venerdì 12 settembre 2025
martedì 9 settembre 2025
domenica 7 settembre 2025
CON QUEL CHE RESTA DEL MONDO di Padre MAURO ARMANINO
CARLO ACUTIS oggi SANTO 7 settembre 2025
Riporto alcuni articoli che avevo scritto e pubblicato in passato su Carlo Acutis, del quale seguivo il suo sito molto interessante il cui link è il seguente:
http://www.carloacutis.com/pages/vita.html
Questo il link del sito personale creato da Carlo Acutis e poi modificato dopo la sua morte, sotto i link dei miei articoli che trattano del oggi Santo Carlo Acutis.
https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2013/03/httpwww.html
https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2013/08/carlo-acutis.html
https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2013/02/cause-di-beatificazione-jean-thierry.html
https://ilparadisononpuoattendere.blogspot.com/2025/04/13-martedi-2025-carlo-acutis-terza.html
Felice che sia stato eletto agli onori degli altari!
Danila Oppio
venerdì 5 settembre 2025
giovedì 4 settembre 2025
LA PAROLE à STE MONIQUE en SEPTEMBRE 2O25 di PADRE MAURO ARMANINO
Maison SMA e padre Mauro Armanino
La Parole à STE MONIQUE en septembre 2025
Lc 14, 25-33
Ecouter
. De grandes foules faisaient route avec Jésus – Pour écouter sa B.N. du Règne…chemin vers JRS
. il se retourna et leur dit – Donc il était devant…disciples= celui qui suit !
. Si quelqu’un vient à moi sans me préférer à son père, sa mère, sa femme, ses enfants, ses frères et sœurs, et même à sa propre vie, il ne peut pas être mon disciple- La radicalité demandée au disciple
. Celui qui ne porte pas sa croix pour marcher à ma suite ne peut pas être mon disciple- La croix comme signe les persécutions qui nous arrivent pour suivre Jésus et son évangile
. …si jamais il pose les fondations et n’est pas capable d’achever, tous ceux qui le verront vont se moquer de lui : Voilà un homme qui a commencé à bâtir et n’a pas été capable d’achever- ces deux paraboles pour inviter à bien discerner avant de s’engager à sa suite… !
. S’il ne le peut pas, il envoie, pendant que l’autre est encore loin, une délégation pour demander les conditions de paix- La même message : s’engager demande du sérieux et sagesse…
. Ainsi donc, celui d’entre vous qui ne renonce pas à tout ce qui lui appartient ne peut pas être mon disciple- Quand posséder (personnes, argent, pouvoir, choses) devient une idole (= dieu) !
OU- Peut être en Judée
QUAND- Sur son chemin vers JRS (Lc 13, 22)
QUI-Jésus et foule des disciples…
Messages
. Jésus marche vers Jérusalem, lieux de sa passion !
. Disciple est celui/celle qui LE SUIT sur le même chemin … Jésus ne cherche pas des ‘clients’
. Être disciples demande la liberté du cœur (libres de toute possession)
. Evaluer honnêtement avant de s’embarquer à sa suite
. Savoir assumer aussi les conséquences du choix ! (= persécution = croix)Méditer
. Comment apprendre à suivre Jésus aujourd’hui ?
. Que faut- il laisser derrière ? qu’est ce qui nous ‘enchaine’ de nos jours ?
. Quel sont nos idoles ?
Padre MAURO ARMANINO - settembre 2025
mercoledì 3 settembre 2025
SABBIA VENTO E TEMPESTA . 14 anni di polvere nel Sahel di PADRE MAURO ARMANINO
sabato 30 agosto 2025
DA UNA GUERRA ALL'ALTRA NEL DIARIO DI UN VIAGGIATORE di Padre MAURO ARMANINO
Arrivato in Argentina qualche anno dopo la ‘guerra sporca’ (‘sucia’ in spagnolo) ho visto gli effetti della dittatura militare degli anni ’70 e ’80. Ricordo le timide dimostrazioni nella città di Cordoba per fare memoria degli scomparsi a causa del terrorismo di stato. Si chiamavano in Argentina ‘desaparecidos’ dove i loro nomi e le foto erano esibite dalle madri e dalle nonne nella Piazza di Maggio nella capitale Buenos Aires. Questa non sarebbe stata che l’avvisaglia di quello che mi aspettava in Liberia, proprio l’anno seguente dalla partenza dall’Argentina. Inviato in Liberia ho ascoltato, visto e toccato la parte conclusiva della guerra civile in questo Paese, durata, con alcuni intervalli, per quindici anni. Ho l’abitudine di dire che quando gli occhi sono stati feriti da una guerra rimane loro ancora molto poco da vedere. Da quella lacerazione, mi sembra, non si guarirà mai più.
A vero dire anche in Costa d’Avorio, il mio primo e indimenticabile soggiorno in Africa occidentale, erano affiorati i primi sintomi di ciò che avrebbe prodotto il primo colpo di stato militare. Anticipo di una crisi post-elettorale che sarebbe sfociata in una fomentata guerra civile che avrebbe diviso il Paese in due. Di questa crisi gli effetti ebbi modo di toccarli tramite i rifugiati che, a decine, approdarono nel Niger, dove nel frattempo mi trovavo da circa un anno. Madri, padri, bambini che avevano perso tutto e ripartivano dall’allora accogliente sabbia e polvere del Paese, modello di stabilità in quegli anni. Ancora lei, la guerra, nei suoi più evidenti, drammatici e spesso inosservati effetti. La sofferenza silenziosa di chi deve di nuovo ricominciare a credere nella vita e negli altri malgrado le ambiguità del mondo umanitario. Troppo spesso rifugiati ma senza un vero rifugio.
Il Sahel, fascia convenzionale di territorio che cinge l’Africa dall’ oceano Atlantico al Mar Rosso è diventato, nella sua zona centrale, uno degli epicentri del terrorismo ‘islamista’ globale. La distruzione della Libia ad opera dell’intervento della Nato, con l’assassinio di Mu’ammar Gheddafi nel 2011, ha contribuito in modo forse determinante a creare una guerra che, ormai da anni, insanguina questa porzione del Continente. Migliaia di morti, contadini e dunque ‘invisibili, per lo più, assieme a giovani militari spesso mandati allo sbaraglio da capi militari che hanno preso il potere. Naturalmente questi ultimi preferiscono il fresco degli uffici e i redditi dei vari ministeri che hanno abusivamente occupato alla durezza del ‘fronte’. Questa è appunto l’altra guerra convissuta con la gente terrorizzata, sfollata, perduta e, troppo spesso abbandonata e venduta nelle geopolitiche del momento.
Poi si torna al Nord, in occidente e allora la guerra è lontana, vicina, accanto e soprattutto dentro. Non se n’era mai andata, lei. Esportata, fabbricata, venduta, commerciata e soprattutto voluta e subita ad un tempo. Nell’Europa del nord dove ancora lei, la Nato, continua una guerra per procura e di sudditanza al maggiore stato terrorista dell’ultima porzione di storia, gli Stati Uniti dall‘autoproclamato destino manifesto’. Dall’altra sponda del Mediterraneo lo stato di Israele che, ormai da anni, organizza un laboratorio di controllo, esclusione ed eliminazione che poco ha da invidiare alla politica nazista di cui, eppure, è stato una delle tragiche vittime. La guerra nella testa, nel cuore e nell’immaginario che scorre dai fabbricanti d’armi, ai politici collusi e ai religiosi ammutoliti non fosse per la triste ovazione di cui ha beneficiato la prima ministra del Paese nel recente Meeting di Rimini.
Poi riappare dall’oblio la dichiarazione di Kuala Lumpur, capitale della Malesia e crocevia di culture, religioni e lingue. Nel mese di dicembre del 2005, venti anni or sono, ci fu chi ebbe la saggia follia di scrivere che le guerre, che uccidono persone innocenti, sono criminali. E aggiunge che uccidere in guerra è altrettanto criminale che uccidere in tempo di pace. Criminalizzare la guerra, ogni guerra è il primo, fragile e indispensabile passo per camminare su sentieri di pace.
Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025
giovedì 28 agosto 2025
sabato 23 agosto 2025
MORTI DUE VOLTE PERCHE' DI SECONDA MANO di Padre MAURO ARMANINO
Morti due volte perché di seconda mano
La rabbia del vento: dall’uranio al Sahel
Si può nascere più di una volta e, appunto, morire più di una volta. Tutto dipende dal luogo, dal momento e soprattutto dalla ‘qualità’ del deceduto. Tra vita e morte c’è una un’esigua passerella che permette di attraversare il fiume che congiunge i due momenti. Come dire che le due realtà non sono affatto separabili e l’una riflette l’altra. Nascere, ad esempio, in quella porzione d’Africa chiamata Sahel e più specificatamente nelle ‘Tre Frontiere’, Burkina Faso, Mali e Niger, non è lo stesso che nascere in un Paese come l’Italia. Non è questione di fortuna e neppure di cieco destino ma solo parte di quell’insondabile mistero che è la vita umana. Esso è in parte scritto e in parte da scrivere nella quotidiana umana avventura che ci ostiniamo a chiamare storia. Per dire, in forma diretta, che se uno contava poco da vivo, perché scartato, irrilevante o, addirittura invisibile, si porterà le stesse caratteristiche anche da morto. Per il mondo che decide ciò che è degno di nota, essere uccisi dai gruppi armati nel Sahel non è lo stesso che esserlo in Ukraina o nel carcere a cielo aperto di Gaza.
L’anno scorso i conflitti armati riconosciuti, ripartiti in 36 Paesi, sono stati 61. L’Africa rimane il continente più toccato assieme all’Asia. Peraltro, secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, i conflitti armati sarebbero oltre 120, un record dal 1946. Molti di questi sono lontani dagli schermi televisivi, le cronache o i mezzi di comunicazione che ‘contano’ e dove i morti, appunto, muoiono due volte. La seconda per dimenticanza, distrazione, censura o ignoranza. Lontani e invisibili da vivi lo sono stati anche da morti. Nel Sudan, preda di una guerra tra le forze armate governative e forze paramilitari, una quarta guerra (in)civile, dal 2023 ad oggi, ci sono stati centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati e rifugiati. Durante la sua permanenza nel Niger chi scrive ha avuto modo di incontrare e talvolta sostenere decine di rifugiati originari del Sudan. La guerra lontana diventava in modo insolente e drammatico il volto di donne, giovani e bambini nati nel frattempo in esilio.
Nelle poche settimane che mi separano dal ritorno in patria è stato inutile o impossibile sentirne parlare. Morti due volte, considerati lontani e di poco peso, proprio come hanno vissuto. O allora nella Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, dove si è trovato e portato via l’uranio che avrebbe permesso la costruzione e l’uso della prima bomba atomica. Questo immenso Paese ha conosciuto uno dei conflitti più mortali dopo la Seconda guerra mondiale. Si stima che i morti per le guerre che si sono succedute dal 1994, la crisi nel Ruanda, ad oggi, siano stati circa 6 milioni e altrettante le persone sfollate. Conflitti armati, spesso motivati per la rapina delle preziose risorse minerarie, che perdurano fino ai nostri giorni, con silenzio e la complicità dei paesi interessati alle terre rare. Non molti sapevano di questa ‘terza guerra mondiale’, lontana e misconosciuta anche e specialmente perché africana, continente, come disse un noto presidente francese a Dakar, fuori della storia.
In dieci anni, secondo il Centro per gli Studi Strategici per l’Africa, nel continente vi sono stati circa 150 mila morti a causa del terrorismo ad opera di gruppi armati militanti ‘islamisti’. I 22.307 morti di quest’anno, legati a questi gruppi, rappresenta un livello record di letalità. Quasi la metà dei morti segnalati si è prodotta nel citato Sahel. Morti nel vento e nella polvere della dimenticanza e l’apparente inutilità. Morti di seconda mano, contadini per la maggior parte, già ai margini per abitudine o per noncuranza. Gente di poco peso e per i quali pochi sarebbero disposti a prenderne le difese o la causa. Morti come quelle cosiddette ‘bianche’, anch’esse accadute senza lasciare troppe tracce. Nel mondo sono in realtà una vera e propria guerra e si stima che si tratti di tre milioni di persone morte nel mondo in seguito ad incidenti o malattie legate al lavoro. In crescita rispetto ad anni precedenti anche per l’aumento della mano d’opera mondiale. Contare di più nella vita per non passare inosservati nella morte. Questa è prima missione della politica.
Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025