AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 26 settembre 2022

125° ANNIVERSARIO DALLA NASCITA DEL PAPA SAN PAOLO VI - Poesie di P. NICOLA GALENO

Il 26-9-1897 nasceva il Papa S. PAOLO VI



Un mio schizzo di quasi mezzo secolo fa …

 
Ciclo di parafrasi sul libro
 “Preghiere a Cristo” di Paolo VI


IO VOGLIO CREDERE  (p. 23)      6477


Sospiro fede pura che gettare
sappia divina luce sulle cose...

Sospiro fede libera che senta
l’apporto d’una scelta personale...

Sospiro fede certa che mi doni
il senso d’un possesso trinitario!

(Torino 27-11-2002), Padre Nicola Galeno


………………………..


DESIDERIO DI CRISTO (p. 73)     6478


In questa scena opaca
e confusa del mondo
viene una luce nuova,
che tutta la rischiara.

E’ dolce e misteriosa!
Gli occhi di tutti guardano
con gioia e gratitudine
te, Cristo, nostra luce!

(Torino 27-11-2002), Padre Nicola Galeno

........................................
 

E’ NATO PER NOI IL SALVATORE (p. 76)   6479


Parola che ci lasci il tuo pensiero
pieno d’attualità...
Parola che ci sveli dell’Eterno
la vera identità...
Parola che consenti all’uomo stesso
nuova profondità...
Parola che ridoni al sofferente
tutta la dignità...
Parola che c’illumini nel tempo
e nell’eternità!

(Torino 2-11-2002), Padre Nicola Galeno

...............................................


CRISTO E’ CON NOI  (p. 45)    6480


In un mondo evoluto,
eppur così confuso
ove la corruzione
s’unisce a crudeltà,
sussiste l’innocenza
insieme alla bontà
quando tu sei fermento,
o Cristo salvatore!

(Torino 28-11-2002), Padre Nicola Galeno


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sabato 24 settembre 2022

SANTA TERESA DI LISIEUX ALL'UNESCO - redazionale cui farà seguito SPIGOLATURE di Padre NICOLA GALENO OCD

Santa Teresa di Lisieux all’UNESCO

Il 16 aprile 2021, il Consiglio esecutivo dell’UNESCO ha approvato la candidatura di Teresa di Gesù Bambino per il biennio 2022/2023, in occasione del 150° anniversario della sua nascita. Tra parentesi, va anche notato che il 2023 sarà anche il centesimo anniversario della sua beatificazione (29/04/1923). Questa candidatura è stata presentata dallo Stato francese e dalla Basilica di Lisieux. Per il biennio 2022/2023, l’UNESCO vuole “onorare la memoria delle persone che hanno lavorato nei campi della pace, dell’educazione, della scienza, delle scienze sociali e della comunicazione”. Teresina era in competizione con 60 personalità presentate da 47 Stati. Tra i suoi concorrenti c’erano altri tre cattolici: Copernico (Polonia), Nerses (Armenia) e Mendel (Repubblica Ceca).

A metà aprile, Teresina ha vinto la prima tappa! È l’unica donna tra le 4 candidature selezionate. Rappresenterà quindi la Francia all’UNESCO! Il Belgio e l’Italia sostengono questa candidatura. L’UNESCO ha dichiarato che “la celebrazione di quest’anniversario contribuirà a dare maggiore visibilità e giustizia alle donne che hanno promosso, con le loro azioni, i valori della pace”. Data la celebrità di Teresa di Lisieux nella comunità cattolica (la città di Lisieux è il secondo luogo di pellegrinaggio in Francia dopo Lourdes), la celebrazione del suo anniversario può essere un’occasione per sottolineare il ruolo delle donne all’interno delle religioni nella lotta alla povertà e nella promozione dell’inclusione”. Una santa francese, con influenza mondiale, Dottore della Chiesa: l’UNESCO potrebbe presto onorare Teresina come patrimonio dell’umanità. Questo è un messaggio sorprendente e straordinario che il cielo ci sta dando in questi tempi di pandemia. Tuttavia, sarà solo nel novembre 2021 che sapremo se Teresa sarà ufficialmente onorata dall’UNESCO.

