Morti due volte perché di seconda mano
La rabbia del vento: dall’uranio al Sahel
Si può nascere più di una volta e, appunto, morire più di una volta. Tutto dipende dal luogo, dal momento e soprattutto dalla ‘qualità’ del deceduto. Tra vita e morte c’è una un’esigua passerella che permette di attraversare il fiume che congiunge i due momenti. Come dire che le due realtà non sono affatto separabili e l’una riflette l’altra. Nascere, ad esempio, in quella porzione d’Africa chiamata Sahel e più specificatamente nelle ‘Tre Frontiere’, Burkina Faso, Mali e Niger, non è lo stesso che nascere in un Paese come l’Italia. Non è questione di fortuna e neppure di cieco destino ma solo parte di quell’insondabile mistero che è la vita umana. Esso è in parte scritto e in parte da scrivere nella quotidiana umana avventura che ci ostiniamo a chiamare storia. Per dire, in forma diretta, che se uno contava poco da vivo, perché scartato, irrilevante o, addirittura invisibile, si porterà le stesse caratteristiche anche da morto. Per il mondo che decide ciò che è degno di nota, essere uccisi dai gruppi armati nel Sahel non è lo stesso che esserlo in Ukraina o nel carcere a cielo aperto di Gaza.
L’anno scorso i conflitti armati riconosciuti, ripartiti in 36 Paesi, sono stati 61. L’Africa rimane il continente più toccato assieme all’Asia. Peraltro, secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, i conflitti armati sarebbero oltre 120, un record dal 1946. Molti di questi sono lontani dagli schermi televisivi, le cronache o i mezzi di comunicazione che ‘contano’ e dove i morti, appunto, muoiono due volte. La seconda per dimenticanza, distrazione, censura o ignoranza. Lontani e invisibili da vivi lo sono stati anche da morti. Nel Sudan, preda di una guerra tra le forze armate governative e forze paramilitari, una quarta guerra (in)civile, dal 2023 ad oggi, ci sono stati centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati e rifugiati. Durante la sua permanenza nel Niger chi scrive ha avuto modo di incontrare e talvolta sostenere decine di rifugiati originari del Sudan. La guerra lontana diventava in modo insolente e drammatico il volto di donne, giovani e bambini nati nel frattempo in esilio.
Nelle poche settimane che mi separano dal ritorno in patria è stato inutile o impossibile sentirne parlare. Morti due volte, considerati lontani e di poco peso, proprio come hanno vissuto. O allora nella Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, dove si è trovato e portato via l’uranio che avrebbe permesso la costruzione e l’uso della prima bomba atomica. Questo immenso Paese ha conosciuto uno dei conflitti più mortali dopo la Seconda guerra mondiale. Si stima che i morti per le guerre che si sono succedute dal 1994, la crisi nel Ruanda, ad oggi, siano stati circa 6 milioni e altrettante le persone sfollate. Conflitti armati, spesso motivati per la rapina delle preziose risorse minerarie, che perdurano fino ai nostri giorni, con silenzio e la complicità dei paesi interessati alle terre rare. Non molti sapevano di questa ‘terza guerra mondiale’, lontana e misconosciuta anche e specialmente perché africana, continente, come disse un noto presidente francese a Dakar, fuori della storia.
In dieci anni, secondo il Centro per gli Studi Strategici per l’Africa, nel continente vi sono stati circa 150 mila morti a causa del terrorismo ad opera di gruppi armati militanti ‘islamisti’. I 22.307 morti di quest’anno, legati a questi gruppi, rappresenta un livello record di letalità. Quasi la metà dei morti segnalati si è prodotta nel citato Sahel. Morti nel vento e nella polvere della dimenticanza e l’apparente inutilità. Morti di seconda mano, contadini per la maggior parte, già ai margini per abitudine o per noncuranza. Gente di poco peso e per i quali pochi sarebbero disposti a prenderne le difese o la causa. Morti come quelle cosiddette ‘bianche’, anch’esse accadute senza lasciare troppe tracce. Nel mondo sono in realtà una vera e propria guerra e si stima che si tratti di tre milioni di persone morte nel mondo in seguito ad incidenti o malattie legate al lavoro. In crescita rispetto ad anni precedenti anche per l’aumento della mano d’opera mondiale. Contare di più nella vita per non passare inosservati nella morte. Questa è prima missione della politica.
Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025
Nessun commento:
Posta un commento