LE ULTIME REALTÀ [I “NOVISSIMI”]
7 – PARADISO
□ LA STERMINATA SCHIERA DEGLI ELETTI
[Io Giovanni udii che] «Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare ...dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i vegliardi si prostrarono in adorazione». [Ap. 5, 1-14]
[...] Dopo ciò apparve una gran folla, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua; stava ritta davanti al trono e davanti all’Agnello; indossavano vesti bianche e avevano palme nelle loro mani. Tutti gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono e all’Agnello!» E tutti gli angeli che circondavano il trono con i Seniori e i quattro Viventi, si prostrarono davanti al trono per adorare Dio dicendo: «Amen! Lode e gloria, sapienza e grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio, per i secoli dei secoli. Amen!»
Quindi uno dei Seniori prese la parola e mi disse: «Costoro che sono avvolti in vesti candide, sai tu chi sono e da dove sono venuti?». Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Ed egli a me: «Essi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione: hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo si trovano davanti al trono di Dio e lo servono notte e giorno nel suo tempio.
Colui che siede sul trono distenderà la sua tenda sopra di loro: non avranno più né fame né sete; non li colpirà più il sole, né calore alcuno, poiché l’Agnello che sta in mezzo al trono, li pascerà e condurrà alle sorgenti d’acqua viva, e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi». [Ap. 5, 1-14] • Il brano è tratto dall’Apocalisse (o “rivelazione”): un genere letterario speciale che per porre a contatto con la rivelazione divina con la storia, si serve del simbolo. Esso si specifica nelle visioni, negli sconvolgimenti cosmici, diventa aritmetico quando ricorre ai numeri, si serve di animali, a volte mostruosi.
Di non semplice interpretazione – anche per gli esperti – esso è quindi da non prenderlo “letteralmente” con leggerezza. La gran folla di cui parla è composta da cristiani provenienti da ogni nazione, martiri di Cristo con il segno della vittoria: palma e veste bianca. La loro felicità consiste nel fatto che Dio abita in essi, li consola, li protegge, li sazia di ogni bene.
Teniamo presente che si tratta di visione, e descrive come presente ciò che invece sarà (anche la loro stessa felicità). Intende rappresentare la grandiosità e la felicità del Paradiso con i concetti che possedeva l’autore in quel tempo.
Noi, come potremmo esprimerlo?
□ PARADISO – Come saremo?
«M’ha colpito la frase di s. Paolo secondo cui che Paradiso "Saremo come gli angeli in cielo". Che significa? Avremo ancora una nostra personalità... E, scusi il tipo di domanda, saremo ancora uomo e donna?».
Sono domande che sottendono, sotto vari aspetti, il medesimo tema: Come sarà la vita eterna?
Catechismo: «Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono «così come egli è» (1 Gv 3,2), «a faccia a faccia» (1 Cor.13,12) [n. 1023]
Premetto, per chiarezza, che la Fede rivelata afferma, al riguardo, poche cose ma essenziali:
1– Vedremo Dio, saremo con Lui e con Lui godremo di una felicità eterna.
2– C'è una comunione fra noi e coloro che “sono morti nel Signore”.
3– Le cose di questo mondo, come il nostro stesso corpo, avranno un'altra dimensione.
Da questi punti fermi, la Chiesa e i teologi hanno tratto delle conseguenze che mantengono il loro valore, ma che, tuttavia, non sono dogmi di Fede. Quindi ciò che, ispirandomi a loro, cercherò di illustrare (e che non toccano i primi due punti fondamentali sopra elencati) devono essere presi per quello che valgono. – [Un tipo simile di quesiti li posero pure a Gesù!...] [Cfr. Appendice: 1023-1029]
1° «Saremo come gli Angeli». Cioè: Chi sono e qual è il loro compito? Appaiono nella Scrittura?».
– L'esistenza di esseri spirituali, incorporei – che la Bibbia chiama abitualmente “angeli” –, è verità di fede. La testimonianza della Bibbia è tanto chiara quanto l'unanimità della Tradizione. [cfr. Append.]
– l termine “angelo” designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di tale natura, si risponde che è spirito; se si chiede l'ufficio, si risponde che è angelo: [...]. In tutto il loro essere, gli angeli sono “servitori” e “messaggeri” di Dio. Per il fatto che «vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt.18,10), essi sono «potenti esecutori dei suoi comandi» (Salmo 103,20).
– Creature puramente spirituali, essi possiedono intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. [App n. 338-328-336]
– Cristo «con tutti i suoi angeli»
Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono i suoi angeli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli...» (Mat. 25,31). Sono suoi perché creati per mezzo di Lui e in vista di Lui: «Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: troni, dominazioni, principati e potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Colossesi 1,16).
– Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino la salvezza e servono la realizzazione del disegno di Dio: “Chiudono” il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la Legge viene comunicata mediante il ministero degli angeli, essi guidano il popolo di Dio, annunziano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. [Catechismo.] – La vita di Gesù è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. [...]
È l'angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella di Gesù. Il loro canto alla nascita di Gesù non ha cessato di risuonare nella Chiesa: «Gloria a Dio...» (Lc 2,14). Essi proteggono l'infanzia di Gesù, lo servono nel deserto, lo confortano durante l'agonia. Sono ancora loro che evangelizzano la Buona Novella della risurrezione di Gesù. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.
– Gli angeli nella vita della Chiesa
Ugualmente tutta la vita della Chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli:
– Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo; invoca la loro assistenza (così nel “In paradiso ti accompagnino gli angeli” (nella liturgia dei defunti); e celebra la memoria di alcuni in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli Angeli custodi).
– Dal suo inizio sino all'ora della morte la vita è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. «Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita».
Fin d’ora noi partecipiamo, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.
2° domanda: «Avremo ancora una mostra personalità...?».
Innanzi tutto, ognuno di noi sarà sempre una persona unica, ma “limitata”. Cioè, il nostro “corpo spiritualizzato” – cioè, il nostro intero essere in rapporto ad altri esseri creati – non sarà qualcosa di fluttuante, di "indeterminato", ma possederà piuttosto dei limiti che lo definiranno. Tali limiti non saranno determinati da una materia quantificata, ma dall'intera persona, che esprime se stessa per mezzo di un corpo “spirituale”, che diventa uno specchio trasparente della persona reale che contiene.
Certo, possederemo la nostra sessualità e saremo riconosciuti come uomo o donna. Ma tali segni non deriveranno più dal ruolo occupato nella società come maschio o femmina (con l'assegnazione di determinate mansioni da svolgere e con tutti i limiti che la nostra società generalmente impone ai diversi sessi). La nostra sessualità sarà considerata singolare partecipazione alla bellezza divina, quando saremo in grado di amare gli altri esattamente in quanto donna o in quanto uomo. Dio ha riversato nella donna qualità che l'uomo non ha, e viceversa. In paradiso la sessualità sarà vista come una qualità per glorificare Dio ed esprimere la nostra unicità come dono per gli altri.
– Da queste premesse, la riposta alla domanda che emerge fra le righe – e che spesso gli uomini si pongono a proposito della vita celeste, è questa: marito e moglie godranno ancora di quell'unità di corpo, anima e spirito che hanno sperimentato sulla terra nei rapporti coniugali? [La domanda dei Sadducei a Gesù!]
Bisognerebbe innanzitutto fare una distinzione tra sesso e sessualità.
In paradiso non ci saranno corpi fisici. Tuttavia, noi saremo completamente noi stessi, maschio o femmina, e vivremo con corpo glorificato rapporti di spirito e di anima. Saremo uniti da un amore particolare a nostro marito, a nostra moglie e ai nostri parenti e amici. Anzi, in ogni sguardo, in ogni parola (espressa o non espressa) e in ogni rapporto, cresceremo verso un'unione di amore più grande ed intima.
