ROMA - È morta la senatrice a vita Rita Levi Montalcini. Il premio Nobel per la medicina si è spenta nella sua abitazione a Roma in via di Villa Massimo, a due passi da Villa Torlonia. Aveva 103 anni ed era nata a Torino. La scienziata era con alcune persone care che, di fronte al peggioramento delle sue condizioni di salute, hanno subito chiamato un'ambulanza per portarla alla vicina casa di cura Villa Margherita. Ma il quadro clinico è andato rapidamente peggiorando. Quando il personale del 118 è arrivato sul posto, non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha appreso della scomparsa di Rita Levi Montalcini direttamente dalla nipote Piera alla quale ha espresso commossa partecipazione e il cordoglio del Paese. ''Si è spenta, con Rita Levi Montalcini, una luminosa figura della storia della scienza. Il riconoscimento internazionale che ha premiato un'intera vita dedicata alla ricerca, ha costituito alto titolo di orgoglio per l'Italia, che garantirà l'ulteriore sviluppo della Fondazione scientifica da lei creata e fino all'ultimo curata con passione'', sono state le parole del presidente della Repubblica affidate a una nota diffusa dall'ufficio stampa del Quirinale. ''La sua ascesa a ruoli elevatissimi - ha aggiunto - ne ha fatto un simbolo e punto di riferimento per la causa dell'avanzamento sociale e civile delle donne, che l'ha vista personalmente impegnata anche fuori d'Italia. La fermezza e dignità con cui di fronte alle persecuzioni razziali del fascismo scelse la difficile strada dell'esilio ha rappresentato un esempio straordinario nel movimento per la libertà e la rinascita della democrazia in Italia. La serietà e dedizione con cui infine ha assolto alla funzione di senatore a vita l'ha resa ancor più vicina, nel rispetto e nell'affetto, alle istituzioni e agli italiani. Mi associo con commozione e gratitudine al cordoglio dei famigliari e del Paese''.
Rita Levi Montalcini nel 1986 vinse il Premio Nobel per la medicina grazie alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa. È stata, inoltre, la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Nel 2001 fu nominata senatrice a vita, dall'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che la scelse per i suoi meriti sociali e scientifici.
Rita Levi Montalcini ha continuato a studiare, fino alla fine. Secondo fonti vicine alla famiglia, la senatrice a vita ha lavorato ai suoi studi fino alle 21 di sabato sera. Il premio Nobel per la medicina ha continuato dunque le sue ricerche fino all'ultimo giorno.
La scienziata sarà sepolta nel cimitero monumentale di Torino accanto alla sorella gemella Paola, nota pittrice scomparsa nel 2000.
Da La Repubblica.it
Questa notizia mi ha colpito, perché ho sempre ammirato Levi Montalcini come donna, oltre che come scienziata, Ho un così alto rispetto della sua figura che, in un mio lungo racconto, ho citato proprio lei. Uno stralcio di Smemoria, il mio primo racconto in cartaceo, è stato pubblicato su Rosebud - giornalismo online di cui qui sotto il link
La triste notizia si è diffusa ore dopo la pubblicazione del mio pezzo, che avevo spedito da tempo a Rosebud, ma che il direttore ha scelto di pubblicare proprio oggi. Quella pagina, parla proprio della scienziata e della motivazione per cui ha ricevuto il Premio Nobel.
Eccolo:
E se mi perdessi dentro rossi tramonti, e non tornassi? E se mi assopissi su dune di sabbia disegnate dal vento, unirei forse le isole della mia anima?
E in quel mio assopimento, voltandomi, ho intravisto l’angelo dell’amore, rimasto un po’ indietro per essere inciampato nelle sue grandi ali, e la fatica dei giorni, l’interminabile pensiero del tempo che mai si china, vissuto a piene mani e gettato tra i rifiuti. Così spesso si getta via l’amore, presi dal caos dell’esistenza. Invece esistono quelle inaspettate, piccole cose, che paiono tanto trascurabili ed esili da avvinghiarti forte il cuore, come un tocco tenue, di mano infantile che, calda, ti preme sul viso. E così ti ho scritto che ti amavo, sempre l’ho fatto, dall’alto di un rumoroso silenzio, tanto che ho finito l’inchiostro e sfinito il cuore. Eh sì, come l’insetto minuto nel canneto, con le ali intrise della porpora dei fiori, scivola verso il greto, seguendo la voce sfiatata di un vento inconsueto, così sogno le radenti distanze. Il mondo sfiorarlo appena, come volo di gabbiano, basso, sulla pietraia. E voglio cinque dita forti, aperte come vele, poggiate sul cuore; voglio un sorriso, il più esiguo, come d’antico relitto che in eterno rimanga serenamente addormentato nel mio abisso.
La memoria non torna, ed io sono in quell’abisso! E allora continuo a sognare un paesaggio dai lontani irraggiungibili orizzonti. Paesaggio di nessun quadro, tempestoso, agitato, quello dell’anima, dove ogni onda mormora e grida piano e piano si acquieta. E ritorno a sognare…Ancora sogni, come vecchi giornali accatastati, io mendicante, intenta a frugarvi illusioni.
E continuo a scrivere, sperando che una scintilla di memoria ritorni, un flash, un qualcosa, e tra queste righe, il mio affanno e la mia quiete alitano come un vento lieve, tra queste parole forti, e insieme insicure tra le righe. E qui, in questo fragile scrigno di carta, è racchiuso tutto il mio sentire. Uno spruzzo più fresco di parole, improvviso, come il frangersi dell’onda sul molo, un solco minuto, uno schianto di luce più chiara, sarebbe auspicabile. Invece, le schiaccianti perplessità dell’essere, le piroette insensate sugli strapiombi…e le fantasie: rondini senza memoria, come me, di nessuna sfavillante primavera, e vorrei talvolta, colorarmi intensamente di nulla. Sì, in questo indecifrabile codice della vita, che disorienta, smarrisce in spiragli di felicità (dove li cerco?) ma da sempre ambiti e non sempre riconoscibili.
Come intendeva l’esistenza Spinoza? Sub specie aeternitatis. Ciò che potenzia nell’uomo il suo essere come mente e che gli permette di cogliere l’ordine stesso della sostanza infinita. Qui tutto è racchiuso. Con le idee, con la mente, si può vivere una vita accettabile, libera dagli orpelli e dalle vanità corporali contingenti cui spesso la nostra corporeità ci obbliga. La vita è sempre possibile da vivere, specialmente se riusciamo a dimenticare noi stessi, e farla finita con i progetti e metterci finalmente a realizzare cose concrete, utilizzando il patrimonio della mente.
Chi affermava tutto questo? Rita Levi Montalcini, lo so perché ho salvato in memoria del computer queste bellissime frasi, ma mi chiedo, come posso dimenticare me stessa, se ho già scordato tutto di me? Il mio passato, la mia vita, quasi anche il presente?
La motivazione del Nobel della Montalcini suona così: “La scoperta del NGF (Nerve growth factor) è un esempio affascinante di come un astuto osservatore possa estrarre un’ipotesi valida da un apparente caos…”.
Invece il caos che ho nella mia mente non è apparente, è proprio concreto. Comunque ritengo che questa teoria sia valida per ogni situazione umana. La vita, se non è guidata dalla ragione, è di per sé un caos. Caos di sentimenti, di azioni a volte in contrasto tra loro, di dolori e gioie, in un groviglio intricato ma apparente, appunto perché con il libero arbitrio confondi, e con la ragione del cuore, districhi.
Ed io vado a cercare uno spiraglio nel filo spinato che imprigiona i miei giorni, e non lo trovo. Sbarramenti di ogni tipo ostacolano la mia fuga, anche se temporanea, solo per un respiro di novità, per uscire da un movimento sempre uguale, come l’oscillazione di un pendolo.
Faccio e rifaccio percorsi, come quel movimento pendolare, avanti e indietro, ma solo dentro la mia mente, alla ricerca di un’identità smarrita in meandri labirintici nei quali regolarmente mi perdo.
Chi ero? Una poetessa? Chi sono? Una scrittrice? E sto scrivendo, infatti, per capire se, attraverso le parole che traccio, posso districare il bandolo di questa matassa ingarbugliata che è nel mio cervello, dove ci sono nodi che impediscono di retrocedere nel tempo, e spazi vuoti d’immensa solitudine.
Chi non possiede ricordi, non ha compagnia, poiché anche se si è soli, un particolare ricordo, un’esperienza vissuta riportata alla memoria, può fungere da amico nei giorni di solitudine.
Io non ho ricordi, non riesco a ricordare.
Da SMEMORIA di Danila Oppio, agosto 2012.
Foto di Rita Levi Montalcini dal web
Featured image “Poesia dell’anima – sulla montagna” di Louis Janmot (1814–1892).
Che bella presentazione hai fatto, cara Danila. Ho non solo apprezzato Rita Levi Montalcini, ma l'ho anche profondamente amata come una sorella. Ho sempre sentito dentro di me tute le sue lotte. A 100 anni e fino all'ultimo lei HA STUDIATO: per questo la sento sorella prima che per i suoi successi, le vittorie, il nobel e gli onori. Un sorriso bellissimo, pieno, era tutta sorriso che istruiva gli altri a seguitare su quella strada di collaborazione. Si accorgeva subito del valore altrui e avvicinava le persone, le osservava, le valorizzava, le sceglieva per il suo gruppetto. Mangiava e dormiva pochissimo, segno incarnato del pensiero umano. Sai cosa penso, Danila? Ne immagino la felicità e la sorpresa. Che incontri per lei e come adesso starà vedendo l'amore non immaginato né immaginabile.
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