Sal125(126)
Fil. 1,4-6.8-11
Lc 3,1-6
Continua il nostro cammino d'attesa in un percorso che costa anche una discreta "fatica"; oltre a vegliare e pregare in ogni momento, sappiamo di dover operare materialmente er il ritorno di Gesù.
Giovanni Battista lo dice senza tanti giri di parole: preparate la Via del Signore; raddrizzate, riempite, spianate..Azioni che danno l'idea di un impegno pratico, visibile agli occhi di tutti, a cominciare da quelli di Dio. Aspettare il definitivo ritorno del Suo Figlio prevede allora un compito, fatto di energie spese a favore della realizzazione del Suo Regno. A volte la nostra disponibilità si concretizza nell'investire i carismi, altre volte i doni, senza riserve e, soprattutto, senza troppi calcoli; il premio finale non ci consente di fare proporzioni con il lavoro e il tempo impiegati per conseguirlo, perché è d'inestimabile valore: Dio è con noi.
La prima venuta del Signore è stata annunciata con fede e con fatica da Giovanni Battista, il quale è un esempio illuminante per tutti: anche se i tempi in cui il Battezzatore predicava sono diversi dai nostri, i contenuti del suo annuncio rimangono invariati, perché l'essere umano è lo stesso, ieri e oggi.
Lo vediamo bene da questa pagina del Vangelo, dove san Luca dà una descrizione dei fatti e delle circostanze con una tale precisione da fare quasi una fotografia dell'epoca. In quest'immagine notiamo che le cose non sono poi così diverse dalle attuali. Si parla di grandi personaggi, del loro potere, della loro gloria; e mentre questi governano il mondo, la Parola di Dio scende su un perfetto sconosciuto, in mezzo al deserto: scende su Giovanni.
Dio non ha scelto la via più semplice, la più ovvia dal punto di vista umano; anziché il Battista, poteva ricolmare del suo divino afflato l'imperatore Tiberio: in quattro e quattr'otto tutto l'impero romano - volente o nolente - avrebbe abbracciato la fede in Gesù Messia. Dio, invece, ha scelto una strada più nascosta, quella dell'umiltà. La sua Parola è scesa su un uomo vuoto di ogni potere umano che vive in un vuoto geografico. Il motivo profondo di questa preferenza è proprio qui: la Parola divina per essere accolta e annunciata ha bisogno di spazio, di deserto, di persone vuote da ogni pretesa di autonomia e sufficienza. Chi è pieno di sé, delle proprie possibilità, compiacente della grandezza e del potere, non trova spazio in se stesso per far posto a Dio e nemmeno lo cerca..
Giovanni Battista, come tutti i santi della storia, ha avuto un solo desiderio: essere del Signore, perché attraverso questa disponibilità, Lui potesse raggiungere gli altri. Giovanni, però, ha dovuto prima raddrizzare le sue idee sbagliate sul Messia, abbassare il suo orgoglio, grande come una montagna, e lasciare che Dio ricolmasse quel vuoto che il dubbio gli aveva scavato nel cuore. Questo lavoro faticoso ha permesso al Battista e a tutti i santi della storia, di preparare una degna dimora allo Spirito Santo, il dono più importante del Cristo risorto.
Il Vangelo di questa domenica termina con una frase lapidaria: ogni uomo vedrà la salvezza di Dio, in altre parole, vedrà Gesù coi propri occhi. Questo per ricordare che il Signore è già in mezzo a noi: siamo in grado di vedere la sua salvezza. Ma, affinché quest'immagine sia chiara e distinta, bisogna imitare il Battista, facendo vuoto dentro di noi, realizzando un vero deserto, perché il Salvatore venga e trovi nel nostro animo un luogo dove abitare.
Tante volte abbiamo letto nella Bibbia che ogni uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio e che in ogni battezzato è presente in modo unico e permanente lo Spirito stesso di Dio. Il Signore, dunque, chiede a tutti quelli che sono segnati dal suo sigillo, di rendersi visibili agli altri, a coloro che portano la sua effige senza neanche saperlo, vale a dire, ai non battezzati. Anch'essi, grazie al nostro impegno, possono fare spazio alla Parola che trasforma, che converte, che dà gioia.
La predicazione, accompagnata da una testimonianza di vita, diventa un elemento essenziale. Se la Chiesa terminasse la sua funzione missionaria non sarebbe più Chiesa, non avremmo alcun diritto di chiamarci cristiani se ignorassimo il compito principale del discepolo di Cristo: l'annuncio del Regno e il battesimo nella Santissima Trinità.
Il cammino del credente, in questo periodo d'Avvento, è fatto allora non solo d'attesa, di vigilanza e di preghiera, ma anche d'annuncio e di lavoro assiduo per il Regno di Dio,nella certezza che nonostante la fatica, il nostro operato porterà sempre qualcosa di buono.
Il salmo responsoriale, infatti, rivela che il cristiano, quando annuncia il Vangelo, è come un agricoltore che nell'andare a seminare piange, perché teme la fatica e le avversità delle stagioni, ma al termine della mietitura viene con gioia, portando i suoi covoni. All'impegno della predicazione fa seguito la felicità di assistere al miracolo di Dio che, da un piccolo seme gettato riesce sempre a far germogliare un'enorme quantità di frutti,Ma, forse, la gioia più grande è quella di essere chiamati a collaborare con Lui.
OMELIA DI DON MAURIZIO ROMA Parroco e Pievano della Pieve di Lubaco
tratta da PENSIERI E PAROLE - OMELIE PER L'ANNO C di Don Maurizio Roma
Per avere il testo completo, cliccate sul link Pieve di Lubaco in home page di questo blog
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