Ecco la terza "guida" che ci
accompagna nell’annuale lettura di Santa Teresa che, secondo quanto
programmato, quest’anno s’incentrerà sul Libro delle Mansioni o Castello
interiore.
A differenza degli altri anni, questa
volta invieremo solo una guida, quella dottrinale. Abbiamo preso questa
decisione visto che molte comunità usano per la lettura comune e per quella
“pastorale” le schede che si pubblicano sulla pagina web del Centenario, e ci è
sembrato bene concentrare il lavoro su di esse senza dover ricorrere ad
un'altra guida che poteva risultare di poca utilità.
Le comunità che non dispongono di internet
o che non possono accedere frequentemente alla rete, possono far richiesta ai
Superiori Maggiori perché inviino loro le suddette schede, oppure possono
mettersi in contatto con la Commissione del Centenario attraverso la pagina Web
affinché siano inviate ad un indirizzo di posta elettronica (non ci è possibile
farlo per posta).
Intraprendiamo insieme questo
appassionante viaggio nel castello di diamante o di cristallo tersissimo...
Commissione
preparatoria OCD del Vo Centenario della Nascita di Santa Teresa
Comando di scrivere
Il Castello Interiore o Le Mansioni di Santa
Teresa
Il libro delle Mansioni o Castello
Interiore di Santa Teresa è abitualmente considerato come la sua migliore
opera. Più che storia questo libro è biografia o, ancor meglio, autobiografia.
In un colloquio con il P. Graziano, parlando del Libro della Vita, costui
disse alla Santa: "Faccia memoria di quello che in esso ha scritto,
aggiunga altre cose e ne componga un altro, trattando la materia in generale,
senza nominare la persona interessata”.
Quest’altro libro è Il Castello
Interiore. La stessa autrice, soddisfatta dello scritto, manifesta la sua
preferenza sull’altro: le Mansioni sulla Vita, e, in termini di
preziosità, benché il Libro della Vita sia per lei un vero gioiello,
tuttavia il Castello Interiore è ancor più prezioso, più adorno di
smalti e di lavori più fini o, detto con le sue stesse parole: “secondo il mio
parere è più proficuo quanto ho scritto dopo, anche se fra Domenico Báñez
afferma che non è buono; se non altro per il fatto che quando lo scrissi
possedevo una maggior esperienza”.
Il mandato di scrivere Le Mansioni le
venne da tre parti: da padre Graziano, dal dottore Velázquez, e dall’
"orefice” maggiore, cioè Gesù Cristo stesso che, d’altra parte, è sempre
stato il suo “libro vivo”.
Le condizioni di salute che la Madre stava
attraversando erano molto penose, "con frastuono e spossatezza così grande
(di testa), e tra gli affari forzosi scrivo con pena". La situazione
dell'Ordine era di gran rischio e Teresa stessa si sentiva confinata a Toledo,
come in prigione. Ma la forza di questa donna le dà l'equilibrio necessario per
poter scrivere in maniera sublime. E colei che ha portato a compimento tante
fondazioni priva di salute ed in mezzo a tante contraddizioni, costruisce ora
questo suo castello con la stessa forza di volontà.
Data dello scritto, autografo,
destinatarie
La data, sia della prima pietra che
dell'ultima, è da lei stessa svelata: "Incomincio questa obbedienza (che
le è stata data) oggi, festa della SS. Trinità dell’anno 1577 a Toledo, in
questo monastero di San Giuseppe del Carmine, ove attualmente mi trovo
(Prologo, 3). E alla conclusione del libro: “Questo scritto è stato terminato
nel monastero di San Giuseppe di Avila l’anno 1577, vigilia di S.
2Andrea [29 novembre], a gloria di
Dio che vive e regna per tutti i secoli. Amen” (7M, conclusione 5).
Totale sei mesi (meno due giorni) da
quando cominciò a scrivere fino a che terminò. Un paio di volte, almeno,
accenna a delle interruzioni nello scrivere: "gli affari e la poca salute
mi hanno interrotta sul più bello...” (4M 2,1); ed in un altro passo afferma:
“sono già cinque mesi che ho cominciato questo lavoro; e siccome la mia testa
non mi permette di rileggerlo, dev’essere un disordine completo, con alcune
cose dette forse due volte” (5M 4, 1)”. Ritorna sul suo manoscritto e finisce
l'opera il 29 novembre.
E, a libro concluso, scrive: "ora che
ho terminato, sono molto contenta e ne ritengo per bene impiegata la fatica,
del resto non molto grande”. L'autografo delle Mansioni si trova nel monastero
delle carmelitane scalze di Siviglia dall’ottobre del 1618. Nel 1622 fu portato
in processione per le vie di Siviglia in occasione dei festeggiamenti per la
canonizzazione dell'autrice. L'ultima e più prolungata uscita del manoscritto è
avvenuta a Roma nel 1961, dove fu debitamente restaurato dall'Istituto
Restauro Scientifico del libro del Vaticano e dall'Istituto di Patologia
del libro d'Italia. Tornò a Siviglia nel 1962 e lì si conserva nel
monastero delle Scalze, custodito in un pregevole reliquario: le mura di Avila
che fungono da castello per rinchiudere e custodire l'autografo del Castello
interiore. Opera quest’ultima dovuta all'idea e sollecitata dall’allora
Generale dell'Ordine padre Anastasio Ballestrero.
Le prime destinatarie sono le sue monache,
come afferma in questa specie di dedica: "JHS. Questo trattato, chiamato castello
interiore, scrisse Teresa di Gesù, monaca di nostra Signora del Carmine,
alle sue figlie monache carmelitane scalze”.
Destinatario dell'opera è anche ogni
fedele cristiano, che per il battesimo e tramite esso è chiamato alla santità.
Visita al Castello
È l'autrice stessa colei che ci va
guidando a partire da una delle sue iniziali confessioni. Sta con la penna in
mano vedendo su come cominciare a scrivere: “ed ecco quello che mi venne in
mente. Mi servirà di fondamento a quanto dirò. Possiamo considerare la nostra
anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo,
nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo (Gv 14,2).
Del resto, sorelle, se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto se non un
paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? (Prov 8,31)”
(1M1,1).
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Già da qui, senza alcuna complicazione,
capiamo quale sia, o meglio, chi è per lei il castello interiore: la persona
umana; e vediamo come si stia lasciando illuminare da questo paio di testi
biblici, di Giovanni e dei Proverbi.
Per organizzare la lettura e lo studio di
un’opera così importante come questa, per assaltare questo Castello, se
è permessa l’espressione, è stato pubblicato già da anni "un gran lavoro
in cui si analizzano con lente d'ingrandimento i nuclei basilari della
simbolizzazione teresiana, gli assi tematici di ognuna delle Mansioni,
l'itinerario lessicale dell'interiorizzazione, il cammino per la costruzione
simbolica dell'interiorizzazione stessa" (Monserrat Sinistro Sorli).
Questo tipo di studio e di lettura non
risulta facile alla maggioranza dei lettori che prendono in mano il libro delle
Mansioni. Più a portata di mano ci sono alcuni schemi molto semplici, ma molto
comprensibili. In tale elaborazione vengono evidenziati gli elementi dottrinali
basilari, nei quali si relazionano necessariamente i due protagonisti: Dio e
l'uomo. Dio che vive ed agisce, e si comunica interiormente. L'uomo
(l'anima) come scenario e protagonista dell'avventura spirituale. E
l’orazione, che è il ponte di comunicazione tra Dio e l'anima. Da qui germoglia
l'idea, il concetto di "mansione”.
Teresa divide l'opera Il Castello
interiore in sette Mansioni, ma lei stessa nota: "non si deve pensare
che gli appartamenti siano pochi: ve ne sono a milioni” (2M 2,12), e più
chiaramente: "Benché non si parli che di sette mansioni, ognuna di esse
si suddivide in molte altre, collocate in basso, in alto e ai lati” (7M
conclusione 3).
Prescindendo dalla comprensione del
castello in cui si possono trovare, vedere, visitare e percorrere diverse
stanze, sale, soggiorni e Mansioni, è da tener sempre presente che è
l'anima quella che ha in se stessa le diverse o differenti Mansioni, che le
possiede in sé; è lei ad essere ripartita in sette Mansioni, e senza
pregiudizio le sette mansioni possono trasformarsi in settanta volte sette,
cioè, in innumerevoli.
Da quanto ci lasciò scritto in Fondazioni
14,5 viene chiarito bene questo aspetto: "quanto meno godremo in
questo mondo, tanto maggiore sarà il nostro gaudio nell’al di là, dove le
mansioni saranno in proporzione dell’amore con cui avremo imitato la vita del
nostro buon Gesù”. Questo al di là le è già molto presente nel momento
in cui comincia a scrivere: "Dove ci sono molte stanze, come nel cielo ci
sono molte Mansioni" (1M 1,1). Qui si sente l’accenno al passo evangelico,
anche senza menzionarlo: "Nella casa di mio Padre ci sono molte
dimore" (Gv 14,2).
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Il percorso del Castello diventa
facile e piacevole dalla mano dell'autrice. Letto lentamente il prologo, il
lettore deve lasciarsi trasportare dai titoli dei 27 capitoli del libro. La
Santa ha una singolare abilità nel sintetizzare in quelle epigrafi quanto vuol
dire. Ancor più, se, come sembra certo, che i titoli sono stati scritti dopo
aver redatto il testo, è duplice l'abilità sintetizzatrice e chiarificatrice
dell'autrice.
Terminata la lettura dei 27 titoli, il
lettore deve prestar attenzione alla Conclusione, specialmente ai nn. 2 e 3,
dove la Madre deposita ancora una volta i criteri di vita e di lettura che di
continuo ha seminato lungo il libro.
Un altro metodo abbastanza semplice per
fissare sempre più nella mente la dottrina del Castello interiore consiste
nel prestar attenzione alla sostanza biblica che la Santa muove in ognuna delle
Mansioni. È sostanza biblica integrata di testi, di esempi, di personaggi, di
motivi biblici.
Possiamo vedere, come esempio, nelle
Seconde Mansioni, dove troviamo: 1. Testi: "Chi cammina nel pericolo
finisce col soccombere in esso" (Sir 3,26); "non sappiamo quello che
domandiamo" (Mt 20,22); "senza il suo aiuto non possiamo far
nulla" (Gv 15,5); "pace a voi" (Gv 2,19.21). 2. Esempi biblici:
il figliol prodigo, perduto e costretto a mangiare il cibo dei porci (Lc
15,16); i soldati di Gedeone quando vanno in battaglia (Gios 7,5-7.16-22). 3)
Testi ed esempi contemporaneamente: "Nessuno salirà al Padre se non per
me" (Gv 14,6); "chi vede me, vede il Padre mio" (Gv 14,19).
Questo filo conduttore è facile e molto
utile da seguire lungo tutte le Mansioni. Non bisogna neppure dimenticare un
altro aspetto ampiamente presente nella Santa scrittrice: il mondo delle sue
similitudini, esempi o paragoni, che nella sua pedagogia la rendono tanto
simile al divino Maestro. Uno degli esempi più completo è l’immagine del
castello: 1M 1,3. Questa similitudine non è esclusiva (non nel suo spirito, né
nella sua penna) delle Mansioni, ma l'ha già usata in Cammino: CV
28,9-12; CE 48,1-4; in Cammino non usa la parola "castello",
bensì "palazzo", ma la sostanza è la stessa. Un altro esempio di
paragone, forse migliore, è quello del baco di seta: 5M 2,1-10.
Il tema o, ancor meglio, la realtà
dell’orazione, è presente in tutto il Castello come filo conduttore. La
presenza dell’orazione è già chiaramente proposta in 1M 1,7: "Per quanto
io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l’orazione e la
meditazione. Non sta più per la mentale che per la vocale, perché dove si ha
orazione occorre che vi sia pure meditazione. Non chiamo infatti orazione quella
di
5
colui che non considera con chi parla, chi
è che parla, cosa domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra”.
Non bisogna perdere di vista questa
affermazione, tenendo presente l'evoluzione che si sta sviluppando: orazione
rudimentale, come primo assaggio; meditazione, come semplice sguardo: stare
alla presenza di Dio; raccoglimento infuso, quiete, gusti; orazione di unione.
Dio in fondo dell'anima; forme estatiche, visioni, locuzioni, estasi, ferita di
amore; ansie di eternità; contemplazione perfetta. Dalla congiunzione di tutti
questi elementi che abbiamo segnalato, ben utilizzati, crescerà sempre più nel
lettore, oltre il gusto mentale, anche la comprensione della dottrina
teresiana.
Qualcuno dalla Francia scrisse tempo fa,
benché non fosse a proposito della dottrina teresiana: "L’orazione sta
prima di tutto. Non è la cosa essenziale: la cosa essenziale è la carità che
riassume in sé stessa la perfezione, Dio stesso. Ma l’orazione sta in primo
luogo".
Per capire pienamente come la Santa porta
tutto il suo peso dottrinale, si consiglia di leggere con molta attenzione
l'ultimo capitolo del libro (7M 4). Qui c’è l'impressione che la Madre voglia
atterrare sui fondamenti più solidi della vita cristiana: l'amore fraterno e la
conformazione a Cristo. Il Castello interiore è, senza dubbio, un
manuale splendido di santità.
Come valido aiuto e punto di riferimento
nel percorso del Castello può risultare molto utile fissare nella memoria
alcuni punti su cui la Madre condensa la
Per questo José Vicente Rodriguez ha
scritto a ragione: "Partendo dalla realtà
della grazia e dell'amore, le quali
fanno sì che l'anima sia gradita a Dio, che essa sia
il paradiso nel quale egli si diletta
(1M 1,1), le mansioni si vanno costruendo sulla
base dell'amore, perciò corrisponderanno
ai diversi gradi di amore dell'anima, dato
che "il progresso dell'anima non
sta nel molto pensare, ma nel molto amare" (F
5,2), e anche perché per "salire
alle mansioni che desideriamo, non si tratta di
pensare molto, ma di amare molto"
(4M 1,7). Questo amore non esclude bensì
include le altre attività, gli altri
esercizi, e così avremo che l'anima stabilita
nell'amore si adopererà, ad esempio,
nella conoscenza di sé e nell'esercizio
dell'umiltà, e avremo le prime mansioni
(1M 2,8-9). Ci sarà una diversificazione
anche a seconda delle differenti grazie
ricevute da Dio (1M 1,3). Ciò appare
chiaramente andando avanti nella lettura
dell'opera teresiana, essendo qualcosa di
tipico e basilare, ad esempio, delle
quarte mansioni, l'orazione di quiete; delle
quinte, l'orazione di unione; delle
seste, il fidanzamento spirituale e delle settime, il
matrimonio spirituale".
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sua dottrina che estende sempre più i suoi
tentacoli lungo tutto il libro. Bastano alcuni esempi: Grandezza, dignità,
capacità, bellezza dell'anima umana: 1M 1. Presenza totale, naturale e
soprannaturale di Dio nell'anima: 5M 1,10. Coscienza teresiana della
diversità di anime: 1M 1,3; 5M 3,4. Ognuno costruisce la propria dimora
in Dio: 5M 2, titolo e corpo del capitolo. Essere davvero spirituali: 7M
4,8. Non rimanere nani: 7M 4,9. Essere pienamente realisti: 7M
4,14. Non mettere limiti alle opere di Dio: 6M 4,12.
E come capitolo imprescindibile su Gesù
Cristo bisogna leggere 6M 7 il cui titolo suona così: "Gravissimo errore
in cui si cade, per spirituali che si possa essere, quando non si cerca di aver
sempre dinanzi l’Umanità di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, la sua
passione, la sua Madre gloriosa e i suoi santi. Capitolo molto utile”. È un
capitolo parallelo a Vita 22.
Concludendo
In 6M 10, 3 la Santa ci sorprende con
l'identità e contemporaneamente con la diversità espressa in questo passo:
"Supponiamo che Dio sia come una stanza o un palazzo molto grande e bello.
Il palazzo, ripeto, è lo stesso Dio”. Da queste parole si può immediatamente
richiamare il passo evangelico: "siate perfetti come è perfetto il Padre
vostro celeste" (Mt 5,48). Qui potremmo dire: siate stupendi castelli
come lo è il Padre vostro celeste.
Il noto Catechismo olandese presenta
così quest’opera teresiana ai credenti d’oggi: "Santa Teresa scrisse un
libro in cui l'anima è rappresentata da un Castello con sette Mansioni. Stanza
dopo stanza, si giunge alla settima in cui abita Dio, cioè Cristo. La sua
presenza è percepita in tutto il Castello, ma man mano che l'anima arriva al
centro, immersa nella propria realtà, si sente tutta invasa dal sereno
sentimento che Dio sta in lei. L'anima vive dentro la realtà terrena che si
presenta magnifica ai suoi occhi perché comprende che Dio è il cuore ineffabile
di ogni realtà”.
E nella Positio per il Dottorato
della Santa si trova come passo principale la Relazione dell'avvocato della
causa. Per difendere la sublimità dell'eminente dottrina della dottoranda ha
voluto presentare un riassunto delle Mansioni, nel seguente modo.
Questa "è la principale opera
teresiana, e – secondo alcuni - anche di tutta la mistica cristiana [...]. Il
libro si divide in sette parti, o Mansioni, di cui ognuna ha vari capitoli,
eccetto le seconde Mansioni, che ha un solo capitolo.
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Le prime Mansioni (2 capitoli) sono le anime che
hanno desideri di perfezione, ma sono ancora immerse nelle preoccupazioni del
mondo, da cui devono fuggire cercando la solitudine.
Le seconde Mansioni (1 capitolo) sono per le anime che
possiedono una grande determinazione di vivere in grazia e che si danno,
pertanto, all’orazione e a qualche mortificazione, tuttavia tra molte
tentazioni perché non vogliono lasciare del tutto il mondo.
Le terze Mansioni (2 capitoli) sono per le anime che
esercitano le virtù e l’orazione, ma con un dissimulato amore per se stessi.
Hanno bisogno di umiltà ed obbedienza.
Le quarte Mansioni (3 capitoli) sono per le anime che
sono già all’inizio delle realtà "soprannaturali": l’orazione di
quiete ed un principio di unione. I frutti non sono ancora stabili; le anime
devono per ciò fuggire dal mondo e dalle occasioni.
Le quinte Mansioni (4 capitoli) sono già in piena
vita mistica, con l’orazione di unione che è soprannaturale e che viene
concessa da Dio come quando vuole, benché l'anima debba disporvisi. I veri
segni di questa unione è che deve essere totale, che non manchi la certezza
della presenza di Dio e che siano presenti tribolazioni e dolori in cui l'amore
verso Dio sia messo alla prova. Qui è necessaria un’autentica fedeltà.
Le seste Mansioni (11 capitoli). Si giunge ad
un’alta purificazione interiore dell'anima, e tra le grazie che le vengono
concesse, del tutto soprannaturali, ci sono le locuzioni, estasi, ecc. È
presente un forte zelo per la salvezza delle anime, che porta ad abbandonare la
propria solitudine. È necessaria la contemplazione dell'umanità di Cristo per
arrivare agli ultimi gradi della vita mistica.
Le settime Mansioni (4 capitoli) sono la vetta della
vita spirituale, in cui si riceve la grazia del matrimonio spirituale ed
un’intima comunicazione con la Trinità, da cui sgorga spontaneamente per
l’anima una grande pace, rimanendone contemporaneamente attiva e contemplativa.
Una contemplazione che non è solo soggettiva, ma che trascende l’uomo stesso,
facendolo dimenticare di se stesso per donarsi totalmente a Cristo e alla
Chiesa”.
Questa specie di riassunto autorevole è
come una presentazione del Castello nel suo insieme; ed è allo stesso tempo un
invito a continuare a verificare tutta questa struttura, non in una maniera
mentale o intellettuale, ma in modo esperienziale, cioè a partire dalla prassi
ed esperienza cristiane, guidati in ciò da Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa
Universale.
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Preghiera alla Vergine
RispondiEliminaDolcissima Madre, ti preghiamo per tutti noi,
affinchè la Tua voce sia per ogni uomo
sinonimo di pace, speranza ed amore.
facci autentici testimoni,
pronti ad annunziare a tutti parole di fratellanza.
Vergine dal grembo divino,
regala dall'abbraccio celeste di Tuo Figlio,
il segno unico del vero amore
nel concitato mondo in cui viviamo.
Confortaci e parlaci
con parole dolci di autentica madre,
oltre i comuni confini dell'umana avventura.
Dolcissima donna solo in te speriamo.
"poesieinsmalto"
Trovo che il castello interiore di S. Teresa d'Avila sia una bellissima e facile metafora della realtà meravigliosa di Dio che inabita dentro l'anima umana, la mia, per esempio. Dal mio centro, che sono tutta io, Egli si irradia e lo fa in maniera trinitaria perché, se c'è Gesù, ci sono anche il Padre e lo Spirito Santo come se c'è il mio corpo c'è anche la mia anima. Questo irradiamento di Dio da me non va ad affievolire, lo vedo tutto e sempre uguale, al suo massimo. Io lo debbo raggiungere e così c'è quel cammino di cui parla la santa, anche se non a tutti sono dati gli stati mistici esperienziali: estasi, profezie, carismi di guarigioni, tutte meraviglie ed effetti collaterali dell'amore, pure gratuità divine da non chiedere a meno di trovarsi davanti a un malato che ha bisogno di una preghiera e allora noi obbediamo a quel Suo comando: chiedete e vi sarà dato.
RispondiEliminaTalvolta lo ha dato davvero e me l'ha fatto vedere, ma non è tanto la guarigione fisica, pure meravigliosa quando avviene.
C'è molto di più delle estasi e delle guarigioni in quel castello. C'è l'effusione dello Spirito Santo del Padre e del Figlio dentro ognuno di noi. I nostri rosari sono pasticciati, distratti, interminabili, non sentiamo più niente, ci viene in mente che Dio non c'è? Eppure restiamo tranquilli. L'abbagliamento della luce interna ci assorbe così, nelle estasi, forse anche, ma realmente nella sofferenza. Coraggio, allora. Domenica Luise