AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 14 ottobre 2015

SANTA TERESA D'AVILA

Il carisma di Teresa nel mondo n elle famiglie e nel lavoro
Abbiamo trascorso quest’ultimo anno a cercare di raccogliere i frutti    del       cammino        di preparazione che dal 2009 ci ha portato a festeggiare il V centenario di nascita di S. Teresa di Gesù e, soprattutto, a cercare di comprendere come la mia, la tua, la nostra vita di cristiani possa percorrere (e come) la stessa strada percorsa da questa grande maestra della fede, che è Teresa d’Avila.
L’identità della vocazione laicale nel Carmelo Teresiano forse non è ancora chiara a tutti. A volte basta sentirsi innamorati o affascinati dal Carmelo per scivolare nei tranelli più sciocchi di qualsiasi percorso: sentirsi arrivati. E’ così per ogni cammino. Bisogna, invece, interrogarsi, comprendere e mettersi in cammino. Proprio come ha fatto Teresa. Ricordate? Era già monaca di clausura, ma non si sentiva arrivata, voleva capire, per esempio,    che   cosa significasse quella “orazione continua” di cui parla la regola primitiva. Voleva capire come farla. “Nessuno me lo aveva insegnato”, confidò. Sentiva che il proprio modo di rispondere,
seppure con entusiasmo, non era quello giusto. Era inquieta. Il suo cuore chiedeva di più. In realtà era Dio a chiederlo.
Questo c’insegna la necessità di interrogarci sul nostro modo di vivere la Regola e le nostre Costituzioni. E’ un percorso che già stanno facendo i frati. E’ un percorso richiesto a ciascuno di noi. Ed è una verifica da fare sempre. Personalmente e comunitariamente, sia che si è in formazione per la promessa
“Todo va con Amor”
Teresa
sia che si è in formazione permanente.
Non è facile delineare l’identità del laico dell’OCDS se non si ha già chiara la propria identità umana, cristiana e vocazionale. Quella carmelitana non è che una vocazione specifica, che aggiunge una sfumatura particolare al nostro essere cristiani. Questa sfumatura che a tanti sembra un impegno insormontabile (aLa Vocazione Teresiana secolare
cominciare dalla formazione che qualcuno vorrebbe saltare a piè pari, senza capire che lì s’inizia a costruire) ci svela a poco a poco ciò di cui abbiamo bisogno: l’umiltà, l’obbedienza, la pazienza, la verità. Tutto il contrario degli imbrogli, della scaltrezza, dei sotterfugi che il modo di vivere di oggi insegna.
Di umiltà, di obbedienza, di pazienza ci parlano le pagine e la vita di Teresa.
Se ci fidiamo di Dio, come ha fatto lei, allora comprendiamo che pur non esistendo scorciatoie, strade facili, nulla è insormontabile.
E se la nostra spiritualità ci insegna che la strada verso l’unione con Dio è “lastricata di nulla”, niente consolazioni spirituali, né materiali, ci dimostra che viverla porta soltanto gioia (vedi S. Giovanni della Croce)
Ciascuno di noi nella propria vita ha sicuramente sperimentato un momento in cui ha sentito Dio vicino. Quel momento deve darci la forza di credere che ciò che il Padre ci propone è soltanto per il nostro bene e che il posto che, seguendo la nostra vocazione, occuperemo è l’unico posto in cui ci sentiremo a nostro agio perché siamo nati per essere lì. Quante file in macchina per raggiungere     una     meta turistica agognata; quante file
in un negozio, per un acquisto tanto desiderato...e per Gesù, vogliamo tutto facile?
. Nessun cammino cristiano è facile. Ma Teresa ci dice che se cominciamo a camminare e a colloquiare con Dio, Lui non si stancherà mai di donare. (C 32,12). La santità è fatica? No èundono:èildonocheDiofa di se stesso all’anima, fino ad “alloggiare” nell’intimo del suo castello.
Qual è il nostro compito? Testimoniare la gioia di essere cristiani, come ha fatto Teresa. Lei lo faceva in un monastero, nei suoi monasteri. E noi? Il luogo dove il Signore ci chiama a esercitare la nostra vocazione è il nostro status (sposato/a, padre, madre, singol o vedovo/a, figlio/a, professionista, studente). Ma la vocazione principale è una sola: essere cristiani, di Cristo.
Già lo diceva P. Saverio Cannistrà, nostro Preposito Generale, nel IV Congresso Iberico dell’Ordine Secolare svoltosi ad Ávila, nell’aprile 2012: “Al Carmelo siamo per Gesù, perché Lui ci ha toccati misteriosamente ...la prima e fondamentale manifestazione del carisma teresiano è quella di vivere tutto in compagnia di Gesù...in un esercizio di fede, di vita teologale, che è possibile solo se nutrito costantemente dell’orazione, intesa come
dialogo amichevole col Signore, e dell’ascolto quotidiano della Parola di Dio”.
Non bisogna dimenticare l’aspetto più volte sottolineato anche dal Papa: la “sollecitudine per l’altro”, che impariamo a esercitare proprio nella nostra fraternità. “La vita con Cristo e in Cristo non è vita egoistica, centrata su se stessi, ma è vita per l’altro, senza      risparmio,      senza calcoli... Questo è, peraltro, l’unico segno verificabile che davvero ci siamo incontrati col Signore e non con noi stessi... queste caratteristiche del carisma che ha animato la vita di Teresa sono riproducibili in stati di vita assai diversi. (P. Alzinir Debastiani, “Cercati in me”). Bisogna, insomma, vivere la nostra quotidianità e le nostre relazioni interpersonali, con gli occhi della fede, come leggendo le opere della Santa Madre abbiamo imparato da lei: “L’importante – credetemi – non è nel portare o nel non portar l’abito religioso, ma nel praticare la virtù, nel sottometterci in tutto alla volontà di Dio, affinché la nostra vita   scorra         in conformità delle sue disposizioni e nel non volere che si faccia la nostra, ma la sua volontà”.

Stefania De Bonis
Dal notiziario Ocds della Provincia Campana

Nessun commento:

Posta un commento

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi