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(Rita Levi Montalcini)

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lunedì 26 giugno 2017

IL MISTERO DELLA CENA - MIRACOLI

Itinerario nei luoghi dei prodigi eucaristici

Il mistero della Cena – miracoli

Tra fede e leggenda, si rincorrono nel corso dei secoli le testimonianze di fatti straordinari che vedono protagonista l'Eucaristia. 17 episodi in tutta Italia, ben 132 nel mondo, che hanno generato arte e devozione. L'episodio più antico risale all'VIII secolo: testimone, a Lanciano, un monaco dubbioso. L'ultimo caso, a Napoli nel 1772, riguarda il ritrovamento prodigioso di particole rubate.

Se è vero che teologia e magistero, riferendosi all'Eucarestia, parlano di mistero e non di miracolo, è anche vero che nei secoli documenti e testimonianze, iscrizioni e affreschi, storie e leggende hanno tramandato diversi fatti straordinari legati al culto e alla presenza dell'Eucaristia: casi particolari tra fede e scienza, tra sacro e profano. 
Parliamo dei cosiddetti miracoli eucaristici. Lo facciamo consapevoli che l'attendibilità di molte fonti non ha sempre egual valore storico, o non sempre ha superato vere analisi scientifiche (e questo dato invita alla prudenza). Ma anche consapevoli che, oltre a stupore e meraviglia, questa religiosità primi-tiva ha generato fede e devozione, cultura e arte.
Ciò premesso, tale tipologia di prodigi ha una storia antica. E infatti – sia pure con varianti – scopriamo i “miracoli eucaristici” persino in alcune opere patristiche. 
Ma è soprattutto in epoca medievale che troviamo storie di ostie consacrate “sanguinanti" – a Lanciano, Ferrara, Alatri, Firenze, Bolsena –, così come nelle epoche successive c'imbattiamo in particole conservate “intatte” – a Morrovalle e Siena – o addirittura in ostie “luminose”, a Torino. Insieme a questi luoghi, [L’Italia dei prodigi eucaristici –  come titola un volume di padre Nicola Nasuti (edito da Cantagalli)] – ne presenta altri: a Trani, Offida, Valvasone, Cascia, Macerata, Bagno di Romgna, Asti, Veroli e Patiemo. Diciassette in tutto: forse 17 su un totale di 132 nel mondo, secondo una mappa custodita nell'abbazia di Paray Le Monial, in Francia.
– Larga parte della letteratura sul tema fa iniziare da Lanciano (Chieti) questo singolare itinerario nel tempo. E richiama l'episodio – siamo nel VIII secolo – di quel monaco dubbioso della presenza di Cristo nell'Eucaristia, che fu poi testimone, durante la Messa, della trasformazione sensibile delle specie eucaristiche in carne e sangue. Quanto resta di tale “conversione” – impropriamente si parla di reliquie – si conserva oggi nella chiesa di San Francesco. Analizzati, quei frammenti di carne hanno rivelato natura di fibre muscolari (tessuto di miocardio), mentre i grumi di sangue coagulato si sono dimostrati sangue umano [dello stesso gruppo rilevato sulla Sindone]. Dettagli ulteriori sono contenuti nei resoconti di Bruno Sammaciccia, che riporta gli esiti degli esami condotti dal professor Odoardo Linoli contrario all’ipotesi che si tratti di falsi. Già nel 1659 così scriveva Ferdinando Ughelli nella sua monumentale Italia Sacra: «In questa chiesa sono conservate molte reliquie di santi, ma quelle che le superano tutte sono il Santissimo Sacramento dell'Eucarestia cambiato in carne, or sono già mille anni, e le cinque gocce di vino in sangue».
– Da Lanciano si passa a Trani, (e siamo attorno al Mille), con la vicenda di una donna ebrea che, ricevuta la particola, l'avvolse in un fazzoletto e, tornata a casa, la mise a friggere in padella. «A contatto con l'olio bollente, la particola divenne miracolosamente carne sanguinolenta e l'emorragia di sangue, chiamiamola così, sparse tanto sangue fuor dalla padella che allagava per tutto quella maledetta ed esecranda casa», scrive nel 1625 fra' Bartolomeo Campi (L’innamorato di Gesù Cristo). Sequenze dell'episodio – compresi il processo all'ebrea e la sua esecuzione – sono stati raffigurati da Paolo Uccello nel Palazzo Ducale di Urbino.
La meta ora è Ferrara. Siamo nel 1171. Si tramanda che nella chiesa di Santa Maria in Vado, durante la Messa pasquale, quando il sacerdote spezzò il pane consacrato, dall'ostia sprizzò un fiotto di sangue che, tra lo stupore dei presenti, andò a macchiare la volticina sopra l'altare. Ricorda padre Giorgio Finotti dell'Oratorio che «la volticina, chiaramente macchiata di sangue, racchiusa in un tempietto, costruito negli anni 1594-95, è, a tutti oggi, visibile nella Basilica di Santa Maria in Vado, attualmente officiata dai Missionari del Preziosissimo Sangue di San Gaspare»:
