AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

domenica 7 settembre 2025

CON QUEL CHE RESTA DEL MONDO di Padre MAURO ARMANINO

 


Con quel che resta del mondo
Dopo il ritorno definitivo dal Niger e 14 anni di permanenza nel Sahel maltrattato da gruppi armati che usano la morte e il terrore come strategia. Dopo che le frontiere che si armano da troppe parti e i muri spuntano dappertutto al quotidiano. Dopo i morti migranti di chi cerca un altro mondo nel mondo. Dopo che le armi e le guerre che le utilizzano per perfezionarle sembra ormai la diplomazia tra Paesi con interessi divergenti. Dopo che gli imperi tornano a mostrare con arroganza il volto cinico del potere che non avevano mai abbandonato. Dopo che le illusioni del progresso illimitato e della globalizzazione felice sono state realizzate. Dopo che la giustizia sociale appare tradita e venduta per alcuni denari di ‘ coesione sociale’. Dopo che le grandi narrazioni della storia hanno lasciato il posto alla cronaca del quotidiano. Dopo i colpi di stato militari che tutto promettono di rifondare perché nulla cambi. Dopo tutto ciò ci si dovrebbe domandare che fare con ciò che resta del mondo.
Dopo l’ipocrisia del diritto internazionale con applicazione variabile. Dopo la democrazia esportata di forza e mistificata alla sorgente dalla sete di potere e del denaro. Dopo aver mutilato il mistero della persona umana alla sola dimensione del commercio e del consumo. Dopo aver continuato a scavare il fosso che separa i mondi tra chi può viaggiare liberamente e chi è destinato a scomparire tra i superflui. Dopo aver dichiarato e subito dopo confiscato l’affermazione che tutte le persone nascono uguali in dignità e possibilità. Dopo avere lottato per anni le conquiste del lavoro e vederle diluirsi nello sfruttamento programmato dell’esclusione a partire dalla nascita. Dopo le ideologie che hanno ingabbiato la realtà falsificandone i contorni e la portata sovversiva. Dopo aver creduto alla redenzione attraverso la violenza sacrificale degli innocenti. Dopo avere mentito per anni sul senso della storia per ritrovarsi in una storia senza senso. Che fare con ciò che resta del mondo.
Dopo l’epoca coloniale quella imperiale e infine quella del nulla o nichilista. Dopo che la merce e il mercato diventano tutto e tutto diventa mercanzia, compreso il corpo umano. Dopo che le parole sono state, svilite, svuotate, offese, manipolate e travisate da impostori. Dopo che si è banalizzata la violenza. Dopo che il confine tra vero e falso è reso negoziabile a seconda degli interessi. Dopo che la giustizia si è gradualmente trasformata in carità poi diventata appannaggio dell’ambiguità umanitaria. Dopo che i ricchi e i potenti hanno confezionato il mondo a loro immagine e somiglianza. Dopo che le religioni affiancano il potere per garantirne la durata e la stabilità. Dopo che le informazioni sono gestite da mestieranti e mercenari al soldo del dittatore di turno. Dopo che si confonde la pace con la dominazione della menzogna. Dopo che sembra impossibile credere ancora che un altro mondo è possibile. Che fare con ciò che resta del mondo.
Ricucire, ripulire, rinnovare, ricreare e ridare statuto e dignità alle parole. Rigenerale la politica e rimetterla davanti e prima delle scelte dell’economia. Ripristinare il senso della democrazia sostanziale a partire dai dimenticati, emarginati e traditi. Riscrivere la storia con e degli umiliati, impoveriti, abbandonati e svenduti del sistema. Riprendere ad ascoltare il silenzio perduto nel dolore delle madri e dei padri. Ridare spazio ai sogni e alle visioni dei giovani, soli a immaginare un mondo che ancora non si intravvede. Riconciliare l’utopia del disarmo senza sfilate militari, fabbriche di armi e testate nucleari. Rieducarsi a cancellare dal lessico ogni traccia di nazionalismo armato perché escludente dell’altro. Risuscitare la verità sepolta nelle lacrime degli esiliati quando troveranno una dimora. Riparare i ponti abbandonati e distrutti dall’indifferenza. Rifare quel che resta del mondo per affidare al vento, ogni mattina, le poesie dei bambini.
Mauro Armanino, Casarza Ligure, settembre 2025

CARLO ACUTIS oggi SANTO 7 settembre 2025

 Riporto alcuni articoli che avevo scritto e pubblicato in passato su  Carlo Acutis, del quale seguivo il suo sito molto interessante il cui link è il seguente:

http://www.carloacutis.com/pages/vita.html

Questo il link del sito personale creato da Carlo Acutis e poi modificato dopo la sua morte, sotto i link dei miei articoli che trattano del oggi Santo Carlo Acutis.

https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2013/03/httpwww.html

https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2013/08/carlo-acutis.html


https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2013/02/cause-di-beatificazione-jean-thierry.html


https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2025/04/13-martedi-2025-carlo-acutis-terza.html

Felice che sia stato eletto agli onori degli altari!

Danila Oppio



Canonizzazione di CARLO ACUTIS e PIER GIORGIO FRASSATI lirica di Padre NICOLA GALENO OCD

 


Correggo Giorgio e non Giorgo, si tratta di una svista di chi ha scritto.

giovedì 4 settembre 2025

IL CROCIFISSO RESTAURATO . foto e didascalia poetica di Padre NICOLA GALENO OCD

 


LA PAROLE à STE MONIQUE en SEPTEMBRE 2O25 di PADRE MAURO ARMANINO

 

Maison SMA  e padre Mauro Armanino

    La Parole à STE MONIQUE en septembre 2025

                                                    Lc 14, 25-33

Ecouter

. De grandes foules faisaient route avec Jésus – Pour écouter sa B.N. du Règne…chemin vers JRS

. il se retourna et leur dit – Donc il était devant…disciples= celui qui suit !

. Si quelqu’un vient à moi sans me préférer à son père, sa mère, sa femme, ses enfants, ses frères et sœurs, et même à sa propre vie, il ne peut pas être mon disciple- La radicalité demandée au disciple

. Celui qui ne porte pas sa croix pour marcher à ma suite ne peut pas être mon disciple- La croix comme signe les persécutions qui nous arrivent pour suivre Jésus et son évangile

. …si jamais il pose les fondations et n’est pas capable d’achever, tous ceux qui le verront vont se moquer de lui : Voilà un homme qui a commencé à bâtir et n’a pas été capable d’achever- ces deux paraboles pour inviter à bien discerner avant de s’engager à sa suite… !

.  S’il ne le peut pas, il envoie, pendant que l’autre est encore loin, une délégation pour demander les conditions de paix- La même message : s’engager demande du sérieux et sagesse…

. Ainsi donc, celui d’entre vous qui ne renonce pas à tout ce qui lui appartient ne peut pas être mon disciple- Quand posséder (personnes, argent, pouvoir, choses) devient une idole (= dieu) !

OU- Peut être en Judée

QUAND- Sur son chemin vers JRS (Lc 13, 22)

QUI-Jésus et foule des disciples…

Messages

. Jésus marche vers Jérusalem, lieux de sa passion !

. Disciple est celui/celle qui LE SUIT sur le même chemin … Jésus ne cherche pas des ‘clients’

. Être disciples demande la liberté du cœur (libres de toute possession)

. Evaluer honnêtement avant de s’embarquer à sa suite

. Savoir assumer aussi les conséquences du choix ! (= persécution = croix)Méditer

. Comment apprendre à suivre Jésus aujourd’hui ?

. Que faut- il laisser derrière ? qu’est ce qui nous ‘enchaine’ de nos jours ?

. Quel sont nos idoles ?


Padre MAURO ARMANINO - settembre 2025



mercoledì 3 settembre 2025

SABBIA VENTO E TEMPESTA . 14 anni di polvere nel Sahel di PADRE MAURO ARMANINO


Cosa rimane dopo 14 anni nel cuore del Sahel? Sabbia, vento, tempesta e polvere.  In questo libro, gli elementi primordiali della natura non sono uno sfondo, ma i protagonisti. La sabbia custodisce le storie non raccontate  dei migranti. Il vento porta il soffio indomabile della libertà contro ogni oppressione. La tempesta è la violenza cruda del terrore. E la polvere, onnipresente, insegna l'umiltà di fronte a una verità complessa a mai trasparente. Una meditazione profonda che, dalle terre del Niger, parla all'anima di chi sa ascoltare.   

Mauro Armanino è nato a Chiavari (GE) nel 1952. Ha lavorato come metalmeccanico per alcuni anni a Casarza Ligure. Lasciata la fabbrica e l'impegno sindacale è partito in Costa d'Avorio neo 1976 come volontario. Nel 1979 è entrato nella Società delle Missioni Africane di Genova. Ordinato prete nel 1884 è ripartito per la Costa d'Avorio, come animatore dei giovani. Inviato a Cordoba in Argentina nel 1996, ha lavorato per 3 anni con i poveri nella periferia della città. Dal 2000 al 2007 ha convissuto  la guerra e la pace in Liberia. Al ritorno  si è inserito nel centro storico di Genova, ha conseguito il dottorato in antropologia culturale e ha collaborato  col cappellano  del carcere di Marassi fino al 2011.  Anno in cui è partito per il Niger. 
Dove ha vissuto per i 14 anni raccontati in questo libro. 

sabato 30 agosto 2025

DA UNA GUERRA ALL'ALTRA NEL DIARIO DI UN VIAGGIATORE di Padre MAURO ARMANINO


Da una guerra all’altra nel diario di un viaggiatore


Arrivato in Argentina qualche anno dopo la ‘guerra sporca’ (‘sucia’ in spagnolo) ho visto gli effetti della dittatura militare degli anni ’70 e ’80. Ricordo le timide dimostrazioni nella città di Cordoba per fare memoria degli scomparsi a causa del terrorismo di stato. Si chiamavano in Argentina ‘desaparecidos’ dove i loro nomi e le foto erano esibite dalle madri e dalle nonne nella Piazza di Maggio nella capitale Buenos Aires. Questa non sarebbe stata che l’avvisaglia di quello che mi aspettava in Liberia, proprio l’anno seguente dalla partenza dall’Argentina. Inviato in Liberia ho ascoltato, visto e toccato la parte conclusiva della guerra civile in questo Paese, durata, con alcuni intervalli, per quindici anni. Ho l’abitudine di dire che quando gli occhi sono stati feriti da una guerra rimane loro ancora molto poco da vedere. Da quella lacerazione, mi sembra, non si guarirà mai più.

A vero dire anche in Costa d’Avorio, il mio primo e indimenticabile soggiorno in Africa occidentale, erano affiorati i primi sintomi di ciò che avrebbe prodotto il primo colpo di stato militare. Anticipo di una crisi post-elettorale che sarebbe sfociata in una fomentata guerra civile che avrebbe diviso il Paese in due. Di questa crisi gli effetti ebbi modo di toccarli tramite i rifugiati che, a decine, approdarono nel Niger, dove nel frattempo mi trovavo da circa un anno. Madri, padri, bambini che avevano perso tutto e ripartivano dall’allora accogliente sabbia e polvere del Paese, modello di stabilità in quegli anni. Ancora lei, la guerra, nei suoi più evidenti, drammatici e spesso inosservati effetti. La sofferenza silenziosa di chi deve di nuovo ricominciare a credere nella vita e negli altri malgrado le ambiguità del mondo umanitario. Troppo spesso rifugiati ma senza un vero rifugio.


Il Sahel, fascia convenzionale di territorio che cinge l’Africa dall’ oceano Atlantico al Mar Rosso è diventato, nella sua zona centrale, uno degli epicentri del terrorismo ‘islamista’ globale. La distruzione della Libia ad opera dell’intervento della Nato, con l’assassinio di Mu’ammar Gheddafi nel 2011, ha contribuito in modo forse determinante a creare una guerra che, ormai da anni, insanguina questa porzione del Continente. Migliaia di morti, contadini e dunque ‘invisibili, per lo più, assieme a giovani militari spesso mandati allo sbaraglio da capi militari che hanno preso il potere. Naturalmente questi ultimi preferiscono il fresco degli uffici e i redditi dei vari ministeri che hanno abusivamente occupato alla durezza del ‘fronte’. Questa è appunto l’altra guerra convissuta con la gente terrorizzata, sfollata, perduta e, troppo spesso abbandonata e venduta nelle geopolitiche del momento.

Poi si torna al Nord, in occidente e allora la guerra è lontana, vicina, accanto e soprattutto dentro. Non se n’era mai andata, lei. Esportata, fabbricata, venduta, commerciata e soprattutto voluta e subita ad un tempo. Nell’Europa del nord dove ancora lei, la Nato, continua una guerra per procura e di sudditanza al maggiore stato terrorista dell’ultima porzione di storia, gli Stati Uniti dall‘autoproclamato destino manifesto’. Dall’altra sponda del Mediterraneo lo stato di Israele che, ormai da anni, organizza un laboratorio di controllo, esclusione ed eliminazione che poco ha da invidiare alla politica nazista di cui, eppure, è stato una delle tragiche vittime. La guerra nella testa, nel cuore e nell’immaginario che scorre dai fabbricanti d’armi, ai politici collusi e ai religiosi ammutoliti non fosse per la triste ovazione di cui ha beneficiato la prima ministra del Paese nel recente Meeting di Rimini.


Poi riappare dall’oblio la dichiarazione di Kuala Lumpur, capitale della Malesia e crocevia di culture, religioni e lingue. Nel mese di dicembre del 2005, venti anni or sono, ci fu chi ebbe la saggia follia di scrivere che le guerre, che uccidono persone innocenti, sono criminali. E aggiunge che uccidere in guerra è altrettanto criminale che uccidere in tempo di pace. Criminalizzare la guerra, ogni guerra è il primo, fragile e indispensabile passo per camminare su sentieri di pace.


      Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025

sabato 23 agosto 2025

Ciclo sul Museo diocesano di Cortona (AR) foto e didascalie poetiche di Padre NICOLA GALENO OCD

 














IN MEMORIA DI SR.M.ELISABETTA DELLA TRINITA' - Poesie di Padre NICOLA GALENO OCD





 

MORTI DUE VOLTE PERCHE' DI SECONDA MANO di Padre MAURO ARMANINO

Morti due volte perché di seconda mano

La rabbia del vento: dall’uranio al Sahel

Si può nascere più di una volta e, appunto, morire più di una volta. Tutto dipende dal luogo, dal momento e soprattutto dalla ‘qualità’ del deceduto. Tra vita e morte c’è una un’esigua passerella che permette di attraversare il fiume che congiunge i due momenti. Come dire che le due realtà non sono affatto separabili e l’una riflette l’altra. Nascere, ad esempio, in quella porzione d’Africa chiamata Sahel e più specificatamente nelle ‘Tre Frontiere’, Burkina Faso, Mali e Niger, non è lo stesso che nascere in un Paese come l’Italia. Non è questione di fortuna e neppure di cieco destino ma solo parte di quell’insondabile mistero che è la vita umana. Esso è in parte scritto e in parte da scrivere nella quotidiana umana avventura che ci ostiniamo a chiamare storia. Per dire, in forma diretta, che se uno contava poco da vivo, perché scartato, irrilevante o, addirittura invisibile, si porterà le stesse caratteristiche anche da morto. Per il mondo che decide ciò che è degno di nota, essere uccisi dai gruppi armati nel Sahel non è lo stesso che esserlo in Ukraina o nel carcere a cielo aperto di Gaza.

L’anno scorso i conflitti armati riconosciuti, ripartiti in 36 Paesi, sono stati 61. L’Africa rimane il continente più toccato assieme all’Asia. Peraltro, secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, i conflitti armati sarebbero oltre 120, un record dal 1946. Molti di questi sono lontani dagli schermi televisivi, le cronache o i mezzi di comunicazione che ‘contano’ e dove i morti, appunto, muoiono due volte. La seconda per dimenticanza, distrazione, censura o ignoranza. Lontani e invisibili da vivi lo sono stati anche da morti. Nel Sudan, preda di una guerra tra le forze armate governative e forze paramilitari, una quarta guerra (in)civile, dal 2023 ad oggi, ci sono stati centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati e rifugiati. Durante la sua permanenza nel Niger chi scrive ha avuto modo di incontrare e talvolta sostenere decine di rifugiati originari del Sudan. La guerra lontana diventava in modo insolente e drammatico il volto di donne, giovani e bambini nati nel frattempo in esilio.

Nelle poche settimane che mi separano dal ritorno in patria è stato inutile o impossibile sentirne parlare. Morti due volte, considerati lontani e di poco peso, proprio come hanno vissuto. O allora nella Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, dove si è trovato e portato via l’uranio che avrebbe permesso la costruzione e l’uso della prima bomba atomica. Questo immenso Paese ha conosciuto uno dei conflitti più mortali dopo la Seconda guerra mondiale. Si stima che i morti per le guerre che si sono succedute dal 1994, la crisi nel Ruanda, ad oggi, siano stati circa 6 milioni e altrettante le persone sfollate. Conflitti armati, spesso motivati per la rapina delle preziose risorse minerarie, che perdurano fino ai nostri giorni, con silenzio e la complicità dei paesi interessati alle terre rare. Non molti sapevano di questa ‘terza guerra mondiale’, lontana e misconosciuta anche e specialmente perché africana, continente, come disse un noto presidente francese a Dakar, fuori della storia.

In dieci anni, secondo il Centro per gli Studi Strategici per l’Africa, nel continente vi sono stati circa 150 mila morti a causa del terrorismo ad opera di gruppi armati militanti ‘islamisti’. I 22.307 morti di quest’anno, legati a questi gruppi, rappresenta un livello record di letalità. Quasi la metà dei morti segnalati si è prodotta nel citato Sahel. Morti nel vento e nella polvere della dimenticanza e l’apparente inutilità. Morti di seconda mano, contadini per la maggior parte, già ai margini per abitudine o per noncuranza. Gente di poco peso e per i quali pochi sarebbero disposti a prenderne le difese o la causa. Morti come quelle cosiddette ‘bianche’, anch’esse accadute senza lasciare troppe tracce. Nel mondo sono in realtà una vera e propria guerra e si stima che si tratti di tre milioni di persone morte nel mondo in seguito ad incidenti o malattie legate al lavoro. In crescita rispetto ad anni precedenti anche per l’aumento della mano d’opera mondiale. Contare di più nella vita per non passare inosservati nella morte. Questa è prima missione della politica.

        Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025

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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi