giovedì 25 settembre 2025
mercoledì 24 settembre 2025
Spiccioli di Pensieri 23: Roma 2-5-1999 LA BEATIFICAZIONE DI PADRE PIO di Padre NICOLA GALENO OCD
Spiccioli di Pensieri 23: Roma 2-5-1999
LA BEATIFICAZIONE DI PADRE PIO
Sono le 7.28 quando inizio la stesura di queste brevi annotazioni proprio
sul limitare di Piazza San Pietro. Ho lasciato il Teresianum (la nostra Facoltà teologica) alle 6.30 e per strada mi raggiunge un cappuccino riformato dall'abito color cenere. Per un nemico del fumo quale il sottoscritto non si tratta certo di un bell'incontro. Ha in mano la cartina della città. Grazie alle mie conoscenze di oltre 30 anni fa (allora noi giovani studenti di teologia giravamo a piedi per Roma senza nemmeno un soldo in tasca!), posso fornirgli le indicazioni adeguate: deve assolutamente trovarsi per le 6.55 alla Stazione vaticana di S. Pietro dove arriva il treno dei pellegrini di Pietrelcina col confratello che deve consegnargli il biglietto d'ingresso per la cerimonia. Ha fretta e pertanto si scusa per il suo passo garibaldino, distanziandomi subito. Quando si trova già ad una quindicina di metri, ci ripenso e lo raggiungo, commentando però tra me: "Ma che razza di cavallo usava San Francesco?".
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Lungo la discesa di Via delle Fornaci incontro i primi gruppi. Noto quelli
di Gravina (BA) e Bondeno (FE). In prossimità della Piazza cominciano i
ripetuti controlli dei biglietti per scoraggiare chi voglia tentare di farla franca. Ora la coda è notevole e si avanza a passo di lumaca. Mi convinco sempre più che noi italiani non abbiamo la stoffa per fare gli spietati controllori. Per queste cose ci vogliono i giapponesi. Ricordo l'imponente servizio d'ordine al tempio Meiji Jingu di Tokyo in occasione del Capodanno.
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Finalmente riesco ad entrare nel settore 7, quello del mio biglietto, e qui
faccio l'amara scoperta che questo mi dà diritto a… rimanere in piedi! Il
numero 9482 mi aveva fatto credere di potermene stare comodamente
seduto in una poltroncina, tanto che avevo pensato di portarmi dietro il
computerino a batterie per scrivere meglio queste impressioni. Comunque
per me è già un miracolo aver potuto ottenere questo biglietto, grazie all'interessamento di un caro confratello.
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Iniziano le prove dei canti. Guardo la facciata della Basilica, tutta coperta
dalle impalcature per i lavori di restauro in vista del Giubileo. Mi sembra una diva che non si decida mai ad uscire dal suo camerino… Risalta comunque sul colore grigiastro dei tendaggi il grande drappo, ora coperto, che al momento della proclamazione mostrerà a tutti la figura sorridente e ricurva di Padre Pio. Alle 7.45 i microfoni diffondono l'allegra musichetta di una banda. Sto scrivendo queste annotazioni, utilizzando un pilastrello al quale sono lateralmente appoggiate due pellegrine sedute per terra. L'aria è umidissima ed il mio fiuto di motociclista sente pioggia. Vediamo chi la spunta: Padre Pio o le nubi? Per precauzione mi son portato dietro l'ombrellino.
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Rivedo ora fugacemente il cappuccino di prima, ma non mi sente. Gli
scatoloni con dentro i libretti del rito odierno sono subito sfruttati come
sedili dai pellegrini più intraprendenti. Ogni tanto mi alzo sulle punte dei
piedi: Via della Conciliazione sembra un fiume dal corso lentissimo quand'è
in prossimità della foce.
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Ora la banda suona davvero con brio. Peccato che una pellegrina proprio
davanti a me sembri devota, oltre che di Padre Pio, anche della sigaretta,
affumicandomi… Un elicottero continua a sorvolarci: prego tanto che non
faccia un atterraggio di emergenza sulle nostre…teste!
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Vedo che molti Gruppi di Preghiera di Padre Pio portano quasi tutti al
collo un elegantissimo foulard biancogiallo con l'effigie del Frate. Altri
invece come segno di riconoscimento usano un berrettino giallo. In
previsione dei cocenti raggi del sole volutamente non ho preso la giacca a
vento, ma ora l'arietta insistente me la fa rimpiangere...
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Sbircio i tre giganteschi schermi televisivi: Via della Conciliazione è
letteralmente gremita. Intanto un occhio di sole squarcia per un attimo la
coltre di nubi. Alcune campane di San Pietro suonano a festa. Solo ora mi
accorgo che in prossimità dell'obelisco c'è una gru metallica dal braccio
girevole che sposta a piacimento la telecamera per le diverse inquadrature;
quella di Via della Conciliazione è davvero altissima!
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Alle 8.50 viene dato in più lingue l'avviso che saranno letti brani di Padre
Pio . Noto un bimbetto che dorme pacifico tra le braccia della mamma: previa autorizzazione, lo fotografo. Ora è parecchia la gente che stende sacchetti di nylon e si siede per terra. Ripenso naturalmente alla parabola delle vergini stolte e di quelle prudenti, mettendo me tra le prime nel veder le seconde comodamente sedute sui seggiolini pieghevoli!
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Osservo le ragazze della Protezione civile con quelle tute che le fanno
sembrare dei pompieri; per fortuna qui al massimo potrebbero spegnere
solo l'incendio della… devozione! Ed è forse la prima volta in vita mia che
non vedo questa "piazza-vetrina del mondo" invasa da giapponesi; in genere sono loro a far da padroni! Casualmente l'occhio s'imbatte in una esponente della nuova moda femminile. E vorrei dire all'elicottero che continua a sorvolarci di mettere il silenziatore alle sue pale in modo da consentirci un ascolto migliore di letture e canti. Scambio intanto qualche parola con una pellegrina francese: è diabetica e se la prende con chi di dovere per non averla avvisata che in questo settore sarebbe dovuta rimanere in piedi. Rimpiange il seggiolino lasciato in albergo…
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Per fortuna mancano solo 12 minuti e con l'ingresso del Papa dovrebbe,
almeno per me, svanire tutta la stanchezza. La francese ora è in vena di
confidenze e mi dice di essere stata miracolata dalla Vergine almeno quattro volte tra interventi chirurgici ed incidenti stradali.
Di tutte le letture effettuate solo quelle in spagnolo mi hanno colpito per la
loro chiarezza. Io sostengo infatti che il castigliano, soprattutto in bocca ai
sudamericani, sia la lingua più chiara al mondo.
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Alle 9.24 s'ode un timido battimani. Controllo sui pannelli televisivi: il
Papa non si vede ancora. Intanto la mia francese si sgela e mi regala
un'immaginetta del santo Curato d'Ars, meravigliandosi che io abbia visitato quella povera canonica tanti anni fa. Naturalmente mi sdebito, regalandole una di quelle caratteristiche immaginette mariane fatte dalle nostre Consorelle giapponesi di Tokyo. Al che la francese risponde con un'altra immaginetta, raffigurante i tre fanciulli di Fatima. L'organista intanto con della buona musica ci fa dimenticare tanto stare in piedi…
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In questo momento viene inquadrato sullo schermo il nostro Presidente della Repubblica. E' notevole lo sventolio di fazzoletti e foulard da parte di quanti credono di essere inquadrati ogni qualvolta la telecamera mobile si sposta nella loro direzione. Io potrei al massimo agitare il mio berretto nero con la destra, mentre la sinistra tiene ben saldo il quaderno degli appunti. Mi accorgo comunque che parecchi foto-amatori concentrano i loro aggeggi su questa mia povera barba…
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Controllo l'orologio: siamo in ritardo di sei minuti. Solo alle 9.36 infatti
vedo snodarsi la processione dal portale centrale della Basilica, mentre un coro poderoso la saluta festoso (non sono però in grado di stabilire se si tratti della Cappella Sistina, dato che il brano non è polifonico). L'applauso della folla si fa più fragoroso quando compare il Papa. E' ovvio che io lo vedo bene solo grazie al pannello televisivo: ad occhio nudo è solo un puntino, ma non si stenta a capire che si muove con molta difficoltà. Nel frattempo un'anziana donna del sud col suo caratteristico scialle nero viene ad appoggiare la schiena a questo nostro pilastrello "benefattore": siamo ben in quattro ad utilizzarlo!
