martedì 30 luglio 2013
lunedì 29 luglio 2013
LUMEN FIDEI
LA LUCE DELLA FEDE: con quest'espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: " Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre". (Gv 12,46). Anche san Paolo si esprime in questi termini: " E Dio, che disse: 'Rifulga la luce nelle tenebre', rifulge noi nostri cuori".(Cor 4,6). Nel mondo pagano, affamato di luce, si era sviluppato il culto al dio Sole, "Sol invictus",invocato nel suo sorgere. Anche se il sole rinasceva ogni giorno, si capiva bene che era incapace di irradiare la sua luce sull'intera esistenza dell'uomo. Il sole, infatti, non illumina tutto il reale,il suo raggio è incapace di arrivare fino all'ombra della morte, là dove l'occhio umani si chiude alla sua luce. "Per la sua fede nel sole - afferma san Giustino martire . non si è mai visto nessuno pronto a morire". Consapevoli dell'orizzonte grande che si apriva loro, i cristiani chiamarono Cristo il vero sole,"i cui raggi donano la vita". A Marta,che piange la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la Gloria di Dio?".(Gv 11,40). Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta.
Una luce illusoria?
Eppure, parlando di questa luce della fede, possiamo sentire l'obiezione di tanti nostri contemporanei. Nell'epoca moderna si è pensato che una tale luce potesse bastare per le società antiche, ma non servisse per i nuovi tempi, per l'uomo diventato adulto,fiero della sua ragione, desideroso di esplorare in modo nuovo il futuro. In questo senso, la fede appariva come una luce illusoria, che impediva all'uomo di coltivare l'audacia del sapere. Il giovane Nietzsche invitava la sorella Elizabeth a rischiare, percorrendo "nuove vie.., nell'incertezza del procedere autonomo". E aggiungeva: "A questo punto si separano le vie dell'umanità: se vuoi raggiungere la pace dell'anima e la felicità, abbi pur fede, ma se vuoi essere un discepolo della verità, allora indaga": Il credente si opporrebbe al cercare. A partire da qui, Nietzsche svilupperà la sua critica al cristianesimo per aver sminuito la portata dell'esistenza umana, togliendo alla vita novità e avventura. La fede sarebbe allora come un'illusione di luce che impedisce il nostro cammino di uomini liberi verso il domani.
In questo processo, la fede ha finito per essere associata al buio. Si è pensato di poterla conservare, di trovare per essa uno spazio perché convivesse con la luce della ragione. Lo spazio per la fede si apriva lì dove la ragione non poteva illuminare, lì dove l'uomo non poteva più avere certezze. La fede è stata intesa allora come un salto nel vuoto che compiamo per mancanza di luce, spinti da un sentimento cieco; o come una luce soggettiva, capace forse di riscaldare il cuore, di portare una consolazione privata, ma che non può proporsi agli altri come luce oggettiva e comune per rischiarare il cammino. Poco a poco, però, si è visto che la luce della ragione autonoma non riesce a illuminare abbastanza il futuro; alla fine, esso resta nella sua oscurità e lascia l'uomo nella paura dell'ignoto. E così l'uomo ha rinunciato alla ricerca di una luce grande, di una verità grande, per accontentarsi delle piccole luci che illuminano il breve istante, ma sono incapaci di aprire la strada. Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla meta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione.
Una luce da riscoprire
E' urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti,un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l'esistenza dell'uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce dall'incontro col Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo Amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore, riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c'è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente affidabile, capace di vincere la morte. Allo stesso tempo, però, poiché Cristo è risorto e ci attira oltre la morte,la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi e ci porta al di là del nostro "io" isolato verso l'ampiezza della comunione. Comprendiamo allora che la fede non abita nel buio, che essa è una luce per le nostre tenebre. Dante, nella Divina Commedia, dopo aver confessato la sua fede davanti a San Pietro, la descrive come una "favilla, che si dilata in fiamma poi vivace, e come stella in cielo in me scintilla". Proprio di questa luce della fede vorrei parlare, perché cresca per illuminare il presente fino a diventare stella che mostra gli orizzonti del nostro cammino, in un tempo in cui l'uomo è particolarmente bisognoso di luce.
Da qui in poi, consiglio di leggere il libretto di tutta l'enciclica.
sabato 27 luglio 2013
Per inviare messaggio di solidarietà ai parenti delle vittime del disastro ferroviario avvenuto in Spagna
Muchas gracias por enviar tu mensaje de apoyo a las familias de las víctimas del accidente ferroviario de Santiago de Compostela.
Entregaremos tu mensaje al alcalde de Santiago y al arzobispo de la diócesis para que se lo hagan llegar a las familias.
Estoy seguro de que querrás compartir tu solidaridad con muchas de las personas que conoces. Manda un mail a tus contactos, a tus amigos y familiares, informándoles de esta iniciativa solidaria. Abajo te dejo un modelo.
Muchas gracias.
Ignacio Arsuaga
---------------------
Modelo de mail para enviar a tus contactos:
Hola.
¿Quieres expresar tu cariño a las familias de las víctimas del accidente ferroviario de Santiago de Compostela?
¡Yo ya lo he hecho!
Ya he escrito mi mensaje de apoyo, afecto y solidaridad a estas familias, que están viviendo unos momentos tan difíciles.
Tú también puedes hacerlo. ¿Cómo? Solo tienes que escr! ibir tu mensaje de apoyo a las familias de las víctimas del accidente de Santiago pinchando en el siguiente enlace:
Las familias de las víctimas recibirán tu mensaje a través del alcalde y del arzobispo de Santiago.
¡Gracias por tu solidaridad!
---- Esta alerta ha sido firmada el 26-07-2013 a las 17:38 desde la IP 200.121.87.41 Si no has firmado esta alerta, por favor utiliza el formulario de contacto en nuestra web para solicitar la retirada de tu firma.
Una campana
Una campana serena
crucificada en su ritmo
define a la mañana
con peluca de niebla
y arroyos de lágrimas.
Mi viejo chopo
turbio de ruiseñores
esperaba
poner entre las hierbas
sus ramas
mucho antes que el otoño
lo dorara.
Pero los puntales
de mis miradas
lo sostenìan
¡Viejo chopo, aguarda!
¿No sientes la madera
de mi amor desgarrada?
Tiéndete en la pradera
cuando cruja mi alma,
que un vendaval de besos
y palabras
ha dejado rendida,
lacerada.
§
Una campana serena
crocifissa nel suo ritmo
delinea il mattino
in una parrucca di nebbia
e fiumi di lacrime.
Il mio vecchio pioppo
turbolento di usignoli
sperava
di disporre i suoi rami
tra le erbe
molto prima che l’autunno
indorasse.
Ma lo sosteneva
l’appoggio dei miei sguardi.
Vecchio pioppo, attento!
Non senti com’è spezzato
il legno del mio amore?
Distenditi sul prato
quando la mia anima scricchiola,
abbandonata com’è stata
da un uragano di parole
e baci,
prostrata e straziata.
FEDERICO GARCIA LORCA
Questa poesia la dedico alle vittime del disastro ferroviario in Spagna
giovedì 25 luglio 2013
IL PAPA E LO SPECCHIO
“ Oh Signore! Ma sono grassissimo! “ esclamò il Papa,
indossando per la prima volta le
bianche
vesti della sua carica.
Si guardò un altro attimo allo specchio, poi si riprese “
Anche questa è una prova “.
‘ Ma no, Santità. Quest’abito è definitivo e le sta
benissimo, se posso permettermi ‘
Il Papa si girò, e guardò il sarto col sorriso dei suoi
grandi occhi rotondi “ Non mi riferivo
al vestito che
lei ha confezionato.
Ma al fatto
che lo indosso. E, via, speriamo di portarlo con onore “
Angela Fabbri (Ferrara, notte fra 24 e 25 luglio 2013)
lunedì 22 luglio 2013
60° anniversario del Monastero Carmelitano di Bologna e 50° anniversario di Professione religiosa di P: Nicola Galeno
Ovviamente il sito teresiano si riferisce a: http://steresa.altervista.org/bologna.htm
Sito poetico a cura di Padre Nicola Galeno, al quale porgiamo i nostri auguri per il suo 60° di Professione religiosa!
Ecco la torta!
sabato 20 luglio 2013
P. Marcello di Ferrara nel 29° anniversario della morte
FESTEGGIARE
Pur la Natura volle festeggiare
il Confratello facendo sbocciare
inopinatamente questi fiori,
che recan la fragranza dell’eterno...
TOMBA
Il fatto che si trovin sempre fiori
e ceri sulla tomba dice quanto
abbia toccato il cor dei ferraresi.
A volte basta un anno per scordare
celebrità persino nella Chiesa.
L’umile fraticello ancor invita
alla sequela dolce del Signore!
venerdì 19 luglio 2013
EYVIND EARLE: MADONNA CON BAMBINO
Il grande disegnatore di fondali dei cartoon Disney, pittore e scultore, ha realizzato questa Madonna nei toni del blu, un'immagine davvero delicata ed io, volendolo ricordare, poiché domani ricorre il suo tredicesimo anno dalla morte (26 aprile 1916 - 20 luglio 2000), pubblico volentieri questa sua opera.
SONO CON LEI (Cécile Kyenge)
E adesso è proprio arrivata l’ora di parlare un po’ del ministro Cécile Kyenge, una dolce signora che è stata altro che tirata per la giacca come può capitare ai suoi colleghi politici maschi e bianchi qui in Italia: è stata offesa a destra e a manca.
La ringrazio per la sua grande capacità di sopravvivenza.
Perché ogni offesa che le è stata rivolta ha avuto eco.
E ogni eco, anche se magari in buona fede o anche solo per potere trattare l’argomento, quell’offesa l’ha riportata e quindi l’ha ripetuta.
Auguro al Ministro Kyenge di conservare la saldezza dimostrata fin qui. Perché temo, e penso che anche lei, signor Ministro, l’abbia messo in conto accettando l’incarico, che i tentativi di scavarle la terra sotto i piedi in tutti i modi più grezzi e meschini avranno una gran voglia di continuare.
Per quel che conta, sono con lei.
Angela Fabbri
(Ferrara, 18 luglio 2013)
Conta Angie, eccome!
Ed io sottoscrivo
Danila Oppio
mercoledì 17 luglio 2013
ANCORA VIOLENZE SULLE DONNE IN INDIA...MA BASTA!!!
Ancora
violenze sulle donne in India: una suora stuprata da un branco per una
settimana
Una ragazza cattolica di 28 anni è stata attirata con l'inganno da un
gruppo di uomini che l'ha stuprata per giorni
È ancora violenza di gruppo sulle donne in
India. Questa volta nel mirino degli aguzzini è finita una suora cattolica di
28 anni, rapita con l'inganno e stuprata a turno da un gruppo di uomini per
un'intera settimana. Tra loro c'era anche un suo cugino. Non si ferma dunque
l'escalation di violenze sessuali che da mesi sta sconvolgendo l'India senza
risparmiare bambine così come ragazze con handicap sembra destinata a non
fermarsi. E a nulla sembra servire il decreto emanato lo scorso febbraio dal
presidente Pranab Mukherjee dopo la morte di una giovane studentessa morta in
seguito a uno stupro di gruppo. La legge ora prevede un inasprimento delle pene
per gli stupratori fino all'esecuzione capitale nel caso la vittima muoia o
resti gravemente menomata.
ARRESTATO
- La trappola per la giovane religiosa, che vive a Chennai
(Tamil Nadu), dove sta completando gli studi al college, è scattata con una
telefonata ricevuta il 5 luglio scorso. Una donna la informava che la madre era
molto malata. La suora non ha esitato ed è salita sul primo treno per
Bamunigam, dove ad attenderla per accompagnarla alla casa della madre c'erano
due cugini e alcuni amici. Al villaggio di Minapanka, dove abita la mamma la
giovane religiosa però non è mai arrivata: condotta con l'inganno in un luogo non
ancora identificato, la donna è stata brutalizzata da un gruppo di uomini per
un'intera settimana, fino all'11 luglio. Dopo essere stata abbandonata alla
stazione ferroviaria di Berhampur con la minaccia di tenere la bocca chiusa, la
religiosa ha invece deciso di denunciare i suoi aguzzini alla polizia. Per il
momento sono finiti in manette due aggressori, tra cui il cugino che l'ha
venduta al branco. Degli altri aggressori si sono perse le tracce. Il fratello
della vittima sospetta che all'origine dello stupro di gruppo ci siano «motivi
famigliari» collegati all'omicidio di uno zio della religiosa avvenuto lo
scorso anno. Domani la superiora farà visita alla suora. Nel frattempo si è
levata la condanna di monsignor John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar.
« I colpevoli devono essere assicurati alla giustizia senza indugi e la legge
deve fare il suo corso. Quanto accaduto è una vergogna», ha detto ad AsiaNews.
BEATO ROLANDO RIVI
Beato Rolando Rivi
1931 - 1945
Per la chiusura forzata del seminario di Merola, occupato dai tedeschi nel giugno del 1944, Rolando Rivi tornò a San Valentino di Castellarano, paesino su un colle della valle del Secchia. A casa mantenne i ritmi del seminario non smettendo di studiare e continuando portare l'abito talare che si dava allora all'ingresso in seminario. Quando a poco meno di undici anni, nel 1942, aveva annunciato ai genitori il progetto di diventare prete la notizia era stata accolta con grande gioia. Nell'attesa di tornare a Merola divenne l'animatore di vivacissimi giochi in oratorio coinvolgendo anche i bambini più piccoli, con i coetanei, invece, giocava a calcio e a pallavolo senza mai dimenticare i momenti della preghiera e della formazione cristiana. Nato il 7 gennaio 1931 già a cinque anni serviva volentieri la Messa. Proprio in quell'anno, quando la guerra costrinse i seminaristi a tornare alle loro famiglie, i preti cominciarono a essere presi di mira dai partigiani comunisti, non sfuggì a percosse e minacce di morte anche il parroco del paese, Don Olinto Marzochini, tanto che il vescovo lo trasferì in un luogo più sicuro e lo sostituì con un giovane, Don Alberto Camellini, che fece anche da professore a Rolando e ad altri seminaristi. Di questo periodo di guerra spietata sull'Appennino emiliano fra le parti, di cui la popolazione fu vittima e testimone, non si sono sempre verificati a fondo i comportamenti di alcuni gruppi partigiani comunisti; restano comunque i fatti oggettivi e i numeri: Rolando Rivi è il primo e forse il più giovane fra 130 sacerdoti e seminaristi uccisi sul finire della guerra e del dopoguerra in odio alla fede e per la loro fedeltà alla Chiesa i cui rappresentanti costituivano come sempre il vero ostacolo all'espansione di tutti i totalitarismi propugnatori di nuove forme di società e falsi umanesimi. In quel clima di soprusi, intimidazioni e derisioni personali per l'abito che portava Rolando Rivi non si isolò, né concepì risentimento nei confronti di chi mirava a mantenere odi e divisioni fra la gente. Non era però così ingenuo da ignorare la situazione: le sue simpatie erano per "Le Fiamme Verdi" della Brigata Italia formata da partigiani cattolici organizzati da Don Domenico Orlandini nell'autunno del '44 che lottavano contro il nemico comune e per il futuro di un'Italia autenticamente democratica. "Togliti la veste" gli dicevano i genitori in quei momenti così pericolosi, ma Rolando non volle togliersela perché segno della sua vocazione e di appartenenza a Gesù e alla Chiesa che amava. Il 7 gennaio 1945 compì quattordici anni, festeggiò il compleanno sciando lungo i pendii della collina, utilizzando due doghe di una botte come sci, imitato dai suoi compagni coi quali trascorse gli ultimi momenti di serenità. Con la primavera l'odio per i preti e i credenti si fece palpabile benché la fine della guerra non sembrasse così lontana. Rolando rimaneva un segno di contraddizione per molti. Il 10 aprile dopo la Messa del mattino si recò a studiare in un boschetto vicino a casa, a mezzogiorno i genitori lo andarono a chiamare, ma trovarono tra i libri sparpagliati sul prato un foglio: "Non cercatelo, viene un momento con noi, i partigiani". Alcuni partigiani comunisti, il cui referente era Delciso Rioli, lo avevano sequestrato e portato nella loro base a Piane di Monchio distante una ventina di chilometri. Gettato in una porcilaia Rolando venne sottoposto per tre giorni a continui interrogatori fra pugni, calci e cinghiate con l'accusa di essere una spia tedesca e un delatore. In realtà tutto questo avveniva in odio alla sua fede e perché era un esempio per i giovani del luogo sottraendoli alla loro propaganda ideologica. Il 13 aprile 1945 i partigiani lo condussero in un bosco e lo misero davanti a una buca, capì, chiese che lo risparmiassero, ricevette un ultimo calcio e allora si inginocchiò chiedendo di pregare per i genitori, subito Giuseppe Corghi, il commissario politico, gli sparò due rivoltellate al cuore e alla tempia sinistra. Il padre e Don Alberto Camellini arrivati alle Piane quella sera cercando notizie di Rolando si sentirono rispondere direttamente dal Corghi: "L'ho ucciso io, ma sono perfettamente tranquillo, domani un prete di meno". Chiese ancora Don Camellini: "Vi domando solo: ha sofferto questo povero bambino?" Il commissario politico indicando la rivoltella alla cintura: "Guardi, con questa non si soffre tanto". L'indomani il corpo di Rolando Rivi, ricoperto da poche foglie e da pochi centimetri di terra, venne riportato alla luce e ripulito alla meglio da Don Camellini. Solo allora il padre lo poté riabbracciare.
Roberto Arioli
INVITO MOSTRA PERSONALE DI CARLA COLOMBO
Invito Mostra Personale "... DI GIOIA E DI VITA" - mese di agosto 2013
Buongiorno
Ho accettato con piacere l'invito ad organizzare nel contesto de " La corte dell'arte" presso AUCHAN di Monza una mostra personale che avesse a tema : "Vacanze":
Per tutto il mese di agosto saranno quindi proposte le mie opere che raffigurano angoli suggestivi della nostra bella natura degni di essere vissuti per vacanze rilassanti e serene.
Grazie per l'attenzione ed un cordiale saluto.
Carla Colombo
lunedì 15 luglio 2013
16 LUGLIO: SOLENNITA' DELLA MADONNA DEL CARMELO
AUGURO
UNA FELICE GIORNATA
SOTTO LA PROTEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA
DEL MONTE CARMELO
NOSTRA SORELLA E MADRE
NOVENA ALLA B.V. MARIA DEL MONTE CARMELO
Per mezzo di una
donna, Eva, il peccato, il male e la morte hanno trovato libero accesso alla
nostra umanità; per mezzo di una donna: Maria, la salvezza è entrata nel mondo!
La disobbedienza di Eva ci ha impoveriti, mortificati, defraudati… L’obbedienza
di Maria, piena di amore e di fiducia verso Dio, ci ridona la nostra vera ed
originaria dignità di figli di Dio. Fin dall’inizio Dio Padre ha pensato a Te,
o Maria, come rimedio al male. Ti ha riempita di ogni dono di grazia per noi,
perché per mezzo tuo potessimo ritrovare la salvezza che è il Figlio tuo Gesù
Cristo, nostro Salvatore.
RIFLESSIONE
DALLE “ESORTAZIONI DELLA BEATA FRANCESCA D’AMBOISE, Capitolo VIII: Elezione
della priora”.
Questo capitolo è tratto dalle
costituzioni.
Una delle cose che conservano
maggiormente una religione ben riformata, è avere un buon priore, una buona
priora e buoni superiori. Se manca questo, tutto il bene iniziato in un
convento o in molti va in rovina.
I nostri incarichi non sono uffici e
non sono benefici. Chi si comporta bene e chi trascura. Questi vanno sostituiti
e non lasciati in quegli uffici a loro vergogna. Nelle religioni ordinate si
cambiano spesso.
Bisogna che ciascuno abbia la sua
parte di pena. Se per un po’ di simpatia si volesse obbligare una persona a
restare per tutta la vita in un determinato ufficio, sarebbe davvero penoso. Mi
sembra che non lo si debba fare per molte buone ragioni.
Io sono decisa a lasciare l’incarico
di priora. Dovete pregare devotamente Dio che voglia guidarvi ad eleggere una
della comunità che sia secondo il suo beneplacito, il suo onore e per la
salvezza delle anime.
Io vedrei volentieri che durante il
mio tempo si facesse una legge che possa continuare per l’avvenire. So bene che
la vostra intenzione è buona e che avete qualche riguardo nei miei confronti.
Non voglio che si continui così e non sono dell’opinione che d’ora in poi una venga
lasciata per tanto tempo in carica, affinché chi la dovrà assumere lo faccia
più gioiosamente e meglio, pensando che sarà liberata presto dall’incarico. In
questi cambiamenti avrete delle esperienze e imparerete; e poi, quelle che
avranno le cariche insegneranno alle più giovani.
Finchè Dio mi terrà in vita io non
saprei essere se non una madre per voi, e vi sarò sempre vicina, considerandomi
la vostra madre che vuole il bene di ciascuna e aiutare quelle che hanno
l’ufficio, perché si presti loro obbedienza e onore come a me, e poi a quelle
che verranno dopo. Pensateci bene e non meravigliatevi. Pregate Dio e abbiate
sempre a cuore l’obbedienza.
Se nostro Signore permette che
soffriate, è segno che vi ama e che vuole portarvi dalla sua parte, il che è una
grande onore per voi. In tutte le riprensioni che vi saranno fatte, a torto o a
ragione, conservate sempre l’umiltà e la pazienza. E se vi rimproverano
ingiustamente, pensate che altre volte lo avete meritato e lo potreste
meritare.
E’ meglio la vergogna in questo mondo
che nell’altro; e anche se è dovuta alle mancanze altrui, dovete esserne liete,
ricordandovi dei santi padri del passato, come si rallegravano ed erano
desiderosi di dover soffrire. E se si attribuiva loro qualcosa che non avevano
fatto, dicevano: “Ne ho fatte di peggio”. Che merito potete acquistare se non
dovete combattere? Non dovete seguire la condizione femminile. La strada
diritta per andare in paradiso è la croce. E’ la prima porta.
Bisogna umiliarsi, abbassarsi e
desiderare di essere disprezzata. Se conosceste il bene e il vantaggio che
viene dal soffrire, sareste contente di averne l’occasione. Oh, che peccato!
Quando veniamo in religione per servire e amare meglio Dio, abbandoniamo i beni
e le gioie del mondo. Se non
facciamo il nostro dovere e no ci diamo pena di correggerci e di
progredire come richiede la nostra vocazione, perdiamo i beni che abbiamo
lasciato e con quelli i beni di gloria, il che è motivo di maggior compassione
e tristezza. Per questo vi sono necessarie l’umiltà e la pazienza.
Come vi può nuocere una parola aspra
o un gesto strano? Per nulla, se non lo volete voi. Ma questo è per voi
occasione di merito. Non bisogna mostrare sempre che si è visto e notato, ma
sopportare con dolcezza e passar sopra. Rinunziare e trascurare la propria
volontà, frenando e moderando queste passioni e inclinazioni naturali, è di
maggior merito che ci sia e ci possa essere, perché potete guadagnare la corona
riservata ai martiri e alle vergini. Abbiate sempre molto coraggio, pazienza e
prudenza, e conservate la carità. E’ grande virtù saper sopportare le
imperfezioni degli altri e riconoscersi imperfetti. Quelli e quelle che nostro
Signore vuole innalzare, li abbassa e li umilia, inviando loro delle
tribolazioni. Permette che siano stimati poveri e sciocchi per dare loro
l’occasione di acquistare maggior metro e gloria. Vi conviene camminare per la
via dell’umiltà.
Vi raccomando la pace.
Preghiamo:
O Maria, Madre e
decoro del Carmelo, a te consacro oggi la mia vita, quale tributo di gratitudine
per le grazie che, attraverso la tua intercessione, ho ricevuto da Dio.
Tu guardi con
particolare benevolenza coloro che devotamente portano il tuo Scapolare: ti
supplico perciò di sostenere la mia fragilità con le tue virtù, d'illuminare
con la tua sapienza le tenebre della mia mente, e di ridestare in me la fede,
la speranza e la carità, perché possa ogni giorno crescere nell'amore di Dio e
nella devozione verso di te.
Il santo Scapolare
richiami su di me lo sguardo tuo e la tua protezione nella lotta quotidiana, sì
che possa rimanere fedele al Figlio tuo Gesù e a te, evitando il peccato e
imitando le tue virtù. Desidero vivere in unione con il tuo spirito, offrire a
Dio per le tue mani, tutto il bene che mi riuscirà di compiere con il tuo aiuto;
e la tua bontà mi impetri il perdono dei peccati ed una più sicura fedeltà al
Signore.
O Madre
amabilissima, il tuo amore mi ottenga che un giorno sia concesso anche a me di
mutare il tuo Scapolare con l'eterna veste nuziale e abitare con te e con i Santi
del Carmelo nel regno beato del tuo Figlio. Ave Maria.
Con
l'augurio fraterno che possiamo assaporare nella nostra vita la bellezza di
appartenere quali veri figli ad una Madre così piena di ogni grazia di vita e
bellezza di luce quale è davvero Maria.
Le Sorelle Carmelitane di Sutri
O Maria, Vergine
del Carmelo,
accompagnaci con la
tua presenza nel cammino della vita.
La tua tenerezza
materna riversi su ogni uomo la bontà divina,
irradiando nel
mondo pace, bellezza e armonia.
il tuo esempio di
silenzio e ascolto a Dio e ai fratelli
ci aiuti a crescere
nell’amore vero che abita nei cuori purificati
e abbandonati alla
volontà di Dio.
La sapienza di cui
ti ha colmata lo Spirito Santo,
ci ispiri una
preghiera fatta di ascolto della Parola e di vita fraterna.
O Maria, Madre
nostra e Sorella nella fede
conservaci sempre
la tua protezione e la tua benedizione
finché non saremo
approdati al porto sicuro della nostra salvezza,
il posto che Cristo
Signore ci ha promesso e preparato. Amen.
Carmelo “SS.ma Concezione” via Garibaldi, 1 -
01015 Sutri Vt
www.carmelitane.org – tel.
0761609082 –
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domenica 14 luglio 2013
8° giorno – Maria,
porta del Cielo
Maria si pone innanzi a noi nel cammino verso la Patria eterna. Ella
con la sua vita santa, le sua fede, speranza e carità, portate al massimo dello
splendore su questa terra, ci indica e ci apre la Via, la Porta del Paradiso.
Ci è accanto fin dagli albori della nostra vita terrena e con la sua luce sa
indicarci sempre, in tutte le circostanze, quale è la direzione giusta da
seguire, da scegliere, se vogliamo conseguire la Promessa di Dio, se vogliamo
tornare alla Casa del Padre. Se cadiamo per la nostra debolezza, Ella ci
risolleva con la sua misericordiosa intercessione, riprendendo con noi il
cammino. Lasciamoci condurre dalla Sua presenza che infonde pace e gioia
profonda ai nostri spiriti spesso tanto provati su questa terra, tenendo lo
sguardo rivolto a Lei, vera Porta del Cielo.
RIFLESSIONE
DALLE “ESORTAZIONI DELLA BEATA FRANCESCA D’AMBOISE, Capitolo X: Esortazione”.
Questa esortazione è breve, ma di
grande effetto sostanziale: bisogna adempire ciò che è stato promesso. Prima di
entrare in religione dovevamo osservare i dieci comandamenti della legge; ora
in più abbiamo i nostri quattro voti, ai quali ci siamo obbligate
volontariamente e che per noi sono come dei comandamenti. Dobbiamo sforzarci di
adempierli e osservarli.
Promettere e non adempire non è altro
che un abuso. La professione è presto fatta, ma è difficile eseguirla. Dura a
lungo, è per tutta la nostra vita. Dobbiamo studiarvi sopra tutti i giorni.
Ognuna è venuta in religione col
proposito di salvarsi. Bisogna averlo sempre davanti agli occhi. Sono certa che
amate il voto di castità e quello di clausura, e che vi risultano facili. Di
cose proprie, grazia a Dio, non ce ne sono se non nel desiderio. Neppure avete
denaro. Ma nelle piccole cose potreste essere proprietarie. Non è la cosa che
fa la proprietà, ma l’attaccamento.
Quando si fa la visita nelle vostre
celle, se fate vedere o nascondete qualcosa a vostra discrezione, non volendo
che la si veda o la si sappia, correte il rischio di essere proprietarie di
rosari, di immagini o di altre cose. Quando si fa la visita, nessuna deve
ingerirsi e venir dietro per vedere cosa si è fatto o se si è trovato questo o
quello. Coloro che accompagnano devono mantenere il segreto sulle mancanze che
potessero essere trovate. Anche quando si fa una correzione, nessuna deve
indagare di che cosa si tratta. Quelle che lo fanno dimostrano un animo
disordinato.
Il voto di obbedienza è il più
difficile, ed è quello che dobbiamo studiare.
Non dobbiamo aspettare il comando, né
fare cosa che la priora venisse a saperla ne sarebbe scontenta, o che è
proibita dagli statuti. Chi lo fa ha una coscienza cattiva. All’inferno non
viene castigata che la propria volontà.
Anche supponendo la retta intenzione,
questo non scusa. Bisogna stare in guardia: il nemico inganna anche con
l’apparenza sia del bene che del male. Si ha poco a cuore e si stima poco
questa obbedienza. C’è qualcuna che non si riesce a mettere in regola che per
forza.
Siete attaccate alle confessioni e
alle devozioni particolari del giorno e della notte, ma quanto a umiltà,
pazienza e altre virtù niente del tutto. Quello che fate al di fuori
dell’obbedienza è più tentazione del nemico che devozione. Usate il tempo che
vi è assegnato per pregare Dio e il resto per i lavori o fare l’obbedienza, e
sarete più contente e in pace con la coscienza. Alcune sono molto curiose delle
novità della casa in cose che le riguardano. Ognuna ha abbastanza di che
occuparsi e pensare a se stessa, conoscersi, pensare a Dio, osservare il
silenzio e impiegare bene il tempo.
Non pensate al mondo; lasciatelo con
i suoi onori e le sue vanità che passano presto. Pensate soltanto a piacere a
Dio e a salvare le vostre anime, e no vi turbate per cose alle quali non potete
mettere rimedio. Lasciate come sono.
Cercate di progredire nella vostra
vocazione, e pensate che le tentazioni sono sempre pronte ad assalirci. Bisogna
stare all’erta. Esaminate la vita dei santi e delle sante, per quale strada
sono andati a Dio. Se abbiamo delle contrarietà è buon segno. Per fortuna i
nostri nemici sono i nostri giudici. Che cosa dobbiamo fare se non tendere a
Dio e osservare la nostra Regola e gli statuti?
Vi raccomando le solite cose e la
pace.
Preghiamo:
O Madre del santo
amore, chi potrà mai dire la tua benevolenza verso di noi per averci chiamati
tuoi figli dilettissimi? Noi non potremo mai ringraziarti abbastanza di questa
tua predilezione; ma nella tua generosità, fa che il bel nome di figli ci
impegni a corrispondere meglio al tuo amore di Madre.
O Maria, tu ci hai
beneficato tanto, ed è nostro dovere innalzare a te l'inno della nostra
gratitudine e ricambiare amore con amore. Ma siccome far questo come si
conviene non è facile al nostro cuore, infiammalo tu in modo da poterti riamare
almeno per quanto ci è possibile.
Il santo Scapolare,
o Maria, ci ricorda le tue premure materne e ci spinge a ricambiarle con amore
tenero e filiale, e noi vogliamo continuare l'amore che Gesù ebbe qui in terra
per te, vogliamo essere veramente tuoi figli. Ave Maria.
9° giorno – Maria,
Arca della salvezza
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BENVENUTO|
Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi