Revival, migrante made in USA
Nel 1995, all’età di 17 anni, assiste al massacro di almeno 200 persone e allo stupro di varie donne ad opera dei ribelli di Charles Taylor. Siamo in Liberia e precisamente nella cittadina di Greenville. Revival, chiamato così a causa della sua affiliazione ad una Chiesa pentecostale, non ha mai dimenticato quella scena. Si salva, fa un voto a Dio e fugge nel fiume con una piroga. Cammina malgrado la poliomielite che gli intorpidisce una gamba e si trova un rifugio in Costa d’Avorio. Ci sono guerre che non finiscono mai e questo Revival l’ha vissuto nella sua carne con gli esodi che, finora, l’hanno guidato fino a Niamey. È in attesa di una somma di denaro che gli permetta di continuare fino in Ghana. Da lì partirebbe poi per Stati Uniti dalla sorella.
Sua sorella minore, come molte altre migliaia di liberiani, si trova in America e vorrebbe che suo fratello la raggiungesse. Revival, insegnante di storia e letteratura nel suo Paese e studente universitario, era scappato perché, essendo della stessa etnia del defunto presidente Samuel Doe, temeva per la sua vita. È ospite, per un certo tempo, in un campo per rifugiati in Costa d’Avorio. Nella circostanza, ha una figlia di nome Grace che vive adesso in Liberia. Ricorda che lei ha compiuto 24 anni ed è madre di un bimbo di cui Revival mostra con fierezza la foto nel cellulare. In Liberia non si sente più a casa sua e decide di partire.
Raggiunge il Senegal nel 2019 e si associa ad un venditore di auto usate per oltre un anno. In Marocco svolge la medesima attività finché riceve l’invito da sua sorella che gli consiglia di andare nel Ghana da dove potrebbe partire. Attraversa l’Algeria e i suoi soldi finiscono a Niamey, dove spera di entrare in possesso della somma promessa dalla sorella minore, sposata negli USA. L’unico freno al sogno americano è il pensiero dei suoi due figli in Liberia, di cui uno ha giusto sei anni. Gli spiacerebbe lasciarlo crescere senza padre e senza madre. In più sente la nostalgia di sua figlia e del nipote non ancora conosciuto. Assicura di possedere un terreno a Monrovia, non lontano dallo stadio. Confessa con pudore che il voto fatto, mentre da bambino si salvava dal massacro, è quello di costruire un tempio per il Signore.
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