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sabato 31 maggio 2025

Ciclo su VISITAZIONE DI MARIA ALLA CUGINA ELISABETTA - SI FESTEGGIA OGGI 31 MAGGIO - foto e poesie di Padre NICOLA GALENO OCD










Da Vatican News
Maria rimane con Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista. La festa della Visitazione, celebrata il 2 luglio, ha origini francescane e si è spostata al 31 maggio per concludere il mese dedicato alla Vergine. Il Papa Urbano VI estese la festa a tutta la Chiesa per favorire la pace tra i cristiani divisi. Festa ecclesiastica che commemora la visita (narrata nel Vangelo di Luca 1, 39-56) che Maria Vergine fece alla cugina Elisabetta in una città montana della Giudea, trattenendosi con lei tre mesi, quando ebbe saputo che questa stava per diventare madre (di s. Giovanni Battista)
La festa è stata istituita da papa Urbano VI nel 1389, con lo scopo di far cessare il Grande Scisma per intercessione di Maria. Ha i suoi albori a Bisanzio, il 2 luglio, quando si legge il vangelo della visita di Maria ad Elisabetta, nella festa della “Deposizione nella Blachernes (basilica) della santa Veste della Theotokos”. I francescani adottarono questo giorno mariano di festa, ma ne fecero la Visitazione di Maria, nel 1263. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, la festa fu fissata il 31 maggio, a conclusione del mese dedicato a Maria.

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!’”. (Lc 1, 39-42;46-47)
La corsa
Per una sorta d’impulso interiore, la Vergine Maria corre dalla cugina Elisabetta. Tanti possono essere i motivi che hanno spinto la Vergine Maria a intraprendere quel viaggio. Il desiderio di mettersi a servizio della cugina Elisabetta, saputo che attendeva un bimbo in tarda età, come il desiderio di comunicare quanto è avvenuto a lei, sapendo che tra donne “visitate” dall’angelo è più facile capirsi. In quel “correre” Maria si rivela donna missionaria (nel portare e condividere la gioia dell’annuncio) e donna di carità (nel mettersi a servizio dell’anziana cugina).
Ma nulla vieta di pensare che ci sia stato anche il “santo desiderio” di andare a vedere il “segno” che l’Angelo le aveva indicato: “Ed ecco Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,36-37). In fondo anche i pastori, in fretta, andarono a vedere “il segno” che gli angeli annunciarono loro nella notte di Natale: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). A conferma che Maria non sottovaluta i “segni” che Dio le offre.
L’incontro tra due madri
La scena del vangelo raccorda le due “annunciazioni”, ad Elisabetta e a Maria: due donne e due promesse. E non appena sente il saluto di Maria, il bimbo in grembo di Elisabetta comincia a “danzare”. Il Messia Gesù, non ancora nato ma presente nel grembo della madre Maria, incontra il precursore, profeta presente egli pure nel grembo della madre Elisabetta e, riconosciuto, causa la gioia, l’esultanza, la danza, come quella di David davanti all’arca della presenza del Signore (cf. 2 Sam 6,12-15).
Dalla lode al servizio
E il canto di lode, il Magnificat, che narra il capovolgimento della logica umana, dove gli ultimi diventano primi, non resta lettera morta, ma si fa vita nel servizio.

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