AFORISMA

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(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

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domenica 15 aprile 2018

A PROPOSITO DI CANI E GATTI DOMESTICI.... Di Danila Oppio


A PROPOSITO DI CANI E GATTI DOMESTICI
 Alcune volte  ho sentito criticare aspramente le persone che tengono animali domestici in casa, da parte di alcuni sacerdoti.
Vorrei spezzare una lancia a favore di queste povere bestiole, la cui unica colpa è di affezionarsi ai loro amici a due zampe, e viceversa.
E’ pur vero che certe persone trattano il cane o il gatto di casa, come fossero bambini, vestendoli con cappottini e a volte perfino facendo calzare loro delle scarpette per proteggere i loro dedicati piedini. Oppure acquistano collarini preziosi, per renderli più carini. Scusate le rime, ma le ho utilizzate per prendere bonariamente in giro chi esagera nella cura dei propri amici a quattro zampe.
Però, perfino nei Vangeli si parla di cani:
Lc  16,19-31
In quel tempo Gesù disse ai farisei: «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Durante i banchetti, gli ospiti spezzavano un pezzo di pane e lo usavano per prendere il cibo dal piatto comune. Durante il pasto, quando volevano pulirsi le mani, prendevano un pezzo di pane, lo usavano per pulirsi, poi lo buttavano sotto il tavolo. Era questo il cibo che Lazzaro sperava di ricevere.
Ogni giorno Lazzaro si sedeva alla porta del ricco, sapendo che lì si facevano banchetti tutti i giorni e che avrebbe potuto saziare la sua fame, anche solo con i pezzi di cibo gettati sul pavimento. Desiderava quel cibo, ma non poteva averlo perché nessuno gliene dava.
I cani venivano a leccare le sue piaghe. La maggior parte dei commentatori biblici presume che i cani fossero dei randagi sporchi e rognosi; uno però esprime la possibilità che fossero i cani da guardia del ricco e che leccare le ferite aiutasse a farle guarire. In qualsiasi caso, avere quelle piaghe ed essere leccato dai cani rendeva Lazzaro ritualmente impuro. Se quelli fossero effettivamente i cani del ricco, possiamo supporre che fossero loro a mangiare gli avanzi della tavola gettati per terra, e non Lazzaro.
Quest’usanza è continuata fino al Medioevo, non più nelle case dei ricconi, che già facevano uso di stoviglie, spesso d’oro o d’argento, ma nelle case dei benestanti: si servivano di grossi pani, che tagliavano a fette e sulle quali sistemavano il cibo. Il pane s’impregnava del sugo, e in seguito gettato  ai cani o ai porci.
Chiedo venia per questa digressione, ma un po’ di storia non guasta!  Dal quel che possiamo ammirare da molti dipinti, anche di natura religiosa, come la Madonna degli animali di Albrecht Dürer, l’immagine della Vergine è attorniata da diversi tipi di animali.
  



Girolamo da Romano (il Romanino) Pittura italiana sec. XVI.
Di sicuro al tempo di Gesù i barboncini non c’erano, ma credo che il pittore volesse simboleggiare la tenerezza che un bimbo avrebbe provato a stringere a sé un cucciolo di cane.


E per non trascurare i gatti, perfino Lorenzo Lotto ha dipinto l’Annunciazione con un gatto che pare spaventato. Forse per l’apparire dell’Arcangelo Gabriele?
L’ Annunciazione di Recanati è un dipinto a olio su tela (166x114 cm) di Lorenzo Lotto, databile al 1534 circa e conservato nel Museo civico Villa Colloredo Mels a Recanati. È firmato "L. Lotus" ed è una delle opere più famose dell'artista. L’ho potuto ammirare, e la bellezza dell’opera consiste nello sguardo della Vergine: Percorrendo la sala, dall’inizio fino alla fine, Maria segue il visitatore con lo sguardo, e pare perfino che si volti anche con il corpo, per seguirlo meglio.


E adesso, dopo quest’altra digressione, che credo interessante dal punto di vista dell’arte sacra, vorrei tornare sull’argomento “animali domestici”.
Se una persona è sola, o ha problemi psicologici, la pet therapy è utile per dare un aiuto concreto ai bambini e non solo.
Per una persona anziana funge da compagnia, e rallegra le giornate. Per un non vedente, ci sono cani guida istruiti all’uopo. Nella Polizia, i cani sono utilizzati per cercare droga o tracce di un delitto.
Per i Vigili del Fuoco, i cani sono ottimi soccorritori, sia per salvare le persone investite da una valanga, che dalle macerie di un crollo.
Insomma perché non amare questi piccoli amici dell’uomo?
E perché l’uomo dovrebbe privarsi di tale compagnia?
Lord George Byron, illustre poeta inglese, scrisse un epitaffio sulla tomba del suo amato cane Boatswain (Nostromo), e mi trova nella stessa linea di pensiero, in questo brano della sua opera:
Near this spot are deposited 
 the Remains of one
who possessed Beauty without Vanity
Strength without Insolence
Courage without Ferocity
and all the Virtues of Man without his Vices”


In questo luogo giacciono

i resti di una creatura
che possedette la bellezza ma non la vanità
la forza ma non l’arroganza
il coraggio ma non la ferocia
E tutte le virtù dell’uomo ma privo dei suoi vizi.


Ecco centrato il nocciolo della questione: gli animali non possiedono i vizi dell’uomo, il motivo per cui a volte si preferisce la compagnia di un cane o di un gattino, piuttosto di quella di un animale a due zampe (e non pensate ai gallinacei o agli struzzi!) Faccio riferimento ad un certo tipo di essere umano, che spesso agisce molto peggio di un animale. Si apprendono notizie di efferati crimini non certo compiuti da un cane o da altro genere di animali. Anzi, quante notizie di animali maltrattati, seviziati, bastonati a morte che fanno accapponare la pelle, si leggono, i cui autori sono nostri simili. Nostri simili? Spero proprio di no, perché gli esseri che agiscono con violenza verso altri uomini o verso gli animali, sono le peggiori bestie che vivono su questo Pianeta.
Tornando all’inizio di questo che non credevo diventasse un lungo articolo, direi che esiste la sana via di mezzo. Gli animali domestici sono sempre stati compagni dell’uomo, altrimenti non sarebbero addomesticabili. Ci sono stati cani da guardia, da caccia, da difesa, da semplice compagnia. E i gatti? Una volta si tenevano per dar la caccia ai topi, oggi non si utilizzano quasi più per questo servizio, il loro ronfare è rilassante, trasmette un senso di pace.
Allora perché prendersela tanto con chi desidera avere questo tipo di compagnia? Pensate che chi si prende cura di un cane o di un gatto, possa non farlo con i suoi simili? Direi che corrisponda proprio al contrario: chi ama gli animali, tanto più ama gli esseri umani, e se salva un animale da morte certa, volete che non lo faccia nei riguardi del suo prossimo? Spesso chi non ama gli animali, fatica anche ad amare un suo simile.
Fossi in voi, non giudicherei su queste basi. Chi possiede un amico pelosetto, non riversa il suo amore solo su quello che invece è un suo amico sincero, trova il tempo di occuparsi anche di far del bene. Resta sempre la realtà di un cane o un gatto che non hanno i vizi umani, a volte tanto orribili da rendere l’uomo simile ad una bestia feroce.
Per concludere, se Dio ha voluto sulla Terra tante creature diverse tra loro, una ragione deve pur averla avuta! E dalla Genesi si legge:
[24]Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: [25]Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. [26]E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Da quel che ne deduco, per dominio dell’uomo non si può intendere anche l’addomesticare un animale e tenerlo per compagnia? Credo proprio di sì, altrimenti il Creatore non avrebbe “inventato” cani e gatti. Ne sa qualcosa San Francesco d’Assisi.

Un giorno Francesco si recò in vista nella città di Gubbio. Ma come entrò nella città vide che non c’era nessuno, né animali né persone. Tutti i cittadini di Gubbio erano chiusi nelle loro case per paura di un Lupo veramente pericoloso e grande. Tutti conoscevano Francesco e chiesero a lui se poteva aiutarli. Francesco accettò e andò a parlare con il Lupo.
Si reco alla foresta, e vide arrivare da lui lentamente questo grosso cane.
Francesco lo chiamò: ”Fratello Lupo , in nome di Dio ti ordino di non fare male a me e a tutti gli uomini”. Quando furono vicini, Francesco fece il segno della Croce in bocca al Lupo.
Poi Francesco gli disse:
 “Fratello Lupo, perché hai fatto del male ai tuoi fratelli uomini? Tutti ti odiano Fratello Lupo, hanno paura di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”.
 Quando il Lupo capì il suo errore scrollò la testa, fu allora che Francesco disse agli abitanti di Gubbio:
“Il Lupo vuole vivere in pace con voi; lo desidera veramente. E’ importante che mi promettiate di dare del cibo al vostro nuovo Fratello”.
 Da quel giorno grazie a Francesco e alla buona volontà sia del Lupo che dai cittadini di Gubbio, era tornata la pace e il Lupo andava trovare gli abitanti ,che gli davano da mangiare , come promesso. Il Lupo era diventato il cane di tutti, era diventato anche  l’amico di tutti bambini .E quando morì alcuni anni dopo, tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro caro amico Fratello Lupo.
Danila Oppio


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