Sul fatto è da registrare una bolla di Eugenio IV del 1442.
• Eccoci al 1228, ad Alatri (Frosinone). La cittadina ciociara rinnova ancora, ogni 13 marzo, la memoria di un episodio che ha segnato il suo Medioevo: in quella data Gregorio IX promulgò il mandatum circa l’evento di un'altra ostia bianca trasformatasi in carne viva, e oggi custodita in una cappellina della cattedrale di San Paolo. 
• Passiamo in Toscana, dove si registrano altri due casi.
– Il più antico riguarda la chiesa di Sant’Ambrogio, a Firenze, teatro di un miracolo eucaristico che, nel 1230, vide il cappellano delle benedettine, Uguccione, rinvenire grumi di sangue rappreso in un calice che il giorno prima, dopo la comunione, aveva omesso d’asciugare. Il prete ripose il sangue in un ampolla dov'è ancora conservato. 
– Siamo nel 1595: durante un incendio si rovesciò la pisside con le ostie consacrate, ma queste, invece di bruciare, si sarebbero unite a formare una sorta di piccolo disco che fu riposto in un vaso.
•  Ed eccoci a Bolsena (Viterbo), con il miracolo del 1264 affrescato da Raffaello nella Stanza di Eliodoro nei palazzi Vaticani. Anche qui un sacerdote, Pietro da Praga, celebrando Messa nella chiesa di Santa Cristina, vide grondare sangue dall'ostia consacrata. Ne restano tracce sul lino usato come corporale – oggi custodito nella cattedrale di Orvieto –, sui marmi e sulle pietre dell'altare e sul pavimento della cappella della martire. (Se è vero che il 1264 è anche l'anno in cui Urbano IV promulgò la festa del Corpus Domini, i nessi tra la bolla Transisturus  e il miracolo non sono più così certi dopo gli studi condotti da Andrea Lazzarini (Il miracolo di Bolsena, Roma 1952)]. 
•  Meno di dieci anni dopo a Lanciano, nel 1273, si ripete un miracolo eucaristico i cui resti – una parte di ostia convertita in sangue e carne, e una tovaglia – sono conservati nella chiesa di Sant'Agosti   no o del Corpus Domini a Offida (Ascoli Piceno), in un'edicola in fondo all'abside, protetta da una cancellata in ferro e da due sportelloni lignei [ma il miracolo di Offida è anche raffigurato in due dipinti di Giovan Battista Lucini che si trovano nel duomo di Crema].
•  Altri vent'anni, a Valvasone (Pordenone), nella chiesa del SS. Corpo di Cristo è ancora conservata la Sacra Tovaglia macchiata del sangue che sarebbe sgorgato nel 1294 da un'ostia consacrata. 
• Proseguendo, eccoci a Cascia. Qui nella chiesa di Sant’Agostino è conservata la reliquia di un miracolo avvenuto a Siena. Nel 1330 un sacerdote, deposta l'ostia per un malato nel breviario, la ritrovò rosseggiante di sangue.  
• Da Cascia a Macerata. Qui si registrò nel 1356 un altro evento – ricordato nella cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta e San Giuliano – dove si custodisce un miracoloso lino liturgico (impropriamente detto “corporale") macchiato del sangue sgorgato da un'ostia consacrata.
• Il primo miracolo eucaristico del secolo successivo lo ritroviamo, nel 1412, a Bagno di Romagna. Qui la basilica di Santa Maria Assunta custodisce un sacro corporale «intriso di otto gocce di Sangue miracoloso di Nostro Signore Gesù Eucaristia» – come afferma il testimone dell'evento, don Lazzaro, priore di Santa Maria di Bagno.
  • • Ci spostiamo a Torino, dove «nel 1453 essendosi dato il sacco alla terra d'Exilles, si trovò un sol-dato così sacrilego, che entrato in chiesa, die' di mano al ciborio che racchiudeva l'ostia consacrata, e affardellatolo con altre robe in una valigia, quella pose su un mulo e si mise in viaggio (…). Pervenuto a Torino il ladro col mulo, e giunto allato alla chiesa di San Silvestro, la bestia incespicò e cadde. Rottasi frattanto la valigia, apparve il sacro vaso coll'ostia, la quale subitamente si levò in alto, cinta di bei fulgori, e tanto vi rimase che il vescovo Ludovico di Roinagnano venne processionalmente col clero, e la ricevette nell'aureo calice che umilmente le protendeva» – così Luigi Cibrario nella sua Storia  di Torino (1846). In segno di devozione la città costruì un'edicola sul luogo dell'evento, presto sostituita dalla chiesa dedicata al Corpus Domini. Sono inoltre da registrare le sfarzose feste organizzate per gli anniversari del miracolo, con i sovrani, luminarie e musica.
  • In Piemonte va poi citato il miracolo eucaristico di Asti, nel 1535. Anche qui, durante una Messa, nella chiesa di San Secondo, al momento della frazione del pane eucaristico sarebbero uscite gocce di sangue cadute tra le dita del celebrante: non è però rimasta nessuna traccia visibile di prodigi. 

•  La tappa successiva  è  Morrovalle (Macerata). Nel 1560 un incendio distrusse la chiesa di San Francesco: rimasero intatti solo il corporale e l'ostia grande conservata nel tabernacolo, e l'evento fu  autenticato da una bolla di Pio VI. 
• Dieci anni dopo siamo alla Pasqua –1570– nella chiesa di Sant'Erasmo, a Veroli (Frosinone), dove durante l'esposizione del SS. Sacramento sarebbero accaduti diversi fatti inspiegabili. Un documento redatto dalla Curia, con le descrizioni di prodigi, visioni e guarigioni, è conservato nell'Archivio di Sant'Erasmo.
• Ritorniamo in Toscana, per il miracolo eucaristico del 1730. Nella chiesa dì San Francesco a Siena, mani sacrileghe rubarono una pisside con oltre duecento ostie. Tre giorni dopo furono ritrovate ed esposte con solennità. Ripetute analisi chimico-fisiche hanno confermato che sì tratta di ostie non adul-terate e non soggette a processi di marcescenza (sul tema cfr. il libro di Siro Grimaldi, Uno scienziato adora, 1956).
– Giovanni Paolo II, il 14 settembre 1980, davanti alle ostie intatte di Siena esclamò: «È la presenza!».
• Ultima destinazione: Napoli. Nel 1772 furono ritrovate, in un campo, le ostie rubate nella parrocchia di San Pietro a Patierno All'episodio Alfonso De' Liguori dedicò l'opuscolo Ragguaglio di un portentoso miracolo appartenente al SS. Sacramento dell’altare. Ma le “miracolose ostie recuperate" sono state di nuovo trafugate, insieme al reliquiario, nel 1978. E mai più ritrovate.
Marco Roncalli –Luoghi dell’Infinito n. 85 (maggio 2005)


Legnano 0cds- 17-06-2017

Padre Claudio Truzzi OCD

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