sabato 20 aprile 2024
L'ULTIMA DIMORA DI ETO'O, MIGRANTE SENZA FINE di P. MAURO ARMANINO
lunedì 15 aprile 2024
GEOPOLITICHE DI SABBIA NEL NIGER E DINTORNI di PADRE MAURO ARMANINO
domenica 7 aprile 2024
IL FUTURO DEL PASSATO O IL PASSATO DEL FUTURO: A NOVE MESI DAL PUTSCH di P. MAURO ARMANINO
Il futuro del passato o il passato del futuro: a nove mesi dal putsch
Da fine luglio dell’anno scorso ad aprile di quest’anno sono passati nove mesi, il tempo di una gestazione. Arrivato relativamente inaspettato il putsch dei militari ha sorpreso soprattutto per la modalità utilizzata nella circostanza. Il sequestro del presidente in carica nella casa presidenziale ad opera della guardia che avrebbe dovuto proteggerlo da questo e altri tentativi di golpe. Il ritmo ciclico dei colpi di stato nel Niger evidenzia i bloccaggi nell’esercizio del patto democratico tra i partiti politici e la ‘leggerezza’ delle istituzioni che dovrebbero garantirlo. Tra queste non si può non citare i militari che fin dall’inizio della Repubblica hanno giocato un ruolo determinante nell’assetto democratico o meno del Paese. Nove mesi di sabbia per una gestazione, anch’essa, di sabbia. Quella che si adagia, compiaciuta, sulle strade quasi quotidianamente ripulite dagli addetti del comune e che torna, puntualmente, allo stesso posto il giorno seguente.
Anche la politica adottata nella transizione sembra, naturalmente, di sabbia. Sono gradualmente sparite le bandierine tricolori del Paese, portate in giro dai taxi e dai più numerosi e pericolosi tricicli. Anche le oceaniche dei primi giorni allo stadio e i presidi delle rotonde hanno gradualmente lasciato il posto alla testardaggine della vita quotidiana. La riapertura delle frontiere e la levata delle sanzioni ad opera della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, non ha riportato quel sollievo che la povera gente e gli imprenditori economici attendevano. La piroga e le estorsioni istituzionalizzate continuano ad essere il mezzo che unisce le due rive del fiume Niger alla frontiera col Benin. Cacciati i militari francesi e fattisi discreti i pochi civili rimasti, è stata la volta dei militari americani ad essere invitati ad andarsene. Rimangono, discreti e in attesa di futuri equilibri diplomatico-economici, i militari italiani sul posto.
L’Alleanza degli Stati del Sahel, AES in abbreviato, che comprende Il Mali, il Burkina Faso e il Niger, i Paesi più colpiti dal terrorismo, banditismo e affarismo, si vuole come una risposta politico-militare alla drammatica situazione di insicurezza delle popolazioni. Gli sfollati, in questa porzione del Sahel, si contano a milioni e le condizioni di vita di migliaia di contadini sono al limite della sopravvivenza. La carestia temuta e, purtroppo, da anni ‘istituzionalizzata’, tocca una porzione importante del popolo. Le scelte politiche legate all’assolutizzazione del concetto di ‘sovranità nazionale’ e ‘autarchia’ hanno comportato conseguenze e ‘ricadute’ sulla gente non sempre prese in debito conto. Il punto forse cruciale della transizione/gestazione di questi mesi si trova nella difficoltà a trovare il nucleo del progetto politico che anima il presente. Esso, per non tradire il principio ‘realtà’, dovrebbe mettere al centro il ‘bene comune’ e cioè la giustizia per i poveri. Onde evitare di riprodurre il passato nel futuro è stata inventata la politica e soprattutto la democrazia.
lunedì 1 aprile 2024
LA PASQUA, DI SABBIA, DI NIAMEY di Padre MAURO ARMANINO
Questa festa interessa le poche migliaia di cristiani che vivono in città e dei quali la maggior parte è originaria dei Paesi della costa atlantica che il commercio degli schiavi rese famosa e temuta. C’è in cambio il ‘lunedì di Pasqua’ che il calendario ufficiale delle festività riconosce, assieme al Natale, a livello nazionale. Sono le due festività accolte, almeno finora, nel calendario dello Stato. Si tratta di una Pasqua di sabbia, precaria e fragile come si conviene e in sintonia con la transizione che il Niger abita da fine luglio dell’anno scorso. E’ la conseguenza del colpo di stato che ha deposto e imprigionato nel palazzo presidenziale l’eletto in circostanze dubbiose Mohammed Bazoum. Anche la transizione del Paese è di sabbia. Azzardarsi a domandare la meta del viaggio significa esporsi ad un imbarazzante silenzio che la polvere copre di pudore. Il sentiero che il Niger e l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) percorrono è ancora poco frequentato.
Eppure, nel suo piccolo, la festa di Pasqua è latrice di un messaggio, difficile a decifrare nel contesto, di una liberazione possibile per tutti. Se Pasqua indica, nell’etimologia popolare, ‘passaggio’ allora l’avvenimento pasquale che la festa attualizza, indica almeno due liberazioni conseguenti. La prima ricorda il mito fondatore del popolo di Israele che, tramite un esodo durato anni, abbandona la terra della schiavitù del Faraone d’Egitto per rischiare l’indigenza e l’incertezza della libertà. Il cammino nel deserto, tra stenti, paure e tentazioni di un ritorno al passato che rassicura, diventa la metafora della transizione attuale del popolo nigerino. Come per il popolo di Israele la realtà degli idoli fabbricati continua a sedurre l’immaginario della gente e in particolare dei ‘capi’. Il potere, il prestigio e l’arroganza del dio denaro sono l’attuale vitello d’oro che il popolo si è fabbricato nel deserto. L’acqua della roccia è difficile a trovare.
C’è poi l’altra liberazione possibile, ancora più pericolosa per il disordine stabilito, che, in relazione con la Pasqua afferma che i sepolcri si sono svuotati e le tombe sono trasformate in giardini. Questa seconda promessa di liberazione è ancora più sovversiva della precedente perché, dopo il silenzio della notte e all’albeggiare, ci si accorge che l’anelito per un mondo nuovo non era vano. Ciò significa che la violenza, la menzogna del potere, il cinismo dei commercianti di parole e d’armi, i fabbricanti di illusioni e gli imprenditori del sistema di dominazione, sono finalmente inermi e spodestati. Le tombe dei cimiteri nelle quali i potenti volevano chiudere la storia umana, litania infinita di guerre e ribellioni al sistema, sono svuotate. Le pietre che le coprivano servono ormai per costruire il mondo assente che tanti cercavano a tastoni. Passare dalla schiavitù fisica e mentale, ricordava un certo Bob Marley, è proprio ciò che permetterà di cantare assieme agli amici resi liberi, il suo ‘Redemption Song’, il canto della libertà, di sabbia.
Mi aiuterai a cantare
Questi canti di libertà?
Perché tutto quel che ho sempre avuto
Sono i canti di redenzione,
Tutto quel che ho sempre avuto
Sono i canti di redenzione
Questi canti di libertà,
Canti di libertà
Mauro Armanino, Niamey, Pasqua 2024
sabato 30 marzo 2024
Gianni Rodari - Campane di Pasqua (Filastrocca)
mercoledì 27 marzo 2024
LE PALME DI POLVERE A NIAMEY di Padre MAURO ARMANINO
sabato 23 marzo 2024
UN MONDO POLARIZZATO DISUGUALE E PERICOLOSO di P.. MAURO ARMANINO
lunedì 11 marzo 2024
I BUONI E I CATTIVI DELLE RIVOLUZIONI di PADRE MAURO ARMANINO
I buoni e i cattivi delle rivoluzioni
Arrivano i buoni
Arrivano, arrivano
Il Niger ha vissuto il suo primo putsch nel 1974. Fu organizzato da un quartetto di ufficiali guidati dal tenente colonnello Seyni Kountché il quale giustificò la sua presa di potere con le difficoltà sociali evidenziate dalla carestia … ‘Dopo15 anni di regno segnati da ingiustizia, corruzione, egoismo e indifferenza nei confronti del popolo al quale pretendeva di assicurare benessere, non possiamo più tollerare la permanenza di questa oligarchia’. Ci troviamo nello stesso anno nel quale Edoardo Bennato lanciava una canzone il cui testo inizia come enunciato sopra e continua come segue…
Finalmente hanno capito che qualcosa qui non va
Arrivano i buoni e dicono basta
A tutte le ingiustizie che finora
Hanno afflitto l'umanità
L’ultimo (per ora?) della serie dei putsch è stato giustificato dal discorso dal presidente della transizione, il generale Abdourahamane Tiani, all’occasione degli auguri per la festa dell’indipendenza nel passato mese di agosto…’ È questa la sede per ribadire con estrema chiarezza che l'unica ragione dell'azione del CNSP è e rimane la salvaguardia della nostra patria, il Niger… Semplicemente, sono in gioco le vite del popolo nigerino e l'esistenza stessa del Niger come Stato … vi sono i problemi ormai endemici della corruzione diffusa e dell'impunità, della cattiva gestione, dell'appropriazione indebita di fondi pubblici, del clanismo di parte, della radicalizzazione delle opinioni e delle posizioni politiche, della violazione dei diritti e delle libertà democratiche, della deviazione del quadro statale a vantaggio di interessi privati e stranieri, dell'impoverimento delle nostre popolazioni laboriose’… Stesse cose, cinquant’anni dopo.
Quanti sbagli, quanti errori
Quante guerre e distruzioni
Ma finalmente una nuova era comincerà
La storia umana è una mescolanza di sabbia. Ivi si rincorrono imperi, regimi di eccezione, repubbliche, monarchie, dittature e rivoluzioni. Alcune più note e altre meno ma tutte con l’inconfessata speranza di un mondo differente, nuovo o semplicemente migliore del precedente. Solo che nella storia succede come nella vita perché nulla si crea e nulla si distrugge del vissuto. Si girano le pagine del libro le cui pagine sono scritte dalla sabbia, cancellabili e, proprio come la vita, fragili. Troppe volte le promesse dei fautori di rivoluzioni non erano che colpevoli miraggi. Altre volte le legittime aspirazioni del popolo si trovano poi tradite dalla realtà del quotidiano. L’esperienza insegna infatti che bene e male, saggezza e follia, verità e menzogna si mescolano e confondono a seconda delle stagioni e dei rapporti di forza. Allora da uno stato di eccezione si passa alla normalità o. se vogliamo, è la banalità del male che anela ad un ulteriore putsch con altri giusti che, finalmente, metteranno i ‘cattivi’ in grado di non nuocere.
Arrivano i buoni ed hanno le idee chiare
Ed hanno già fatto un elenco
Di tutti i cattivi da eliminare
Le liste sono flessibili e sfuggevoli perché, anch’esse, di sabbia e dunque mutevoli. Non casualmente si celebrano processi sommari di delinquenti notori. Vengono istituiti spesso comitati di salute pubblica, di protezione della rivoluzione e si salveranno dal ripudio solo coloro che danno assicurazioni di trasparente onestà, gente con ‘le mani pulite’. Sono loro i prescelti per governare o comunque orientare e conservare lo spirito della rivoluzione. La giustizia mostra in tutta evidenza ciò che ci sia aspetta da lei e dunque l’asservimento volontario al potente di turno. Spariscono cittadini, attivisti, corrotti e corruttori del sistema. Liste che si aggiornano in continuazione sotto la guida di gente ‘illuminata’ dallo spirito del tempo e dal senso della storia dei vincitori. Naturalmente questo processo di identificazione dei ‘cattivi’ si apparenta ad un cantiere permanente per vocazione e soprattutto domanda tempo, anni ed è ciò che si definisce come ‘rivoluzione permanente’. Tutto ciò durerà finche i nuovi padroni saranno, prima o poi, loro stessi vittime del loro tempo di transizione. Arriveranno altri buoni, migliori dei precedenti per completare il lavoro.