In questa vita siamo soliti separare con facilità, almeno intellettualmente, il sesso dal nostro intero essere sessuale, relegandolo semplicemente all'aspetto genitale.
In paradiso, invece, non ci sarà alcuna separazione tra spirito, anima e corpo spiritualizzato, poiché incontreremo le altre persone ai livelli più profondi dell'amore. Le gioie profonde dell'unione che sperimentiamo con una persona a noi cara, nei rapporti coniugali se siamo stati sposati, non solo saranno rivissute, ma saranno gustate in modo più intenso di qualunque altra unione estatica raggiunta sulla terra. Gesù ci insegna: «Quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio» (Lc 20, 35–36). «Quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio» (Lc 20, 35–36).
In paradiso, i limiti della carne saranno superati e godremo di una straordinaria unione di amore con chi ci è caro, mediante l'incontro con lui nella sua interezza e a tutti i livelli.
Perciò sperimenteremo particolari affetti, gioie e intimità come li abbiamo sperimentati sulla terra. Ma questi verranno trasformati in modo tale da racchiudere tutte quelle esperienze d'amore divino sulla terra, che saranno innalzate ad una nuova unione mai sperimentata prima d'ora con una tale pienezza, ma solo fugacemente immaginata nei nostri pensieri su ciò che ci avrebbe atteso nell'aldilà. Certo, il modo in cui in paradiso avverrà simile particolare ed intima unione sessuale senza "sesso" – non basata cioè sull'unione mediante rapporti sessuali – resta, per gli esseri umani, ancora da sperimentare come parte di un’esperienza inimmaginabile che li attende e che deve essere inclusa nell'affermazione di san Paolo: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1 Cor 2, 9).
□ PARADISO– Rapporto con NOI vivi
«Assistendo al funerale di un'amica, le parole del parroco mi fecero spuntare queste domande: «Riconosceremo ancora i nostri cari che rimangono sulla terra? Che tipi di sentimenti avremo in Paradiso: come potremo essere felici se, per esempio abbiamo lasciato in terra, persone care che ora soffrono per la nostra morte?». ...
La Lettera agli Ebrei descrive i santi del Paradiso come coloro che sulla terra ci circondano: «Circondati da un così gran nugolo di testimoni...». (Eb. 12,1). –
I santi e i nostri cari che ora sono in paradiso ci riconoscono e ci assistono con amore. In paradiso anche noi conosceremo i bisogni dei nostri cari e di coloro che sono sulla terra, e vivremo per servirli nella carità. Intercederemo per loro. Ma vorremo anche comunicare con loro per condividere il nostro amore, la nostra saggezza, i nostri consigli e tutto quanto abbiamo condiviso con loro sulla terra.
– Che tipo di sentimenti avremo in paradiso?
Immersi nell'amore di Dio, parteciperemo dei suoi “sentimenti”: «Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di se'» (Gal. 5,22). Sono i sentimenti che domineranno nel nostro cuore e in tutti i nostri rapporti. Non avremo quelli provenienti da una natura peccatrice: la rabbia egoistica, ostinatezza, ipocrisia di chi ricerca solo se stesso, saranno state purificate nella terapia del purgatorio.
• Ma, in paradiso non ci potrà essere l'afflizione che deriva dall'essere addolorati per coloro che ancora soffrono? Ci sarà, ma nel modo in cui Dio ha compassione di tutti noi. Sappiamo, infatti, che Dio ha a cuore le nostre sofferenze [non avrebbe fatto tanto, se gli fossimo indifferenti!], ma allo stesso tempo è “Felicità somma”. Per noi in terra, ciò è una esperienza sconosciuta, ma non può essere diversamente.
□ In Paradiso non ci si ANNOIA?
«Mi sono chiesto tante volte, e ancora mi chiedo: Come sarà possibile non annoiarci in Paradiso dove vivremo per tutta l'eternità a “rimirare Dio”? Pur ammettendo che Dio, Creatore e Signore l’universo, possa interessarci, non le sembra che ad un certo punto potremmo anche stancarci? Soprattutto ci mancherà l'interesse alla conquista, la meraviglia delle scoperte, la gioia delle invenzioni. Immagino una vita monotona, fatta di visione beatificante, ma senza più sorprese».
Noi godiamo per tutto il corso della vita, anche se lunga, delle realtà che ci circondano, perché Dio che ha creato l'universo come una casa fatata da offrire all'uomo, ha messo nell'uomo stesso le capacità di sorprendersi e di godere delle meraviglie di questa casa.
"Dio ci ha dato l'intelligenza per comprendere, la volontà per realizzare, un cuore per amare. Ci ha dato gli occhi per vedere le meraviglie del cielo stellato, per godere dell'incanto dei fiori, del volto delle persone care ... Ci ha dato l'udito per cogliere le sinfonie stupende del vento, le armonie del canto e della musica, che a me sfugge. Vorreste aiutarmi a capire meglio?». Ferrara
il cinguettare degli uccelli... Soprattutto Dio ha posto in noi la capacità di amare e di godere l'uno dell'altro.
Ora, il Paradiso dev'essere pensato come una “creazione nuova”, diversa da quella di questo mondo. Se dovessimo vivere in Paradiso soltanto con quello che Dio ci ha elargito per godere ed allietarci qui sulla terra, certamente non potremmo avere in Paradiso pienezza di felicità. Ma Dio, che ci ha creati per la felicità, al momento in cui lasceremo questa terra per entrare nella sua Casa, compirà per noi una «creazione nuova». Il che significa che porrà in noi altre capacità d’intendere, di vedere, d’udire, d’allietarci, di gioire, di godere per meraviglie che mai occhio vide e orecchio udì. In verità, sarà una nuova creazione – [Cfr. san Paolo, 1° Corinzi 15,35-37.42-44]
Una cosa è certa: Gesù Cristo, nell'ultima sera della sua vita, chiese al Padre di glorificare la sua umanità con la medesima gloria che aveva prima che il mondo fosse, cioè con la gloria infinita della divinità. Noi che per l'Incarnazione del Figlio di Dio partecipiamo all'umanità che Cristo assunse nel grembo verginale di Maria SS.ma, parteciperemo a quella stessa gloria.
Non è possibile pensare che la gloria di Dio possa dare luogo alla noia, perché allora, prima di noi, si annoierebbe Gesù Cristo stesso, la Madonna e gli Angeli del cielo...! Ma la verità è che non è possibile farci, ora, un'idea adeguata della felicità celeste.
□ IN "PARADISO", SAREMO LIBERI?
«In una omelia, ho ascoltato, il sacerdote affermare che in paradiso non saremo più liberi. Non avremo scelta: la presenza di Dio ci assorbirà. Sarà tutto molto bello, ma obbligatorio (io almeno ho capito così). Vuol dire, dunque, che in paradiso saranno annullate la nostra personalità e libertà? Ma, forse, il sacerdote voleva dire qualcosa d'altro"
1 – La vita eterna è la pienezza della comunione con Dio. Il suo amore, trasformandoci completamente, farà di ciascuno di noi una cosa sola con Lui. Lungi però dall'annullarla, metterà in risalto al massimo la nostra personalità. È, infatti, una caratteristica del vero amore il rispettare, e non già l’assorbire la persona dell'altro.
2 – Quanto poi al secondo problema – e cioè se in paradiso saremo ancora liberi – occorre premettere una considerazione. Come sappiamo, la libertà – nel senso radicale del termine è la possibilità di fare ciò che vogliamo: d’andare al cinema anziché a scuola, e viceversa, ecc.
Questa facoltà, però, non è fine a se stessa, ma è finalizzata al bene. L'uomo è fatto per la felicità, che egli trova quando raggiunge la verità ed il bene. Ne segue che la libertà, vista nel suo esercizio, è strettamente legata con l'educazione: educazione della mente mediante la cultura ed educazione della volontà mediante l'auto-disciplina, che ci pone in grado di orientarci verso i valori autentici. Si comprende allora che noi saremo tanto più liberi quanto più conosceremo la verità e diventeremo capaci di compiere il bene. E noi cristiani sappiamo che la Verità ed il Bene, in ultima analisi, s’identificano con Dio, con la sua parola.
Le persone più libere di questo vita sono i santi, perché, cercando d’imitare Gesù, sono giunti a sintonizzarsi talmente con i suoi pensieri ed i suoi sentimenti da essere praticamente incapaci di fare il male.
L’affermazione che in paradiso “non saremo più liberi” significa precisamente questo: pur essendo fondamentalmente liberi, la nostra mente sarà talmente illuminata dalla verità e la volontà sarà talmente unificata con Dio e con la sua volontà da esser incapaci di scegliere qualcosa in contrato con Lui.
DOTTRINA DELLA CHIESA–
Paradiso (Catechismo, n. 1023-1029)
– Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono «così come egli è» (1 Gv 3,2), «a faccia a faccia» (1Cor.13,12):
– «Con la nostra apostolica autorità definiamo che (...) le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo [...] e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, quando dopo la morte, si saranno purificate, [...] anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale [...] sono state, sono e saranno in cielo, associate al regno dei cieli e al paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. [...».
– Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata “il cielo”. Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.
– Vivere in cielo è «essere con Cristo». Gli eletti vivono «in lui», ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome: (...) La vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è la vita, là c'è il Regno».
– Con la sua morte e risurrezione Gesù Cristo ci ha «aperto» il cielo. La vita dei beati consiste nel pieno possesso dei frutti della redenzione compiuta da Cristo, il quale associa alla sua glorificazione celeste coloro che hanno creduto in Lui e che sono rimasti fedeli alla sua volontà. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in Lui.
– Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1 Cor 2,9).
– A motivo della sua trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non quando Lui stesso apre il suo mistero alla contemplazione immediata dell'uomo e gliene dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella sua gloria celeste è chiamata dalla Chiesa «la visione beatifica» ...
– Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. (...).
I. Gli ANGELI (Catechismo n. 328-336) – L'esistenza degli angeli - una verità di fede
– L'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l'unanimità della Tradizione.
Chi sono?
– [...]
– In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali.
Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria Cristo «con tutti i suoi angeli»
– Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono i suoi angeli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli [...]» (Mat. 25,31). Sono suoi «Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: troni, dominazioni, principati e potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16). Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: «Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?» (Eb 1,14).
– Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la Legge viene comunicata mediante il ministero degli angeli, essi guidano il popolo di Dio, annunziano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. È [Catechismo.]
– La vita di Gesù è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. [...][Catechismo.] È l'angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella di Gesù. Il loro canto alla nascita di Gesù non ha cessato di risuonare nella Chiesa: «Gloria a Dio...» (Lc 2,14). Essi proteggono l'infanzia di Gesù, lo servono nel deserto, lo confortano durante l'agonia. Sono ancora loro che evangelizzano la Buona Novella della risurrezione di Gesù. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.
Gli angeli nella vita della Chiesa
– Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli.
– Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio...; invoca la loro assistenza (così nel “In paradiso ti accompagnino gli angeli – nella liturgia dei defunti,; o ancora nell'«Inno dei cherubini» della liturgia bizantina, e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (Michele, Gabriele, Raffaele, Angeli custodi).
– Dal suo inizio sino all'ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione.
«Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita». Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.
Domani è il giorno dell'Immacolata concezione per cui ho pensato di chiudere questa parte della conferenza con l'Immagine della Vergine assunta al Cielo.
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