AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 6 marzo 2019

In cammino verso la Pasqua con Edith Stein

In cammino verso la Pasqua
con Edith Stein


Introduzione delle Ceneri: tornare alla Fonte

1. Meditazione biblica

Dal libro di Gioele 2, 12-18
Or dunque – oracolo del Signore –, ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male». Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?». Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.

Commento

    La Quaresima si apre ogni anno con un richiamo molto solenne del profeta Gioele, il mercoledì delle Ceneri: «Parola del Signore»  Ecco ciò che dà una nota essenziale a questo tempo liturgico: renderci più attenti alla Parola di Dio, aprile le orecchie del cuore. 
Le sofferenze, le catastrofi che affiggevano nel suo tempo la terra di Giudea spingono il profeta ad incoraggiare il popolo eletto a convertirsi, cioè a tornare al Signore con fiducia filiale, lacerando il cuore e non le vesti perché «egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male» (2, 13)
«Ritornate a me». È l’unica legge del ritorno che dovremmo applicare sempre. La conversione del cuore a Dio è la dimensione fondamentale della quaresima. Convertirsi è letteralmente cambiare direzione girandosi. Ritornare alla Fonte del nostro essere. 
    Questo ritorno a Dio deve accadere «nel digiuno, nelle lacrime, nel lutto». Queste sono le manifestazioni esterne, visibili. Ma ai gesti esterni devono sempre corrispondere la sincerità dell’anima e la coerenza delle opere. «Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio». 
    A che cosa serve infatti lacerare le vesti se il cuore resta lontano da Dio, cioè dal bene e dalla giustizia? Ecco quello che veramente conta: tornare a Dio, con un’anima sinceramente pentita, per ottenere la sua misericordia. Un cuore nuovo e uno spirito nuovo: è quello che domandiamo attraverso il salmo penitenziale per eccellenza, il Miserere («Pietà di me»), il salmo 50. «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi». 
Gioele conclude la sua esortazione annunciando il perdono concesso: «Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo».

Esercizio spirituale

    Domando la grazia di diventare più profondamente cosciente del mio essere peccatore e di aspirare con tutto me stesso – spirito, anima e corpo – al perdono divino, come ad una nuova creazione, così da ritrovare gioia e speranza. Lo posso fare meditando il salmo 50 e domandando, con l’orazione liturgica (colletta) di questo giorno, di «iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male».

2. Due testi filosofici di Edith Stein

  • “Ricordati che sei polvere”
“La domanda principale sottesa ad Essere finito ed Essere eterno come a Vie della conoscenza di Dio è di tipo esistenziale: Come accade che alcuni giungono alla fede ed altri no, che alcuni trovano il senso dell’essere ed altri no?” (Cécile Rastoin, Edith Stein. Enquête sur la Source, Cerf 2007 p. 289)  Proponiamo un estratto della sua opera maggiore: Essere finito e Essere eterno (Città Nuova 1988, p. 91.96). Siamo coscienti che questo testo richiese, per essere ben compreso, uno sforzo d’attenzione. È un estratto del II capitolo, Atto e potenza in quanto modi d’essere. Possiamo esprimere semplicemente il tema con questa domanda: com’è che io sia un essere vivente?
“Da dove viene tuttavia questo essere ricevuto? […] Il mio essere, per quanto riguarda il modo in cui lo trovo dato e per come vi ritrovo me stesso, è un essere inconsistente; io non sono da me, da me sono nulla, in ogni attimo mi ritrovo difronte al nulla e devo ricevere in dono attimo per attimo nuovamente l’essere. Eppure questo essere inconsistente è essere ed io in ogni istante sono in contatto con la pienezza dell’essere […] .
    So di essere conservato e per questo sono tranquillo e sicuro: non è la sicurezza dell’uomo che sta su un terreno solido per virtù propria, ma è la dolce, beata sicurezza del bambino sorretto da un braccio robusto, sicurezza, oggettivamente considerata, non meno ragionevole. O sarebbe”ragionevole” il bambino che vivesse con il timore continuo che la madre lo lasciasse cadere?
    Nel mio essere dunque mi incontro con un altro essere, che non è il mio, ma è il sostegno e il fondamento del mio essere, di per sé senza sostegno e fondamento. […] posso giungere a riconoscere l’essere eterno in questo fondamento del mio essere in cui mi incontro con me stesso; […]. Quando Dio, per bocca dei Profeti, mi dice che mi è più fedele del padre e della madre, che egli è lo stesso amore, allora riconosco quanto sia «ragionevole» la mia fiducia nel braccio che mi sostiene e quanto sia stolto ogni timore di cadere nel nulla, a meno che non mi stacchi io stesso dal braccio che mi sorregge”.

  • La potenza della fede (Lettera a Roman Ingarden del 28 novembre 1926)
    “Adesso la fede. Se per «atti» intendo quelli che si possono omologare agli atti della conoscenza, allora anche io sarei diffidente. Ma la fede, la cui forza creatrice e trasformante di cui faccio esperienza nella maniera più reale in me e negli altri, la fede che ha eretto le cattedrali del Medioevo e la non meno meravigliosa struttura della liturgia ecclesiastica, la fede, che san Tommaso chiama «l’inizio della vita eterna in noi»- è ciò dinanzi alla quale si è infranto ogni scetticismo”.

(Lettere a Roman Ingarden, p. 239)

Riflessione
     Ho fatto l’esperienza, come Edith Stein, di essere stato ricondotto alla Fonte originaria della mia umanità? Mi sento sostenuto nel fondamento del mio essere? Quando il Signore mi ha aiutato ad attraversare una situazione difficile senza soccombere. 
    Scelgo ciò che può contribuire ad esprimere nell’agire la mia volontà di riconciliarmi con Dio e con il prossimo. Mediante quali mezzi mostrerò che voglio tornare al Signore? Da parte del Signore, che cosa mi incoraggia a tornare a Lui?

3. Il programma di questi esercizi spirituali e le indicazioni pratiche

    Santa Teresa Benedetta della Croce ci propone di vivere un cammino pasquale attraversando sette tappe sino al giorno di Pasqua. A partire dalla prima lettura delle domeniche di quaresima, gli esercizi spirituali offrono un percorso di trasformazione interiore per assomigliare sempre di più a Cristo. Ecco le tappe:
  • Ceneri:       Torna a Dio!
  • I settimana:         Ricordati e cammina alla mia presenza!
  • II settimana:         Non temere, soltanto abbi fede! 
  • III settimana:         Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me.
  • IV settimana:         Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi.
  • V settimana:         Iniziate ogni mattino!
  • Settimana santa:     Se porti la Croce, sarà lei a portarti, sarà la tua beatitudine.
  • Pasqua:        Accade così una nuova incarnazione di Cristo nel cristiano.
    Riceverete, ogni venerdì di questa quaresima, un messaggio di posta elettronica con un riassunto audio e un documento da scaricare. Esso avrà sempre la stessa struttura:
  • la I lettura della messa domenicale presa dall’Antico Testamento con un commento ed un esercizio spirituale che è proposto per aiutare a vivere secondo la Parola; 
  • alcuni testi di Edith Stein per scoprire il suo insegnamento e domande per la riflessione personale;
  • indicazioni per la meditazione e propositi per vivere ogni giorno con la Sacra Scrittura e santa Teresa Benedetta, in immagini.
    Gli esercizi spirituali sono molto ricchi di testi, alcuni molto accessibili, altri più difficili. Sta a voi scegliere ciò che fa per voi, senza rischiare indigestioni! Coloro che hanno più tempo e hanno il gusto d’approfondire, troveranno inoltre testi complementari che potranno essere ugualmente scaricati. Con questa spedizione, trovate anche:
  • una biografia dettagliata di Edith Stein;
  • una citazione più lunga del testo citato di Essere finiti ed Essere eterno.
    Buona salita verso la Pasqua!
fr. Philippe di Gesù (Hugelé), ocd (Convento d’Avon)

4. Pregare ogni giorno della settimana con Edith Stein

Giovedì dopo le Ceneri – 7 marzo: prendere la mano di Dio
“Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui” (Dt 30, 19s).
“In fondo, devo dire sono una piccola semplice verità: come si può cominciare a vivere prendendo Dio per mano” (Lettera dell’8 aprile 1931).
Penso a questa quaresima come ad un appuntamento con l’Amore, con la Vita? Prendere la mano di Dio senza più lasciarla, ecco il cammino della Vita. Concretamente, mi prendo 15 minuti per meditare queste parole di Vita.
Venerdì dopo le Ceneri – 8 marzo: ‘Eccomi’
“Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!»” (Is 58, 9)
“Cristo tende la mano a tutti coloro che si riconoscono peccatori, che pentiti lo confessano e che aspirano profondamente ad esserne liberati. Egli tuttavia richiede loro che lo seguano senza condizioni e che rinuncino a tutto ciò che in loro si oppone al suo Spirito. (Scientia Crucis).
Cominciare a camminare in questa quaresima significa voler essere liberati da Dio e compiere il bene che si può fare. Sono in grado di vivere oggi con Dio ogni incontro? O di vivere i momenti di solitudine come un tempo in cui Dio è presente?
Sabato dopo le Ceneri – 9 marzo: pregare con fede
«Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».» (Lc 5, 31-32)
“Ciò che possiamo fare è ben poco rispetto a ciò che Egli ha fatto per noi. Questo poco, tuttavia, lo dobbiamo fare. Prima di tutto si tratta di pregare con perseveranza per trovare la retta via e accogliere senza resistenze l’impulso della grazia quando essa si fa sentire” (Lettera del 17 agosto 1931).
Sono in grado di prendermi un altro momento di preghiera per domandare al Signore di guidarmi e di aiutarmi a vivere questa quaresima come Egli lo vuole? Di desiderare la messa domenicale …

Santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein (1891-1942) Carmelitana scalza., martire "Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, "fino a quando finalmente trovò pace in Dio"", queste parole furono pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987. Chi fu questa donna? Quando il 12 ottobre 1891 Edith Stein nacque a Breslavia, quale ultima di 11 figli, la famiglia festeggiava lo Yom Kippur, la maggior festività ebraica, il giorno dell'espiazione." Più di ogni altra cosa ciò ha contribuito a rendere particolarmente cara alla madre la sua figlia più giovane". Proprio questa data della nascita fu per la carmelitana quasi un vaticinio. Il padre, commerciante in legname, venne a mancare quando Edith non aveva ancora compiuto il secondo anno d'età. La madre, una donna molto religiosa, solerte e volitiva, veramente un'ammirevole persona, rimasta sola dovette sia accudire alla famiglia sia condurre la grande azienda; non riuscì però a mantenere nei figli una fede vitale. Edith perse la fede in Dio. "In piena coscienza e di libera scelta smisi di pregare". Consegui brillantemente la maturità nel 1911 ed iniziò a studiare germanistica e storia all'Università di Breslavia, più per conseguire una base di futuro sostentamento che per passione. Il suo vero interesse era invece la filosofia. S'interessava molto anche di questioni riguardanti le donne. Entrò a far parte dell'organizzazione "Associazione Prussiana per il Diritto Femminile al Voto". Più tardi scrisse: "Quale ginnasiale e giovane studente fui una radicale femminista. Persi poi l'interesse a tutta la questione. Ora sono alla ricerca di soluzioni puramente obiettive". Nel 1913 la studentessa Edith Stein si recò a Gottinga per frequentare le lezioni universitarie di Edmund Husserl, divenne sua discepola e assistente ed anche conseguì con lui la sua laurea. A quel tempo Edmund Husserl affascinava il pubblico con un nuovo concetto della verità: il mondo percepito esisteva non solamente in maniera kantiana della percezione soggettiva. I suoi discepoli comprendevano la sua filosofia quale svolta verso il concreto. "Ritorno all'oggettivismo". La fenomenologia condusse, senza che lui ne avesse l'intenzione, non pochi dei suoi studenti e studentesse alla fede cristiana. A Gottinga Edith Stein incontrò anche il filosofo Max Scheler. Quest'incontro richiamò la sua attenzione sul cattolicesimo. Però non dimenticò quello studio che le doveva procurare il pane futuro. Nel gennaio del 1915 superò con lode l'esame di stato. Non iniziò però il periodo di formazione professionale. Allo scoppiare della prima guerra mondiale scrisse: "Ora non ho più una mia propria vita". Frequentò un corso d'infermiera e prestò servizio in un ospedale militare austriaco. Per lei furono tempi duri. Accudisce i degenti del reparto malati di tifo, presta servizio in sala operatoria, vede morire uomini nel fior della gioventù. Alla chiusura dell'ospedale militare, nel 1916, seguì Husserl a Friburgo nella Brisgovia, ivi conseguì nel 1917 la laurea "summa cum laude" con una tesi "Sul problema dell'empatia". A quel tempo accadde che osservò come una popolana, con la cesta della spesa, entrò nel Duomo di Francoforte e si soffermò per una breve preghiera. "Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l'accaduto". Nelle ultime pagine della sua tesi di laurea scrisse: "Ci sono stati degli individui che in seguito ad un'improvvisa mutazione della loro personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina". Come arrivò a questa asserzione? Edith Stein era legata da rapporti di profonda amicizia con l'assistente di Husserl a Gottinga, Adolf Reinach e la sua consorte. Adolf Reinach muore in Fiandra nel novembre del 1917. Edith si reca a Gottinga. I Reinach si erano convertiti alla fede evangelica. Edith aveva una certa ritrosia rispetto all'incontro con la giovane vedova. Con molto stupore incontrò una credente. "Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette ai suoi portatori ... Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse". Più tardi scriverà: "Ciò che non era nei miei piani era nei piani di Dio. In me prende vita la profonda convinzione che-visto dal lato di Dio - non esiste il caso; tutta la mia vita, fino ai minimi particolari, è già tracciata nei piani della provvidenza divina e davanti agli occhi assolutamente veggenti di Dio presenta una correlazione perfettamente compiuta". Nell'autunno del 1918 Edith Stein cessò l'attività di assistente presso Edmund Husserl. Questo poiché desiderava di lavorare indipendentemente. Per la prima volta dopo la sua conversione Edith Stein visitò Husserl nel 1930. Ebbe con lui una discussione sulla sua nuova fede nella quale lo avrebbe volentieri voluto partecipe. Poi scrisse la sorprendente frase: "Dopo ogni incontro che mi fa sentire l'impossibilità di influenzare direttamente, s'acuisce in me l'impellenza di un mio proprio olocausto ". Edith Stein desiderava ottenere l'abilitazione alla libera docenza. A quel tempo ciò era cosa irraggiungibile per una donna. Husserl si pronunciò in una perizia: "Se la carriera universitaria venisse resa accessibile per le donne, potrei allora caldamente raccomandarla più di qualsiasi altra persona per l'ammissione all'esame di Santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein (1891-1942) Carmelitana scalza., martire "Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, "fino a quando finalmente trovò pace in Dio"", queste parole furono pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987. Chi fu questa donna? Quando il 12 ottobre 1891 Edith Stein nacque a Breslavia, quale ultima di 11 figli, la famiglia festeggiava lo Yom Kippur, la maggior festività ebraica, il giorno dell'espiazione." Più di ogni altra cosa ciò ha contribuito a rendere particolarmente cara alla madre la sua figlia più giovane". Proprio questa data della nascita fu per la carmelitana quasi un vaticinio. Il padre, commerciante in legname, venne a mancare quando Edith non aveva ancora compiuto il secondo anno d'età. La madre, una donna molto religiosa, solerte e volitiva, veramente un'ammirevole persona, rimasta sola dovette sia accudire alla famiglia sia condurre la grande azienda; non riuscì però a mantenere nei figli una fede vitale. Edith perse la fede in Dio. "In piena coscienza e di libera scelta smisi di pregare". Consegui brillantemente la maturità nel 1911 ed iniziò a studiare germanistica e storia all'Università di Breslavia, più per conseguire una base di futuro sostentamento che per passione. Il suo vero interesse era invece la filosofia. S'interessava molto anche di questioni riguardanti le donne. Entrò a far parte dell'organizzazione "Associazione Prussiana per il Diritto Femminile al Voto". Più tardi scrisse: "Quale ginnasiale e giovane studente fui una radicale femminista. Persi poi l'interesse a tutta la questione. Ora sono alla ricerca di soluzioni puramente obiettive". Nel 1913 la studentessa Edith Stein si recò a Gottinga per frequentare le lezioni universitarie di Edmund Husserl, divenne sua discepola e assistente ed anche conseguì con lui la sua laurea. A quel tempo Edmund Husserl affascinava il pubblico con un nuovo concetto della verità: il mondo percepito esisteva non solamente in maniera kantiana della percezione soggettiva. I suoi discepoli comprendevano la sua filosofia quale svolta verso il concreto. "Ritorno all'oggettivismo". La fenomenologia condusse, senza che lui ne avesse l'intenzione, non pochi dei suoi studenti e studentesse alla fede cristiana. A Gottinga Edith Stein incontrò anche il filosofo Max Scheler. Quest'incontro richiamò la sua attenzione sul cattolicesimo. Però non dimenticò quello studio che le doveva procurare il pane futuro. Nel gennaio del 1915 superò con lode l'esame di stato. Non iniziò però il periodo di formazione professionale. Allo scoppiare della prima guerra mondiale scrisse: "Ora non ho più una mia propria vita". Frequentò un corso d'infermiera e prestò servizio in un ospedale militare austriaco. Per lei furono tempi duri. Accudisce i degenti del reparto malati di tifo, presta servizio in sala operatoria, vede morire uomini nel fior della gioventù. Alla chiusura dell'ospedale militare, nel 1916, seguì Husserl a Friburgo nella Brisgovia, ivi conseguì nel 1917 la laurea "summa cum laude" con una tesi "Sul problema dell'empatia". A quel tempo accadde che osservò come una popolana, con la cesta della spesa, entrò nel Duomo di Francoforte e si soffermò per una breve preghiera. "Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l'accaduto". Nelle ultime pagine della sua tesi di laurea scrisse: "Ci sono stati degli individui che in seguito ad un'improvvisa mutazione della loro personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina". Come arrivò a questa asserzione? Edith Stein era legata da rapporti di profonda amicizia con l'assistente di Husserl a Gottinga, Adolf Reinach e la sua consorte. Adolf Reinach muore in Fiandra nel novembre del 1917. Edith si reca a Gottinga. I Reinach si erano convertiti alla fede evangelica. Edith aveva una certa ritrosia rispetto all'incontro con la giovane vedova. Con molto stupore incontrò una credente. "Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette ai suoi portatori ... Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse". Più tardi scriverà: "Ciò che non era nei miei piani era nei piani di Dio. In me prende vita la profonda convinzione che-visto dal lato di Dio - non esiste il caso; tutta la mia vita, fino ai minimi particolari, è già tracciata nei piani della provvidenza divina e davanti agli occhi assolutamente veggenti di Dio presenta una correlazione perfettamente compiuta". Nell'autunno del 1918 Edith Stein cessò l'attività di assistente presso Edmund Husserl. Questo poiché desiderava di lavorare indipendentemente. Per la prima volta dopo la sua conversione Edith Stein visitò Husserl nel 1930. Ebbe con lui una discussione sulla sua nuova fede nella quale lo avrebbe volentieri voluto partecipe. Poi scrisse la sorprendente frase: "Dopo ogni incontro che mi fa sentire l'impossibilità di influenzare direttamente, s'acuisce in me l'impellenza di un mio proprio olocausto ". Edith Stein desiderava ottenere l'abilitazione alla libera docenza. A quel tempo ciò era cosa irraggiungibile per una donna. Husserl si pronunciò in una perizia: "Se la carriera universitaria venisse resa accessibile per le donne, potrei allora caldamente raccomandarla più di qualsiasi altra persona per l'ammissione all'esame di Santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein (1891-1942) Carmelitana scalza., martire "Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, "fino a quando finalmente trovò pace in Dio"", queste parole furono pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987. Chi fu questa donna? Quando il 12 ottobre 1891 Edith Stein nacque a Breslavia, quale ultima di 11 figli, la famiglia festeggiava lo Yom Kippur, la maggior festività ebraica, il giorno dell'espiazione." Più di ogni altra cosa ciò ha contribuito a rendere particolarmente cara alla madre la sua figlia più giovane". Proprio questa data della nascita fu per la carmelitana quasi un vaticinio. Il padre, commerciante in legname, venne a mancare quando Edith non aveva ancora compiuto il secondo anno d'età. La madre, una donna molto religiosa, solerte e volitiva, veramente un'ammirevole persona, rimasta sola dovette sia accudire alla famiglia sia condurre la grande azienda; non riuscì però a mantenere nei figli una fede vitale. Edith perse la fede in Dio. "In piena coscienza e di libera scelta smisi di pregare". Consegui brillantemente la maturità nel 1911 ed iniziò a studiare germanistica e storia all'Università di Breslavia, più per conseguire una base di futuro sostentamento che per passione. Il suo vero interesse era invece la filosofia. S'interessava molto anche di questioni riguardanti le donne. Entrò a far parte dell'organizzazione "Associazione Prussiana per il Diritto Femminile al Voto". Più tardi scrisse: "Quale ginnasiale e giovane studente fui una radicale femminista. Persi poi l'interesse a tutta la questione. Ora sono alla ricerca di soluzioni puramente obiettive". Nel 1913 la studentessa Edith Stein si recò a Gottinga per frequentare le lezioni universitarie di Edmund Husserl, divenne sua discepola e assistente ed anche conseguì con lui la sua laurea. A quel tempo Edmund Husserl affascinava il pubblico con un nuovo concetto della verità: il mondo percepito esisteva non solamente in maniera kantiana della percezione soggettiva. I suoi discepoli comprendevano la sua filosofia quale svolta verso il concreto. "Ritorno all'oggettivismo". La fenomenologia condusse, senza che lui ne avesse l'intenzione, non pochi dei suoi studenti e studentesse alla fede cristiana. A Gottinga Edith Stein incontrò anche il filosofo Max Scheler. Quest'incontro richiamò la sua attenzione sul cattolicesimo. Però non dimenticò quello studio che le doveva procurare il pane futuro. Nel gennaio del 1915 superò con lode l'esame di stato. Non iniziò però il periodo di formazione professionale. Allo scoppiare della prima guerra mondiale scrisse: "Ora non ho più una mia propria vita". Frequentò un corso d'infermiera e prestò servizio in un ospedale militare austriaco. Per lei furono tempi duri. Accudisce i degenti del reparto malati di tifo, presta servizio in sala operatoria, vede morire uomini nel fior della gioventù. Alla chiusura dell'ospedale militare, nel 1916, seguì Husserl a Friburgo nella Brisgovia, ivi conseguì nel 1917 la laurea "summa cum laude" con una tesi "Sul problema dell'empatia". A quel tempo accadde che osservò come una popolana, con la cesta della spesa, entrò nel Duomo di Francoforte e si soffermò per una breve preghiera. "Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l'accaduto". Nelle ultime pagine della sua tesi di laurea scrisse: "Ci sono stati degli individui che in seguito ad un'improvvisa mutazione della loro personalità hanno creduto di incontrare la misericordia divina". Come arrivò a questa asserzione? Edith Stein era legata da rapporti di profonda amicizia con l'assistente di Husserl a Gottinga, Adolf Reinach e la sua consorte. Adolf Reinach muore in Fiandra nel novembre del 1917. Edith si reca a Gottinga. I Reinach si erano convertiti alla fede evangelica. Edith aveva una certa ritrosia rispetto all'incontro con la giovane vedova. Con molto stupore incontrò una credente. "Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette ai suoi portatori ... Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse". Più tardi scriverà: "Ciò che non era nei miei piani era nei piani di Dio. In me prende vita la profonda convinzione che-visto dal lato di Dio - non esiste il caso; tutta la mia vita, fino ai minimi particolari, è già tracciata nei piani della provvidenza divina e davanti agli occhi assolutamente veggenti di Dio presenta una correlazione perfettamente compiuta". Nell'autunno del 1918 Edith Stein cessò l'attività di assistente presso Edmund Husserl. Questo poiché desiderava di lavorare indipendentemente. Per la prima volta dopo la sua conversione Edith Stein visitò Husserl nel 1930. Ebbe con lui una discussione sulla sua nuova fede nella quale lo avrebbe volentieri voluto partecipe. Poi scrisse la sorprendente frase: "Dopo ogni incontro che mi fa sentire l'impossibilità di influenzare direttamente, s'acuisce in me l'impellenza di un mio proprio olocausto ". Edith Stein desiderava ottenere l'abilitazione alla libera docenza. A quel tempo ciò era cosa irraggiungibile per una donna. Husserl si pronunciò in una perizia: "Se la carriera universitaria venisse resa accessibile per le donne, potrei allora caldamente raccomandarla più di qualsiasi altra persona per l'ammissione all'esame di abilitazione. 
Più tardi le venne negata l'abilitazione a causa della sua origine giudaica. Edith Stein ritorna a Breslavia. Scrive articoli a giustificazione della psicologia e discipline umanistiche. Legge però anche il Nuovo Testamento, Kierkegaard e il libriccino d'esercizi di Ignazio di Loyola. Percepisce che un tale scritto non si può semplicemente leggere, bisogna metterlo in pratica. Nell'estate del 1921 si recò per alcune settimane a Bergzabern (Palatinato), nella tenuta della Signora Hedwig Conrad-Martius, una discepola di Husserl. Questa Signora si era convertita, assieme al proprio coniuge, alla fede evangelica. Una sera Edith trovò nella libreria l'autobiografia di Teresa d'Avila. La lesse per tutta la notte. "Quando rinchiusi il libro mi dissi: questa è la verità". Considerando retrospettivamente la sua vita scrisse più tardi: "Il mio anelito per la verità era un'unica preghiera". Il l° gennaio del 1922 Edith Stein si fece battezzare. Era il giorno della Circoncisione di Gesù, l'accoglienza di Gesù nella stirpe di Abramo. Edith Stein stava eretta davanti alla fonte battesimale, vestita con il bianco manto nuziale di Hedwig Conrad-Martius che funse da madrina. "Avevo cessato di praticare la mia religione ebraica e mi sentivo nuovamente ebrea solo dopo il mio ritorno a Dio". Ora sarà sempre cosciente, non solo intellettualmente ma anche tangibilmente, di appartenere alla stirpe di Cristo. Alla festa della Candelora, anche questo un giorno la cui origine risale al Vecchio Testamento, venne cresimata dal Vescovo di Spira nella sua cappella privata. Dopo la conversione, per prima cosa si recò a Breslavia. "Mamma, sono cattolica". Ambedue piansero. Hedwig CornradMartius scrisse: "Vedi, due israelite e nessuna è insincera" (confr. Giovanni 1, 47). Subito dopo la sua conversione Edith Stein aspira al Carmelo ma i suoi interlocutori spirituali, il Vicario generale di Spira e il Padre Erich Przywara SJ, le impediscono questo passo. Fino alla Pasqua del 1931 assume allora un impiego d'insegnante di tedesco e storia presso il liceo e seminario per insegnanti del convento domenicano della Maddalena di Spira. Su insistenza dell'Arciabate Raphael Walzer del Convento di Beuron intraprende lunghi viaggi per indire conferenze, soprattutto su temi femminili. "Durante il periodo immediatamente prima e anche per molto tempo dopo la mia conversione ... credevo che condurre una vita religiosa significasse rinunciare a tutte le cose terrene e vivere solo nel pensiero di Dio. Gradualmente però mi sono resa conto che questo mondo richiede ben altro da noi ... io credo persino: più uno si sente attirato da Dio e più deve "uscire da se stesso", nel senso di rivolgersi al mondo per portare ivi una divina ragione di vivere". Enorme è il suo programma di lavoro. Traduce le lettere e i diari del periodo precattolico di Newmann e l'opera " Quxstiones disputati de veritate " di Tommaso d'Aquino e ciò in una versione molto libera, per amore del dialogo con la moderna filosofia. Il Padre Erich Przywara SJ la spronò a scrivere anche proprie opere filosofiche. Imparò che è possibile " praticare la scienza al servizio di Dio ... solo per tale ragione ho potuto decidermi ad iniziare serie opere scientifiche ". Per la sua vita e per il suo lavoro ritrova sempre le necessarie forze nel convento dei Benedettini di Beuron dove si reca a trascorrere le maggiori festività dell'anno ecclesiastico. Nel 1931 termina la sua attività a Spira. Tenta nuovamente di ottenere l'abilitazione alla libera docenza a Breslavia e Friburgo. Invano. Dà allora forma ad un'opera sui principali concetti di Tommaso d'Aquino: " Potenza ed azione ". Più tardi farà di questo saggio la sua opera maggiore elaborandolo sotto il titolo "Endliches und ewiges Sein" (Essere finito ed Essere eterno) e ciò nel convento delle Carmelitane di Colonia. Una stampa dell'opera non fu possibile durante la sua vita. Nel 1932 le venne assegnata una cattedra presso una istituzione cattolica, l'Istituto di Pedagogia Scientifica di Miinster, dove ha la possibilità di sviluppare la propria antropologia. Qui ha il modo di unire scienza e fede e di portare alla comprensione d'altri quest'unione. In tutta la sua vita vuole solo essere "strumento di Dio". "Chi viene da me desidero condurlo a Lui". Nel 19331a notte scende sulla Germania." Avevo già sentito prima delle severe misure contro gli ebrei. Ma ora cominciai improvvisamente a capire che Dio aveva posto ancora una volta pesantemente la Sua mano sul Suo popolo e che il destino di questo popolo era anche il mio destino". L'articolo di legge sulla stirpe ariana dei nazisti rese impossibile la continuazione dell'attività d'insegnante. "Se qui non posso continuare, in Germania non ci sono più possibilità per me". "Ero divenuta una straniera nel mondo". L'Arciabate Walzer di Beuron non le impedì più di entrare in un convento delle Carmelitane. Già al tempo in cui si trovava a Spira aveva fatto il voto di povertà, di castità e d'ubbidienza. Nel 1933 si presenta alla Madre Priora del Monastero delle Carmelitane di Colonia. "Non l'attività umana ci può aiutare ma solamente la passione di Cristo. Il mio desiderio è quello di parteciparvi". Ancora una volta Edith Stein si reca a Breslavia per prendere commiato dalla madre e dalla sua famiglia. L'ultimo giorno che trascorse a casa sua fu il 12 ottobre, il giorno del suo compleanno e contemporaneamente la festività ebraica dei tabernacoli. Edith accompagna la madre nella sinagoga. Per le due donne non fu una giornata facile. "Perché l'hai conosciuta (la fede cristiana)? Non voglio dire nulla contro di Lui. Sarà anche stato un uomo buono. Ma perché s'è fatto Dio?". La madre piange. Il mattino dopo Edith prende il treno per Colonia. "Non poteva subentrare una gioia impetuosa. Quello che lasciavo dietro di me era troppo terribile. Ma io ero calmissima - nel porto della volontà di Dio". Ogni settimana scriverà poi una lettera alla madre. Non riceverà risposte. La sorella Rosa le manderà notizie da casa. Il 14 ottobre Edith Stein entra nel monastero delle Carmelitane di Colonia. Nel 1934, il 14 aprile, la cerimonia della sua vestizione. L'Arciabate di Beuron celebrò la messa. Da quel momento Edith Stein porterà il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. Nel 1938 scrive: "Sotto la Croce capii il destino del popolo di Dio che allora (1933) cominciava ad annunciarsi. Pensavo che capissero che si trattava della Croce di Cristo, che dovevano accettarla a nome di tutti gli altri. Certo, oggi comprendo di più su queste cose, che cosa significa essere sposa del Signore sotto il segno della Croce. Certo, non sarà mai possibile di comprendere tutto questo, poiché è un segreto". Il 21 aprile del 1935 fece i voti temporali. Il 14 settembre del 1936, al tempo del rinnovo dei voti, muore la madre a Breslavia. "Fino all'ultimo momento mia madre è rimasta fedele alla sua religione. Ma poiché la sua fede e la sua ferma fiducia nel suo Dio ... fu l'ultima cosa che rimase viva nella sua agonia, ho fiducia che ha trovato un giudice molto clemente e che ora è la mia più fedele assistente, in modo che anch'io possa arrivare alla meta". Sull'immagine devozionale della sua professione perpetua dei voti, il 21 aprile del 1938, fa stampare le parole di San Giovanni della Croce al quale lei dedicherà la sua ultima opera: "La mia unica professione sarà d'ora in poi l'amore". L'entrata di Edith Stein nel convento delle Carmelitane non è stata una fuga. "Chi entra nel Carmelo non è perduto per i suoi, ma in effetti ancora più vicino; questo poiché è la nostra professione di rendere conto a Dio per tutti". Soprattutto rese conto a Dio per il suo popolo. " Devo continuamente pensare alla regina Ester che venne sottratta al suo popolo per renderne conto davanti al re. Io sono una piccola e debole Ester ma il Re che mi ha eletto è infinitamente grande e misericordioso. Questa è una grande consolazione" (31-10-1938). Il giorno 9 novembre 1938 l'odio portato dai nazisti verso gli ebrei viene palesato a tutto il mondo. Le sinagoghe bruciano. Il terrore viene sparso fra la gente ebrea. Madre Priora delle Carmelitane di Colonia fa tutto il possibile per portare Suor Teresa Benedetta della Croce all'estero. Nella notte di capodanno del 1938 attraversa il confine dei Paesi Bassi e viene portata nel monastero delle Carmelitane di Echt, in Olanda. In quel luogo stila il 9 giugno 1939 il suo testamento: "Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte ... in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo...". Già nel monastero delle Carmelitane di Colonia a Edith Stein era stato concesso il permesso di dedicarsi alle opere scientifiche. Fra l'altro scrisse in quel luogo "Dalla vita di una famiglia ebrea". " Desidero semplicemente raccontare che cosa ho sperimentato ad essere ebrea ". Nei confronti " della gioventù che oggi viene educata già dall'età più tenera ad odiare gli ebrei ... noi, che siamo statì educati nella comunità ebraica, abbiamo il dovere di rendere testimonianza ". In tutta fretta Edith Stein scriverà ad Echt il suo saggio su "Giovanni della Croce, il mistico Dottore della Chiesa, in occasione del quattrocentesimo anniversario della sua nascita, 1542-1942". Nel 1941 scrisse ad una religiosa con cui aveva rapporti d'amicizia: " Una scientia crucis (la scienza della croce) può essere appresa solo se si sente tutto il peso della croce. Dì ciò ero convinta già dal primo attimo e di tutto cuore ho pronunciato: Ave, Crux, Spes unica (ti saluto, Croce, nostra unica speranza)". Il suo saggio su San Giovanni della Croce porta la didascalia: " La scienza della Croce ". Il 2 agosto del 1942 arriva la Gestapo. Edith Stein si trova nella cappella, assieme alla altre Sorelle. Nel giro di 5 minuti deve presentarsi, assieme a sua sorella Rosa che si era battezzata nella Chiesa cattolica e prestava servizio presso le Carmelitane di Echt. Le ultime parole di Edith Stein che ad Echt s'odono, sono rivolte a Rosa: "Vieni, andiamo per il nostro popolo". Assieme a molti altri ebrei convertiti al cristianesimo le due donne vengono portate al campo di raccolta di Westerbork. Si trattava di una vendetta contro la comunicazione di protesta dei vescovi cattolici dei Paesi Bassi contro i pogrom e le deportazioni degli ebrei. "Che gli esseri umani potessero arrivare ad essere così, non l'ho mai saputo e che le mie sorelle e i miei fratelli dovessero soffrire così, anche questo non l'ho veramente saputo ... in ogni ora prego per loro. Che oda Dio la mia preghiera? Con certezza però ode i loro lamenti". Il prof. Jan Nota, a lei legato, scriverà più tardi." Per me lei è, in un mondo di negazione di Dio, una testimone della presenza di Dio". All'alba del 7 agosto parte un carico di 987 ebrei in direzione Auschwitz. Fu il giorno 9 agosto nel quale Suor Teresa Benedetta della Croce, assieme a sua sorella Rosa ed a molti altri del suo popolo, morì nelle camere a gas di Auschwitz. Con la sua beatificazione nel Duomo di Colonia, il 1° maggio del 1987, la Chiesa onorò, per esprimerlo con le parole del Pontefice Giovanni Paolo II, "una figlia d'Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea". Papa Giovanni Paolo II l’ha canonizzata l’11 ottobre 1998 e proclamata patrona d’Europa il I ottobre 1999, all’apertura del sinodo dei vescovi sull’Europa, insieme a Brigida di Svezia e Caterina da Siena. http://www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/ns_lit_doc_19981011_edith_stein_it.html

supplemento filosofico 

Nel corso del 1935, mentre è al Carmelo, su richiesta dal padre provinciale dei carmelitani scalzi, suor Teresa Benedetta della Croce riprende i suoi lavori filosofici. Inizia con il manoscritto non ancora pubblicato di Potenza e Atto e lo rivede interamente. “Considerata l’ampiezza del lavoro, non le mancò né l’audacia né il coraggio: riprendere duemila anni di pensiero occidentale (Platone, Plotino, Aristotele, sant’Agostino, san Tommaso e santa Teresa d’Avila) cercando una sintesi personale suo senso dell’essere” (Cécile Rastoin, Edith Stein. Enquête sur la Source, Cerf 2007, p. 287-288). “La domanda principale sottesa ad Essere finito ed Essere eterno come a Vie della conoscenza di Dio è di tipo esistenziale: Come accade che alcuni giungono alla fede ed altri no, che alcuni trovano il senso dell’essere ed altri no?”(Id. p. 289). Proponiamo una citazione lunga di questa opera fondamentale: Essere finito e Essere eterno (Città Nuova 1988). Siamo coscienti che questo testo richiese, per essere ben compreso, uno sforzo d’attenzione. È un estratto del II capitolo, Atto e potenza in quanto modi d’essere. Seguiamo, semplificandolo, il ragionamento di Edith Stein intitolato al § 7 L’essere dell’Io e l’Essere eterno. Possiamo esprimere semplicemente il tema con questa domanda: com’è che io sia un essere vivente? “Giacché la vita è l’essere dell’Io, ciò potrebbe significare che la vita avrebbe l’essere dallo stesso Io. […] Si trova come qualcosa di vivente, di essente al presente. (p. 90s) […] L’Io è «gettato nell’esserci» […] L’essere dell’Io è un qualche cosa che vive da un attimo all’altro attimo. Non può fermarsi perché scorre «inarrestabilmente» Così esso non giunge mai a possedersi veramente. E per questo noi siamo costretti a definire ricevuto l’essere dell’Io, questo presente vivente in continuo cambiamento. È posto nell’esserci e vi è mantenuto istante per istante. Da dove viene tuttavia questo essere ricevuto? […] (p. 91). Il mio essere, per quanto riguarda il modo in cui lo trovo dato e per come vi ritrovo me stesso, è un essere inconsistente; io non sono da me, da me sono nulla, in ogni attimo mi ritrovo difronte al nulla e devo ricevere in dono attimo per attimo nuovamente l’essere. Eppure questo essere inconsistente è essere ed io in ogni istante sono in contatto con la pienezza dell’essere […] . L’Io invece sembra accostarsi maggiormente all’essere puro, perché non raggiunge il livello dell’essere solo per un attimo, ma in ogni istante vi è mantenuto, certo non come qualcosa di immutabile, ma come possedente un contenuto di vita continuamente trasformantesi. L’Io può giungere all’idea dell’essere eterno […]: l’Io indietreggia con orrore davanti al nulla e non desidera solo una continuazione senza fine del suo essere, ma il pieno possesso dell’essere […] (p. 92s.) L’idea di atto puro o di essere eterno diviene per l’Io, dopo che l’ho colta, misura del suo essere. Ma come si giunge a vedere in essa la fonte e l’autore del proprio essere? L’inconsistenza e la labilità del proprio essere diventa chiara all’Io quando se ne appropria col pensiero e cerca di giungerne al fondamento. Egli l’attinge, prima di ogni riflessione retrospettiva e di ogni analisi della propria vita, attraverso l’angoscia, che accompagna nella vita l’uomo non redento sotto vesti diverse (come paura di questo e di quello), ma in ultima istanza come angoscia di fronte al proprio non-essere, e lo «porta davanti al nulla»” (p. 94). L’atteggiamento di vita razionale sarebbe una «libertà per la morte ...» appassionata, certa di sé e «angosciata»? Per niente affatto. Di fronte all’innegabile realtà per cui il mio essere è fugace, prorogato, per così dire, di momento in momento e sempre esposto alla possibilità del nulla, sta l’altra realtà, altrettanto inconfutabile, che, nonostante questa fugacità, io sono, e d’istante in istante sono conservato nell’essere e che io in questo mio essere fugace colgo alcunché di duraturo. So di essere conservato e per questo sono tranquillo e sicuro: non è la sicurezza dell’uomo che sta su un terreno solido per virtù propria, ma è la dolce, beata sicurezza del bambino sorretto da un braccio robusto, sicurezza, oggettivamente considerata, non meno ragionevole. O sarebbe”ragionevole” il bambino che vivesse con il timore continuo che la madre lo lasciasse cadere? Nel mio essere dunque mi incontro con un altro essere, che non è il mio, ma che è il sostengo e il fondamento del mio essere, di per sé senza sostegno e senza fondamento (p. 95s.). Per due strade posso giungere a riconoscere l’essere eterno in questo fondamento del mio essere in cui mi incontro in me stesso. La prima è la via della fede… E quando Dio, per bocca dei Profeti, mi dice che mi è più fedele del padre e della madre, che egli è lo stesso amore, allora riconosco quanto sia «ragionevole» la mia fiducia nel braccio che mi sostiene e quanto sia stolto ogni timore di cadere nel nulla, a meno che non mi stacchi io stesso dal braccio che mi sorregge. La via della fede non è la strada della conoscenza filosofica: è la risposta data all’interrogativo posto da essa, ma proveniente da un altro mondo. La filosofia ha pure essa una strada propria, cioè la via del pensiero argomentativo, della dimostrazione dell’esistenza di Dio … (p. 96). La via della fede ci dà di più della via della conoscenza filosofica; il Dio vicino come persona, che ama ed è misericordioso, ci dà una certezza che non è propria di alcuna conoscenza naturale. Ma anche il cammino della fede è un cammino oscuro (p. 98)

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