AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

martedì 19 febbraio 2019

TRINITÀ - Introduzione della Conferenza di Padre CLAUDIO TRUZZI OCD



L'immagine della Trinità secondo Andrej Rublev 
La Trinità o Ospitalità di Abramo è una celebre Icona di Andrej Rublëv, realizzata negli anni intorno al 1422,[conservata presso la Galleria statale di Tret'jakov a Mosca. Il dipinto raffigura la scena della visita fatta dalla Trinità ad Abramo per promettere a lui e alla moglie Sara una discendenza. Durante il concilio dei cento capitoli, tale opera d'arte è stata considerata come l'Icona delle icone.






Trinità (Masaccio) ... La Trinità è un affresco di Masaccio, conservato nella terza campata della navata sinistra della basilica di Santa Maria Novella a Firenze e databile al 1426-1428. Misura 317x667 cm ed è universalmente ritenuta una delle opere fondamentali per la nascita del Rinascimento nella storia dell'arte.
Mi sono permessa di accompagnare la conferenza di P. Claudio con due quadri quasi contemporanei tra loro, rispettivamente un'icona russa e un affresco italiano. Ogni artista cerca di rendere visibile la Trinità secondo il suo sentire. Ma sappiamo che Dio non ha sembianze umane se non nel Figlio Gesù e che lo Spirito Santo è invisibile allo sguardo umano. Per questa ragione si sono da sempre usati simboli, come il fuoco o la colomba e gli altri qui sotto elencati da Padre Claudio.


1 –TRINITÀ
Introduzione
Raccontano dell’aquila che, quando i piccoli raggiungono un determinato sviluppo. Li afferra con i suoi potenti artigli e si eleva in alto, in alto. Giunta a quell’altezza, con le nubi e le nebbie sotto i suoi piedi, punta direttamente verso il sole ed espone i suoi piccoli a faccia a faccia contro il re degli astri.
Se resistono senza batter ciglio a quella luce abbagliante, li riconosce come figli, e tornata nuovamente al nido, continuerà ad averne cura. Se al contrario, ne vede qualcuno dibattersi in penosi battiti di ciglia, lo lascia andare perché si schianti contro le rocce. Non è degno d’essere aquila.
La Trinità è sempre stata il sole abbagliante della nostra fede. Durante i venti secoli del nostro cristianesimo, molti sbatterono le palpebre o addirittura rimasero accecati da questo mistero. Ricordiamo almeno
* i “triteisti” – che vedevano nella Trinità tre “dei” perfettamente distinti anche come natura;
* i “monarchiani” – che identificavano le Tre Persone;
* i “subordinazionisti” – che negavano la divinità del Figlio e dello Spirito Santo, lasciandola solo al Padre;
* i “modalisti” – che riducevano la distinzione tra le Tre Persone a semplici modi divini di manifestarsi (Dio è unico, e si manifesta in “modi” diversi, come creatore, come redentore, come santificatore);
* e – come no! – gli “ariani”, negatori della divinità del Figlio incarnato, Gesù.
* E fra gli ultimi “sbattere di palpebre” o abbacinamenti, citiamo i “modernisti” e i “razionalisti”, che hanno risolto il grande Mistero semplicemente negandolo (… così come i Testimoni di Geova…).
Noi non possiamo cadere in nessuno di simili errori o semplificazioni; né possiamo sorvolare il mistero, né ammetterlo solamente come la verità più indigesta della nostra fede. Nel Vangelo, Gesù, dopo averci inviati per il mondo a predicare e battezzare … «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», ci assicura che chi «Crederà si salverà, però chi non crederà, sarà condannato».
Per tale motivo, nel nome di questo medesimo Gesù, e in quello della Chiesa che ci chiede di farlo il centro della nostra vita, sostiamo in adorazione.
Non ci proponiamo di “spiegare”, né tanto meno, di “comprendere” il Mistero. Cerchiamo soltanto, questo sì, di soffermarci sulla maniera di rafforzare la nostra fede e di giungere a viverlo (il mistero) con maggior completezza. Come? Da un lato con l’aiuto della Rivelazione, dall’altro attraverso l’esperienza di quegli esperti in Dio che sono i nostri mistici; e gustando, in fine, a livello personale, lo stesso Mistero attraverso la preghiera … “in” e “con” i TRE.
Non comportiamoci come quel parroco, che lo scrittore Pronzato ricorda con affettuoso umorismo.
La chiamavano «domenica degli avvisi».
Il nostro vecchio parroco, dopo aver letto la pagina del vangelo, non l'aggrediva con la solita irruenza. Rimandava a un poco più tardi – almeno, così assicurava – il commento, perché aveva delle raccomandazioni urgenti da fare ai suoi parrocchiani.
Si soffermava ad illustrare e propagandare – con una minuzia per lo meno sospetta – la prossima gita-pellegrinaggio alla Madonna del Sasso, in quello di Locarno, raccomandando di essere in regola col documento di riconoscimento da presentare alla frontiera. Quindi si appellava alla generosità dei fedeli per i restauri «urgenti» di una cappellina che era cadente da almeno alcuni secoli.
Poi, con sospiro, apriva il capitolo delle «cose spiacevoli”: riguardavano i funerali, le processioni, il ballo, il comportamento in chiesa di alcuni giovanotti, sempre gli stessi, «là in fondo», gli sposi che non rispettavano l'ora fissata per la cerimonia creando un «grave disguido», le «figlie di sant'Orsola» che non portavano più il velo, gli uomini di Azione Cattolica che non partecipavano alle adunanze, ed un'infinità di altre «irregolarità». Il tutto, chissà perché, gli veniva alla memoria proprio la domenica della Santissima Trinità. In quel giorno la parrocchia subiva una specie di “giudizio universale” cui non sfuggiva nessuno.
Alla fine, consultato nervosamente l'orologio, si scusava di non poter affrontare «un argomento così arduo in così poco tempo» (noi si fremeva fra le panche scricchiolanti).
Si limitava, al massimo, a raccomandare di fare bene il segno della croce per ricordare degnamente «tanto mistero», e scandiva il solenne «Sia lodato Gesù Cristo!». Ed era il segnale della liberazione. Non soltanto – com'è facile immaginare – per noi ragazzini. Ma, una volta tanto, anche per il reverendo prevosto che, anche quell'anno, con un'abile e collaudata tecnica di aggiramento a tutti ormai nota, era riuscito ad evitare l'impatto rischioso col  «solo Dio in Tre Persone».
Così tutti gli anni. Capisco il mio parroco. Anche oggi troppi cristiani si trovano a disagio con questo mistero. O anche, semplicemente, col mistero –.                           A. Pronzato, Pane della Domenica - B
Come cristiani noi, invece, possiamo affermare che di Dio ci è possibile parlare perché Lui s’è fatto conoscere. Per merito di tale auto-comunicazione di Dio – culminata in Gesù Cristo – che chiamiamo Rivelazione – non soltanto possediamo parole su Dio, ma che abbiamo parole di Dio su Lui stesso.
L’affermazione cristiana di Dio – ereditata dalla tradizione giudaica: l’affermazione del Dio Uno ed Unico – dà però un significato distinto all’unicità di Dio, quella che s’intende e si spiega a partire dall’esperienza di Gesù. Per il cristiano, il Dio uno ed unico è il Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che c’invia e ci dona lo Spirito Santo. Dio è Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il credente cristiano – a differenza di altre tradizioni monoteistiche – non trova in Dio un essere unidimensionale, ma lo incontra in tre dimensioni fondamentali. Questo perché, Vangelo alla mano, egli giunge a comprendere Dio che sta sopra Gesù, è il Padre, nostro Padre, che come Gesù stesso ci ha dato a conoscere, è un Padre tenero, misericordioso, rispettoso della libertà dei suoi figli, sempre aperto ad accogliere il prodigo, lo sbandato nelle strade della vita, e disposto in ogni momento a perdonare.
S’incontra pure Dio in Gesù, che ha assunto un volto umano, s’è fatto nostro fratello, uno di noi per aver assunto tutto ciò che di umano esiste nella storia nostra: la nostra carne, le nostre tristezze e gioie.
E, finalmente, termina incontrando Dio nella dimensione interiore, nel più profondo dell’essere. Dio è dentro di noi, come ce lo ricorda sant’Agostino: Dio è più intimo in me di quanto lo sia io per me stesso.
  Per questo affermiamo che Dio, il Dio cristiano, è insieme: nostro padre, nostro fratello, nostro spirito.
E sempre dall’esperienza cristiana dobbiamo affermare che il Dio unico non è solitudine.
Dio non è un essere solitario, annoiato; ma tutto il contrario: è complesso, è dialogo, è relazione, è compagnia. In Dio – il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo –, non sono tre realtà che si oppongono egoisticamente, ma piuttosto che sono piene di bontà, colme di un amore che in continuazione si donano vicendevolmente. Da qui – coscienti che tutte le immagini e comparazioni che possiamo utilizzare per parlare di Dio, sono parziali – possiamo asserire che Dio è come una famiglia, una comunità, una comunione di persone.
Questo è ciò che spiega come Dio non sia un essere chiuso, ma che è aperto a ciò che gli è esterno, e lo s’incontri all’inizio dell’opera della creazione. Come conseguenza – con san Paolo – possiamo affermare che in Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, poiché da Lui procediamo.
Col termine “Trinità” – che non appare nel Nuovo Testamento, ma dal secolo III (200) – si cerca di esprimere l’amore di Dio verso tutti noi: il Padre che ci dona il Figlio – che è sua propria immagine; il Figlio che col suo sacrificarsi ci donò il suo amore, contemporaneamente alla prova di amore verso il Padre; e lo Spirito Santo – che è dono del Padre e del Figlio unitamente – è colui che fa sì che prendiamo coscienza dell’essere figli, amati da Dio, chiamati a partecipare di quella gran famiglia di amore che è Dio – come canterebbe Giovanni della Croce: «Come il Padre ed il Figlio e colui che da loro procede, l’uno che vive nell’altro, così sarebbe la Sposa [Chiesa], che assorta in Dio, vivrebbe la vita di Dio».
Per terminare con le parole di sant’Agostino:
«Dio non è nulla di ciò che pensi di capire, di ciò che immagini.
Desideri chiedere che cos’è Dio! Dio è amore».
 SIMBOLI  DELLO  SPIRITO
acqua, usata nel Battesimo; purifica e dà vita;
unzione con l'olio: Cristo significa Messia, cioè unto dallo Spirito, come i re erano unti con olio;
fuoco: è l'energia che trasforma ciò che avvolge; si posa sui discepoli sotto forma di lingue di fuoco;
nube e luce: nasconde la trascendenza e manifesta la gloria (vedi Mosè: Es 24, 15ss);
ombra: nell'Annunciazione, su Maria stende “la sua ombra” (Lc 1,35); nella Trasfigurazione, da dove uscì una voce che diceva: Questi è il mio Figlio prediletto” (Lc 9, 34); nell'Ascensione: “mentre essi lo stavano guardando, Gesù fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi” (At 1,9);
sigillo (= carattere): impresso sui documenti a indicare un effetto indelebile;
mano: imponendo le mani, Gesù trasmette lo Spirito e guarisce (cf Mc 6,5);
dito: con "dito di Dio" (Es 31,18) è stata scritta la legge su tavole di pietra; con "lo Spirito di Dio vivente" (2 Cor 3,3), è stata scritta la nuova legge affidata agli Apostoli;
colomba: rientra nell'arca alla fine del diluvio con il ramoscello di ulivo nel becco; sotto forma di colomba, lo Spirito scende su Gesù nel Battesimo.

SEGNO DI CROCE-SIGNIFICATO
Sul nostro pianeta sono innumerevoli le persone che sanno, per esempio, segnarsi soltanto sulla fronte o sul petto il Segno della Croce mentre pronuncia le parole: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. [Gli Ortodossi si segnano prima sulla spalla sinistra e poi sulla destra...]
  Un gesto e un’invocazione molto semplici, che però trasportano di colpo in un oceano infinito. Ti sommergono nella presenza dei Tre, nel loro amore, nella loro benedizione.
  Questa Croce che tracci su di te o sopra di altri, è una Croce protettrice, come quella nube della Bibbia che indicava la Presenza di Dio. Questo gesto è vettore di una preghiera breve ma feconda, che può aprire il nuovo giorno e chiuderlo, introdurti alla preghiera o ad un nuovo lavoro, benedire il tuo pasto familiare o l’uomo o la donna che ami.
– Questo segno della Croce è insieme “cristologico” e “trinitario”. Col segno della Croce gloriosa di Gesù, del “Dio crocifisso” chiami in tuo aiuto i Tre. Il segno della Croce, compiuto con rispetto e amore, con calma, è uno scintillio di vita divina. Si entra, si apre una porta, si fa vicina una Presenza, e per un istante percepisce qualcosa di Dio.
– Chi non è rimasto impressionato talvolta dalla gravità di un cristiano quando fa il Segno della Croce?
Un missionario racconta di un giorno, all’inizio della celebrazione eucaristica. «Nella mia qualità di sacerdote, io invocavo ad alta voce il nome dei Tre, mentre l’assemblea si segnava. I miei occhi si posarono su una donna di mezza età. Il suo volto era segnato dalle preoccupazioni e dalla sofferenza. Si stava segnando, con gli occhi chiusi, con interiorità e abbandono, però, insieme con decisione e pietà, lentamente. Quell’immagine mi restò impressa nella memoria come un’icona, forse perché in essa vidi una consonanza tra la Croce di Gesù e la sofferenza della donna».
Penso a santa Bernardetta di Lourdes. Una bambina come tutte le altre, fino il giorno in cui vide la Vergine alla grotta. Dopo le apparizioni conservò il suo candore, spontaneità e senso comune di prima. Però, a partir da allora, tutti i testimoni parlano soprattutto del raccoglimento e convinzione con cui faceva il Segno della Croce. Un giorno le chiesero dove l’aveva appreso, e Bernadetta rispose: «Non so come lo faccio; però lo faccio come lo vidi fare dalla Signora».

ALLA TRINITà

O  Trinità beata,
oceano di pace,
la Chiesa a te consacra
la sua lode perenne.
Padre d'immensa gloria
Verbo d'eterna luce,
Spirito di sapienza
e carità perfetta.
Rovéto inestinguibile
di verità e d'amore,
ravviva in noi la gioia
dell'agape fraterna.
O principio e sorgente
della vita immortale,
rivelaci il tuo volto
nella gloria dei cieli. Amen

AL MATTINO
Già l'ombra della notte si dilegua,
un'alba nuova sorge all'orizzonte:
con il cuore e la mente salutiamo
il Dio di gloria.
O Padre Santo, fonte d'ogni bene,
effondi la rugiada del tuo amore
sulla Chiesa raccolta dal tuo Figlio
nel Santo Spirito, Amen.

ALLA SERA
O Trinità beata, luce,
sapienza, amore,
vesti del tuo splendore
il giorno che declina.
Te lodiamo al mattino,
Te nel vespro imploriamo,
Te canteremo unanimi
nel giorno che non muore. Amen
GIACULATORIE

• Gloria a te, Trinità, uguale nelle Persone, unico Dio, prima di tutti i secoli, ora e per sempre.

• Lode a te, santa Trinità, inseparabile Unità, che ci hai rivelato la tua misericordia.

• Gloria ed onore all'unico Dio, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli!

• A Te rendiamo grazie, una e vera Trinità, unico e sommo Dio.

• Soccorrici, unico Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.

• Trinità beata! Il Padre è amore, grazia il Figlio, comunione lo Spirito Santo.

  O Trinità santa, Padre, Figlio, Spirito,
principio, splendore e dono di verità!

• A Te onore e potenza, a Te lode nei secoli, o santaTrinità!

• Tutte le tue creature danno gloria a Te,
santa Trinità!

• Tutto viene da Te, o Dio, per la tua parola tutto vive in Te, gloria a Te nei secoli!

• A Te la nostra preghiera, l'adorazione e
la lode, gloriosa Trinità.

• Tu nostra speranza, nostra gloria e salvezza, o santa Trinità!

• Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio, nei secoli dei secoli. Amen




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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi