AFORISMA

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(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

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domenica 13 aprile 2014

La Risurrezione di Cristo e nostra

Nei Vangeli, Gesù si presenta come il “consacrato” dello Spirito, come suo “unto”. L’Oriente cristiano scopre in questo senso una “Cristologia pneumatologica” dominata dal mistero della “pneumatizzazione” compiuto nella carne, vale a dire nell’umanità di Gesù. Cristo è “esistenza nello Spirito” (Jean Zizioulas) L’incarnazione è opera dello Spirito ed è nello Spirito, attraverso la sua potenza, che Gesù realizza i “segni”: guarisce malati, caccia i demoni, annuncia la buona novella...”.
Qui sopra ho riportato quanto preso dal sito Vaticano. Mi rendo conto che risulta di difficile comprensione, trattandosi di moderna interpretazione teologica, ma era necessario che citassi il teologo Olivier Clement, per poter ampliare l’argomento.
Mi preme però spiegare cosa significhi pneuma: In greco antico πνεύμα) è un termine che significa "respiro", "aria", "soffio vitale".Nel Cristianesimo il pneuma traduce il termine ebraico spirito רוח ("ruah"), nome di genere femminile che significa anche vento, respiro.
La teologia cristiana userà il termine pneuma per indicare lo "Spirito Santo” che in ebraico è nominato רוח הקודש, "ruah hakodesh".
Il Catechismo della CEI, da cui estrapolo alcuni brani, dice più semplicemente:
Se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11).
In altre parole, possiamo dire che il nostro corpo risorto, sarà un corpo spirituale, glorificato, così è avvenuto per il Signore. Come possa accadere, resta comunque un grande mistero.
E’ Pasqua, Cristo è Risorto…e con la sua risurrezione fa risorgere anche noi.
Molti chiedono: “Nel Credo recitiamo “Credo nella resurrezione della carne”, ma cosa realmente significa?”. Penso che un tempo non fosse facile definire il senso dell’aspetto glorificato di un corpo umano, ed era più facile spiegarlo con la resurrezione del nostro corpo che ha avuto un’esistenza mortale. In realtà, se guardiamo al Cristo come Primizia dei Risorti, possiamo avere un’idea più concreta sul significato di resurrezione. Nel Vangelo leggiamo alcune testimonianze:
Quando Maria di Magdala si trova davanti al sepolcro di Cristo è in lacrime vicino alla tomba. Non sente nulla dell’esultanza pasquale, né della risurrezione. Gli angeli seduti, uno al posto della testa e l’altro al posto dei piedi di Gesù, li nota appena. Essa non vede che lo spazio vuoto tra i messaggeri di Dio: “Hanno portato via il mio Signore...”, ecco la sua pena. Vuole sapere dove lo hanno riposto, assicurarsene. Mentre sta per allontanarsi, qualcosa accade: i suoi occhi si aprono. Sente il timbro di quella voce familiare: lo riconosce vivo. Egli non le parla del loro passato comune, ma del suo avvenire, che sarà lo stesso dei discepoli che hanno fede: riunirsi al Padre. Ma sappiamo anche che subito non lo riconobbe…lo confuse con il giardiniere.
Accadono altri episodi, come quello dei discepoli di Emmaus: anche loro lo riconobbero dal gesto dello spezzare del pane, e dalle sue parole, poiché i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
  La sera di quello stesso giorno mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.  Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse ancora “Pace a voi – Shalom!” anche quando, in una volta successiva, incontrò Tommaso.
Teniamo presente questi tre episodi evangelici: Gesù non fu riconosciuto in quelle che erano le sue sembianze umane, e solo dalla sua voce o dai suoi gesti, rivelò la sua vera identità. Passò attraverso porte chiuse: un corpo umano non potrebbe mai farlo, ma mangiò con gli Apostoli, quindi il corpo del Signore manteneva ancora la sua umanità. Come possiamo ben comprendere, un corpo tornato cenere, non può ricomporsi, poiché disperso nella materia. Ma la grazia di Dio può donargli un aspetto umano, glorificato. Un corpo visibile ma, poiché votato all’eternità, indistruttibile, quindi spirituale.
Guardiamo quindi alla Resurrezione di Cristo come alla Speranza di una vita che non avrà fine, priva di dolore fisico e psichico, poiché queste sono sofferenze insite in un corpo materiale e destinato alla dissoluzione.
Ora stiamo camminando in questa vita, e la resurrezione non va pensata solo in riferimento all’eternità. Noi possiamo risorgere anche su questa terra! Ovviamente si tratta di una risurrezione interiore che, a mio avviso, consiste nell’abbandonare il piangersi addosso, il rimuginare su quel che avremmo desiderato vivere ma che non è stato, al rimpiangere ciò che si è perso, e al rincorrere alee irraggiungibili. E’ consigliabile, invece, accettare con serenità ciò che l’esistenza ci offre, e vivere pienamente il presente, senza guardare alle pecche grandi o piccine, che riteniamo intralcino la nostra vita. Mirare al positivo, alla Bellezza che indubbiamente c’è nelle creature e nel creato, è già vivere qui e subito, il senso dell’Eterno. Ogni volta che un pensiero negativo si presenta alla nostra mente, proviamo ad immaginare che Gesù venga a noi, con quel suo saluto: “Shalom, la pace sia con voi”: ci eviterà di lamentarci e di parlare in continuazione di quanto non funziona come dovrebbe, di criticare le azioni o i pensieri altrui, e vivremmo quella “povertà” di cui Papa Francesco ha trattato nel suo discorso quaresimale:
“In cosa consiste lo stile di Dio? Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: “Da ricco che era, si è fatto povero per voi…”. Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore, è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti: “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato”. (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium e Spes 22).
 Lo Spirito Santo, grazie al quale siamo come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia”.  Papa Francesco.

Buona Risurrezione a tutti, in Cristo nostro Signore!

Danila Oppio
Articolo pubblicato sull'Insieme: Bollettino Parrocchiale S. Teresa del Bambino Gesù-Legnano



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