Ora il vento sembra essersi placato e si comincia a sentire un certo
teporino. Il Kyrie della Messa degli Angeli in latino ha sempre il potere di amalgamare la massa dei fedeli, anche se il contributo canoro dei miei vicini non è affatto notevole
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L'arcivescovo di Manfredonia-Vieste, sotto la cui giurisdizione si trova
S. Giovanni Rotondo, dopo aver rivolto al Papa la rituale domanda di
beatificazione, legge con voce nitidissima un breve profilo biografico di
Padre Pio. Essendo purtroppo digiuno di stenografia, debbo accontentarmi di annotare soltanto le espressioni che mi hanno particolarmente colpito. Tra queste:" Era un uomo di preghiera e di sofferenza… Silenziosa dedizione allo stato religioso e sacerdotale…".
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Alle 9.58 del mio orologio il Papa pronuncia la formula di beatificazione
dell'umile fraticello, campano di nascita e pugliese di adozione, avendo
passato la maggior parte della sua vita in quel convento del Gargano. E qui mi accorgo che sto piangendo, mentre il quadro del novello Beato col suo accattivante sorriso sembra illuminare la spenta facciata. Indescrivibile lo sventolio dei variopinti fazzoletti e foulard: debbo attendere che si plachi prima di poter scattare una foto ( Chissà come verrà, essendo così lontano! ). Proprio ora la televisione si collega con S. Giovanni Rotondo e pertanto il gemellaggio è completo!
Al canto del Gloria in latino la Cappella Sistina fa il suo prepotente
ingresso: effettivamente, se mancasse, tutto scadrebbe di tono. Non mi
stanco intanto di guardare una bimbetta che dorme per terra, avvolta nella giacca a vento di mamma o papà.
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Il cantore italiano dei versetti del salmo responsoriale ha una voce
pastosissima. Qualche gocciolina comincia a cadere, ma il pronto intervento canoro della Sistina per il versetto alleluiatico sposta subito altrove il mio interesse. Alle 10.24 inizia il canto del Vangelo in italiano: debbo ammettere che il tono insolito mi infonde tanta malinconia… Scruto il cielo in direzione di di Via della Conciliazione. Ha una faccia davvero poco raccomandabile e pertanto torno a ficcarmi nel novero delle vergini prudenti, avendo preso con me l'ombrello.
Vedendo la mia francesona crollare dalla stanchezza ( si è buttata per
terra ), prego il pellegrino romano davanti a me di cederle la scatola-sgabello, dato che da un po' non la utilizza: una stessa gioia unisce benefattore e beneficata!
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Il tono del Papa nell'iniziare l'omelia è molto deciso: segno che si affatica solo nel camminare! Una grande ovazione saluta il passo nel quale ricorda d'essere andato da giovane a trovare Padre Pio. Anche qui debbo accontentarmi di semplici annotazioni, sapendo che poi i giornali, soprattutto quelli cattolici, riporteranno il testo integrale. "Costante esercizio di bene… Immagine viva del Cristo sofferente e risorto… La sua condivisione della Passione ebbe toni di speciale intensità… Senza mai spostarsi dal suo Convento, quasi piantato ai piedi della Croce… Sotto la Croce si impara ad amare… Casa Sollievo della sofferenza… Medicina "umanizzata"… I miracoli ordinari di Dio passano attraverso la nostra carità…". Il massimo degli applausi mi sembra salutare l'espressione "Benchè figlio dell'Italia e di S. Francesco d'Assisi, ha una dimensione mondiale". Quando sul finire del discorso il Papa nomina le principali autorità, che rappresentano degnamente lo Stato italiano, vedendo la faccia perplessa della mia vicina, non posso fare a meno di strappare il suo consenso commentando che forse Padre Pio è più degnamente rappresentato da noi…concittadini!
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Alle 10.47 ha termine l'omelia, seguita subito dal canto del Credo III. Il
sole torna ad affacciarsi per un istante, ma poi deve subito vedersela con
insistenti goccioline di pioggia. Al Resurrexit la Cappella Sistina irrompe
gioiosamente con delle serpentine polifoniche. Guardo nuovamente la mia piccola e "bella addormentata nel bosco" di Piazza San Pietro: né il Papa né la Corale sembrano aver minimamente intaccato il suo pacifico sonno. Credo che solo degli angioletti possano appisolarsi così profondamente!
Inizia la preghiera dei fedeli in varie lingue. Sulla giacca impermeabile
della mia nuova vicina, che mi ha sfrattato al 50% dal pilastrello, rilucono
intanto le goccioline di pioggia.
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Non posso non fare questa constatazione: se per il Dottorato della
Santina la sua foto sembrava guardare in tutte le direzioni della Piazza,
quella di Padre Pio invece pare sorridere solo in direzione dei Palazzi
apostolici. Certo sarei maligno se volessi interpretare quel suo sorriso nel
senso di " Ci siete finalmente arrivati!". Davvero mai come in questo caso
"Vox populi, vox Dei!". Ripenso sempre ad una di quelle targhette votive
notate nella sacrestia della Chiesa del Carmelo di Lisieux. E' dei primi anni
del 1900 e già attesta la riconoscenza di una persona devota, certamente
beneficata da colei che ancora non aveva ricevuto alcun riconoscimento
ufficiale da parte della Chiesa.
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Mentre l'orologio di San Pietro suona le 11, vengono portati i doni
all'altare e qui debbo basarmi solo su quanto trasmettono le immagini
televisive. Mi par di riconoscere uno splendido ostensorio, un crocifisso,
forse il plastico dell'erigenda basilica di S. Giovanni Rotondo e due
caratteristiche botticelle (che sia il vino del posto?). Lo sguardo però subito attratto da due bimbe che si abbracciano affettuosamente,
dondolando quasi a voler allontanare la stanchezza… Quando la telecamera
inquadra il volto sorridente di Padre Pio, è salutata da un applauso.
Nell'intonare il Prefazio il Papa sembra aver fatto ricorso a dei
ricostituenti, tanto si è rafforzata la sua voce. Quando giunge però al "sine
fine dicentes", ci si accorge dell'affaticamento. Intanto la "fatina" di prima
accenna ad un timido risveglio: senza che se ne accorgesse, la mamma le ha tolto la giacca a vento, visto l'aumento della temperatura
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Durante il canto del Sanctus il vento riprende vigore e si incominciano ad
intravvedere squarci d'azzurro nel cielo. Al potente tocco di campanello, che preannuncia la consacrazione, la mia fumatrice di prima s'inginocchia con tempismo esemplare. Mi vedo pertanto costretto ad imitarla, anche se a malincuore, per via dei legamenti allentati del ginocchio sinistro che
rendono poi sempre problematico il rialzarsi. Quando nella seconda parte
del canone viene per la prima volta inserito il nome del novello Beato,
l'ovazione è generale. Ora il sole picchia gagliardo e molti si disfano delle giacche a vento. Al canto del Pater Noster in latino parecchi si dànno la mano in segno di fraterna unione ed io mi ritrovo ad essere l'ultimo anello di questa catena umana. Cominciano intanto a scendere i numerosi sacerdoti incaricati della distribuzione della Comunione. Sono le 11.23: ce la farà il Papa ad intonare puntuale l'Angelus di mezzogiorno in Piazza San Giovanni in Laterano? Io sono convinto che nemmeno l'elicottero possa far miracoli…
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Ed a questo punto, dopo aver salutato la mia francesina e le sue vicine,
mi eclisso, guadagnando un'uscita laterale. Temo infatti di rimanere
imbottigliato al momento della chiusura della cerimonia.
Passando davanti ad un poliziotto, che sta fumando una sigaretta, gli dico
convinto: " Mille beatificazioni sono certo più ordinate di una dimostrazione
sindacale!". Annuisce sorridendo.
Per dimenticare la salita verso il Gianicolo, mi incollo la radiolina
all'orecchio e così posso cogliere l'orazione conclusiva e la Benedizione
Papale. A mezzogiorno suonato sono già al Teresianum. Rimetto in ordine la cella e sistemo tutte le mie cose in macchina. Così subito dopo il pranzo delle 13 posso ripartire alla volta di Bologna, sostando brevemente presso le Trappiste di Vitorchiano. Alle 16 la Uno delle Missioni punta decisamente
verso Bologna, via Terni-Perugia-Cesena con media oraria sui 90.
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Voglio riassumere i tre miracoli odierni. Primo: l'aver ottenuto
insperatamente un biglietto d'ingresso in Piazza San Pietro. Secondo:
quando al casello di Cesena mi sento rispondere dal casellante che la Ferrari ha vinto ad Imola, commento: " Ma allora questo è un miracolo di Padre Pio!". Terzo: con ancora metà pieno a disposizione ( 21 litri ) ho percorso già 550 chilometri. Non mi era mai capitato in vita mia!
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Ma anche i miracoli hanno il loro rovescio… Come prevedevo, all'altezza
di Imola mi ritrovo imprigionato nella marea di macchine reduci dal Gran
Premio. Il tratto Imola-Bologna S. Lazzaro si è svolto tutti a sussulti.
Praticamente il serpentone si è sbloccato solo a pochi chilometri dalla
capitale emiliana. Anche questo contribuisce a dare un tocco irripetibile a
questa giornata spesa esclusivamente all'insegna dell'umile fraticello del
Gargano.
(Bologna 3-5-1999), P. Nicola Galeno, OCD
lunedì 22 settembre 2025
TEOREMI E PROFEZIE di Padre MAURO ARMANINO
Teoremi e profezie
Tornato definitivamente dal Niger da un paio di mesi, mi sono rimesso a fare i conti con la mia terra di origine. Il pezzo di Liguria tra colline e mare, tra paesini dell’entroterra che si spopolano e turisti di spiagge per i fine settimana. Una popolazione che invecchia con nascite rare e occasionali di nuovi cittadini e abitanti nel pianeta terra. Stranieri coi soldi, dunque rispettati, graditi, attesi e contesi. Poi gli altri stranieri, tra i ‘dannosi’ clandestini e quelli ’utili’ per la cura, l’accompagnamento, l’industria, l’agricoltura e i servizi non più ambiti dai locali. Sembrano definitivamente spazzate via le pazienti costruzioni delle cattedrali, del tempo e le case di pietra.
Da un lato si smaterializza e si controlla, quando possibile, tramite le video-sorveglianze, le geolocalizzazioni e quanto appare sugli schermi televisivi o sui ‘social’. Difficile capire e discernere dove inizia il vero, il fittizio, l’invenzione o la realtà. Proprio quest’ultima, la realtà, mistificata, tradita e manipolata persiste, nella sua ostinata testardaggine, a rifiutare l’eutanasia verso cui il sistema di dominazione vorrebbe spingerla ad avventurarsi. Sarebbe comodo per i poteri politici, economici e talvolta religiosi. Meglio sarebbe, per loro, una costruzione che finge di essere e di proporre il reale che conviene e cioè funzionale agli interessi di quelli che contano.
William Isaac Thomas
Nulla accade senza di esse. Nessun mondo sarebbe possibile, senza le parole per crearlo, raccontarlo e tradirlo. Ed è per questo che riappare, in tutta la sua squisita semplicità e immediatezza il teorema di Thomas. Formulato dal sociologo William Thomas nel 1928 afferma che...’ se le persone definiscono certe situazioni come reali, esse saranno reali nelle loro conseguenze’. Drammaticamente lineare e attuale questo teorema, enunciato, la cui verità parte da proposizioni non dimostrate, conferma che la realtà (reale) non conta. L’importante è credere, cioè far credere in una realtà costruita ad arte per usarla a proprio uso e consumo.
Robert K. Merton, pseudonimo di Meyer R. Schkolnick (Filadelfia, 5 luglio 1910 – New York, 23 febbraio 2003), è stato un sociologo statunitense
Tornato definitivamente dal Niger da un paio di mesi è proprio questo il teorema che sembra essere puntualmente applicato nella vecchia (in senso proprio e non figurato) Europa. Un teorema che dà l’impressione di funzionare egregiamente quando i mezzi di comunicazione si allineano sulla narrazione dominante. Religiosi, intellettuali, partiti politici e quanti hanno peso nel sistema di spogliamento globale della dignità. Questa ritirata o dimissione programmata non farà che spianare il terreno alle conseguenze di quanto il teorema annuncia. Si chiama...’ profezia che si auto-adempie’, concetto introdotto dal sociologo Robert Merton, nel 1948.
Essa descrive come una previsione o credenza, anche se falsa, può indurre le persone a comportarsi in modo tale da realizzarla, confermandone la veridicità. Chi scrive non è mai stato troppo vicino ai ‘grandi’ ma cerca di cogliere frammenti di verità da ogni parte essi arrivino. Mi piace dunque citare, come cammino alternativo a ciò enunciato sopra quanto lasciato da Giorgio Armani. ...’Rispetto e attenzione per le persone e la realtà. E’ da lì che tutto comincia’.
Mauro Armanino, Casarza Ligure, settembre 2025