AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 10 luglio 2013

NOVENA ALLA B.V.MARIA DEL MONTE CARMELO


3° giorno – Il Simbolo dello Scapolare del Carmine: una spiritualità

Nello Scapolare che nel sec. XIII il Priore generale dell’Ordine Carmelitano, San Simone Stock ricevette in visione da Maria, è figurato e significato il rapporto di ogni carmelitano, ma anche di ogni fedele, con Maria. Questo piccolo abito contiene in sé il pegno di protezione e di aiuto che Maria offre a chiunque si impegna a vivere in comunione con lei e a incarnare le sue virtù singolari. Amare Maria significa imitarla nell’umiltà, che è verità e accettazione di sé dinanzi a Dio e ai fratelli; di qualsiasi cosa Egli disponga nella nostra vita per la nostra salvezza; nel servizio sollecito e gioioso della carità; nell’abbandono pieno di fiducia nelle mani del Padre; nella sua verginità che è la via della bellezza, è vivere alla presenza di Dio nel silenzio di sé, aperti all’ascolto di Lui; è purezza di cuore nel parlare, agire e pensare con retta intenzione. Una vita dunque tutta improntata sulle virtù divine della fede, della speranza e della carità, mettendo in pratica la Parola, vivendo il Vangelo di Cristo che è pace, luce, via di vita e di salvezza per ogni uomo. In questo modo il Carmelo mostra al mondo “l’abito di Maria”, cioè la sua presenza di Madre e Vergine che attraverso una vita di continua preghiera e profonda unione con il Verbo genera alla Chiesa sempre nuovi figli di Dio nella gioia profonda di appartenere intimamente a Cristo, di sentirsi amati e scelti da Lui per irradiare nel mondo il suo amore.

RIFLESSIONE DALLE “ESORTAZIONI DELLA BEATA FRANCESCA D’AMBOISE, Capitolo V: Voto di povertà”.
Ascoltate questa lezione che riguarda uno dei vostri voti. E’ supposto dagli statuti, ma è anche il principale nella Regola. Lo dobbiamo rinnovare spesso. Ma non basta rinnovarlo senza osservarlo; non serve a niente. Non possiamo fare niente di meritorio davanti a Dio, se non osserviamo bene quanto gli abbiamo promesso, vale a dire i nostri voti.
Grazia a Dio, credo che non ci sia nessuna proprietaria di oro o di argento, però lo si può essere di volontà e di attaccamento, tanto di piccole cose che di grandi.
A qualcuna sembra che non sia peccato possedere piccole cose con l’affetto, invece spesso c’è maggior peccato in una cosa piccola che in una grande a causa dell’attaccamento disordinato che se ne ha. Non è la cosa che fa il peccato, ma l’affezione e la volontà. Perciò nessuna deve prendere e trattenere niente per sé di quanto deve essere distribuito.
Se voi prendete e vi tenete qualcosa che pure è vostra, ma pensate e avete paura che se lo si venisse a sapere si sarebbe scontente di voi, e tuttavia ve la tenete e la conservate, vuol dire che è una proprietà assai pericolosa, perché non volete che si sappia. Perciò guardatevi dalla volontà propria, perché l’una viene dall’altra.
Vi prego, non riprendetevi quello che una volta avete dato a Dio. Se glielo togliete, è un furto e una disonestà riprendere ciò che una volta si è dato. Siete venute in religione per salvarvi più facilmente che nel mondo. Guardatevi allora per amor di Dio di non dannarvi per una piccola cosa. Abbiate spesso riguardo per i vostri quattro voti, senza la cui osservanza non potrete salvarvi.
Curate il silenzio, che è tanto necessario per progredire molto e ottenere la salvezza. C’è tempo abbastanza per parlare. Nessuno si è mai pentito per aver taciuto, ma per aver parlato troppo.
La nostra Regola ci descrive i beni e i mali che ne derivano. Col silenzio si favorisce, aumenta e conserva la giustizia (Regola c. 16); nel molto parlare non manca la colpa, e a volte, parlando troppo, si parla male e si causa dispiacere a qualcuno.
E’ meglio tacere che parlare troppo. Abbiamo soltanto una bocca e dentro la lingua è chiusa bene da due muraglie. Vuol dire che non dobbiamo parlare troppo. Abbiamo due orecchi, vale a dire che dobbiamo più ascoltare che parlare. Una persona stolta non sa mai tacere; parla sempre e non sa quel che dice. Uno dei mali più grandi che tempo per questa casa è dovuto al troppo parlare a voce alta, bassa e nel consiglio. Siamo donne. Si dice che le donne non sanno tacere. Mi sembra che una persona coscienziosa e timorata di Dio si guardi bene dal dire parole inutili e oziose, specialmente quelle che possono nuocere altrui. Non vedrete mai persone veramente religiose che abbondino in discorsi lunghi, inutili e rumorosi.
Spesso venite riprese sul silenzio. Ci si corregge e lo si osserva per otto o quindici giorni. C’è chi non transige affatto si guarda bene di parlare in coro e dopo compieta. Ma ve ne sono altre più imperfette che si lasciano andare alla minima occasione. Bisogna ricordarvelo continuamente, ma se sarete più attente e fedeli, non ci sarà bisogno di ripetersi così spesso nel capitolo.
Sapete bene che dopo che si è parlato tanto non resta che dispiacere e rimorso di coscienza. Siete tenute a osservare la vostra Regola, i precetti e le disposizioni della Chiesa sotto pena di peccato. Dal molto parlare vengono le lunghe confessioni. Ma non è tutto. Occorre riparare: si ripara correggendosi.
Vi dico che i tempi santi non fanno le persone sante, ma le persone sante, buone e devote fanno santo il tempo. […] Cercate di elevarvi e di raccogliervi in voi stesse, riconoscendo questi benefici e queste grazie, abbandonando tutte le cose di questo mondo, lasciandole passare e scorrere come se non esistessero; avvicinatevi a Colui dal quale proviene ogni bene e che può allietarvi e consolarvi, unendovi a lui con devozione e amore.
Non dico di più, ma vi raccomando la pace, come al solito.

Preghiamo:
Noi sappiamo bene, o Madre del Carmelo, che grande è il tuo amore per noi e per quanti portano il tuo Abito, tanto da chiamarci tuoi figli prediletti. Questa tua preferenza ci impegna seriamente a non venire mai meno ai particolari doveri che ne derivano.
Tu vuoi che il tuo Scapolare sia segno esterno di quell’abito interiore che è la Grazia, partecipazione reale della vita divina che è stata donata a noi con il santo Battesimo.
Ti preghiamo affinché non ci manchi mai il tuo patrocinio lungo il difficile svolgersi della vita e perché le avverse circostanze non ci allontanino dalla via che è Cristo.
Tu fa in modo che possiamo portare il tuo Abito ogni giorno senza macchia così da dimostrarti con una vita di virtù che vogliamo essere, per impegno di servizio, buon esempio e testimoni per tutti i fratelli redenti da Gesù, tuo Figlio. Ave Maria.


Con la collaborazione di Padre Nicola Galeno ocd

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