AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

giovedì 26 giugno 2025

BEATA SR. M. GIUSEPPINA DI G. CROCIFISSO - Liriche di PADRE NICOLA GALENO OCD




Inserisco una biografia della Beata, per chi volesse meglio comprendere il contenuto delle liriche di Padre Nicola Galeno OCD.

BEATA MARIA GIUSEPPINA DI GESÙ CROCIFISSO
(GIUSEPPINA CATANEA)

1894 - 1948

Memoria facoltativa, 26 giugno

Nacque a Napoli il 18 febbraio 1896 e in famiglia fu sempre chiamata Pinella. Dopo aver compiuto gli studi commerciali, il 10 marzo 1918 entrò nella Comunità carmelitana di S. Maria ai Ponti Rossi, che era sorta per volontà della sorella Antonietta, divenuta - nel Terz’Ordine Carmelitano - suor Maria Teresa, con l’appoggio del padre carmelitano Romualdo di S. Antonio.

Non era il ritratto della salute, piuttosto fragile e malaticcia, nel 1912 fu colpita da attacchi d’angina, poi da tubercolosi alla spina dorsale con lesioni alle vertebre, paresi completa e da meningismo spinale. Ma dieci anni dopo a 28 anni, il 26 giugno 1922 ne fu miracolosamente guarita in modo istantaneo, dopo il contatto col braccio di San Francesco Saverio, che era stato portato a Napoli.

Fu l’inizio di un apostolato, che la “monaca santa”, com’era chiamata, portò avanti per tutta la vita, accogliendo al monastero ogni tipo di ammalati e bisognosi di grazie, sia materiali che spirituali, cui dava il suo conforto e consiglio, per trovare l’amore di Dio, spesso operando prodigi. La sua abnegazione continuò ininterrottamente, specie nei giorni festivi, anche quando altre malattie la colpiranno ed a 50 anni nel 1944 con la vista indebolita, fu inchiodata alla sedia a rotelle; dava di sé l’immagine di una crocifissa con Gesù, per la Chiesa ed i fratelli, così come il suo nome di religiosa era tutta una predestinazione.

Volle essere vittima per le sofferenze dell’umanità, ripiena di una sensibilità nuova donatale dallo Spirito Santo; nel 1932 la Santa Sede riconobbe come monastero del Secondo Ordine dei Carmelitani Scalzi, la Casa dei Ponti Rossi di Napoli e Giuseppina Catanea ricevé l’abito di Santa Teresa in forma ufficiale, con il nuovo nome di Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, e il 6 agosto dello stesso anno professava solennemente secondo la Regola, che già seguiva dal 1918.

Dal 1934 il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, la nominò sottopriora, poi nel 1945 vicaria e il 29 settembre 1945, nel Primo Capitolo Elettivo, venne eletta Priora della Comunità, incarico che tenne fino alla morte. La sua spiritualità, la docilità amorosa, l’umiltà e semplicità, ebbero grande applicazione durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale; pregava in continuazione, ciò alimentava quella confidenza in Dio, di cui contagiava quanti si recavano in pellegrinaggio fino ai Ponti Rossi, per ascoltare un suo incoraggiamento per riprendere a sperare nella vita, superando le prove ed i dolori. Il giorno della sua vestizione aveva detto: «Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per essere crocifissa con Lui».

Ponti Rossi

Il Signore l’aveva presa in parola, rendendola partecipe del Suo patire, che cercò di vivere silenziosamente e gioiosamente, amalgamandosi al Cuore di Maria Vergine; la sua esistenza, da una certa epoca, fu ripiena di carismi mistici straordinari, sopportò per lunghi anni dure prove e persecuzioni nell’abbandono alla volontà di Dio. Per ubbidienza e per consiglio del padre Romualdo, scrisse l’Autobiografia (1894-1932) e il Diario (1925-45), oltre alle lettere ed esortazioni per le religiose.

Dal 1943 cominciò a soffrire di labirintite auricolare, parestesie varie, dolorosa sclerosi a placche, perdita progressiva della vista e altri disturbi; convinta che la sua era la "malattia della volontà di Dio", la riteneva "un dono magnifico" che la univa maggiormente a Gesù sulla croce; e sorridendo offriva il suo corpo, in sfacelo per la cancrena diffusa, quale altare del suo sacrificio per le anime.

Madre Maria Giuseppina morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto a Dio ed alle anime; il suo corpo disfatto si conservò pienamente incorrotto fino al 27 marzo, data della sepoltura, per dare possibilità alle folle che in continuazione, venivano a dare l’ultimo saluto alla “monaca santa”.

Nel dicembre 1948 (lo stesso anno della morte) il cardinale Ascalesi, diede avvio al Processo Ordinario per la causa di beatificazione. Il 3 gennaio 1987 si ebbe il decreto sulle virtù ed il titolo di venerabile. È stata beatificata nella Cattedrale di Napoli dal Cardinale Crescenzio Sepe il 1 giugno 2008. La sua memoria liturgica è celebrata il 26 giugno.

(fonte: http://www.postocd.org/it/biografia-maria-giuseppina-di-gesu-crocifisso)

Dagli «Scritti» della beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (Autobiografia, pp. 159; 296; 202 bis; Diari, pp. 2-3; 109; 121; 126):

Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per essere crocifissa con Lui. La volontà di Dio è stata sempre la brama ardente del mio cuore: mai null’altro ho desiderato. Io ho vissuto e vivo di questa volontà divina. Essa mi è necessaria più del pane che mi nutre e dell’aria che respiro. Non saprei farne a meno neppure per un istante! Ho voluto sempre vivere e morire conforme al volere di Dio; ho voluto che la volontà di Dio fosse sempre nei miei pensieri, nelle mie parole, in ogni mia azione, in ogni mio passo. Solo la volontà di Dio ha saputo tramutare i miei dolori in gioia e rendere un Tabor il Calvario della mia vita.

La volontà di Dio è un bacio del suo amore. La volontà di Dio è un abbraccio della sua bontà, che toglie l’anima dalle proprie miserie, per sollevarla in alto nelle sue mani. La volontà di Dio è un atto di tenerezza che deve fare abbandonare l’anima all’amore. O volontà di Dio, amore infinito, trasporta la mia volontà nella fiamma del tuo amore. Io voglio unirmi a te, mio Dio e mio tutto. Voglio fare tutto quello che a te piace. Voglio che la mia vita sia una continua adorazione, un continuo inno di amore a te, o Dio Uno e Trino. Se anche fossi un serafino di amore, sarei degna del Signore? Se mi consumassi di sacrifici e di pene per Dio, e la mia vita fosse un olocausto, che cosa avrei fatto per te, mio Dio e mio tutto? Voglio amare Iddio con gli ardori stessi del suo divino Spirito, con l’ardente unzione del suo Amore, amarlo fino a non vivere che per lui solo e non fare più che una cosa sola con lui: una la volontà, uno il desiderio, uno lo spirito. Pensiamo che la nostra piccola voce un giorno sarà voce di gigante, perché voce di gloria per i mezzi che Dio ci dà sulla terra: i dolori, le sofferenze, le preghiere e i sacrifici che incontreremo nella vita. Inabissiamoci in Dio, fondiamoci, annulliamoci in lui solo, e cerchiamo di vivere esultando all’invito: «Veni Sponsa Christi».

La sofferenza è un dolce e caro bacio del Crocifisso. Nulla desidero fuorché la croce che è luce e amore.Signore, tu mi dicesti che avrei patito ogni giorno sempre di più, che mi avresti stesa sulla croce e lì mi avresti dato il bacio dell’eterna unione, e io sospiro questo momento, sospiro questo incontro felice che pur mi costa l’agonia di tutta la vita. La nostra santa Madre Teresa di Gesù vuole che noi siamo le crocifisse alla Croce di Gesù: è questo il programma della nostra vita. Quando penso che Gesù mi ha messo con lui sulla Croce, sento in me una maternità spirituale, una tenerezza perle anime, una gioia grande, profonda che non so dire. Quante tribolazioni sulla terra, quanti lamenti, quanti sospiri, quante lacrime. Io qui, lontana da tutti, divido le pene di ogni cuore; presento a Dio tutti i sospiri, tutte le lacrime che irrigano questa terra d’esilio. Vivo con l’umanità sofferente...Quanta consolazione oggi ho sentito nel mio povero cuore. Queste parole nella santa Comunione mi hanno sollevato:«Figlia, sarai tutta mia e sempre più mia». È proprio ciò che brama ardentemente l’anima mia. O carità grande del mio Signore! O bontà ineffabile! O Gesù Amore, io ti ringrazio e ti amo. In tutti gli atomi di polvere vorrei scrivere col mio sangue:  TI amo, Gesù, salva le anime.

mercoledì 25 giugno 2025

SACRARISSIMO CUORE DI GESU'- Immagini sacre e didascalie poetiche di Padre NICOLA GALENO OCD


La solennità del Sacro Cuore di Gesù cade il venerdì dopo la seconda Domenica dopo Pentecoste (quest’anno, corrispondendo al 24 giugno, ha determinato al 25 giugno la solennità coincidente della natività di san Giovanni Battista).
La devozione al Sacro Cuore è apparentemente tardiva nella storia della Chiesa, in quanto non si configura come tale che alla fine del XVII secolo, in seguito alle rivelazioni di santa Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione e al movimento che ne seguì. Ma le sue radici sono molto più antiche. I Padri della Chiesa, principalmente in Occidente, sviluppano il tema della Chiesa come la nuova Eva che nasce dal costato di Cristo, vedendo nel sangue e nell’acqua che escono dalla ferita aperta dalla lancia del soldato l’annuncio del battesimo e dell’eucaristia. I mistici poi del XII secolo passarono dalla contemplazione delle piaghe di Gesù a quella del suo Cuore divino: tutto l’amore di Dio ha fatto battere il cuore di un uomo-Dio, quello di Gesù.
San Bernardo scrive: “Il segreto del suo cuore appare a nudo nelle piaghe del suo corpo; si vede allo scoperto il mistero dell’infinita bontà”. Nel XIII secolo, secondo la sensibilità dell’epoca, coltivano l’esperienza dell’umanità di Gesù alcune espressioni della mistica femminile come santa Matilde e santa Geltrude, monache cistercensi di Helfta.
La devozione poi si diffonde tra i figli di san Francesco e gli altri ordini religiosi, fino ai primi gesuiti e passa nel culto pubblico in diversi luoghi della Francia, finché nel 1856 la festa è estesa alla Chiesa universale




venerdì 20 giugno 2025

IL FIGLIO DELLA RICCHEZZA di Padre MAURO ARMANINO

 

Il figlio della ricchezza

Questo sembra essere il significato del suo nome, Edwin, migrante liberiano sepolto oggi nel cimitero cristiano di Niamey sotto il sole. In inglese antico, ‘Figlio della Ricchezza’ o della Prosperità. 
Morto nell’ospedale universitario della capitale dopo che Medici Senza Frontiere prima e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni poi, si occupino della sua malattia. Troppo tardi e a 32 anni Edwin ha terminato un viaggio e iniziato l’altro, l’ultimo, verso una terra sconosciuta. La famiglia, informata dell’accaduto, ha chiesto di poter vedere per foto il suo volto ed il video della sepoltura.
Era in Algeria e, certamente espulso e deportato, ha raggiunto Assamaka, la prima città nigerina passata la frontiera desertica dell’Algeria. Malato è stato condotto ad Arlit, chiamata piccola Parigi molti anni fa, Agadez il polo migrante e, viste le peggiorate condizioni di salute, l’ospedale di Zinder, prima capitale del Niger. Da lì il vano tentativo di tenerlo in vita nell’ospedale universitario di Niamey. La prima migrazione di Edwin si è fermata tra la sabbia e il vento del Sahel e, da martedì scorso, ha continuato con quella più impegnativa di tutte giacché non si trova in nessuna carta geografica.
Edwin, ‘Figlio della Ricchezza’, secondo l’etimologia classica del nome. Figlio dunque come non mai quando, stamane, nudo come alla nascita, il corpo offerto per l’ultimo segno di rispetto, la pulizia, prima di essere posto nel feretro di legno. Edwin, figlio generato da una madre che non c’era e da un padre troppo lontano per accompagnarlo alla soglia dell’ultima migrazione. Edwin figlio, come un’identità che niente e nessuno potrà cancellare, mutilare o rimuovere dal volto che ci rende vulnerabili agli occhi degli altri. Non c’è nulla di più bello che la riconoscenza del legame dell’origine.
Solo la dimenticanza di questa primigenia e fondante appartenenza comune può condurre alla creazione dell’altro come nemico, delle armi per eliminarlo e delle guerre per giustificarne la scomparsa. Edwin indifeso nel feretro e la cui ricchezza è stata apparentemente rubata. Eppure, lo ricorda il noto scrittore argentino Jorge L. Borges...’ solo es nuestro lo que hemos perdido’, ci appartiene solo ciò che abbiamo perduto. Forse Edwin non è mai stato così ricco come quando, nudo e poi ricoperto da un lenzuolo bianco, è stato deposto nel grembo del feretro come all’inizio.


La tomba scavata su misura era pronta ad accogliere il feretro che portava una croce in rilievo sulla parte superiore. Nel silenzio del cimitero, con due corde, si è fatta scendere la cassa nella quale il corpo di Edwin giaceva immobile perché con lo spirito già altrove. “L’amore della libertà ci ha condotti qui”, dice il motto nazionale della Liberia, Paese originario di Edwin. Sullo sfondo dell’emblema si scorge una nave, a ricordo degli schiavi tornati in Africa dagli Stati Uniti per inventare la libertà. La nave di Edwin è il feretro e il mare è il Sahara, nome che appunto significa mare.
Edwin è stato sepolto nel Sahel, che poi è una riva che costeggia il mare di sabbia. Da qui ha continuato il viaggio per una terra dove non ci sono malattie, armi, guerre e frontiere che respingono gli stranieri. Edwin, ‘Figlio delle Ricchezza’, racconterà agli altri migranti come lui, che l’amore della libertà come sua unica ricchezza, lo aveva condotto su quella riva.



               Mauro Armanino, Niamey, giugno 2025


BENEDIZIONE parafrasi lirica di Padre Nicola Galeno OCD su testo originale di Don Tonino Bello

 


martedì 17 giugno 2025

CICLO SU EUCARISTIA PER IL GIORNO IN CUI SI FESTEGGIA IL CORPUS DOMINI di Padre NICOLA GALENO OCD







 

CICLO SU SOGGETTI RELIGIOSI DEI MUSEI CIVICI DI UDINE didascalie poetiche di PADRE NICOLA GALENO OCD

Ti invio un inserto eucaristico, dato che gli ambrosiani festeggiano il Corpus Domini giovedì, mentre i romani domenica prossima. PN



(Legnano 17-6-2025), Padre Nicola Galeno







Tutte le didascalie poetiche sono state realizzate da Padre Nicola Galeno OCD a Legnano(MI) il 17 giugno 2025

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi