PREMESSA
China su un blocco di appunti, la matita in mano, indecisa se disegnare un volto umano, o se far svolazzare qualche verso: questa è Sibilla. Pensieri dondolanti come su di una piccola barca ormeggiata nel porticciolo della vita – la mia – conducono verso ricordi lontani, ma non in ombra anzi, limpidi e trasparenti come se si rispecchiassero su una lastra di ghiaccio formatasi sulla superficie di un lago di memorie. Ora lo sono, memorie, intendo. Ma non prima.
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“Mi leggerai stasera tardi, quando io avrò molto probabilmente spento il Mc. Ma non avrò spento il mio cuore. Sono felice di sapere che ti faccio compagnia, e che l'apprezzi. Anch'io sto bene con te, ma ovviamente dobbiamo occuparci d'altro. La vita è come un mosaico, tutti i pezzetti devono combaciare, e ognuno ha la sua ragione d’esistere. Non si può comporre un mosaico, con la pretesa di avere solo una o due tessere...servono tutte e allora il mosaico è perfetto”. Ricordo. Ricordo di averle scritte, quelle frasi, ma non ricordo quando, né perché.
“Tu scrivi, non parole su un blocco di appunti, non email o lettere, tu scrivi sillogi e racconti, e pubblichi su cartaceo. Sei uno scrittore, tu. E magari in un futuro molto vicino potresti già dover presentare qualche altra edizione. Io no. Quei due piccoli figli letterari sono solo una pallida idea di quello che dovrebbe essere un libro. Possibilità d’incontro dentro un romanzo per ora la vedo nulla. Non credo sia un problema. Ciò che intendevo dire è che se si esauriscono le parole tra due persone che si amano, magari rimangono gli sguardi, i sorrisi...anche le lacrime, qualche volta. Però resta un modo per comunicare, che a noi mancherà sempre. Come a un monco manca la mano e a un orbo, l'occhio.
Per ora il problema non sussiste ma resta in agguato. La ratio, come tu dici, non ci manca, sappiamo che abbiamo degli obblighi, dei doveri, anche dei sentimenti verso coloro che contano su di noi. Ciò che è accaduto, si potrebbe paragonare ad una finestra di un solaio, che era rimasto chiuso per anni, pieno di ragnatele e di polvere, e ad un certo punto qualcuno si è deciso ad aprire il lucernaio, per far entrare il sole, aria pulita, e togliere le ragnatele e la polvere che si annidava ovunque, rendendo quel solaio una bellissima mansarda abitabile, dove poterci vivere ancora. Magari questo paragone non ti garba molto, ma per me è stato così: abito nei piani bassi della casa, con la mia famiglia, e me ne occupo come sempre, ma quando ho bisogno di respirare l'aria che amo, la mia amata solitudine, salgo nel solaio-mansarda, apro il lucernario, e faccio entrare te”.
A chi ho scritto questi pensieri? E li ho scritti davvero a qualcuno, o erano solo fantasie di una mente alla ricerca di nuove idee letterarie? Aiutami a ricordare. Ho in serbo una serie di poesie, scritte in un lasso di tempo di pochi giorni, mesi...oppure erano anni? Ho perso il senso del tempo, la memoria racimola spezzoni di vita, o meglio, di pensieri e sensazioni, ma non riesce a localizzarne il luogo, e il tempo si è dilatato, stirato, lacerato in brandelli di memoria. Ricordo molto bene quella soffitta.
Era vera! Sono certa che fosse vera o fa parte di quell’immaginazione che mi porta a confondere, oggi, ciò che realmente ho vissuto, da quanto invece ho scritto durante questi anni, seduta alla vecchia scrivania che avevo trascinato a fatica su per le scale, e posta sotto il lucernaio affinché i raggi del sole mi facessero compagnia durante le lunghe ore trascorse a digitare incessantemente tutto quello che la mia mente produceva: poesie, racconti, pensieri astratti, lettere?
Scrivevo anche a te? Ho salvato quanto immagino mi pareva interessante conservare, nella memoria del mio Mc. Sto trovando quindi molto materiale da raccogliere, purtroppo non l’ho salvato nella mia testa...a una certa età le sinapsi si bruciano, molto del vissuto si dimentica, ed io mi ritrovo tra le mani questo mezzo tecnologico, sul quale sono certa di aver trascorso lunghissime ore per un’eternità temporale, lo vedo dalla memoria dei documenti, piena di cartelle e sottocartelle: poesie di Edgar Allan Poe, Raphael Alberti, Giovanni De Simone -ma chi sarà mai Giovanni De Simone? Mi sai dire se si tratta di un autore famoso? - e poi Jaques Prevert, Rina Brundu - è famosa anche lei? - Wislawa Szimborska, Tagore, Gibran – sarà famoso pure lui ?
Ho trovato anche il tuo nome, e il relativo indirizzo di posta elettronica ma. non avendo salvato una sola e-mail indirizzata a te o ricevuta – e me ne domando la ragione – ho deciso di scriverti per chiederti se tu sia in grado di ragguagliarmi circa tutti questi documenti che mi ritrovo, che non so a cosa si riferiscano. Ho conservato molte poesie, e un certo numero è scritto proprio da te, quindi so che sei un poeta e uno scrittore, e altre, ma molto meno delle tue, sono scritte da me. Per questa ragione immagino di aver trascorso tempi lunghissimi sopra questa tastiera.
Gran parte delle mie poesie sono sentimentali. Altre, le tue, piene di dolore per un mondo che sta perdendo il senso della vita, che si sta dilaniando da solo, colmo di cose malvagie, d’indifferenza... Una sera mi sono messa a leggerne così tante, che gli occhi mi bruciavano e lacrimavano... ho compreso il tuo tormento, che aderiva perfettamente al mio. Quel mondo che avevi descritto non era quello che ci aspettavamo, né tu né io. Forse per questa ragione ho conservato tutte quelle poesie? Forse perché condividevamo molti punti di vista?
Te ne prego, rendimi la memoria che ho perduto, non posso morire con questa confusione in testa. Tu scrivevi di Infinito. Quell’Infinito dove un giorno tutti approdano...un puntino nero lontano. In uno spazio irreale e forse irraggiungibile, ed io percepivo che il tuo sentire collimava col mio. Allora credo che tu mi abbia conosciuto molto bene, mi riferisco alla parte intellettiva di me.
Aiutami a rammentare, così che possa rammendare e ricucire i brandelli della memoria.
Il seguito lo potrete leggere acquistando il libro. Grazie!
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