Così adesso i buoni hanno fatto una guerra
Contro i cattivi, però hanno assicurato
Che è l'ultima guerra che si farà
Finalmente una nuova era comincerà
Difficile affermare se quelle che abbiamo finora designato col nome pomposo di ‘rivoluzioni’ lo sono state davvero. Oppure sono state le cronache di tradimenti annunciati fin dal loro germe sapendo che tra i mezzi adoperati e il fine perseguito c’è complicità e continuità inscindibile. Forse l’unica e autentica rivoluzione che meriti questo nome è quella che non sa di esserlo, consapevole della sua intrinseca e umana fragilità. La sola che si avvicini a questa utopia è quella che la sabbia, gelosamente, nasconde agli occhi dei ‘buoni’.
Mauro Armanino, Niamey, 10 marzo 2024.
domenica 3 marzo 2024
GIOCANDO A GUARDIA E LADRI (GATTO E TOPO) NEL SAHEL di P. MAURO ARMANINO
Giocando a guardia e ladri (gatto e topo) nel Sahel
Giocavamo da ragazzi cambiando i ruoli a seconda del giorno. I ladri che si nascondevano e cercavano di sfuggire alle guardie che li cercavano per arrestarli e metterli in ‘prigione’. Il giorno dopo avveniva il contrario invertendo le identità. Guardie perché c’erano i ladri e ladri che scappavano perché c’erano le guardie. Adesso non è più il tempo del gioco perché il gioco si fa nel tempo, nella storia odierna. Guardie e ladri hanno bisogno l’uno dell’altro per realizzarsi. All’epoca del servizio come volontario nel carcere di Marassi questo gioco delle parti mi era apparso in modo particolarmente evidente. Si trattava, in fondo, di ringraziare i ‘ladri’ per quanto operavano sul mercato della sicurezza essendo loro che garantivano la perennità dell’istituzione carceraria. Tanto più che i ruoli, come nel gioco, appaiono interscambiabili nel grande spettacolo che si mette in scena, tra farsa e dramma che si ripete. Questo gioco che, in altre latitudini può essere chiamato gatti e topi, cambia il nome ma non il principio. Un gioco delle parti.
In questo mondo di ladri, come si cantava il secolo scorso in questo pazzo mondo, ci si ingegna a sviluppare le operazioni in tre settori qualificati. il prioritario è quello delle parole che i ladri sanno essere il bene più prezioso e ricercato dell’umanità. Rubare il senso, il destino e lo scopo delle parole significa portarsi via il presente, il passato e, soprattutto, il futuro della società. Dalle parole, infatti, scaturisce la vita e allo stesso tempo ciò che la tradisce, come ad esempio le promesse, i giuramenti e le convinzioni. Rubare le parole è un orrendo delitto perché si tratta, né più né meno, di una manipolazione della realtà. Ed è esattamente questo, il secondo settore appannaggio dei ladri. Portarsi via la realtà o porzioni di essa costituisce un reato le cui conseguenze sono irreparabili. La falsificazione della realtà e cioè la sostituzione della verità alla menzogna è quanto di più pericoloso si possa immaginare. Di fatto, questa operazione incide profondamente sulla credibilità che gli adulti rivendicano sui giovani che provano a camminare su un sentiero friabile, senza riferimenti e prospettive. L’incertezza diventa allora l’unica prospettiva accettabile.
Infine, ovviamente, i ladri si portano via i soldi e dunque il potere che, molto spesso da essi appare inscindibile. Rubare denaro, risorse, corrompere, sottrarre fondi, prestare a usura, stampare moneta falsa e altre simili operazioni, sembra fin troppo consono col ruolo sociale affidato ai ladri. I cosiddetti ‘paradisi fiscali’, ampiamente accettati e riconosciuti, ne sono il sintomo più noto. Soldi e potere, allo stato attuale, sembrano anch’essi giocare a ladri e guardie. Queste ultime hanno anch’esse ambiti, territori e situazione che facilitano a realizzare la loro vocazione o missione. Ed è a questo punto che non possiamo non citare le frontiere. Altrove, come dalle nostre parti, esse sono uno dei rivelatori o ‘specchi’ del modo con cui funziona e si organizza una società qualsiasi nel mondo. Si pagano tasse per i documenti che mancano, per la merce che si trasporta, per i certificati medici, di vaccinazione e semplicemente per la nazionalità vista con sospetto dall’altra parte della frontiera. Si registrano nomi, percorsi, destinazioni e soldi che si nascondono per evitarne il sequestro o un prestito a tempo indeterminato. Peggio se si è migranti perché, visto il profilo del viaggiatore, tutti sono in diritto di appropriarsi dei soldi del viaggio. Le frontiere sono pericolose anche quando mancano i fili spinati o i sistemi di controllo facciale perché di esse campano le guardie. Frontiere fisse, mobili, acquatiche, aeree o immaginarie sono essenziali per l’identità delle guardie.
L’altro ambito propizio alle guardie è quello politico. Ci sono i guardiani del tempio, della rivoluzione, dell’ortodossia, della verità costituita o di quella scelta al momento. Guai alla politica non ci fossero loro a proteggere un regime dalle derive libertarie o anarchiche sempre in agguato. Anche in tempi non sospetti le guardie del corpo e quelle giurate assicurano la funzionalità del sistema. Persino gli angeli, talvolta, si atteggiano a guardiani per rendere più semplice la vita dei fedeli. Si trovano, infine, i guardiani dei guardiani, specie più raffinata di controllo numerico e digitale. Nell’epoca del capitalismo cannibale o di sorveglianza sono proprio loro, i guardiani dei guardiani, a rassicurare le ideologie dominanti.
Finché, prima della fine, non torneranno i ladri a ristabilire l’ordine che le guardie avevano rubato.
Mauro Armanino, Niamey, 3 marzo 2024
lunedì 26 febbraio 2024
LASCIATE CADERE LE ARMI DALLA VOSTRE MANI OSSIA IL GRIDO NEL DESERTO di P. MAURO ARMANINO
Lasciate cadere le armi dalle vostre mani ossia il grido nel deserto
… Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità! Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con armi offensive in pugno. Le armi, quelle terribili. specialmente, che la scienza moderna vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli … Era il 4 ottobre del 1965. Il papa Paolo VI indirizzava questo messaggio ai 166 Paesi rappresentati in quel momento all’Assemblea delle Nazioni Unite.
La quotata organizzazione svedese https://ucdp.uu.se/ Uppsala Conflict Data Program’ registrava, nel 2022, cinquantacinque conflitti armati nel mondo dei quali otto considerati come guerre. Ci risiamo! In tutti questi anni, nella complice adesione di Paesi e Comunità Internazionale, i fabbricanti di armi hanno pienamente risposto alle aspettative e attese delle élite politico- finanziarie che vogliono ad ogni costo perpetuarsi al potere. Le guerre sono il mezzo privilegiato che garantisce perennità e guadagni alle industrie degli armamenti e all’ideologia letale che le crea. Non dovremmo però lasciarci illudere o fuorviare dalle necessarie analisi geopolitiche o macroeconomiche. Il Sistema di Dominazione che a tutt’oggi continua a governare il mondo, trova ispirazione e giustificazione in un malessere di natura che potremmo definire religiosa. Le divisioni e contraddizioni del mondo e delle strutture portanti delle società evidenziano le conseguenze di un rapporto distorto degli umani col loro destino. La rottura del legame con l’origine è il nostro dramma.
Il vuoto che, soprattutto nell’occidente, sembra condurlo al nichilismo, si esprime in particolare nel declino demografico che appare come uno dei sintomi della perdita del senso e fiducia nella vita. Ridurre le persone a meri consumatori, carne da cannone, elettori occasionali di una politica asservita al capitale, sudditi di un progetto imperiale, merce di scambio per un potere ammalato di arroganza o servitori volontari del dio denaro non può che condurre al riarmamento del mondo. Si tratta, infatti, di una risposta violenta alla violenza radicale perpetrata sulla dignità della persona umana. Ciò a cui assistiamo nello spazio del Sahel, da secoli luogo di convivenze serene e conflitti anche armati, non si distacca dalla prospettiva citata. Infatti, solo nel 2023 sono 11 643 i morti da attribuire alla violenza dei gruppi ‘islamisti’. I decessi sono triplicati dal 2020, data del primo colpo di stato giustificato proprio per motivi di sicurezza. Da allora sono seguiti altri ‘putsch’ con una graduale militarizzazione della vita politica e sociale. Le spese negli armamenti sono andate a scapito di quelle sociali e non casualmente sono i militari ad aver preso il potere in questi Paesi. Il totalitarismo nel pensiero sulle armi come unica salvezza è la storia antica di una sconfitta annunciata.
Mauro Armanino, Niamey, 25 febbraio 2024
RACCONTO DI QUANDO HO INCONTRATO IL PAPA(Danila Oppio)
nel periodo durante il quale fu Cardinale e Arcivescovo di Milano e che venne a visitare i nuovi comunicandi presso la Parrocchia di San Francesco da Paola in via Manzoni, a Milano e dove mi lanciai, appena seienne. per un abbraccio cui mi sembrava d’aver diritto. Infatti, 2 settimane dopo la sua visita pastorale, mi cresimò e mi sorrise ancora, riconoscendomi per la sfacciataggine da me usata quando Gli chiesi se fosse vero, come mi spiegò mia zia che sarebbe stata la mia madrina, che Giovanni Battista Montini mi avrebbe dato uno schiaffo, e mi bisbigliò “segui bene la celebrazione e con attenzione osserva quel che faccio. 1320 Il rito essenziale della Confermazione è l'unzione con il sacro Crisma sulla fronte del battezzato (in Oriente anche su altre parti del corpo), accompagnata dall'imposizione delle mani da parte del ministro e dalle parole: « Accipe signaculum doni Spiritus Sancti » – « Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono »Mi mise l’olio santo sulla fronte, mia zia vi pose il nastro per proteggerle l’unzione, e il Cardinale mi fece una lieve carezza ponendo due dita sulla mia guancia.
Chi avrebbe mai creduto che l’Arcivescovo di Milano mi ha cresimato in Duomo, e sarebbe addirittura diventato Papa?!
I cresimati talvolta sono definiti Soldati di Cristo, e quindi, leggendo l’articolo di Padre Armanino, i cristiani non dovrebbero armarsi con strumenti offensive, che feriscono o tolgono la vita e sentirsi invece difensori dell'umanità e del nostro Pianeta, indossando quelle che ci ha insegnato lui, ovvero la preghiera, la misericordia, l’amore verso la natura e gli esseri viventi e mi piacerebbe lo facesse tutta l’umanità, non importa a quale religione essa appartenga. L’Amore è un sentimento che dovrebbe essere universale.
Ndr:Sono andata a sbirciare su qualche giornale online, giusto per non scrivere inesattezze. E ho pescato queste poche righe, che illustrano parzialmente la figura di Papa Paolo VI.
Papa Paolo VI: dopo 60 anni, un Papa ancora molto influente sulla Chiesa e l’Italia , Di Corrado Cavallotti 21 giugno 2023
Paolo VI: con questo nome il 21 giugno 1963 Giovanni Battista Montini, cardinale arcivescovo di Milano, sale al Soglio pontificio. Sarà Papa per 15 anni, morendo a Castelgandolfo il 6 agosto 1978. Bresciano (di Concesio) per nascita, romano per quasi tutta la sua esperienza ecclesiale (salvo, appunto, i nove anni di episcopato milanese), è uno dei quattro Pontefici del secolo XX già canonizzati (insieme a Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II). È stato, probabilmente, il successore di Pietro più influente sulle vicende politiche italiane della storia unitaria nazionale. Nonché, naturalmente, al crocevia di uno snodo capitale della storia della Chiesa cattolica, quale il Concilio ecumenico Vaticano II.
60 anni dall’elezione, che cadono proprio oggi e 45 dalla morte sono un tempo appena sufficiente, per abbozzare un giudizio sulla sua azione e il suo magistero. Proviamoci, allora, con la modestia (non falsa) di chi sa di portare soltanto un punto di vista; e la dichiarata ambizione di incitare i lettori a fare altrettanto, o almeno sollecitarne la curiosità.
(Tratto da un articolo di meno di un anno fa e che troverete per esteso a questo linK. ://www.ilmiogiornale.net/paolo-vi-dopo-60-anni-papa-influente-sulla-chiesa-e-litalia/)
che la redazione di questo Blog ha cercato su ispirazione del testo di p. Mauro Armanino
martedì 20 febbraio 2024
IL PAESE INVISIBILE di Padre MAURO ARMANINO
Il Paese Invisibile
Contrariamente a quello visibile, il Paese invisibile non viaggia. O meglio, semmai migra per cercare lontano quello che pensa di non trovare accanto. Invece, il due volte presidente del Niger, Issoufou Mahamadou, dopo alcuni mesi di segregazione forzata, ha viaggiato fino ad Addis Abeba. Un aereo speciale dal Ghana per l’ennesimo incontro sulla libera circolazione di beni, servizi (e persone?) in Africa. E’ andato, forse, a tentare di (ri)mediare per la crisi economica che il Paese attraversa dall’arresto ai domiciliari, da fine luglio dell’anno scorso, del presidente Mohammed Bazoum. Quanto al primo ministro e altresì ministro dell’Economia e delle Finanze del governo nominato dalla giunta militare al potere, Mahaman Lamine, ha viaggiato in vari Paesi prima di tornare all’ovile. Dal Congo, per un incontro sulla situazione in Libia, ha in seguito raggiunto, con una delegazione del governo per una visita di lavoro, Mosca, Ankara, Teheran e Rabat. Il Paese Invisibile, invece, passa la frontiera del Benin con la piroga come un clandestino ben noto.
I cittadini normali si muovono in taxi, bus o minibus all’interno del Paese. Altri sono sfollati a decine di migliaia attorno al lago Ciad o nella zona delle Tre Frontiere che unisce e divide i Paesi che hanno scelto di coalizzarsi. Niger, Mali e Burkina Faso si trovano coi militari al potere in seguito a colpi di stato motivati dall’incapacità dei civili di fronteggiare gli attacchi dei gruppi armati ‘terroristi’. Consapevolmente o meno i soggetti costitutivi del Paese Invisibile sono coloro che hanno imparato a sopravvivere, dalla colonizzazione francese ai vari regimi militari con timidi accenni alla democrazia della miseria. Il passaggio alla miseria della democrazia è avvenuto senza destare sospetti. Da un lato i Grandi Commercianti, i Politici da loro pagati per assecondarli, i militari come guardiani del rispetto dei patti e il popolo confiscato della sua sovranità. Il Paese Invisibile è composto da coloro che non sanno o ai quali non è dato sapere che in loro risiede la fonte del diritto, della politica e della giustizia. Quest’ultima è stata la grande assente dei vari regimi al potere.
Gentile cliente, in conformità con l’ordinanza n.2023-18, che modifica e completa la n.2023-13 con la creazione di un Fondo di Solidarietà per la Salvaguardia della Patria, istituisce un prelevamento automatico di 10 F su ogni appello a partire da 12 F e su ogni ricarica superiore a 200 F. Tutto ciò con lo scopo di contribuire in modo forte e sostenuto alla Salvaguardia della Patria a partire dal 25 gennaio del 2024. Anche i cittadini del Paese Invisibile hanno ricevuto questo messaggio sul loro telefono cellulare e, senza udibili commenti, si sono adeguati al premeditato salasso quotidiano. Un prelievo invisibile per uno scopo invisibile nel Paese Invisibile. Difficile misurare l’entità delle entrate e soprattutto delle uscite di questo inedito patrimonio pecuniario. Così com’è stato difficile capire come sono potuti arrivare senza sospetto, 1 400 kili in lingotti d’oro da Niamey in Etiopia il mese scorso. Il Paese Invisibile osserva, attonito e sono veramente in pochi, finora, coloro che fanno l’opzione di ascoltarne l’assordante silenzio.
Il Paese Invisibile esiste, resiste e persiste. In mancanza di intellettuali che hanno svenduto al miglior offerente quanto loro corrispondeva per missione, il popolo del Paese Invisibile ha imparato a memoria un detto tramandato di generazione in generazione. Tutto ciò che si fa senza di Lui è, in definitiva, contro di Lui.
Mauro Armanino, Niamey, 18 febbraio 2024
lunedì 19 febbraio 2024
13 - LO STILE DEL CRISTIANO - IL FICO CHE METTE LE FOGLIE (Il tempo di DIO) Conferenze di P. CLAUDIO TRUZZI OCD
Carissimi,
soltanto ora riesco a inviarvi l'ultima conferenza[13] sulla Parabole. Sono stato ricoverato per tre settimane in ospedale, ed ora mi hanno dimesso (ancora intero!). Se tutto andrà bene, ci rivedremo alla prossima serie. Se sì, non so ancora quando; ma ci risentiremo, a Dio piacendo. Vorrei però ringraziarvi tramite e-mail, non avendo potuto farlo a tempo debito. Vi auguro ogni bene.
Padre Claudio
(il tempo di Dio)
Poi Gesù disse questa parabola:
Osservate bene l’albero del fico e anche tutte le altre piante. Quando vedete che mettono le prime foglioline, voi capite che l’estate è ormai vicina.
Così dovreste fare anche voi: quando vedrete che stanno per accadere tutte queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. Vi assicuro che questa generazione non passerà prima che tutto avvenga. Cielo e terra passeranno, ma non le mie parole!».(Luca 21,28-33)
La pianta di fico è presa come paragone forse perché s’alzava con i suoi bottoni pregnanti pronti a emettere foglie, proprio dove Gesù – sul monte degli Ulivi – stava parlando ai suoi discepoli. (Dicono che il fico sia una delle piante più frequenti del territorio palestinese).
Per comprendere il significato della parabola, è bene collocarla nel suo contesto.
Siamo vicini ai giorni della Passione, quando ormai scribi, farisei, sadducei e ipocriti di ogni genere hanno stancata la pazienza del Salvatore: sembra proprio che tutta quella gente si rifiuti di credere all’evidenza più luminosa:
– di miracoli, ne aveva fatti più del bisogno,
– di verità, ne aveva annunziate: o a parole rotonde, o per mezzo di parabole (che le cose le dicevano sotto veli trasparenti da farle capire anche agli orsi);
Qualcuno Gli aveva rivolte domande che facevano nascere la speranza che ormai fossero maturi i tempi, per buttarsi in ginocchio innanzi a Lui con un «credo» pieno di entusiasmo; invece erano sempre i medesimi: dicesse profezie o parlasse per allegoria, tirasse fuori insulti da bruciare la pelle o li animasse con i segni della misericordia, sembrava di parlare al muro: «ipocriti, razza di vipere, sepolcri imbiancati, assassini di profeti», non c’era niente da fare. Niente da fare neppure con la dolcezza, l’accostamento, il riferimento chiaro tra una parabola e un gesto di bontà.
Con i suoi discepoli esisteva, invece, una certa confidenza; anche se non sempre egli poteva essere tranquillo sul loro comprendonio: spiegava le cose con fiducia e parlava di cose o di avvenimenti per loro strani, ma che sono la base su cui costruire un cristianesimo serio.
Era arrivato, Gesù, persino a piangere davanti a loro quando, osservando Gerusalemme e il suo Tempio, ne aveva previsto e predetto la distruzione e il castigo della città Santa, mentre il suo pensiero correva anche più avanti: alla fine del mondo. [Tanto da creare una certa confusione tra la distruzione del tempio e la distruzione del mondo].
E fu proprio a proposito di questi accadimenti che egli raccontò la breve parabola del fico annunciatore di primavera. [Forse un Biblista vi potrebbe dare spiegazioni complete e precise; io m’accontento di dirvi le cose da catechismo (via sicura per il Paradiso)]
Il concetto che Gesù voleva esprimere è semplice e fondamentale: né Gerusalemme, né il suo Tempio, opera dell’uomo, sono eterni, e neppure il mondo è eterno: Dio solo ha in mano l’eternità e ne fa partecipi i suoi figli che si sforzano di vivere secondo la sua volontà.
Anzi l’unico suo desiderio è che gli uomini non si lascino travolgere dalle cose e giungano impreparati al momento in cui il temporaneo finisce ed inizia l’eterno.
Questo momento in cui le cose cambieranno è nella mente di Dio ed è preparato, per quel che riguarda l’uomo, dal maturare di altri eventi.