L’articolo qui sopra,  ripreso da  

CARMELITANI SCALZI

CURIA GENERALE DEL CARMELO TERESIANO

È datato maggio 2021, ma ora siamo certi che l’UNESCO ha scelto Santa Teresina del Bambino Gesù e lo leggiamo qui, da Aleteia

Unesco: i Santi e gli uomini di Chiesa da celebrare

Santi e uomini di cultura che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo. Nel 2023, ricorrono alcuni anniversari particolari, attraverso i quali sarà possibile ricordarli e meditare le loro opere e la loro vita.

Nel 2023 saranno 150 anni dalla nascita di Santa Teresa di Lisieux, conosciuta a tutti come Santa Teresa di Gesù Bambino, e 850 anni dalla morte di Nerses il Grande, conosciuto come “il Grazioso”, santo armeno del XII secolo.

Per questa ragione, Padre Nicola Galeno OCD presenta SPIGOLATURE, che andremo a pubblicare con cadenza mensile, a partire da fine settembre, in attesa del 1° ottobre, data della ricorrenza della nostra Santina, e finiremo a fine aprile 2023.

Si tratta di un’opera composta in prosa e in poesia, tutta dedicata a Santa Teresina. Un lavoro davvero ben fatto, scritto ad Oita in Giappone, quand’era missionario nel Paese del Sol Levante. 

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SPIGOLATURE ( su S. Teresa di G. B.)

Forse a lettrici e lettori parrà strano questo titolo che viene da un arcipelago dove l’occhio spazia più sulle risaie che sui campi di grano… Siamo ormai agli sgoccioli di questo indimenticabile anno centenario (1997) che vede la piccola Teresa messa al fianco dei sommi Dottori della Chiesa!

Mentre nascono queste righe, sono da poco passate le tre mattutine. Ho provato a sbirciare il cielo: ci sono tante stelle così invitanti! Non sono purtroppo riuscito a scovare, come la piccola Teresa, la costellazione che forma l’iniziale del suo nome… Mi son detto allora: perché non provi a “spigolare” qualche “tesoro” dimenticato dagli altri in questa favolosa vendemmia del 1997?

E così mi son messo a sfogliare poesie di alcuni fa: avevano la faccia smunta come di fazzolettini dimenticati per troppo tempo sullo stenditoio… Nel vedersi ripescare subito mi hanno sorriso. “Eh, lo so come siete fatte voi, poesiole! Siete tutta anima e pertanto gli occhi terreni stentano a riconoscervi… Ma questa volta vi dono un corpo e così anche voi vi aggirerete come signorinelle smaniose d’essere complimentate!”.

Nascono pertanto questi brevi commenti, che consentono d’inquadrare la piccola Teresa in precisi momenti della sua vita. A volte si tratta di “parafrasi” in quanto vengono riprese le parole stesse della Santa. Io non so che faccia possa fare lei nel vedersi a volte imprestare sentimenti che nascono ad oltre diecimila chilometri dalla sua Normandia… Di una cosa comunque sono convinto: la “sorellina” ride sempre di fronte agli scarabocchi di un suo fratellino, sapendo che sono dettati soltanto da un amore genuino e dal desiderio di farla conoscere a tutti, qualora ne avesse ancora bisogno… 

Questa mia “sorellina” infatti ha il pregio di non aver bisogno di presentazioni: basta che apra la bocca perché subito tutti si rendano conto del suo stile prettamente evangelico. E guardando lei, s’incontra subito lo sguardo del suo unico maestro, Gesù!

Prima di passare al breve commento delle poesie, intenderei precisare una cosa. Sovente a fianco del titolo si troverà la sigla MA seguita da un numero: è il rimando al numero relativo ai Manoscritti Autobiografici. Gli appassionati così potranno consultare più celermente la fonte d’ispirazione!

Tra le oltre cinquanta poesie rimastemi ce n’è una nella quale Teresa dipinge alla perfezione tutti i santi desideri che profumavano il cuore della sua Celina. Leggendola però ci si convince che Teresa senza accorgersi sta fotografando se stessa!

§§§§§

SPIGOLATURE (01)


CELINA E TERESA, STESSI AMORI 506

Celina, che piccina sai donarti

con tanta tenerezza al tuo Signore,

dal cor ti sfugge ingenua la promessa

di scegliere Gesù qual cavaliere...

Nell'infantile slancio tu vorresti

a guisa del divino Pargoletto

sempre sentir l'abbraccio di Maria

e del suo dolce sposo San Giuseppe...

*

L'occhio innocente specchiasi nei cieli:

avverte la struggente nostalgia

di quella amata patria dove i Santi

e gli Angeli contemplano il Signore...

Quando con passettini lievi lievi

con le sorelle vai pei verdi prati

cercando i fiorellini profumati,

tanta bellezza affascina il tuo cuore...

*

Ricordi la vigilia di Natale

quando sul caminetto la scarpina

ponevi? All'indomani trepidante

correvi ad ammirare i regalini...

Ancora il bel sorriso della Mamma

conserva la freschezza nel tuo cuore!

Lo sguardo suo profondo sembra dire:

"Arrivederci in Ciel, bell'angioletto...".

*

Nella veranda fulgida di luce

lieve come farfalla corri in braccio

al Babbo, che t'attende per il bacio,

e ne carezzi fiera i bei capelli...

E' vivo ancor l'incanto delle veglie,

che vede entrambe sulle sue ginocchia

cullarsi al dolce ritmo delle note

nostalgiche d'un canto mai scordato...

Quanti ricordi della breve terra...

Ora una luce appare che sublime

tutta m'avvolge e lieta m'inabisso

in quest'eternità che m'ha rapito!

(Oita 11-5-1994)

 §§§§§

SPIGOLATURE (02)



Teresa deve aver guardato sovente la foto di quella sorellina che lei non aveva mai conosciuto. Dicono fosse morta a soli cinque anni. Lei, Teresa, non li ha ancora, eppure sente come un legame invisibile con questa “coccolina” della mamma. Tutti dicono infatti in famiglia che per Elena la mamma stravedeva… Ma nessuno naturalmente dice a Teresina che adesso è proprio lei ad aver preso il posto di Elena nel suo cuore!


ELENA     3204

 
Elena, sorellina deliziosa,
tu sola il cor materno rallegravi:
di te rimane solo questa foto
e quanto fra le lacrime sussurra
Mamma, stringendo al sen la testolina
di questa Teresina birbantella!
*
Quando mi guardi, Mamma, il tuo bel viso
scorda le venature di tristezza,
che sempre lo rivestono... Davvero
sa questo fiore, nato nell’inverno,
recar la primavera nel tuo cuore?

(Oita 2-10-1996)

§§§§§
 

 SPIGOLATURE (03)

  Quando penso alla primavera, chissà perché rivedo sempre il viso gioioso di mia Mamma giovane: davvero una Mamma porta sempre tanta luce nel cuore! Ma la luce di Teresa improvvisamente si è estinta… Lei non ha nemmeno avuto il tempo di accorgersi che lo stoppino stava dando ormai segni di usura, poiché una Mamma sa sempre celare la sua sofferenza.



ALENÇON   3205

 
Addio, cittadina, che vedesti
tanti infantili giochi... Tu saresti
la perla dei ricordi! Qui nascemmo
portando già nel cuore desideri
più vasti della terra che ci accolse.
Passavano i miei giorni tra i rintocchi
delle campane... l’umil ticchettio
degli orologi tutto cadenzava...
Questo folletto sempre in movimento
sapeva colorar di fantasia
tutto nella casetta indaffarata!

Si spense all’improvviso quella luce,
che sino a notte fonda rischiarava
l’inarrestabil mano della Mamma...
Ultimo bacio sulla fredda fronte:
“Mamma, tu sembri altrove. Gli occhi almeno
socchiudi perché resti sempre impresso
nelle pupille il riso delizioso
di questo fiorellino dell’inverno!”.

(Oita 3-10-1996)

§§§§§

SPIGOLATURE (04)

Permettetemi di inquadrare la stessa scena da un’altra angolatura.


CARA  MAMMA  ( MA 43 )   526

Quando Papà mi prese fra le braccia,
per dar l'ultimo bacio alla mia Mamma
le labbra alla sua fronte io accostai
senza dir nulla... Piansi, ma non molto.
Guardavo ed ascoltavo in un cantuccio
come da tutti ormai dimenticata.
E sola nel profondo io soffrivo...

(Oita 16-5-1994)

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SPIGOLATURE (05)

E’ risaputo che la pesca era uno dei passatempi preferiti dal Signor Martin. Forse nel cuore coltivava la speranza di istillare la stessa passione in quel “diavoletto” di Teresa…

GIORNI  BELLI   ( MA 50 )   527

Erano giorni belli quando il Babbo
portava la sua piccola a pescare....
Talvolta anch'io la lenza m'ingegnavo
d’usare, ma soletta preferivo
starmene sull'erbetta a contemplare
quella campagna amena. Quanti suoni!
Il murmure del vento, i cinguettii,
le note d'una banda militare
lontana mi lasciavano nel core
dolce malinconia... Dell'esilio
terreno io sentivo la tristezza
e con struggente amor guardavo il Cielo!

(Oita 16-5-1994)

§§§§§

SPIGOLATURE (06)

Quando venni la prima volta in Giappone, fui scioccato dalla completa assenza non solo del senso religioso della domenica, ma anche del concetto di riposo festivo. “Forse questa gente si ferma solo quando…muore!”- pensai tra me. Tutte le volte che l’occhio s’imbatte nella  meravigliosa descrizione dei giorni festivi della piccola Teresa, sento tanta nostalgia di questi giorni profumati dal fatto d’essere soprattutto “giorni del Signore”!


DOLCI  FESTE    ( MA 58 ) 528


Dolci feste, vi ricordo
come il fiore profumato
dell'infanzia ormai lontana...
Corpus Domini, festosa
Processione per le strade:
quanta gioia sparger fiori
sotto I passi del Signore!
Ma l'ebbrezza io toccavo
nel lanciare delle rose
i bei petali sfogliati
sin all'Ostensorio santo!
Dolci feste, lasciavate
nel mio cuore la fragranza
dei Misteri del Signor!

 (Oita 16-5-1994)

§§§§§

SPIGOLATURE (07)

Non avete mai provato a sfiorare con le dita le gote di un bimbetto, sorridendogli? Sulle prime vi guarda incuriosito dal vostro gesto e dalle parole sicuramente dolci che escono dalle vostre labbra… Ma poi preferisce tornare a nascondere la sua testolina dietro il collo della mamma che lo tiene in braccio. Lui ha già la sua mamma e pertanto non ha bisogno di altro! Tra l’altro lei è l’unica che parlandogli riesca sempre a farsi capire…



CARO  PAPA'    ( MA 60 ) 529

Caro Papà , che sulla reginetta
ti curvi sussurrando dolcemente:
"Ascolta bene! Della tua Patrona
Santa Teresa parla l'oratore...".
Mi sforzo d'ascoltare realmente.
Ma poi, lasciato il pulpito, i miei occhi
tornano volentieri sul bel volto
del Babbo che mi dice tante cose...
Pianger lo vedo a volte. E' così immersa

l'anima nelle realtà celesti
che pare dalla terra già staccato!
Eppure il tuo cammino è lungo ancora...
Quanto calvario prima che il bel Cielo
si schiuda agli occhi tuoi affascinati
ed il Signor le lacrime del servo
buono e fedele asciughi con amore!

(Oita 16-5-1994)

Cronache da fine settembre: partire per tornare - di P. MAURO ARMANINO



Cronache da fine settembre: partire per tornare

Come ricorda il saggio c’è un tempo per ogni cosa. Un tempo per tornare e un tempo per ripartire. Sarà pur vero che, in fondo, non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Si trova forse, tra gli umani, qualcuno che possa dire ecco questa è una novità? C’è invece uno spettro che si aggira per Europa e non è quello preconizzato da Karl Marx e Friedrich Engels nel loro manifesto del 1848. Non è quello del comunismo, semmai quello del ‘già visto’, come l’afferma senza sconti l’ignoto Qoelet nel libro omonimo. Un’aria di solito che spira sui manifesti elettorali e l’interpretazione della politica nazionale e internazionale. Sull’uso e l’abuso dei migranti nel Mediterraneo nel consueto corteo funebre dei naufraghi abbandonati. Nella rassegnazione per la guerra prossima ventura che si avvicina con l’eutanasia dell’Occidente.  Con la programmata liquidazione economica e sociale delle famiglie e delle piccole imprese del continente europeo. 

Continua, con effimera pausa commerciale, l’igienizzazione della società con le sue diuturne paure e menzogne. Le campane elettricamente programmate senza più i campanari che perdevano l’udito col tempo, dopo aver ritmato matrimoni, funerali e feste comandate. Le chiese con le distanze da rispettare e la spruzzata sulle mani prima di comunicare con l’assoluto nel tempo. La sconcertante’ impuntualità’ dei treni di minore importanza con i biglietti più leggeri rispetto a prima. I campionati di calcio e la trasmissione pagante delle partite che accompagnano con metodica strategia ogni giorno della settimana. Si giocava la domenica e i mercoledì per le competizioni internazionali perché gli altri giorni della settimana erano lavorativi. Adesso si finge un’aria di festa che consente di andare allo stadio anche di lunedì notte. Tanto il lavoro si è fatto funzionale all’economia dello spettacolo che le ‘morti bianche assediano nel calendario.

Si soffre, di nascosto e in silenzio, di solitudine. La solitudine ‘del cittadino globale’, come profetizzava il defunto Zygmunt Bauman si coltiva con ostinazione, smantellando legami fisici per privilegiare l’insostenibile ‘leggerezza’ delle distanziazioni sociali e le discriminazioni sanitarie. Aumentano, per converso, in quantità e qualità le cure per gli animali, specie di razza canina. Essi hanno acquistato col tempo privilegi che non pochi cittadini locali o stranieri vorrebbe poter usufruire. Cibo nutriente perché vitaminizzato, psicologi specializzati in caso di depressioni canine, cliniche adatte e, per quelli in preda a malinconie amorose, bed and breakfast in zona panoramiche e arieggiate. Abiti canini confortevoli per tutte le stagioni dell’anno e, dulcis in fundo, cimiteri riservati con tanto di compagnie funebri specializzate. Chi giunge nel Bel Paese da un altrove dove il cibo, la scuola e la salute sono occasionali, non può non provare tristezza.

Partire allora, per chi scrive, dopo due mesi passati in Liguria, è come tornare alla straordinarietà della vita. Tornare dove nulla è scontato o garantito. Dal giorno che nasce alla sera che incombe improvvisa per mancanza di luce, razionata per un guasto alla centrale elettrica. Mangiare, bere, curarsi, provare a mandare i figli a scuola, pregare di trovare un lavoro o di avere un altro figlio e che arrivi puntuale il vento con la sabbia che portano i ricordi di altri tempi. Si torna dove la vita, tuttavia, non è ‘sotto controllo’ di algoritmi che pensano quello che è meglio per gli umani che si sbagliano quando devono votare.

Fortuna volle che, nella città di Chiavari, chiedessi ad alcuni bambini cosa vorrebbero portassi ai bambini che rincontrerò nella comunità che ho lasciato a Niamey, in Niger. Una bimba ha risposto dicendo di portare loro il messaggio che ‘ noi gli vogliamo bene’. Questa frase, assieme a tutti volti amici senza maschere, è tutto ciò che metterò nella valigia.

Mauro Armanino, Casarza Ligure,

 25 settembre, 2022

Aggiungo tre foto della presentazione dell'ultimo libro di Padre Armanino, L'ISOLA DELLE SPERANZE RUBATE-Diario di bordo dal Sahel. L'immagine di apertura l'ho scelta dal Web, mi è sembrata emblematica e molto adatta al testo del padre missionario, che presto tornerà a Niamey.



sabato 17 settembre 2022

QUELLA CROCE ALLA DERIVA NEL MEDITERRANEO - di Padre MAURO ARMANINO

 


Croce di legno di noce

Quella croce alla deriva nel Mediterraneo

Lui porta le dimensioni di un bimbo di quattro anni. Una piccola croce di legno buono, legno di noce, fabbricata su misura per lui. Si chiamerà per sempre Loujin Ahmed Nasif, siriano di nascita e, in ultimo, cittadino del Mare Mediterraneo. Naviga alla deriva, la piccola croce scortata da quattro barche vuote, trovatesi non per caso nelle acque territoriali della Libia. Formano un silente e mesto corteo, allietato solo dal volo dei gabbiani che sembrano suonare, nel vento, l’ultima melodia rubata alla terra. La piccola croce di legno danza tra le onde che, come da millenni hanno imparato a fare, la cullano con materna dolcezza.

Lui aveva quattro anni e, secondo l’ong S.O.S. Méditerranée che l’ha raccolto, si trovava alla deriva da dieci giorni. Fame, sole e sete per lui ed altre 60 persone tra cui altre bambine ancora più piccole di lui. Sarebbe bastato poco per soccorrerli e, nell’ossequio alle antiche leggi del mare, salvarli dall’iniqua morte. Giunti e scomparsi nel mare. Di nascosto, come per vergogna, giusto per fuggire le guerre dei grandi che non finiscono mai. Sotto gli occhi lontani, distratti, assenti di chi, nello stesso mare ma dall’altra sponda, assapora gli ultimi giorni di un riposo che per loro si è fatto eterno.

Scomparsi malgrado gli strumenti di controllo e di intercettazione ogni volta più efficaci e sofisticati. Quattro barche vuote che scortano una piccola croce di legno buono, legno di noce, fabbricata su misura per lui. Dieci giorni alla deriva con in mezzo la croce del bimbo, protetta dalle onde del mare. Anch’esse, a modo loro, scappano e ripartono non appena giunte a riva. Erano una sessantina a bordo del peschereccio alla deriva da dieci giorni. Non si sa invece quanti passeggeri portassero le quattro barche trovate vuote, una delle quali senza motore. Il destino di questa gente rimane a tutt’oggi sconosciuto. Di sicuro c’è la data, il 24 agosto, una piccola croce, fabbricata su misura per lui e il complice silenzio nostro.


Mauro Armanino, Casarza Ligure,

 18 settembre 2022


giovedì 15 settembre 2022

L'ISOLA DELLE SPERANZE RUBATE - Diario di bordo dal Sahel di P. MAURO ARMANINO

 



PRESENTAZIONE 
A cura di MARCO AIME


«In una nota all'Accademia delle Scienze del 1900, Auguste Chevalier faceva nascere la zona sud-sahariana del Sahel oggi riconosciuta dal mondo scientifico». Così, alla fine di una discussione accademica è nata la nozione di Sahel, parola che in arabo vuole dire “sponda”. Ma cos’è davvero il Sahel? Potremmo limitarci a dire che è una striscia lunga 8500 Km, vasta circa 6 milioni di kmq, che attraversa 12 Stati (Gambia, Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Camerun, Ciad, Sudan, Sud Sudan ed Eritrea), definita più dalle sue caratteristiche climatiche, ambientali e sociali che non da quelle geografiche o politiche. Non è semplice indicare i confini del Sahel: a nord chi è in grado di tracciare un confine netto con il Sahara? Sabbia e terra vanno via via fondendosi e ogni sera la prima sembra aver vinto la battaglia quotidiana. A sud, invece, la zona semi-arida sfuma progressivamente nelle verdi savane delle grandi pianure solcate dai fiumi che si gettano nell’oceano. 
Ma potremmo anche dire che esiste più di un Sahel: quello climatico-ambientale; quello storico, legato ai grandi regni dell’oro e alla religione islamica, quello culturale, caratterizzato dall’incontro tra la cultura araba e quella locale e oggi quello bellico-strategico, in cui si gioca una grande partita tra il terrorismo jihadista, gli stati saheliani, le potenze straniere e la popolazione.
I limiti del Sahel climatico-ambientale coincidono più o meno con le linee pluviometriche: da 100 mm/anno a nord, 600 a sud. Quando le piogge rimangono sotto i 150 mm/anno, la vegetazione non riesce a raggiungere una consistenza tale da rallentare il trasporto di sabbia del vento sahariano.
Per chi arrivava da nord, era la terra in cui l’Africa ricominciava a vivere, a essere popolata; per chi arrivava da sud era l’inizio della fatica e della solitudine. Una frontiera vera e propria, dove a incontrarsi non sono state solo le sabbie sahariane con le terre umide della savana, ma anche la tradizione delle popolazioni locali legate al mondo nero con la cultura islamica, venuta dall’est e giunta da queste parti attorno all’anno Mille. Le diverse combinazioni di queste due espressioni hanno dato vita a culture specifiche, che spesso mescolano tratti dell’una o dell’altra, facendole convivere in una dimensione nuova.
È di questa cicatrice sul mondo, che ci parlano i racconti di Mauro Armanino, di piccole/grandi storie quotidiane, che partono dal basso, per aprirci lo sguardo su un orizzonte molto più ampio, fatto di drammi quotidiani, di sofferenze per il clima e per la mano crudele di certi uomini. Storie che partono da lontano, per arrivare fino a noi, così come molte donne, uomini e bambini, sono partiti da lontano, per cercare qui un futuro migliore. Le storie che Armanino ci racconta, con il suo stile scarno, asciutto, non sono ammantate di esotismo, e se c’è un “mal d’Africa” è quello degli africani che ci vivono, non degli europei affascinati da quel continente. Storie che ci sono vicine, perché potrebbero insegnarci a capire che il nostro destino è inevitabilmente legato quelle persone, a quei villaggi a quelle savane aride.
Intanto, un’Europa schizofrenica (o ipocrita) da un lato si proclama portatrice di valori come uguaglianza, democrazia e libertà, e dall’altra investe sempre più denaro in armi e operazioni militari per fermare chi fugge da una tragedia. Peggio, subappalta il lavoro sporco a Paesi come Libia o Turchia, lavandosi così le mani, spostando i propri confini al limite del Sahara. 
Come sempre accade è un problema di frontiere. Quelle frontiere della cui creazione spesso accusiamo la natura. La natura è assolutamente innocente rispetto alle nostre malefatte. Siamo noi, che per decreto, trasformiamo un fiume, una catena montuosa o molto più spesso una linea immaginaria, in frontiera e come ci dice Padre Armanino, la frontiera che è dentro di noi, è la più pericolosa, perché genera tutte le altre.

Ciclo sulla Parabola del Figliol Prodigo nella Chiesa di Veniano (CO)

 Ciclo sulla Parabola del Figliol Prodigo nella Chiesa di Veniano (CO)


L’AFFRESCO DELLA PARABOLA


L’ABBANDONO DELLA CASA PATERNA 

Nessuno mai descrivere potrebbe
l’ebbrezza che mi prende nel lasciare
questa casa paterna dove tutto
diventava per me disgusto e noia…

Libero finalmente ora mi sento
di costruire tutto l’avvenire
a mio piacimento. Scordo il Babbo,
il fratello maggior e pur i servi!


GUARDIANO DEI PORCI 

Davvero non credevo che potesse
tanto benessere finir di colpo…
Furon davvero molte le follie!

Per sopravvivere faccio il guardiano
di porci: almeno quelli sempre sanno
di ghiande rimpinzarsi a piacimento…

Quanto mi pare lugubre l’uccello,
che vola sulla prossima sua preda!
Basta! Ritorno e servo sol sarò!



L’ABBRACCIO PATERNO 

Deludere ti seppi come figlio,

Padre carissimo. Devi trattarmi

soltanto come l’ultimo dei servi.

Capisco che il tuo pianto non fu vano

mentre lo scapestrato figlio andava

dilapidando tanta eredità, 

che neppure per legge gli spettava.

Dal terrazzo di casa tu vedesti

questo pezzente tornar affamato…

Nulla gli rinfacciasti: l’abbracciasti 

in segno del tuo massimo perdono!

(Legnano 15-9-2022), Padre Nicola Galeno


L'ADDOLORATA - ricorrenza 15 settembre 2022



 

sabato 10 settembre 2022

CRONACHE ITALICHE DI SETTEMBRE: VOCE DEL VERBO TRADIRE di P. MAURO ARMANINO


            Cronache italiche di settembre: voce del verbo tradire


Vivere è tradire e tradirsi. Consegnare e tradire camminano assieme e non da oggi. Se tradire, dall’etimologia latina, significa ‘consegnare al nemico’, allora il tradimento è costitutivo della nostra vita. La tradizione, mentre consegna ‘tradisce’ ciò che è tenuta a trasmettere alle generazioni prossime e lontane. Sulla facciata, in restaurazione, del duomo di San Lorenzo di Genova, ad esempio, accanto alla zona autentica della cattedrale c’è una larga parte coperta da un telo che ne raffigura la parte in riparazione. Un’area non piccola della facciata stampata sul telone, porta una grande foto sulla quale, accanto ad un cuoco e due signore, compare la scritta ‘ Ti insegniamo a dimagrire mangiando, abbonati su: prevenzione a tavola.it’! Nulla da eccepire sul messaggio e il suo contenuto mentre non altro verbo si dovrebbe usare per commentare il luogo sul quale la pubblicità è apparsa: tradire. Certo chi ha contribuito a finanziare l’opera non l’ha fatto gratuitamente e in fondo il fine giustifica i mezzi. Almeno così appare a prima vista per chi legge il messaggio affisso sulla facciata della cattedrale genovese.  La tradizione è un tradimento.
Accade anche e soprattutto per la Costituzione della Repubblica italiana. Fondata sul lavoro, affida ai cittadini la loro piena sovranità e ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Esclude la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tradire, come detto sopra, significa ‘consegnare ai nemici’. Essi, non da oggi, sono molti e sono i nemici della pace e della giustizia. Stiamo passando alle generazioni che ci sono state affidate, la preziosa eredità di parole frutto dalla sofferta resistenza al ventennio fascista. Sono state in fretta tradite dalle scelte politiche degli anni che gli hanno succeduto. Il Bene Comune, infatti, preziosa eredità delle varie anime che hanno condiviso l’epoca delle Resistenza, si è gradualmente trasformato nella dittatura delle minoranze aventi il potere finanziario. Fiancheggiati e venduti ai politici con mezzi di persuasione compiacenti, il tradimento si è gradualmente fatto strada con l’appoggio esterno del potere spirituale, connivente. 
Dal tradimento delle parole scaturisce quello dell’ambito politico. Esso si vorrebbe, appunto, come l’espressione del ‘discorso’ che mette al suo centro un progetto di società aderente ai dettati suggeriti dalla Costituzione. Ecco perché, a pochi giorni da un momento elettorale particolarmente delicato, l’astensione probabile di molti cittadini dal voto, esprime sfiducia e rifiuto di QUESTA forma di fare politica. Si tratta infatti non tanto di ‘fare’ politica ma di ‘essere’ la politica che si vorrebbe creare. Questo l’insegnamento, tra gli altri di don Lorenzo Milani, di Giorgio La Pira e dei padri costituenti. Il tradimento dei contenuti portanti delle ‘Attese della povera gente’, come scrisse La Pira, è difficilmente perdonabile dagli elettori che assistono, allibiti, alla gestione della politica come ’Attesa dei ricchi e abbienti’! 
Essi saranno tutti quanti processati e tra loro anche quella parte del popolo che si è lasciata sedurre, con abituale noncuranza dalle false promesse dei mercanti di parole che hanno nel frattempo prosperato. Il processo è già cominciato. Il tribunale sarà composto dai traditi e da tutti coloro i cui nomi erano già stati scritti sulla sabbia e sulle onde del mare.


       Mauro Armanino, Padova, settembre 2022


 

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi