AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 25 febbraio 2019

TRINITÀ - conferenza di P.Claudio Truzzi OCD - parte seconda



2 – IL DIO TRINITà NELLA SACRA SCRITTURA

Il Nuovo Testamento [Vangeli, Atti, Lettere...] trasmette in forma narrativa una teologia ed una spiritualità di una novità inimmaginabile.
In essi si riassume ciò che Gesù ci ha comunicato da parte di Dio e ciò che Lui significa per noi.
COME è DIO …
Un giorno l'angelo pittore, Michelangelo, decise di fare il ritratto di Dio. Era consapevole che sarebbe stata l'opera d'arte più complicata della sua vita. Dio è immenso: come si fa a farlo stare in un quadro?
Si decise a schizzare qualche bozza, senza aver bene idea di quel che avrebbe disegnato.
Cominciò, un foglio dopo l'altro, a tracciare qualcosa di Dio.
 Lavorava freneticamente e ogni volta scopriva qualcosa di nuovo, guidato da una nuova idea.
Riempì milioni di fogli finché il suo studio straripò di carta.
Un giorno, cercando di mettere un po' d'ordine, dimenticò la finestra aperta.
Un vento birichino sparpagliò qualche milione di fogli fuori dalla finestra.
«Che disastro, i miei disegni!».
I disegni piovvero dappertutto e in gran quantità finirono anche sulla Terra.
Trovandoli, gli uomini li guardarono e li studiarono, felici di scoprire finalmente com'era Dio.
Poi cominciarono a interpretare i disegni.
«Dio è come il sole».
«No, Dio è forte come un toro!», diceva un altro.
«No, Dio è potente come un re!»
«No, Dio è giudice che premia e castiga!»
«No, Dio è un legislatore che indica che cosa fare! »
«No, Dio è forte come un toro!»
«No, Dio è creatore del mondo e degli uomini! Noi dobbiamo soltanto obbedirgli »…
Ciascuno era convinto di aver trovato l'unica  vera immagine di Dio, così cominciarono a litigare. 
Dio si rattristò molto per questo e decise di intervenire.


«Andrò io stesso in mezzo a loro! Così mi potranno vedere, toccare, ascoltare!». 
Quello che decide, Dio lo fa.  Nacque come un bambino in mezzo agli uomini e si chiamò Gesù.
Così, oggi, è facile per tutti conoscere Dio. Basta conoscere Gesù ed ascoltarlo...
La Trinità, mistero d’esperienza

Mi rendo conto dell’immensità e della vastità del tema, se abbiamo presente ciò che di ciascuna delle Tre Persona della Trinità ci rivela il Nuovo Testamento; e che sarebbe opportuno esporre per avere una conoscenza completa del Dio Trinitario.
Il Nuovo Testamento parla di Dio Uno e Trino partendo dall’esperienza che, di questo mistero avevano gli apostoli ed i primi cristiani, a livello personale e comunitario: si tratta di un mistero di fede e d’esperienza, come quello della Risurrezione. Per questo le formulazioni di fede trinitaria non offrono la precisione che troviamo, più tardi, nelle formule (più precise e sempre bisognose di rinnovamento e di inculturazione), dei teologi  e dei concili; ciò, non perché l’esperienza del mistero in essi sia stata più forte e sentita, ma per la necessità di combattere le eresie e le deviazioni che erano apparse nel seno della Chiesa stessa, su questo mistero. «è bene che ci siano le eresie, affinché si possa vedere chi sono i veritieri» (1Cor 11,19).
I riferimenti alla Trinità nei vangeli ed epistole, suppongono già un’esperienza vissuta del mistero, di anni: una vita di cui è testimone san Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi – il primo documento scritto del Nuovo testamento, verso l’anno 50 dell’era cristiana –. Nell’azione di grazia iniziale, egli scrive che lui ha sempre presente, davanti a Dio e nostro Padre, l’opera della loro fede speranza ed opere, nel Signore Gesù Cristo, poiché il vangelo che aveva loro annunciato era accompagnato della forza e dal potere dello Spirito Santo (1 Tes 1. 3,5). Esperienza che fanno ben intendere i discorsi degli Atti: questi, sebbene stesi più tardi, sono una relazione dell’esperienza della prima ora: «Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato, e di ciò noi tutti siamo testimoni. Il potere di Dio l’ha esaltato e lui, avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, l’ha sparso, come vuoi state vedendo e sentendo» (Atti 2, 32-33). In quest’esperienza, soltanto i Tre appaiono al medesimo livello d’uguaglianza; tutti gli altri esseri sono creature.
TRINITà NEI VANGELI
– Le quattro redazioni dei Vangeli, con una forza cento volte maggiore di quella che troviamo nel-l’Antico Testamento, ci parlano di Dio come del Padre. Questo nome appare in essi più di 180 volte. È l’eco diretto della relazione, unica e singolare, che Gesù viveva con Dio; però anche dei suoi insegnamenti rispetto al nostro tratto filiale con Dio «nostro Padre».
– Lo «Spirito» è nominato 50 volte nei Vangeli, soprattutto in quello di Luca.
Padre, Figlio, Spirito: sono presenti, sono distinti, sono uniti. Nel battesimo di Gesù, Matteo, Marco e Luca parlano dello «Spirito» che discende su Gesù e di una voce (quella del Padre) che afferma: «Tu sei il mio amato Figlio, il mio prediletto» (Mc 1,9-11, e così in Matteo e Luca).
– Tra queste tre Persone distinte regna una profonda armonia. Nella Trasfigurazione di Gesù su di un’alta montagna (Mt 17, 1-5 e testi paralleli in Marco e Luca) appare una «nube luminosa», da cui risuona quella stessa «voce» (quella del Padre) che chiama Gesù «mio Figlio, l’amato, il mio prediletto». Pure in quest’occasione si pone l’accento sul fatto di accogliere il Figlio: «Ascoltatelo».
  Possediamo pure la preghiera di lode di Gesù, trasmessaci da Matteo (Mt 11, 25-27) e Luca, che l’introduce richiamando la nostra attenzione su Gesù «pieno della gioia dello Spirito Santo» (Lc 10, 21-22). Gesù parla al «Padre» perché «ha rivelato ai semplici» ciò che invece «rimane nascosto ai sapienti e ai dotti». La sua conoscenza di Dio – che sgorga da una fede amorosa e confidente, aperta – lo porta a Dio in una maniera diversa dalla ricerca puramente razionale dei filosofi.
Tale conoscenza dei segreti del Padre, però, è anche un dono di Dio che Gesù concede a chi si apre ai suoi insegnamenti: «Tutto il Padre mi ha consegnato, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
Noi stessi possiamo comprovarlo: la conoscenza di Gesù nella sua relazione unica di Figlio con il Padre è, a sua volta, un dono di Dio. S. Paolo e tutti i Santi hanno avuto un’esperienza viva di questa «ricchezza insondabile di Cristo» (Efesini 3,8).
  Evidentemente c’è pure da ricordare il finale del vangelo di san Matteo (Mt 28,19): «Andate e fate discepoli da tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Ciò dimostra che la formula «trinitaria» del battesimo era conosciuta ed accettata dalla Chiesa primitiva come parte integrante del messaggio universale e missionario di Gesù.
• Quindi, nei tre Sinottici [Matteo–Marco e Luca], è patente la presenza dei Tre e la loro manifestazione.
Siamo così giunti al Vangelo di Giovanni. Questi, invece, si sofferma in modo speciale sulla relazione tra il «Padre» [menzionato 129 volte] e Gesù, il «Figlio», e lo Spirito santo:
«Se qualcuno mi ama osserverà la mia parola e mio Padre l’amerà e verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui … Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà ciò che io vi ho detto» (Gv 14,23,26)
– Iniziamo dal Prologo del suo Vangelo (cap. 1). Giovanni insiste nella personalità divina di Cristo, il «Figlio unico», che in questo prologo è indicato soprattutto come il «Verbo» (Logos, Parola).
La “Parola” che venne nel mondo, appare immediatamente come distinto da Dio (Padre), e tuttavia unito a Lui, perché Dio: «Il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio». Lui ci dona la luce di Dio: «Il Verbo era la luce vera che, venendo nel mondo, illumina tutti gli uomini». Fattosi uno di noi, ci rivela il Padre: «E il Verbo si fece carne – uomo sottomesso alla precarietà della condizione umana – e abitò “pose la sua tenda” fra noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria [manifestazione della divinità], gloria propria del Figlio unico del Padre, pieno di grazia e di verità».
Questo Verbo possiede una «pienezza» dalla quale «tutti noi abbiamo ricevuto grazia su grazia».
È, Gesù, per noi lo specchio visibile del Padre invisibile: «Dio, nessuno l'ha mai visto; il Figlio unigenito, che sta nel seno del Padre, è il solo che ci ha dato la possibilità di conoscerlo».
– L’evangelista Giovanni ci presenta pure un Cristo desideroso di colmarci dello Spirito Santo che abita in Lui. Così, Gesù nel tempio proclama: «Chi ha sete, venga a me; chi crede in me, che beva. Come dice la Scrittura: Dalle sue viscere [dalle viscere di Gesù, dal suo essere più intimo – dal suo “cuore” diremmo noi –] sgorgheranno torrenti d’acqua viva». E Giovanni spiega: «Diceva questo riferendosi allo Spirito che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in Lui» (7, 37-39).
Che questo Spirito sia distinto da Cristo e dal Padre, ed al contempo unito a loro, appare chiaro nella conversazione di Gesù con i discepoli nell’ultima Cena. Stralciamo alcuni passi dai capitoli 14-16, che, con un vocabolario scarno, aprono prospettive teologiche e spirituali molto ricche.
«Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito [difensore, avvocato], affinché sia sempre con voi, lo Spirito di verità».
«Egli vive presso di voi e sarà con voi».
«La parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste parole mentre sono presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, egli v’insegnerà tutto e vi farà ricordare tutto ciò che vi ho detto».
«Quando verrà lo Spirito S., che v'invierò dal Padre, lo Spirito di verità, Lui darà testimonianza di me».
«Conviene ch'io vada, perché, se non me n’andassi, non verrebbe a voi il Difensore [Spirito Santo]».
•• Soffermiamoci sui momenti chiave della rivelazione della SS. Trinità nel Nuovo Testamento.
1 – Il primo atto, in cui appaiono i Tre uniti e distinti, è il racconto del mistero dell’Incarnazione.
È un dato di fede. L’evangelista che con maggior espressività descrive il ruolo dei Tre e di ciascuno di Loro, è san Luca.
«L’angelo le dice: non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio. Lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide, suo padre… Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. L’angelo le rispose: “Lo Spirito Santo scenderà su te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”» (Lc 1, 30-32.34).
San Luca scrive senza preoccupazioni teologiche [queste arriveranno più tardi] e scrive semplicemente ciò che si credeva e si viveva nelle comunità primitive, in cui era chiara la presenza delle tre Persone divine che intervenivano nell’attuazione dell’Incarnazione del Verbo.
Sullo sfondo di tutto ciò che Luca ci dice del Padre, del Figlio e dello Spirito, la sua relazione della concezione verginale di Gesù offre con chiarezza una rilettura e una visione “trinitaria”: il “Figlio di Dio”, “Figlio dell’Altissimo”, venne nel mondo per opera dello “Spirito Santo” (Lc 1, 32-25).
La Vergine Maria si presenta come il modello originale del discepolo che accoglie con fede e confidenza il mistero di Dio e che lo «conserva e medita nel suo cuore» (Lc 2, 19).
Tenendo presente che si tratta di una relazione di esperienze singolari, non è necessario forzare troppo il testo per vedere chiaramente distinti il Padre (Dio Altissimo), il Figlio incarnato che nascerà da Maria e lo Spirito Santo che opera in lei..
2 – La Trinità nel Battesimo di Gesù
Gli evangelisti, più che al battesimo, danno risalto alla teofania che ha luogo in occasione del battesimo. Dopo il suo battesimo, Gesù stando in orazione [aggiunge Luca], si aprirono i cieli, e su Lui scese lo Spirito Santo [san Giovanni dà ad intendere: in modo permanente] – in forma corporea come una colomba, e scese dal cielo una voce: «Tu sei mio Figlio: io oggi ti ho generato» (Lc 4. 21-22).
Per Marco e Matteo, è Gesù stesso che ha questa visione (Mc 1,10; Mt 3,16); mentre per Giovanni, è il Battista  colui che vede lo Spirito scendere su Gesù (Gv 1, 32).
3 – La Trinità nella vita pubblica di Gesù
Una delle verità salienti del racconto evangelico è che Gesù, mentre è uomo vero, al contempo è vero Dio. È l’espressione limpida dell’esperienza di Gesù risuscitato, che, alla luce della Risurrezione, si esprime e si legge nei vangeli.
Il Gesù che appare agli apostoli è il medesimo che ha vissuto con loro; ora, però, in una dimensione nuova, in una dimensione divina. È il Signore. È il Figlio di Dio, non in senso figurato – come lo erano i re d’Israele ed i giusti, cui, pure loro, erano chiamati “figli di Dio” (Sap. 2,16.18)  ma in senso reale. Gesù è il Figlio in una maniera unica, fino al punto che soltanto il Padre sa chi egli sia, e nel contempo, nessuno conosce il Padre se non il Figlio e coloro cui il Figlio, lo voglia rivelare. È Dio. In conclusione, durante tutta la vita pubblica di Gesù, unito a lui appare suo Padre e lo Spirito Santo.
Uno dei momenti della vita di Gesù in cui maggiorente risalta tale triplice presenza è allorché i 72 discepoli ritornano dalla loro missione evangelizzatrice, a cui il Maestro li aveva inviati per annunciare la Buona Novella nei villaggi. Quando, al loro ritorno raccontano ciò che avevano fatto, «in quel momento Gesù si riempì di gioia nello Spirito Santo, e disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti ed agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, poiché tale è stata la tua volontà”» (Lc 10. 21).
“Queste cose” sono, in sintesi, la realizzazione del piano salvifico di Dio sugli uomini, già presente nel ministero di Gesù e dei discepoli, e si rivela nell’obbedienza e nella sottomissione dei demoni quando sono scacciati in suo nome. Gesù stesso vedeva Satana cadere dal cielo come un lampo.
4 – La Trinità, nella passione e morte Gesù
La passione e morte furono l’ultimo momento della vita terrena di Gesù. In un’ora unica della sua vita non può mancare la presenza del Padre e dello Spirito Santo. In una breve formula trinitaria, l’au-tore della lettera agli Ebrei scrive: Gesù «per opera dello Spirito Eterno si offrì, offrì se stesso immacolato a Dio» (Ebr 9,14).
La presenza del Padre risalta nella preghiera di Gesù nell’Orto del Getsemani: una preghiera simile ad una lotta, una “agonia”. Egli si dirige al Padre con l’appellativo d’intimità filiale: «Abba, Papà, se vuoi, allontana da me questo calice…» (Lc 22, 42).
Terminata appena la preghiera, allorché apparvero coloro che volevano catturarlo, aveva detto a Pietro: «Credi che io non possa chiedere aiuto a mio Padre, che porrebbe immediatamente a mia disposizione più di dieci legioni di angeli?» (Mt 26,53).
E, soprattutto nel momento supremo della morte: «Padre, perdonali, perché non sanno ciò che fanno (Lc 23,34); «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito» (Lc 23,46). Lo Spirito Santo si fa presente al momento di spirare. Nelle parole dell’Evangelista: «E, reclinato il capo, consegnò lo spirito».
Gli esegeti vedono sì, il fatto del morire, ma pure il dono dello Spirito Santo come frutto della sua morte e glorificazione. Immediatamente dopo segue, infatti, la narrazione dell’acqua e del sangue che zampillano dalla ferita del suo costato. L’acqua è il simbolo dello Spirito Santo (Gv 7, 37-39).
5 La Trinità dopo la Risurrezione Gesù
«Per la terza volta Gesù ripeté: “La pace sia con voi! Come il Padre ha inviato me, così io mando voi”. Detto questo soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro cui perdonerete i peccati, questi saranno perdonati; a quelli cui li riterrete, non saranno rimessi”» (Gv 20. 21-23).
Non è meno chiara in questo testo la presenza dei Tre.
Ci troviamo nell’apparizione di Gesù ai discepoli dopo la sua risurrezione dai morti. Entrato nella gloria del Padre, comunica loro lo Spirito Santo affinché con la sua presenza e forza essi possano realizzare le opere proprie della Redenzione e Salvezza che Lui ha conquistato per tutti gli uomini: opere che si sintetizzano nel perdono dei peccati, giacché il perdono dei peccati immette, nei perdo-nati, la vita nuova di Cristo, la vita nuova di figli del Padre nel Figlio attraverso lo Spirito Santo.
6 – La gloria della Trinità nei cristiani
Il Vangelo ci parla della Trinità a proposito di Cristo Gesù, nel mistero della sua Incarnazione nel seno di Maria, e della sua vita, passione, morte e risurrezione in relazione col mistero di Cristo.
San Paolo ed altri apostoli, invece, fanno riferimento alla Trinità nel mistero della vita dei cristiani. Oltre alle poche formule trinitarie fra cui risaltano quelle agli Efesini: «Benedetto sia Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha beneficati con ogni classe di beni spirituali, nei cieli, in Cristo … In lui siete stati marcati con lo Spirito Santo della promessa» (Ef 1,3,13; cfr 1Pietro 1,1-2 e Rom 1, 1-4) – è notevole ed emblematico il testo ai Galati:
 «Nella pienezza dei tempi Dio inviò suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare co-loro che si trovavano sotto la legge, ed affinché ricevessimo la condizione di figli. E poiché siamo figli, Dio inviò nei nostri cuori lo Spirito di suo Figlio, che esclama: “Abbà, Padre!”» (Gal 4, 4).
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo attuano il mistero di Cristo per trasmetterci la loro vita. La vita del cristiano è vita trinitaria. La comunità dei figli di Dio è «unità nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, di tutto il popolo fedele» – come afferma san Cipriano.
La vita del cristiano è una vita nuova di figli nel Figlio, di relazione continua con il Padre sotto la guida e l’ispirazione dello Spirito Santo. La vita cristiana è essenzialmente trinitaria. San Giovanni della Croce insegna che Dio ci creò a sua immagine e somiglianza per poterci trasformare nelle tre Persone della Trinità, «perché, non sarebbe vera e totale trasformazione se l’anima non si trasformasse nelle Tre Persone in un grado vero e manifesto» (CE 39,9).
San Paolo esprime con queste parole lo sviluppo e perfezionamento di vita dei figli di Dio, che lui desidera per i suoi figli di Efeso:
«Per questo piego le mie ginocchia dinanzi al Padre … affinché Egli vi conceda, per la gloria della sua ricchezza, di fortificarvi interiormente mediante l’azione del suo Spirito».
Tale fortificazione consiste nel fatto «che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, per radicarlo e cementarlo nell’amore («che è stato sparso nei vostri cuori dallo Spirito Santo che vi è stato dato» – Rom 5,5), «affinché ne possiate comprendere con tutti i santi, la larghezza e la lunghezza, l’altezza e la profondità [totalità], e conoscere l’amore di Cristo, che eccede ogni conoscenza, vi riempiate di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3, 14-19).

Conclusione
I Vangeli, quindi, trasmettono in forma narrativa una teologia ed una spiritualità nuova. Essi riassumono ciò che Gesù ci ha comunicato da parte di Dio e ciò che Lui significa per noi per sempre.
Il mistero salvifico di Cristo Gesù, è un mistero trinitario, e la partecipazione del medesimo in ognuno dei credenti, dei figli di Dio, è vita trinitaria. Attraverso la fede ed il battesimo, tutti i discepoli sono sommersi nel Dio-Trinità ed entrano in comunione vitale con Lui, così come il tralcio vive grazie alla linfa della vite (Gv 15) e del terreno, in cui la vite espande le radici: immagine quanto mai eloquente del discepolo di Cristo Gesù e della SS. Trinità.
Senza formulazioni teologiche il Nuovo Testamento, partendo da un’esperienza singolare, ci rivela e svela il Dio Trinitario, più che nella sua vita intima, nelle sue manifestazioni esteriori, agendo nel mistero di Gesù Cristo per la salvezza dell’umanità. Inizia dall’Incarnazione del Verbo nel seno di Maria, sino alla sua morte e risurrezione; e ci svela sua azione attivamente presente nell’applicazione del mistero salvifico nella filiazione dei nuovi figli di Dio, dal momento che nascono nel battesimo fino alla consumazione della filiale partecipazione a quella di Gesù, nella pienezza della vita divina.
In SINTESI: Attraverso la fede e il battesimo, tutti i discepoli sono sommersi nel Dio-Trinità ed entrano in comunione vitale con Lui, così come il tralcio vive grazie alla linfa della vite (cfr. Gv 15) e del terreno, in cui la vite espande le sue radici: immagine quanto mai eloquente del discepolo di Cristo Gesù e della Trinità.
È l’amore che Gesù cercò di provocare costantemente nei suoi apostoli e discepoli, mentre era con loro, affinché entrassero in comunione con lui e che – sparito dalla terra – lasciò tale incarico allo Spirito Santo: Amore che si traduce e manifesta nell’adempimento dei suoi comandamenti e parole.

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