l’idea di una pienezza misteriosa di pluralità di persone, che si distinguono per l’opposizione delle loro relazioni (Il Padre è tale [cioè, padre] in relazione al Figlio, soltanto in quanto esiste il Figlio; ugualmente il Figlio è tale, figlio, perché esiste il Padre, e così lo Spirito Santo in relazione ai primi Due) sussistenti nell’unica ed identica natura.
[Simile esposizione teologica è certo difficile e richiederebbe un'ampia trattazione in modo più comprensibile ai “non–addetti ai lavori”, ma non è qui il luogo. E... non è che poi i teologi stessi ne capiscano molto altro.]
Per quanto riguarda noi, tuttavia, il mistero si riduce ad alcuni punti precisi, che toccano il nucleo della nostra Fede: tre Persone distinte, pienamente e perfettamente uguali; un solo e unico Dio – o, come proclamiamo – “Credo in un solo Dio, in Tre Persone uguali e distinte” .
Così si esprime la Liturgia, nel prefazio della Messa della SS. Trinità, quando si dirige al Padre:
«Con il tuo unico Figlio e lo Spirito Santo, sei un solo Dio, un solo Signore;
non nell’unità di una sola Persona, ma nella Trinità di una sola sostanza [natura divina].
Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo,
e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo pure del tuo Figlio e dello Spirito Santo.
E nel proclamare Te, Dio vero ed eterno,  noi adoriamo la Trinità della Persone,
l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina».
In Dio, la vita si manifesta in un reciproco possedersi, in un mutuo darsi, in una comunione per-fetta.  La Trinità sgorga dalle radici più profonde dell’essere divino:
Il Padre è la “fonte di tutta la Trinità”. È il “silenzio”: non ha parlato, perché non è mai venuto “fra noi uomini”. Ha pronunziato una sola Parola, questo suo Figlio “prediletto”, e si rivela ancora attraverso lo Spirito Santo. Il Padre si esprime interamente nel suo Figlio e si contempla in Lui con una compia-cenza infinita, donandosi e generandolo dall’infinita pienezza della sua vita divina.
Ugualmente il Figlio è «Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, della stessa sostanza del Padre» [Credo]. Nella Scrittura il Figlio è detto anche (in Gv, 1) “Logos” in greco, “Verbum” in latino, “Parola” o “Verbo” in italiano, per esprimere soprattutto la spiritualità e l’immanenza della generazione divina.
Il Padre e il Figlio donano la pienezza della vita divina allo Spirito Santo. Padre e Figlio si donano reciprocamente, come frutto della più intima comunione. Lo Spirito Santo è l’amore personale del Padre e del Figlio, il loro mutuo bacio, eterno movimento, ineffabile estasi del loro amore.
• In tal modo, con un triplice soggetto, si rinchiude il cerchio della comunione di vita e d’amore in Dio, sigillato dallo Spirito Santo. Tutta la vita divina sgorga dalla fonte primeva, il Padre, che non ha origine; con flusso eterno si riversa nel Figlio. A partire dai due, il flusso giunge allo Spirito Santo, per rifluire nel Padre nell’infinito amore di tutti. Così, nel Dio Trino non esiste una fredda e rigida solitudine, ma un amore caldo e un’eterna donazione.
– La vita trinitaria è semplice e perfetta, eterna e infinita, immanente e onnipresente in ognuno dei suoi attributi divini, che rende immensi col proprio mistero ed espande nel silenzio del suo cielo.
– La vita trinitaria è creatrice e conservatrice dell’essere, trascendente e al contempo immanente nell’universo: nelle stelle, nel granello d’arena, nell’uccello, nella rosa, nella coscienza dell’uomo e soprattutto nel cuore del cristiano.
– Questo mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è una realtà che ci trascende infinitamente e nello stesso tempo una realtà che ci penetra nel più intimo dell’essere («creati ad immagine e somiglianza di Dio»), vivificandolo e santificandolo.
    Raramente il cristiano – noi stessi – cerca e trova il tempo e la forza di scendere nelle profondità della sua coscienza, d'inabissarsi nell'intimo della sua anima per incontrare il Dio vivo che vi inabita. È proprio lì, tuttavia, e solamente lì dove potrebbe incontrare ciò che cerca inutilmente in altre parti.
    Si deve insistere molto non soltanto sulla trascendenza del mistero divino, ma anche e soprattutto nella partecipazione reale dell’uomo nella stessa vita trinitaria.  



                         TRIMURTI
La Trimurti (aggettivo sanscrito che letteralmente significa: che possiede "tre forme" o "tre aspetti").
Essa è una nozione delle culture religiose dell'India che indica i "tre aspetti" di una divinità (deva) o della divinità suprema.
In quest'ultimo caso si suole indicare nella Trimūrti la forma triplice dell'Essere supremo
dell'Induismo, che si manifesta nelle tre divinità di Brahamẫ (il creatore), Visnu (il preservatore) e Siva (il distruttore), ed esercita il suo potere salvifico per mezzo degli avatāra (i più importanti sono gli eroi Rāma e Krishna).
A questa trinità di divinità maschili corrisponde la Tridevi, trinità di divinità femminili (di nuovo Tre Persone distinte e una sola): Sarasvati, Lakshmi e Parvati; manifestazioni, forme, che può assumere Mahā Devī (Grande Dea o Grande Madre).
Quindi, 2 Trinità (Trimurti e Tridevi), 2 Persone distinte e non unite, entrambe Una e Trina: una Persona-Trinità maschile, una Persona-Trinità femminile.





• Mistero insondabile. Nasce il desiderio di celarsi dietro leggende, immagini, parabole ed allegorie:
1– La Trinità e  s. Agostino
A tale proposito è interessante leggere quanto scritto da sant'Agostino nel De Trinitate ed in altre opere per tentare una chiarificazione del concetto di unica Sostanza e tre Persone.
Nell'uomo, ragiona Agostino, si possono distinguere la sua realtà corporale (essere), la sua intelligenza (conoscere) e la sua volontà (volere).
Se Dio ha creato l'uomo a propria immagine e somiglianza è allora necessario che questi tre aspetti appartengano anche alla Divinità, anche se in modo perfetto e divino, non imperfetto e umano: così Dio è Essere (Padre), Conoscenza (Verbo-Figlio), Volere-amore (Spirito Santo).
2 – Osserva quella fonte che sgorga dal profondo della terra, strappo nel terreno ricco d’acque vive. Tra il suolo e lo spazio, un solo ed unico punto di contatto: immagine dell’unità di Dio. Però in quel punto di contatto si dà una presenza simultanea del suolo, dell’apertura e dell’acqua. Il suolo che si apre: immagine del Padre; l’apertura-espressione: immagine del Figlio; e l’acqua che sgorga: lo Spirito Santo. I Tre nell’Uno.
3 – O pensiamo al sole abbagliante, fonte di vita, immagine dell’unità di Dio, perché il sole, unico in sé, è simultaneamente quel corpo solare (immagine del Padre) che, nell’esplodere incessante, si apre, si esprime, si comunica (immagine del Figlio), in un’energia che è luce e calore (immagine dello Spirito Santo).
4 – Prospettiva esistenziale
«La Trinità è un mistero che “tormenta”, e non soltanto da oggi, tanti uomini, cristiani e non. Una specie di rompicapo. Il fatto è che ci lasciamo invischiare in una specie di esercizio banale di algebra: Uno = Tre.
Non è certo col grimaldello della logica che possiamo venire a capo di questo mistero. Esso va affrontato, piuttosto, da un punto di vista esistenziale.
Un noto scrittore francese – Jean Claude Barreau – ha proposto un'interpretazione estremamente suggestiva, anche se non nuovissima, del mistero trinitario, appunto in una prospettiva esistenziale. In breve.
• L'uomo autentico, vero, completo, vive in tre dimensioni: verticale, orizzontale, e di profondità. Possiamo esprimere tutto ciò in tre termini:  – sopra  – attorno      – dentro.
   Attraverso la dimensione verticale l'uomo viene posto in relazione con ciò che sta “al di sopra” di lui: ad esempio il padre, o la madre, i superiori, e, comunque ogni autorità. Vi riconosce i valori che sono incarnati specialmente dal padre: obbedienza, docilità, dipendenza, ordine.
Se accetta di vivere in questa dimensione, l'uomo è figlio. Se la rifiuta radicalmente, rimane adolescente, in sterile rivolta contro i padre, e si dibatte in una contestazione confusa ed anarchica.
– La dimensione orizzontale aggancia l'uomo a ciò che gli sta “attorno”: fratelli, sorelle, amici, compagni …: insomma tutti i propri simili. I valori essenziali sono quelli di fraternità ed uguaglianza.
La persona che vive questa dimensione orizzontale diventa fratello. Se la rifiuta, rimane un bambino egoista e capriccioso, chiuso nel proprio piccolo mondo, preoccupato esclusivamente del proprio benessere (anche spirituale), estraneo alle esigenze del mondo che lo circonda, insensibile al problema della giustizia.
– Finalmente c'è la dimensione interiore, mediante la quale l'uomo entra in rapporto, in sintonia, con ciò che “sta dentro” di lui, col suo essere profondo. È il mondo dell'anima, dello spirito, dell'intuizione, delle creatività. La persona scopre i valori d'interiorità, silenzio, riflessione, libertà, contemplazione, poesia..., arriva alle proprie sorgenti sotterranee, alle proprie radici. Diventa un essere spirituale. E, notiamo bene, lo spirituale non è una creatura che vive nelle nuvole, disincarnata. È semplicemente, un uomo profondo.
La persona priva di questa dimensione interiore, si condanna alla superficialità, alla vanità, all'agitazione esteriore: rimane alla superficie di tutto.
Quindi, l'uomo completo deve vivere in una relazione con ciò che sta “al di sopra”, “attorno” e “dentro”  di lui. Queste tre dimensioni vanno accettate e sviluppate contemporaneamente. Chi vive una sola dimensione, eliminando o minimizzando le altre, diventa un essere unidimensionale. Così:
– Chi è soltanto “figlio”, è portato ad assumere atteggiamenti conservatori, preoccupato esclusivamente dell'ordine – o disordine – costituito. Non partecipa alle lotte per la giustizia. Non ama la novità. Non sa guardare avanti.
– Chi è soltanto “fratello”, contesterà o valori di disciplina, sacrificio, autorità, oltre a quelli dello spirito (preghiera, adorazione, silenzio).
– Chi si limita ad essere “spirituale”, considererà il proprio mondo interiore come una comoda evasione dagli impegni concreti per la trasformazione del vasto mondo. Insomma, sarà un “imboscato”.
• Il guaio del mondo d'oggi, deriva appunto dal fatto che si pongono in opposizione, vorrei dire in concorrenza, queste dimensioni. Invece di farle convivere affinché si armonizzino e si completino a vicenda.
Ma che cosa c'entra tutto ciò con la Trinità?
Ecco, il credente non trova in Dio un essere “unidimensionale”. L'incontra, invece, nelle sue tre dimensioni fondamentali. Così, aprendo il Vangelo,
  il cristiano fa conoscenza con un Dio che sta “al di sopra”. È il Padre. Il Padre nostro: Padre tenero, misericordioso, rispettoso delle libertà dei propri figli (padre, non paternalista!). Sempre pronto ad accogliere il prodigo. Sempre disposto a perdonare.
  Ma trova anche un Dio, che in Gesù, ha assunto un volto umano, fraterno; un Dio che è “attorno” a noi. Un Dio “nostro fratello”. «Ho avuto fame..., sete,... ammalato...».
  E, infine, Dio si trova nella dimensione “interiore”, nelle profondità del nostro essere. Dio è “dentro di noi”. «Dio mi è più intimo di quanto io lo sia a me stesso» (sant'Agostino).
Quindi: Dio nostro Padre, nostro Fratello, nostro Spirito.
Di conseguenza, più che abbordare il mistero della Trinità servendoci d'immagini e di paragoni insufficienti, oltre che abusati – il famoso triangolo! – penso sia più utile per la nostra vita riflettere sulla Trinità in una prospettiva di “comunione”.
In questa linea è andato molto lontano un bambino che ha detto candidamente: «Dio è... una famiglia!».
Ne risultano illuminate le nostre relazioni umane.
Il cristiano che crede nella Trinità, si sforza di vivere questo mistero, rigettando ogni egoismo, ogni ripiega-mento su se stesso.
Diventa l'immagine autentica di un Dio che è “comunità”, relazione, comunione di Persone                                                                                                                                               (A. Pronzato, il Pane della Domenica, C, 93-95)

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